La leggenda Coco Chanel: un secolo di abiti - la Repubblica
MODA

La leggenda Coco Chanel: un secolo di abiti

La sfilata haute couture Chanel spring/summer 2019, da Chanel: The Legend of an Icon (Assouline, 240 pag., 105 euro). Foto di Peter White/courtesy Assouline
La sfilata haute couture Chanel spring/summer 2019, da Chanel: The Legend of an Icon (Assouline, 240 pag., 105 euro). Foto di Peter White/courtesy Assouline 
Le ragioni del mito sorto intorno alla stilista più celebre di tutti. E ai vestiti spettacolari che grandi creativi hanno disegnato per la maison
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Nessuno tra i grandi creatori di moda, passati e presenti, esercita sul pubblico la stessa fascinazione di Coco Chanel. A essere determinanti sono il carisma della creatrice, la vita rocambolesca, le sue scelte morali discutibili, e soprattutto il fatto che Gabrielle Chanel abbia inventato il modo in cui le donne si vestono oggi. Lo stile contemporaneo nasce con lei. Ecco spiegato l’interesse costante nei suoi confronti e, di conseguenza, la quantità di testi e volumi che ne esaminano opera e visione. L’ultimo è in uscita a maggio e si intitola Chanel: the Legend of an Icon (Assouline). Esamina il valore dell’opera di Mademoiselle attraverso un secolo di collezioni firmate dalla maison: inizia con un abito nero da cocktail del 1920 e finisce con una mise dell’ultima collezione di haute couture disegnata da Karl Lagerfeld, alla guida del brand dal 1983 al 2019, anno della sua scomparsa. Come scrive il critico Alexander Fury nell’introduzione del libro, a emergere è la capacità di Coco di proiettarsi in avanti per cogliere le necessità delle donne, offrendo loro soluzioni valide ancora oggi. Non è un caso che quasi non esistano più esemplari di molte sue creazioni: i completi di maglia e cotone semplici e lineari, i pantaloni maschili di jersey, le giacche con le maniche piazzate per liberare i movimenti nascevano per essere indossate spesso. Nessuna delle sue clienti, e men che meno lei, li conservavano con troppa attenzione: erano impegnate a usarli. 

Una concezione estetica moderna come poche, che rende il passaggio allo Chanel di Lagerfeld sorprendente. Il designer ha ripreso il filo del discorso lì dove Coco lo aveva lasciato nel 1971, quando era mancata, trasformando il suo spirito e la sua vita in collezioni e sfilate spettacolari. Lagerfeld ha mandato in passerella tutti i simboli di Mademoiselle Chanel, dai paraventi cinesi del suo appartamento in rue Cambon agli amanti eccellenti, dai costumi per i Ballets Russes alla 2.55, la madre di tutte le it-bag, e così facendo ne ha estremizzato il mito. Nel libro finiscono per alternarsi similitudini e contrasti: un risultato inatteso, e interessante.