ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCinema

Meryl Streep incontra il pubblico a Cannes e lo esorta: «Non arrendetevi!»

L’attrice americana al rendez vous al teatro Debussy di Cannes racconta la sua vita, i suoi film, l’incontro con i registi e gli attori

di Cristina Battocletti

US actress Meryl Streep reacts as she arrives for a "Rendez-Vous With Meryl Streep" at the 77th edition of the Cannes Film Festival in Cannes, southern France, on May 15, 2024. (Photo by Valery HACHE / AFP)

I punti chiave

  • La Palma d’oro alla carriera
  • A Cannes nel 1989
  • Kramer contro kramer e Il Cacciatore
  • I grandi registi

4' di lettura

La Palma d’oro alla carriera

A un certo punto, mentre la standing ovation nel teatro Debussy nel palazzo del cinema di Cannes continua da un paio di minuti, Meryl Streep si siede sulla sedia del palcoscenico, come a frenare gli applausi del pubblico devoto, in fila per oltre un’ora per assistere al “rendez-vous”, all’incontro con lei. Sbircia il block notes su cui sono scritte le domande dell’intervistatore e scherza: «Voglio saperle in anticipo!».

Loading...

È vestita con una camicia nera, punteggiata di fiorellini debolmente colorati, pantaloni e sneakers dello stesso colore. I capelli sciolti come l’abbiamo vista in Mamma mia. Alla cerimonia inaugurale aveva un abito bianco accanto a Binoche con un fulgido vestito rosso, che si commuoveva quando spiegava come Meryl abbia cambiato la vita di tutte le attrici.

Commenta la Palma d’oro alla carriera che il festival di Cannes le ha conferito: «Ho avvertito un’onda, un sentimento più forte di quello che avrei creduto. E le lacrime della gente. Non ci sono abituata. Vivo una vita ritirata e a casa mia nessuno mi rispetta». Il pubblico ride e subito l’intervistatore la incalza sul cinema francese. Lei risponde onestamente: «Tra Thanks giving e Natale mi ero ripromessa di vedere tutti i grandi film appena usciti di eccellenti registi. Sono così vecchia che ho lavorato con tutti. E invece sono un’idiota, non sono riuscita a vedere nulla. Ma la famiglia mi impegna molto: ho quattro figli che sono cresciuti, ma non si finisce mai di curarli e poi ho i nipoti. La mia vita è complicata. Ho visto però Camille Cottin e Juliette Binoche, superlative. Io mi innamoro del lavoro degli attori».

Palma d’oro alla Carriera

Photogallery16 foto

Visualizza

A Cannes nel 1989

L’ultima volta che era stata a Cannes era il 1989, aveva 40 anni, tre figli ed era convinta che la sua carriera di attrice sarebbe finita di lì a poco.

«Mi dicevano che avrei avuto bisogno di nove guardie del corpo per venire a Cannes. Pensavo che fossero matti. E invece la Croisette era molto diversa da adesso in cui ci sono le barriere e la sicurezza. I microfoni e le telecamere ti venivano addosso - Streep si alza in piedi e mima la mossa di un microfono sulla testa -. Quando mi sono ritirata nella stanza di hotel tremavo».

Venne per Evil Angels di Fred Schepisi e vinse la Palma d’oro come migliore attrice. «Ero così impaurita nel ritirare quel premio. Non mi sento niente di che. Non sono una rockstar. Ho una vita noiosa» e quando la folla protesta rumoreggiando si corregge. «Noiosa no, ma insomma non faccio cose iperboliche».

Kramer contro Kramer e Il cacciatore

Comincia la rassegna dei suoi tanti ruoli imperdibili e quando l’intervistatore pronuncia il titolo Kramer contro Kramer molti in sala urlano. La leggenda vuole che Streep sia intervenuta sul copione per correggere il suo personaggio. «È vero. Ho cercato di dare più profondità alla figura della madre. Nel romanzo ci si interessava molto al padre e di come avrebbe cresciuto il bambino mantenendo il lavoro. Così sarebbe finita anche nel film perché Robert Benton era sceneggiatore e anche regista. La madre torna dopo 18 mesi e Dustin Hoffman mi dice: “Io lo so perché è andata via”. E io ribatto: “Lo sai tu e non io?”. Così ho rivendicato il mio diritto a scrivere il mio discorso in tribunale. Abbiamo buttato giù tre versioni: una io, una Robert e una Dustin. E ho vinto io».

Era 1979 e il film ha avuto un impatto sulla società. «Non me ne sono resa davvero conto. Ogni film parla al suo tempo. Anche gli stupidi hanno il loro tempo. E i film sono fatti per fare soldi. Kramer contro Kramer era però difficile da finanziare. Il mio lavoro era sull’aspetto umano di una piccola ragazza di provincia. E io sono una piccola ragazza di provincia. Di solito i registi non mi chiedono mai cosa penso, ma in questa parte iniziale della mia carriera mi è successo anche con Cimino. Sapeva che il mio ragazzo era tornato dal Vietnam completamente dipendente dall’eroina. Nel Cacciatore nel 1978 mi permise di fare una variante alla sceneggiatura».

Per Kramer contro Kramer Streep ha preso il suo primo Oscar come attrice non protagonista e ha lasciato la statuetta nel ristorante. «Avevo un vestito molto pesante, dovevo reggerlo e ho appoggiato la statuetta. Qualcuno l’ha presa....», ridacchia.

La mia Africa

Un urlo dal pubblico arriva quando si nomina La mia Africa. Di quel film che divenne campione di incassi Streep ha due ricordi, uno legato a un insetto, grosso come una mano, che lei sente scendere sulla schiena mentre sta recitando. Alla fine della scena Meryl urla e qualcuno le tira uno schiaffone sulla schiena ed ecco che l’enorme insetto viene giustiziato. E poi la scena in cui Robert Redford deve lavarle i capelli nel fiume e lo fa con un massaggio sciatto. Allora interviene Roy Helland, makeup artist and hair stylist di Meryl Streep, e mostra a Redford come si fa una vera frizione alla testa: «Una delle scene più sensuali che io abbia mai girato. Era una scena intima. Un tocco amorevole, pieno di cura. Non volevo che finisse mai, nonostante il terrore degli ippopotami».

I grandi registi

Poi ci si distende su tutta la sua sterminata filmografia, dal musical alle commedie, a tutti i registi con cui ha lavorato; Cimino, Pakula, Allen, Schepisi, Spielberg, Nichols, Pollack, Zemeckis, Demme, Soderbergh.

«Mike Nichols era incredibile. Sapeva trasmettermi un così grande senso di fiducia che pensavo di aver reso io quel colore alla parte e invece lo aveva fatto lui, obliquamente. Scherzava sempre, faceva divertire tutta la troupe, ma aveva un obiettivo ben preciso. Era così intelligente da dare agli attori la fiducia di fare tutto. Se l’attore doveva ridere, lui simulava la risata dietro la macchina da presa. Spielberg è un genio, ha una comprensione della scena totale. Nichols lavorava nell’interazione con gli attori».

A un certo punto Meryl si ribella dolcemente «Ho un hangover dopo i bagordi di ieri sera per il film di Dupieux. Siamo tutit esausti».

Alzandosi saluta e ringrazia il pubblico in piedi e, adorante, ai suoi piedi. Lei manda baci e lo incita: «Don’t give up, don’t give up, don’t give up».

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti