La Svizzera prima di Nemo: il successo di Céline Dion del 1988
Amarcord

La Svizzera prima di Nemo: il successo di Céline Dion del 1988

Ripercorriamo l'incredibile vittoria dell'artista del Québec all'Eurovision con «Ne partez pas sans moi»
Céline Dion in compagnia di Nella Martinetti e di una torta celebrativa. © KEYSTONE
Marcello Pelizzari
12.05.2024 17:00

Erano gli anni Ottanta. Tradotto: sul palco era un fiorire di spalline larghe. Per tacere dei capelli: vi dice nulla la permanente? Ecco. All'epoca, l'Eurovision Song Contest aveva un altro nome. Altisonante, invero: Grand Prix Eurovision de la Chanson. Rigorosamente in francese. Allora, ancora più di oggi, la Coppa dei Campioni della canzone radunava intere famiglie attorno al televisore. Per tifare, ma anche per scambiare quattro chiacchiere a proposito di questo o quel look. Nel 1988, proprio come a questo giro, vinse la Svizzera. Di più, prima di Nemo, quello ottenuto da Céline Dion (sì, avete letto giusto: Céline Dion) rimarrà a lungo «l'ultimo successo rossocrociato nella competizione». Una formula tutto fuorché magica cui tutti noi avevamo fatto il callo. Fino, appunto, al capolavoro targato Nemo con The Code.

La suspense, quella sera a Dublino, era ai massimi. D'altro canto, Céline Dion fino all'ultimissima votazione era alle spalle del britannico Scott Fitzgerald. Potete immaginare la sorpresa quando venne pronunciato il nome della ventenne del Québec. Presentatasi, bontà sua, con un top simil Margaret Thatcher sul quale i media ironizzarono e non poco. La canzone, Ne partez pas sans moi, per contro era solida. Anzi, solidissima. Era stata composta da Atilla Sereftug, mentre ai testi aveva lavorato Nella Martinetti. Dion, poi, godeva già di ampia fama in Canada. Conosceva il mestiere, insomma. Anche se, in cuor suo, sognava di diventare una ginnasta. Brava, se non più brava di Nadia Comaneci, la stella romena che Céline, ancora bambina, vide da vicino alle Olimpiadi di Montréal nel 1976. Il successo di Comaneci alle parallele asimmetriche, con tanto di storico e inarrivabile 10, ispirò la piccola Dion. «Volevo essere brava come lei» disse, in seguito, la cantante. «Sapevo di avere il coraggio, la volontà e la disciplina per farlo. Ma poi mi ritrovai in mano un microfono».

Al Grand Prix Eurovision de la Chanson, nel 1988, Céline Dion si presentò con i favori del pronostico. Eppure, inizialmente deluse le aspettative. Il tutto mentre Fitzgerald deliziò i presenti con la sua Go. All'ultima tornata, il britannico era avanti di cinque punti. Si mormora, addirittura, che dietro le quinte gli addetti ai lavori stessero già istruendo Fitzgerald sul da farsi. Poi, successe una sorta di miracolo: la Jugoslavia decise di assegnare sei punti alla Svizzera e nemmeno uno al Regno Unito. Sorpasso. Insperato, ancorché bellissimo. In pochi si sarebbero aspettati un epilogo simile. «All'improvviso – raccontò a mente fredda Fitzgerald – le telecamere si allontanarono da me. In un secondo mi ritrovai solo. Più solo che mai».

Una sconfitta, quella, che di fatto spinse Fitzgerald verso la fine della sua carriera. Come scrive SRF, l'artista britannico finì per guadagnarsi da vivere sulle navi da crociera. Céline Dion, invece, grazie a quel trionfo iniziò a farsi conoscere e apprezzare anche in Europa. Poi, beh, qualche anno più tardi diventò una star di livello globale. Grazie, paradossalmente ma nemmeno troppo, a una nave: il Titanic e l'eterna My Heart Will Go On.

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