Sir Ranulph Fiennes è il più grande esploratore vivente al mondo

10 minuti di lettura

Sir Ranulph Fiennes è stato nominato il più grande esploratore vivente al mondo dal Guinness dei Primati e alcune delle sue imprese eroiche non sono mai state replicate, come il giro del mondo viaggiando in verticale lungo la superficie terrestre e toccando entrambi i poli.

Sir Ranulph Fiennes, il più grande esploratore vivente al mondo © garysalter
Sir Ranulph Fiennes, il più grande esploratore vivente al mondo © garysalter
Pubblicità

Quest'uomo straordinario ha scalato sia l'Everest che la parete nord dell'Eiger a più di sessant'anni e si è segato da solo le dita congelate nel capanno da giardino, eppure dichiara di possedere delle debolezze umane che non vi aspettereste: ha paura delle altezze e tende a cedere alla pigrizia. Prima che partecipi a The Adventure Travel Show, ci sediamo assieme a questa leggenda vivente per scoprire qualcosa di più sulla sua vita, i suoi viaggi e i suoi obiettivi.

Guide e prodotti consigliati:

Guida di viaggio

Nepal

Nel 1969, durante la spedizione in aeroscafo per risalire il Nilo Bianco, non ha fatto neanche una sosta per vedere le Piramidi di Giza. Riesce a conciliare viaggio ed esplorazione o capita che una cosa pregiudichi l'altra?

Durante quella spedizione eravamo tutti in congedo militare ed eravamo determinati a risalire l'intero fiume, circa 4000 km, prima di dover fare ritorno nell’esercito. Eravamo obbligati a tornare in tempo. Stavo combattendo una guerra in Oman, l'esercito era in svantaggio numerico e se fossi tornato in ritardo rispetto al congedo sarei passato per vigliacco. Avevamo parecchi motivi per sentire mentalmente la fretta e per questo non abbiamo rallentato per ammirare le bellezze locali.

Quando esplora senza limiti di tempo si riserva del tempo per godersi il paesaggio circostante o rimane focalizzato esclusivamente sull'obiettivo della missione?

Dipende. Se ti trovi nell'Artide o nell'Antartide il paesaggio circostante è solo ghiaccio. Non ci sono uccelli o animali, neanche batteri. Se spunta qualcosa in mezzo al bianco probabilmente non promette niente di buono. Nell'Artide significa guai in vista; i colori diversi dal bianco qui potrebbero segnalare mare aperto, che risulta problematico quando si sta proseguendo a piedi, o creste alte 10-20 metri di blocchi di ghiaccio che si formano a causa dell’alta pressione. Stessa cosa in Antartide, un cambiamento di colore segnala solitamente un crepaccio. Quindi in questi ambienti è meglio incontrare solo una distesa bianca e noiosa. Tuttavia, se sei pagato per scrivere un libro sull’esperienza è necessario raccontare una storia entusiasmante. Anche con il dizionario dei sinonimi, è dura trovare 100 mila parole per parlare di una distesa bianca. Certamente non ti auguri che qualcuno muoia o cada in un crepaccio durante la spedizione ma le situazioni difficoltose aiutano a riempire le pagine.

A cosa pensa mentre avanza attraverso tutto quel bianco?

Sei costantemente attento a seguire la direzione giusta. Ti chiedi se non sia meglio proseguire un po' più a sinistra, un po' più a destra, un po' più verso est invece che da nord a sud, per evitare che i pattini della slitta si rovinino nel caso in cui prendessi una sastruga con l'angolazione sbagliata.

Quando viaggia per piacere si ritrova comunque a lanciarsi in qualche esplorazione? Succede in città o nella natura?

Durante un viaggio di piacere? In realtà non ne faccio uno da anni. Non sono neanche sicuro di ricordarmi cosa si faccia in vacanza. Prima che mia moglie Ginny morisse facevamo molti viaggi insieme. Ma adesso viaggio principalmente per le conferenze. Prima che cominciasse ad andare a scuola, mia figlia mi accompagnava nei viaggi insieme a mia moglie Louise. Quando ha compiuto 4 anni Elizabeth aveva già più di 100 timbri nel passaporto.

Quindi anche sua figlia ha la sindrome del viaggiatore?

Penso che le siano bastati tutti i viaggi fatti da piccola. Mi ricordo che in aereo mia moglie si sedeva sul lato del corridoio, io al finestrino ed Elizabeth in mezzo a noi. Quando Louise si addormentava, Elizabeth si metteva in piedi sul sedile e solleticava la testa alla persona seduta nella fila davanti a lei. Inutile specificare che non tutti i passeggeri avevano il senso dell'umorismo.

A proposito di crescere, chi è stata la persona che l'ha influenzata di più?

Mio padre. La sua vita mi ha dato l'ispirazione per capire chi avrei voluto essere: Colonnello del reggimento dei Royal Scots Greys. Ma non avendo ottenuto i punteggi massimi non sono riuscito a entrare alla Sandhurst, e di conseguenza sono sempre rimasto Capitano senza poter salire di grado.

È morto prima ancora che lei nascesse, è stata sua madre a raccontarle di lui?

Sì, proprio lei. E quando mi sono unito all'esercito, 18 anni dopo la guerra, c'era ancora qualcuno nel reggimento che si ricordava di mio padre, sempre con affetto. Il suo soprannome era "Lugs" (orecchie, ndT). Doveva avere delle orecchie enormi, anche se in foto non mi sembravano così grandi. Ma qualcuno che lo aveva conosciuto mi ha detto che erano come quelle di Tony Blair.

Pubblicità
Sir Ranulph Fiennes e il suo sherpa nella scalata verso la cima del Monte Everest, la montagna più alta del mondo © Sir Ranulph Fiennes
Sir Ranulph Fiennes e il suo sherpa nella scalata verso la cima del Monte Everest, la montagna più alta del mondo © Sir Ranulph Fiennes

Alcune delle sue spedizioni, come scalare la cima del Monte Everest a 65 anni, hanno ricevuto le attenzioni e gli elogi della stampa. Ci sono state invece delle missioni che, nonostante le stessero particolarmente a cuore, non hanno suscitato l'entusiasmo che si sarebbero meritate?

La Transglobe Expedition è stato il primo giro del mondo in verticale della storia ma, dato che a quei tempi non sapevamo molto di pubbliche relazioni, la notizia del viaggio è stata appena riportata. Qualcuno riuscì a fare in modo che l'Observer avesse l'esclusiva, ma questo fece solamente diminuire l'interesse generale della stampa, dato che gli altri giornali non possedevano la copertura. Solamente due anni dopo la partenza la spedizione è diventata nota al grande pubblico, quando avevamo già attraversato l'Antartide (impresa che non era mai stata portata a termine da nessun team) e stavamo completando il Passaggio a Nord Ovest (primo transito del passaggio a bordo di una barca aperta nella storia). La notizia si è diffusa solo perché la ITN aveva mostrato un video del nostro campo base mentre veniva praticamente raso al suolo da un incendio.

È stata una delle sue spedizioni meno conosciute a incuriosirmi, la lunga ricerca della città perduta di Ubar, in Oman. 

Sì, in realtà sono state otto diverse spedizioni nello stesso deserto. Abbiamo trovato la città solo durante l'ultima. Alla fine ci siamo riusciti perché abbiamo avuto un colpo di fortuna, non grazie alle informazioni forniteci dalla NASA. L'agenzia spaziale ci ha aiutato a capire dove non era, che in un certo senso è stato utile per procedere a esclusione. Avevo sentito casualmente alcuni funzionari del Ministero del Patrimonio Culturale dell'Oman che parlavano dall'altra parte del palazzo, ignari che li stessi ascoltando; dicevano che la troupe cinematografica americana voleva stare nel paese solo per filmare il vasellame di Dhofar, e che non avevamo alcuna intenzione di trovare Ubar. Temendo che facessero rapporto al Sultano, che ci aveva concesso di girare il film solo perché stavamo cercando la città perduta, mi sono precipitato dal nostro archeologo e gli ho detto: "Yuri! Devi dire al tuo team di mettersi subito a scavare o questi funzionari andranno a dire al Sultano che non facciamo sul serio." Yuri disse con riluttanza alla squadra di cominciare a scavare vicino al campo base, dove c'era una sorgente d'acqua. Tre giorni dopo Juri stava rinvenendo i pezzi di una scacchiera vecchia di 2000 anni. Ce l'avevamo fatta, avevamo trovato Ubar.

La fortuna fa la sua parte in molti dei suoi libri. Si tratta di pura casualità o pensa che la fortuna sia frutto del duro lavoro e della preparazione?

Oh, sicuramente la prima. Shackelton parlava sempre di "provvi", la provvidenza, gli Irlandesi sono un popolo fortunato e anche a lui è toccata la sua dose.

Nonostante le vertigini, Sir Ran ha scalato la parete nord dell'Eiger nel 2007 © Ian Parnell
Nonostante le vertigini, Sir Ran ha scalato la parete nord dell'Eiger nel 2007 © Ian Parnell
Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Ha scalato l'Everest, il Kilimangiaro, l'Elbrus e persino la parete nord dell'Eiger, qual è stata la sua scalata preferita?

Odio le scalate in cui vedo il vuoto sotto di me. Sull'Everest non succede. In tutti i percorsi standard che portano alla cima sei legato a una corda e se guardi in basso vedi una discesa bianca; non una parete a strapiombo bianca, una discesa bianca. Il vuoto sottostante mi da le vertigini. Nell'ultimo pezzo della scalata prima di raggiungere la cima si percepisce il vuoto, all'altezza del Gradino Hillary, allora lo abbiamo fatto di notte in modo che non vedessi niente.

Come ha fatto a gestire le vertigini quando ha scalato la parete nord dell'Eiger?

Ho odiato l'Eiger. Mi ha fatto passare la voglia di scalare qualsiasi altra montagna.

Qual è stato il momento più buio di una spedizione?

Non è una domanda facile. Se qualcuno fosse mai morto avrei risposto quello.

E il momento più bello?

Direi che è stato durante la Transglobe Expedition. Abbiamo impiegato sette anni di lavoro a tempo pieno non retribuito per organizzare tutto e per reperire 1900 sponsor, e tre anni di viaggio senza sosta dal giorno della partenza a quello dell'arrivo: 10 anni della nostra vita vissuti nella consapevolezza di poter fallire anche all'ultimo momento (com'è quasi successo) hanno reso magico il momento in cui abbiamo superato l'ultimo ostacolo. È stato nell'Artide, quando il flusso glaciale che ci faceva galleggiare da tre mesi è entrato nella traiettoria e poi ha cominciato ad avvicinarsi alla nostra nave che ci attendeva fissata nel ghiaccio. Le probabilità che il flusso glaciale si indirizzasse correttamente dovevano essere 10 contro una.

Sir Ran ha partecipato alla Marathon des Sables, percorrendo 256km in mezzo al deserto in soli sei giorni © Fieldcraft
Sir Ran ha partecipato alla Marathon des Sables, percorrendo 256km in mezzo al deserto in soli sei giorni © Fieldcraft

Ha portato a termine delle missioni nelle regioni polari e ha partecipato e completato la Marathon des Sables; qual è il peggior avversario, il freddo o il caldo?

Il freddo è più difficoltoso ma non sottovalutate la difficoltà di contrastare il calore.


Come agisce davanti ad un rischio?

Studio attentamente il motivo per cui i miei predecessori hanno fallito nel raggiungere un record simile: è sempre la decisione di correre un rischio. E anche se durante la missione hanno fatto il possibile per tentare di trovare una soluzione per superarlo, non mi ingegno a pensare ad una maniera per riuscirci. Decido invece di provare ad evitare totalmente il rischio in questione, anche se comporta allungare il viaggio prendendo la direzione sbagliata.


Come riesce a fare una selezione tra le migliaia di candidati che vogliono prendere parte alla missione?

La descrivo come un'impresa spaventosa. Una volta dovevo selezionare due persone tra 8000 candidature, allora abbiamo avvertito tutti che sono una persona orribile, che la spedizione sarebbe stata tremenda: niente retribuzione, rimborso, niente di niente per tre anni, neanche la gloria. Chi vuole partecipare non deve lamentarsi. Ho pure obbligato tutti i candidati ad unirsi alla SAS (Special Air Service, corpo speciale dellʼEsercito Britannico, ndT) locale.


È nato già con lo spirito del leader o lo è diventato grazie all'esperienza?

Non direi che sono un leader dalla nascita. Semplicemente preferisco fare il leader che pagare le conseguenze delle pessime decisioni di qualcun'altro.


Ho letto che sostiene di dover combattere contro la pigrizia, mi risulta difficile crederle considerando tutte le sue conquiste. Come fa a sconfiggerla?

Non credo di esserci mai riuscito.


Il suo equipaggiamento è cambiato dalle prime esplorazioni? C'è qualche prezioso pezzo del kit di cui oggi non ha più bisogno?

Non vado da nessuna parte senza GPS, navigatore satellitare e telefono satellitare. Sono sicuramente tre oggetti che hanno cambiato molto le cose. Nelle prime spedizioni, dopo 10 ore di cammino, mentre un gruppo si occupava di montare la tenda e fare il caffè, tu, mezzo congelato, dovevi metterti a sistemare il tridente, osservando il livello delle bolle, probabilmente costretto a mettere e togliere di continuo i guanti. Poi dovevi lottare contro l'almanacco nautico e le tavole trigonometriche. Adesso se vuoi sapere dove sei localizzato ti basta prendere una tazza di caffè e premere un pulsante del telefono satellitare.


Conquistare un record nelle regioni polari è diventata un'abitudine. Perché questa parte del pianeta è diventata il suo obiettivo?

È stata la Transglobe Expedition a portarci ai poli. Dopo quel successo abbiamo iniziato a specializzarci nell'ambito dei record nelle regioni polari, anche se non avevamo i finanziamenti o l'attrezzatura.


Quale missione polare è ancora incompiuta?

Conosco la risposta. È un'impresa che ho fallito tre anni fa. Attraversare l'Antartide quando è inverno.


Come verranno colpite dal cambiamento climatico le spedizioni ai poli?

Nell'Artide si è già manifestato. C'è più acqua e meno ghiaccio. In Antartide la situazione cambierà più lentamente per via della grande quantità di ghiaccio che riveste il paesaggio.


Qual è il prossimo piano?

I miei compagni di spedizione, Anton Bowring, Mike Stroud and Oliver Shepherd, lo stanno studiando in questo momento, ma tutto ciò che posso dire senza allertare gli avversari è che sarà a nord, non a sud.


Cosa vorrebbe lasciare in eredità alle generazioni future?

Non ci ho mai realmente pensato. Una volta morto sei morto, che importa.

Pubblicità

Guide e prodotti consigliati:

Guida di viaggio

Oman, Emirati Arabi Uniti e Penisola Arabica

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Antartide Nepal
Condividi questo articolo
Pubblicità