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Lavoro notturno: definizione, normativa e valutazione rischi

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Il lavoro notturno espone i lavoratori a diversi fattori di rischio, fisici e psicologici. Norme di riferimento, obblighi e criteri di valutazioni dei rischi

Il lavoro notturno è molto diffuso nella società contemporanea. Un numero crescente di lavoratori svolge la propria attività durante le ore notturne.

E’ una modalità diventata comune sia in aziende che operano con turni rotativi che in quelle dove, proprio per la natura dell’impresa, richiedono prevalentemente attività durante le ore notturne.

I settori in cui la quota di lavoro notturno è significativa o prevalente sono molteplici: si pensi al settore sanitario o a quello di emergenza, al mondo della ristorazione, della sicurezza e della produzione industriale.

Le norme sulla sicurezza del lavori stabiliscono le condizioni e i limiti entro i quali esso può essere eseguito. Il lavoro notturno rappresenta, infatti, un elemento critico, spesso trascurato, che espone i lavoratori a fattori di rischio sia dal punto di vista fisico che psicologico. Spetta al datore di lavoro l’obbligo di analizzare questo fattore attraverso il documento di valutazione dei rischi al fine di adottare le misure di prevenzione e protezione necessarie per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Per condurre un’accurata valutazione dei rischi ed essere certo di seguire tutti gli adempimenti normativi sulla sicurezza evitando di esporre i lavori a infortuni ed incorrere in sanzioni amministrative o penali, puoi utilizzare un software per la redazione del dvr che consente una gestione informatizzata e secondo una logica step by step valutazione dei rischi e nell’elaborazione del DVR.

Cosa si intende per lavoro notturno e normativa di riferimento

Il lavoro notturno è regolamentato dal D.Lgs. 66/2003 che definisce il periodo notturno come un periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino.

Quindi il periodo notturno si identifica nei seguenti intervalli di orario di lavoro:

  • dalle 22:00 alle ore 5:00 del giorno successivo;
  • dalle 23:00 alle ore 6:00 del giorno successivo;
  • dalle 00:00 alle ore 7:00 del giorno successivo.

Nello specifico, è il capo IV ad occuparsi del lavoro notturno con i seguenti argomenti:

  • limitazioni;
  • modalità di organizzazione e obblighi di comunicazione;
  • durata del lavoro notturno;
  • tutela in caso di prestazioni di lavoro notturno;
  • trasferimento al turno diurno.

L’art. 1 del D.Lgs. 66/2003 fornisce anche la definizione di lavoratore notturno che si riferisce a:

  • qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno (periodo di almeno 7 ore consecutive incluse nell’intervallo tra la mezzanotte e le 5 del mattino) svolga almeno 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale;
  • qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga per almeno 3 ore lavoro notturno per un minimo di 80 giorni lavorativi all’anno (con una proporzione ridotta nel caso di lavoro a tempo parziale).

Quali sono i rischi per la salute nel lavoro notturno?

La principale conseguenza del lavoro notturno è l’alterazione del regolare ciclo sonno/veglia, dalla quale possono derivare degli effetti negativi sull’organismo. I lavoratori impegnati nel lavoro notturno sono più esposti a condizioni di stress per l’organismo, con una conseguente variazione delle funzioni biologiche, con:

  • effetti a breve termine: disturbi del sonno, dell’apparato digestivo, aumento o diminuzione di peso, stress;
  • effetti nel lungo periodo: malattie cardiovascolari, dell’apparato gastroenterico e disturbi psicoaffettivi.

É fondamentale, dunque, individuare appropriate misure organizzative e gestionali (come, ad esempio, pause o riduzioni dei carichi di lavoro) e idonei protocolli di sorveglianza sanitaria per monitorare lo stato di salute dei dipendenti.

Lavoro notturno: quando è vietato e soggetti esonerati

L’art. 11 del D.Lgs. 66/2003 stabilisce quali sono le categorie di lavoratori per cui non vi è l’obbligo e quali quelle che non possono proprio essere adibiti a lavori notturni.

Non sono obbligati, invece, a prestare lavoro notturno le seguenti categorie:

  • lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a 3 anni, oppure in alternativa, dal lavoratore padre convivente con la stessa;
  • lavoratrice o dal lavoratore che sia l’unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a 12 anni;
  • la lavoratrice madre adottiva o affidataria di un minore, nei primi 3 anni dall’ingresso del minore in famiglia e comunque non oltre il dodicesimo anno di età o, in alternativa ed alle stesse condizioni, il lavoratore padre adottivo o affidatario convivente con la stessa;
  • lavoratrice o dal lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile;

Devono essere esclusi dal lavoro notturno:

  • donne in stato di gravidanza fino al compimento di un anno di vita del bambino;
  • minorenni;
  • lavoratori che non hanno ottenuto l’idoneità medica.

In caso di soggetti minorenni, specifiche deroghe sono ammesse per:

  • attività di carattere culturale, artistico, sportivo, pubblicitario, purché non si protragga oltre le ore 24;
  • minore con più di 16 anni per casi di forza maggiore ed esclusivamente per il tempo strettamente necessario;
  • casistica ulteriore esplicitamente prevista dai CCNL.
Lavoro notturno

Lavoro notturno – soggetti non obbligati ed esonerati

Durata del lavoro notturno

L’art.13 del D.Lgs. 66/2003 stabilisce che l’orario di lavoro dei lavoratori notturni non può superare le 8 ore in media nelle 24 ore, salva l’individuazione da parte dei contratti collettivi, anche aziendali, di un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare come media il suddetto limite.

Il Ministero del Lavoro ha specificato che, in mancanza di una esplicita previsione normativa, il limite può essere applicato su di un periodo di riferimento pari alla settimana lavorativa.

Obblighi del datore di lavoro nel lavoro notturno

Gli obblighi del datore di lavoro in merito al lavoro notturno sono:

  • integrazione del DVR o specifica valutazione del rischio (a seconda del livello di criticità);
  • integrazione del piano di emergenza e relative esercitazioni;
  • sorveglianza sanitaria con controlli preventivi e periodici;
  • formazione del personale;
  • attività di monitoraggio periodico e definizione di un piano di miglioramento.

Lavoro notturno e valutazione dei rischi

La valutazione dei rischi deve tener conto di:

  • tipologia di lavoro che si svolge nel periodo notturno;
  • contesto lavorativo e le caratteristiche dell’ambiente di lavoro;
  • procedure di lavoro e le attività che potrebbero essere vietate durante il periodo notturno;
  • eventuale presenza di soggetti da escludere dal lavoro notturno;
  • eventuale presenza di rischi esterni (esempio tentativi di furti o rapine).

I dati emersi dal risultato di questa analisi dovranno essere utilizzati per individuare le giuste misure di prevenzione e protezione, nonché un eventuale piano di miglioramento che andranno a costituire parte integrante del DVR.

Lavoro notturno e sorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria per il lavoratore notturno è obbligatoria e ha l’obbiettivo di verificare che il lavoratore sia idoneo a poter svolgere le prestazioni di lavoro notturno.

Nello specifico, il medico competente valuta preventivamente e periodicamente, con scadenza biennale, che il lavoratore sia idoneo allo svolgimento di attività in orario notturno.

L’art. 15 del D.Lgs. 66/2003 stabilisce che, in caso di non idoneità, il lavoratore deve essere trasferito al lavoro diurno, in altre mansioni equivalenti (se esistenti e disponibili).

Lavoro notturno e salute riproduttiva

INAIL ha pubblicato una scheda informativa inerente al tema del lavoro notturno e i risvolti che questo ha nella salute riproduttiva dei lavoratori.

Il lavoro notturno, una componente essenziale dell’organizzazione del lavoro, richiede precauzioni particolari a causa del suo potenziale rischio professionale. Coinvolge diversi settori, tra cui sanità, vigilanza, industria alimentare, trasporti, logistica, metalmeccanica e turistico/alberghiero. Secondo i dati Eurispes, in Italia sono circa 2,5 milioni i lavoratori notturni.

I ritmi circadiani regolano molti processi fisiologici, e la sincronizzazione di tali ritmi, in gran parte influenzata dall’alternanza luce/buio, influisce sui livelli di melatonina, un ormone secreto dalla ghiandola pineale. Alterazioni in questa sincronizzazione possono comportare variazioni ormonali e cellulari.

Recenti studi hanno evidenziato la possibilità che la modifica dei ritmi circadiani, soprattutto nelle donne, possa influenzare i livelli di concentrazione non solo della melatonina, ma anche degli ormoni sessuali (LH, FSH e PRL). Si ipotizza che ciò possa portare alla soppressione della funzione ovarica, potenzialmente correlata al lavoro notturno, contribuendo indirettamente allo sviluppo di tumori ormone-dipendenti e a irregolarità nel ciclo mestruale.

Anche gli uomini possono essere colpiti dagli effetti negativi del lavoro notturno sulla salute riproduttiva. Gli studi suggeriscono che vi sia un possibile rischio di riduzione della qualità del liquido seminale, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione spermatica e la motilità degli spermatozoi.

Il sistema endocrino e la funzione riproduttiva sono diventati oggetto di studio come nuovi obiettivi di esposizione prolungata al lavoro notturno.

Il lavoro notturno è un lavoro usurante?

Il lavoro notturno rientra nella lista dei lavori usuranti, date le sue caratteristiche. Tuttavia, vi sono delle condizioni: nel momento in cui si fa domanda di pensione, il lavoro deve essere stato svolto per almeno 7 anni negli ultimi 10.

Quali sono le sanzioni previste

L’art. 18 bis del D.Lgs. 66/2003 stabilisce le sanzioni in caso di violazione delle norme in materia di lavoro notturno:

  • arresto da 2 a 4 mesi o ammenda da 516 euro a 2.582 euro in caso di violazione del divieto di adibire le donne nel lavoro notturno durante la gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino;
  • arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.549 euro a 4.131 euro in caso di violazione delle disposizioni riguardanti la valutazione dello stato di salute dei lavoratori notturni;
  • sanzione amministrativa da 51 euro a 154 euro, per ogni giorno e per ogni lavoratore impiegato al di là dei limiti stabiliti in caso di violazione delle disposizioni sull’orario di lavoro dei lavoratori notturni.
CerTus-LdL

 

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