Attentato a Robert Fico – Piccolo viaggio storico-politico in Slovacchia

Il drammatico attentato contro Robert Fico, il 59enne primo ministro slovacco, ha messo sotto ai riflettori un paese dell’Est Europa poco conosciuto, spesso tralasciato dalla cronaca. Ho pensato che un piccolo ripasso storico e geografico potesse essere di interesse per meglio capire la Slovacchia e gli eventi di questi giorni.

Il paese non ha una lunga tradizione statuale, anzi. La Grande Moravia, come veniva chiamata allora, fu paese sovrano solo per qualche anno, nel IX secolo. Poi cadde per secoli nell’orbita ungherese e asburgica. Riemerse in parte dopo la disintegrazione dell’impero austro-ungarico.

Dal 1918 Boemia e Moravia formarono la Cecoslovacchia. Le due antiche regioni si separarono pochi anni dopo la Caduta del Muro di Berlino, nel 1992.

Come i gemelli dizigoti, la Boemia e la Moravia non potrebbero essere più diversi. La prima è legatissima al mondo germanico. Ha partecipato in prima fila alla rivoluzione industriale dell’Ottocento, ha una antica vena protestante, e rimane oggi tra i paesi più benestanti della regione.

La seconda, invece, è profondamente cattolica, legata all’Ungheria, e ancora oggi è molto rurale – il 50% della popolazione vive nelle campagne. Il processo di industrializzazione è relativamente recente, anche se di questi tempi il paese è noto per essere la Detroit d’Europa (produce 200 auto per ogni mille abitanti).

Da un punto di vista sociale il paese conta importantissime minoranze: l’8% della popolazione è ungherese, l’1,2% è rom, e vi sono sostanziose comunità di ruteni, di ucraini e naturalmente di cechi. Si dice cattolica oltre metà della popolazione (gli atei sono il 24%). La bandiera nazionale è segnata da una doppia croce di origine bizantina.

Anche geograficamente la Slovacchia è un paese particolare. Senza accesso al mare, attraversata dai Carpazi, seminata da selvagge foreste, ha un confine in comune con l’Ucraina. La guerra è più vicina che altrove in Europa.

Nel voto europeo del 2019 il tasso di partecipazione in Slovacchia fu il più basso di tutta l’Unione europea (22%). La vita politica è tradizionalmente molto polarizzata, segnata dalla paura per lo straniero e influenzata dal voto rurale, spesso conservatore, se non reazionario.

Durante la guerra, gli slovacchi furono fedeli alleati della Germania nazista, a tal punto da pagare i tedeschi perché deportassero gli ebrei (200 Reichsmark a persona).

Più in generale, la cultura politica appare relativamente poco sviluppata rispetto ad altri paesi della grande Europa centro-orientale. La capitale Bratislava è rimasta storicamente nell’ombra di Budapest e di Vienna, da cui dista appena 40 chilometri.

La principale università del paese, l’Università Comenio, è stata fondata nel 1919. In precedenza, l’Accademia Istropolitana vide la luce nel 1467 su iniziativa di Papa Paolo II, ma si estinse alla morte del Pontefice, nel 1490, per mancanza di fondi.

(Nella foto, il celebre cimitero militare di Slavín, a Bratislava, un monumento ai caduti dei soldati sovietici che liberarono la Slovacchia dall’occupazione nazista alla fine della Seconda guerra mondiale)