Da Dell’Utri a Toti: quei 7 figli del berlusconismo finiti in galera - la Repubblica

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Da Dell’Utri a Cosentino, da Formigoni a Toti, quei sette figli del berlusconismo finiti agli arresti

Da Dell’Utri a Cosentino, da Formigoni a Toti, quei sette figli del berlusconismo finiti agli arresti
(fotogramma)

Il Cavaliere prometteva una nuova classe dirigente, un diverso modo di fare politica. La verità è che la questione morale era un’emergenza ieri e lo è anche oggi

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Aridatece Alfano! Non aveva il quid, ma almeno era onesto. Gli altri sette figli di Silvio hanno conosciuto tutti gli arresti: Previti, Formigoni, Dell’Utri, Cosentino, Galan, Scajola, Toti. Sia detto con rispetto umano, anche nei confronti di chi ha rubato, ma se si mettono in fila questi destini si ha per l’ennesima volta la conferma che la rivoluzione liberale promessa da Berlusconi è stata una boiata pazzesca.

Nel video con cui annunciava la sua discesa in campo, il 26 gennaio 1994, e di cui si è celebrato il trentennale (persino con punte di nostalgia, che quelli che sono al potere ci sembravano sempre peggio di quelli che c’erano: ma nemmeno questo è vero), Silvione prometteva una nuova classe dirigente, un diverso modo di fare politica. C’era Tangentopoli e gli italiani credettero alla favola del Paese che amo. La verità è che la questione morale era un’emergenza ieri e lo è anche oggi. È intrinseca al modo di fare politica in Italia. E Giovanni Toti è solo l’ultimo della serie (posto che la sua sorte sarà decisa nei processi, sia chiaro). Ciò non toglie che la classe dirigente berlusconiana è stata un impasto di megalomania, spregiudicatezza, mancanza di senso della realtà.

Cesarone Previti, quando finì in carcere, nel 2006, si lamentò perché la tv nella sua cella non aveva Sky: voleva vedere la Lazio. L’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan si fece chiamare Il Doge, fu ripreso come gladiatore in uno spot, celebrò un matrimonio da mille e una notte, prima di venir travolto dallo scandalo Mose. Gli confiscarono due milioni e mezzo di euro.

Cesare Previti e Silvio Berlusconi
Cesare Previti e Silvio Berlusconi 

Claudio Scajola, detto Sciaboletta, a 76 anni è ancora sindaco di Imperia (rieletto l’anno scorso), dopo che era finito nella polvere per avere favorito la latitanza di Amadeo Matacena. Ma tutti ricordano la storia della casa comprata “a sua insaputa”, dimentico del fatto che si era fatto fotografare sulla terrazza con il Colosseo alle spalle.

Claudio Scajola e Silvio Berlusconi
Claudio Scajola e Silvio Berlusconi 

Il presidente lombardo Roberto Formigoni, passato dai tormenti religiosi a ostentazioni da Celeste, sarà ricordato per avere largamente privatizzato la sanità pubblica lombarda. Nick Cosentino è ancora in carcere per storie di camorra, e nessuno ha veramente capito chi è Marcello Dell’Utri, insondabile figura da romanzo nero. Condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, i magistrati di recente gli hanno sequestrato 10milioni di euro. Fino alla fine l’amico Silvio lo ha finanziato lautamente, era un uomo generoso, si sapeva.

Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi
Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi 

Ora la vicenda del berlusconismo, biografia della nazione, non può essere racchiusa nella questione criminale, naturalmente, ma non si può qui far notare che la Bbc nel 2002 scelse proprio la colonna sonora del Padrino per un documentario sul Cavaliere. L’episodio è riportato da Filippo Ceccarelli nel suo formidabile B. Una vita troppo, (Feltrinelli editore).

Insomma, il catalogo è questo, specie ora che si tende a confrontare Silvio con Giorgia (“ah, quando c’era lui”). Forse bisognerebbe ricordarsi che nelle giornate di sole il Cavaliere sosteneva impunemente che il bel tempo era merito del suo governo. E molti italiani gli davano anche ragione.

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