I 5 migliori film di Ingmar Bergman - Cinematographe.it

I 5 migliori film di Ingmar Bergman

I titoli imprescindibili del maestro svedese.

Uno dei più grandi registi della storia del cinema, lo svedese Ingmar Bergman è senza dubbio tra i nomi più stimati e riconosciuti dalla critica cinematografica mondiale e da una fetta ampia di cinefili. Andiamo a scoprire quali potrebbero essere, all’interno della sua filmografia, i 5 film migliori di Ingmar Bergman che un appassionato di cinema dovrebbe vedere.

I migliori film di Ingmar Bergman, il più grande regista svedese

Considerabile senza particolari obiezioni uno dei maestri del cinema scandinavo, Ingmar Bergman è senza dubbio il più noto dei maestri del cinema di quelle lande nordiche, terre di altri nomi illustri come Carl Theodor Dreyer, Victor Sjosstrom o di autori più recenti come Lars von Trier, Roy Andersson e Thomas Vinterberg, per citare i nomi più celebri nel mondo. Autore di un cinema votato a riflessioni teologiche ed esistenziali, con un’essenza filosofica e spirituale. Uno dei cosiddetti “maestri dello spirito”, Ingmar Bergman dirige ben oltre cinquanta pellicole e si dedica anche al teatro e ad alcuni adattamenti televisivi, tra gli anni ’40 e gli inizi del nuovo millennio. Sceneggiando in ultimo L’infedele (2000) diretto dall’attrice sua musa Liv Ullman e dirigendo per la tv il suo ultimo film nel 2003, con Sarabanda. Diversi titoli hanno segnato il cuore dei cinefili e lasciato una traccia tangibile all’interno dei libri di cinema, da Monica e il desiderio (1953), uno dei primi film che ne rivelò lo spessore, passando dai celeberrimi Il settimo sigillo (1957) e Il posto delle fragole (1957), dal visionario Persona (1966) al controverso La fontana della vergine (1960), passando dalla “trilogia della religione”, composta da Come in uno specchio (1961), Luci d’inverno (1963) e Il silenzio (1963), fino ai drammi eleganti e dallo stampo teatrale come Sussurri e grida (1972) e Scene da un matrimonio (1973) e ultimo Fanny e Alexander (1982), sorta di affresco testamentario. Una filiera di opere che hanno portato Ingmar Bergman ad essere considerato tra i massimi autori del cinema europeo in primis, ma anche mondiale, per la sua capacità di raccontare la profonda introspezione psicologica e le angosce dell’individuo dinnanzi ai temi dell’esistenza, quali vita, morte, fede, memoria, relazioni coniugali. Pur considerando che ridurre a soli cinque titoli essenziali la filmografia di un gigante del cinema, scopriamo quali sono quei film che potremmo considerare imprescindibili per conoscere il cinema del maestro svedese, in ordine cronologico.

1. Il settimo sigillo (1957) è sicuramente tra i migliori film di Ingmar Bergman

In compagnia di uno scettico e pragmatico scudiero, il cavaliere Antonius Blok (un giovane Max von Sydow, attore feticcio di Bergman) torna dalle crociate, tormentato dai dubbi, si trova in un paese dove imperversano la peste e il fanatismo.
Qui, il cavaliere incontra suo malgrado la Morte in persona che lo sfida a scacchi.
Capolavoro massimo, probabilmente assieme al coevo Il posto delle fragole del regista svedese, questo suggestivo e ancora oggi fresco film è un’allegoria sulla fede, sulla vita, sulla morte e in senso ampio sull’umanità.
Una ballata medievale che oltre a divenire iconica proprio nella raffigurazione della triste mietitrice che nella partita a scacchi sulla spiaggia incarna uno dei momenti più rappresentati nella memoria collettiva del cinema dello scorso secolo si fa rappresentanza delle tematiche del cinema dello svedese. Inevitabilmente uno dei migliori film di Ingmar Bergman.

2. Il posto delle fragole (1957)

L’odissea spirituale e fisica del vecchio professor Isak Borg (interpretato dal regista Victor Sjöström) che parte in auto con la nuora, nel tragitto carica una coppia di autostoppisti, va a trovare la vecchissima madre, arriva all’università di Lund dove si festeggia il suo giubileo, il 50° anniversario della sua attività professionale.
Alle vicende del viaggio si alternano sogni, incubi, ricordi che si fanno parabola della vita, al tramonto, di un uomo. Uno dei film più intensi e vigorosi di Ingmar Bergman è un compendio umano, una riflessione sulla vita, sul ricordo, sull’attesa della morte. Un’opera di riappacificazione interiore, col proprio passato ed i propri legami. Uno dei film imprescindibili del decennio e di tutta la Storia del cinema, quindi sicuramente da annoverare fra i migliori film di Ingmar Bergman

3. La fontana della vergine (1960)

Medioevo. Nella sperduta abitazione di un ricco signore, la serva Inger adora il dio pagano Odino mentre i padroni sono cristiani e inviano, al mattino presto, la figlia Karin a portare le candele alla chiesa che si trova oltre il bosco.
Si tratta di un compito affidato alle giovani vergini.
Ad accompagnarla è la stessa Inger che è rimasta incinta dopo una violenza carnale. Incontrano, strada facendo, due pastori con un bambino. Gli uomini violentano e uccidono Karin senza che Inger abbia la forza di reagire. Raggiungeranno poi l’abitazione dei genitori della ragazza che non tarderanno molto a capire cosa è accaduto.
Uno dei migliori film di Bergman, è un solido e cruento dramma che ci parla di paganesimo e misticismo, di fede e difficoltà del perdono, di brutalità umana e speranza nel divino.
Uno dei film, forse, più religiosi di Bergman, pur non essendo sempre considerato tra i suoi vertici cinematografici, è senza dubbio un’opera di grande impatto emozionale e di indubbia influenza nel futuro filone del “revenge movie”, al punto da trovare una sorta di rifacimento in chiave horror con il Cult movie L’ultima casa a sinistra (1972) di Wes Craven.

4. Persona (1966) spicca tra i migliori film di Ingmar Bergman

Un’attrice diventata afasica trascorre la convalescenza su un’isola, assistita da un infermiera che non smette di parlarle. Uno dei film più avanguardisti di Ingmar Bergman, è un poema visivo, oscuro e ineffabile, che assottiglia un gioco di potere tra due donne, intercambiabile, le quali finiscono per riflettersi l’un l’altra, in un sopraffine e denso quadro psicologico ed esistenziale. Un racconto che, fin dal prologo fatto di immagini provocatorie e apparentemente disconnesse, flirta con l’essenza stessa del cinema come elemento audiovisivo, dell’artificio e dell’atto di mostrare/guardare, facendosi memoria visiva e viaggio terapeutico.

5. Fanny e Alexander (1982)

Ultimo film per il grande schermo di Ingmar Bergman è considerato un titolo testamentario della sua filmografia, è il ritratto di una famiglia borghese svedese, nei primi anni del ‘900, attraverso gli occhi innocenti di due bambini, Fanny e Alexander. Contornato anche da riferimenti autobiografici, questa epopea drammatica e intima, della durata di circa tre ore (ma la versione integrale, mandata sul piccolo schermo ne dura quasi cinque) vinse il Premio Oscar come miglior film straniero ed altre tre statuette (per la fotografia di Sven Nykvist, le scenografie e i costumi), fu premiata anche ai David di Donatello al miglior film straniero e al miglior regista straniero, oltre ad altri numerosi premi nel mondo.