CRISTIANO I re di Danimarca, di Norvegia e di Svezia in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

CRISTIANO I re di Danimarca, di Norvegia e di Svezia

Enciclopedia Italiana (1931)

CRISTIANO I re di Danimarca, di Norvegia e di Svezia

Herbert Theodor Lundh

Nacque nel 1426, dal conte Didrik il Felice di Oldenburg e da Edvige di Holstein; e fu il capostipite della dinastia ora regnante in Danimarca. Ricevette una buona educazione cavalleresca in casa del potente duca Adolfo di Slesia, con l'appoggio del quale fu eletto re di Danimarca al posto di Cristoforo di Baviera. Con grande energia, e anche con molta fortuna, si volse a realizzare il programma dei suoi predecessori di raccogliere tutti i paesi del nord in unità attorno alla Danimarca. Già nel 1450 egli ottenne, per mezzo d'accordi, la corona di Norvegia; più tardi seppe trarre profitto delle interne discordie della Svezia, che nel 1457 lo riconobbe per suo re, dopo la sconfitta e la partenza del re Carlo VIII Knutsson. Poco dopo, C. ebbe un altro successo, cioè l'elezione a duca di Schleswig e conte di Holstein come successore del duca Adolfo (1460). Così, in un solo decennio, C. ricostruì la potenza della Danimarca, acquistandosi in Europa grande reputazione. Ma gli mancava l'abilità politica necessaria a costituire di questi varî paesi un solo stato: egli vedeva nell'unità il solo mezzo di rafforzare il potere regio e pensava poter raggiungere lo scopo senza tenere conto delle varie tendenze nazionali di quei tre paesi. La sua posizione politica presto peggiorò per gravi difficoltà economiche. Per acquistare lo Schleswig-Holstein, egli aveva contratto molti debiti, dai quali non poté mai liberarsi. Per procurarsi i mezzi, C. ipotecò gli ultimi possessi che la Norvegia aveva fra le isole scozzesi e impose ai sudditi gravi imposte. Tutto questo egli fece con dura energia, tanto che finì col provocare un'aperta ribellione nella Svezia e il distacco suo dall'unione. Tentò più volte di riacquistare questo paese, ma, vinto a Brunkeberg nel 1471, dovette abbandonare ogni proposito.

Egli cercò a lungo di mantenere verso la chiesa l'autorità della corona: in ultimo dovette cedere. Fu poi benevolo per le città della Lega Anseatica a scapito dei suoi sudditi, ma, verso la fine del suo regno, mutò rotta a questo riguardo e cercò di liberare la Danimarca dalla dipendenza della Hansa. Riprese anzi l'opera dei suoi predecessori, diretta a far passare tutto il commercio baltico attraverso il Sund, dove la corona di Danimarca prelevava una tassa, ma non poté raggiungere questo suo intento. Negli ultimi anni viaggiò nei paesi stranieri, ricevuto dappertutto con grandi onori. Durante una visita fatta al papa, ottenne licenza di fondare un'università a Copenaghen, ma i viaggi furono molto costosi e l'utile non proporzionato. Morì nel 1481. Da Dorotea di Brandeburgo, vedova di Cristoforo di Baviera, ch'egli aveva sposata nel 1449, ebbe due figli, Giovanni e Federico, poi re di Danimarca.

C. può essere considerato un rappresentante della cavalleria medievale, più che della monarchia nazionale. Audace, valoroso, pieno di coraggio, gli mancava il senso della realtà.

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