Il saluto del questore Petronzi a Milano: "Ho messo la maglia della Madonnina, una città fantastica"
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Cronaca

Il saluto del questore Petronzi a Milano: "Ho messo la maglia della Madonnina, una città fantastica"

Il questore Giuseppe Petronzi ai saluti. Il suo bilancio dei tre anni e mezzo in città

L'ultimo giorno di scuola. Tra ricordi - tanti -, rimpianti - pochi, pochissimi -, bilanci e confessioni. Mercoledì mattina il questore di Milano, Giuseppe Petronzi, ha salutato la stampa in vista del suo addio - o meglio arrivederci - alla città. Una città che lo ha accolto nell'ormai lontano dicembre del 2020 e che ora lo vede andare via per raggiungere Trento, dove sarà Prefetto. Una promozione arrivata al termine di tre anni e mezzo vissuti nel capoluogo meneghino, che - si capisce dalle sue parole - gli ha dato tanto, tantissimo. 

"Milano è internazionale. Milano è meravigliosa e quello della sicurezza è un asset importante", le sue parole all'interno della sala Scrofani. "Dopo tre anni e mezzo mi sento di dire quello che ho detto dall'inizio, che quando vado a lavorare in una squadra indosso la maglia della squadra. Se ho guadagnato il vostro rispetto è perché ho messo la maglia della Madonnina", ha scherzato ricordando la sua vera fede calcistica e ironizzando sui due scudetti che le squadre milanesi hanno vinto durante la sua permanenza, intervallati proprio da quello del "suo" Napoli. 

Anche nel suo ultimo giorno di scuola il questore non si è sottratto ai temi scomodi: dall'ordine pubblico - "non mi piace che stia maturando un sentiment che faccia sentire una parte minacciata", ha detto al proposito delle tensioni tra pro Israele e pro Palestina - all'ormai solita questione della sicurezza reale e percepita, ammettendo che "mi preoccupa la minaccia in luoghi imprecisati". Nei suoi tanti mesi qui il numero uno di via Fatebenefratelli ha sempre sottolineato che i milanesi hanno uno standard di sicurezza "molto alto" e anche mercoledì ha confermato di aver sempre sentito il compito di rispondere a questa richiesta, con quel famoso "ultimo miglio" - riferito all'intervento dei suoi uomini - a cui aveva già fatto riferimento durante l'ultima festa della polizia. 

I suoi uomini, già. "Ho delle divise macchiate, ragazzi che si sacrificano ogni giorno. Abbiamo un patrimonio senza prezzo per la realtà di Milano, dei ragazzi che dicono 'noi siamo pronti a tornare' subito dopo che succede qualcosa", ha detto Petronzi, trattenendo un po' di commozione. E uno sforzo ha dovuto farlo anche parlando di Christian Di Martino, l'agente delle Volanti accoltellato alla stazione di Lambrate durante un intervento. "Il momento più difficile di questi tre anni e mezzo", ha ammesso senza paura Petronzi, che quel giorno era in ospedale dopo aver subito un intervento. "Senti il senso di impotenza per non poter abbracciare i suoi genitori, di non poter essere lì perché ci ho sempre messo la faccia. Sei dispiaciuto di non riuscire ad adempiere compiutamente alle cose che vorresti fare", ha riflettuto il prossimo prefetto di Trento, che nelle prossime ore incontrerà il suo agente. 

E dopo un passaggio sulla trovata del finto furto di Rovazzi - "Non mi è piaciuto" - e su Milano Gotham city - "non serve continuare con la narrazione su quel perimetro" -, Petronzi ha pensato al futuro, ricordando il passato e una foto scattata qualche anno fa con Bruno Megale, l'ex dirigente della Digos che dopo 15 anni a Milano nei prossimi giorni arriverà in via Fatebenefratelli da questore. Un ritorno per lui in quella che per tre anni e mezzo è stata casa per Giuseppe Petronzi.
 

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