Scoperta nuova malattia mortale associata alla Covid, infezioni lievi comprese: cos'è la MIP-C
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Covid 19

Scoperta nuova malattia mortale associata alla Covid, infezioni lievi comprese: cos’è la MIP-C

Un team di ricerca internazionale ha scoperto una nuova malattia potenzialmente mortale che può emergere in chi è stato infettato dal coronavirus SARS-CoV-2, anche nei pazienti con Covid lieve o asintomatica. Cosa sappiamo sulla “autoimmunità MDA5 e polmonite interstiziale contemporanea con COVID-19” o MIP-C.
A cura di Andrea Centini
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Analizzando i dati clinici di pazienti dello Yorkshire, una grande contea nel nord dell'Inghilterra, i ricercatori hanno identificato una malattia completamente nuova emersa assieme alla pandemia di COVID-19. L'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 ne sarebbe la causa scatenante. Gli aspetti più inquietanti di questa scoperta risiedono nel fatto che la nuova sindrome non solo può essere mortale – sono stati registrati otto decessi sui 60 casi descritti nel nuovo studio –, ma essa può colpire anche persone che hanno avuto un'infezione lieve o asintomatica provocata dal patogeno pandemico. Non a caso diverse persone coinvolte nello studio con segni e sintomi della malattia non avevano avuto un'infezione accertata da tamponi e simili. Gli esperti hanno chiamato la sindrome “autoimmunità MDA5 e polmonite interstiziale contemporanea con COVID-19” o MIP-C, per analogia con la MIS-C, un'altra patologia autoimmune di recente scoperta associata alla Covid e che colpisce i bambini.

La MIP-C è affine a una rara malattia autoimmune conosciuta come dermatomiosite anti-MDA5 positiva, una condizione estremamente rara nel Regno Unito che solitamente viene diagnosticata in persone originarie dell'estremo oriente, in particolar modo Cina e Giappone. Proprio il numero anomalo di casi in pazienti di razza caucasica residenti nello Yorkshire registrato durante la pandemia ha spinto un gruppo di ricerca a indagare a fondo, facendo emergere la nuova patologia. A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dei Dipartimenti di Medicina e Medicina Cellulare e Molecolare dell'Università della California – San Diego (Stati Uniti) e del Dipartimento di Reumatologia dell'Università di Leeds (Regno Unito), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Leeds Teaching Hospitals NHS Trust, del Mid Yorkshire Teaching NHS Trust e di altri istituti.

I ricercatori hanno avviato il nuovo studio quando il professor Dennis McGonagle dell'ateneo inglese ha contattato il collega Pradipta Ghosh dopo aver notato un misterioso incremento di casi di dermatomiosite anti-MDA5 positiva nel 2021, il secondo anno della pandemia di Covid (2021). Si tratta di una rara malattia autoimmune, infiammatoria e cronica che ha conseguenze soprattutto su pelle, muscoli e polmoni, sfociando in una malattia polmonare interstiziale a rapida progressione e potenzialmente mortale. La prognosi infatti è spesso infausta. È causata da anticorpi – o meglio autoanticorpi – che attaccano un enzima chiamato MDA5 (Melanoma Differentiation-Associated protein 5), un recettore sensibile all’RNA che è in grado di rilevare il coronavirus SARS-CoV-2 e altri virus a RNA. Per questo motivo i ricercatori hanno immediatamente sospettato un'associazione con la COVID-19 dopo l'aumento dei casi di dermatomiosite anti-MDA5 positiva. Nello specifico, sono passati dallo 0,4 percento del 2019 al 2,1 percento del 2020, fino al 4,8 percento del 2021, per poi riscende all'1,7 percento del 2022.

I pazienti analizzati dal professor McGonagle, oltre alle cicatrici sui polmoni (rilevate in 25 su 60), avevano sintomi reumatologici come artrite, mialgia (dolori muscolari) ed estese eruzioni cutanee. Non tutti quelli in cura avevano avuto un'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 conclamata (riscontrata con tamponi ororinofaringei a seguito della comparsa dei sintomi). Attraverso un modello computazionale per analizzare big data – chiamato BoNE (Boolean Network Explorer) – gli scienziati hanno scoperto che i pazienti con livelli più elevati di reazione autoimmunitaria verso l'enzima MDA5 avevano anche alti livelli di interleuchina-15, una citochina – proteina proinfiammatoria – associata a malattia polmonare interstiziale progressiva / fibrosi polmonare.

In parole semplici, gli scienziati ritengono che l'infezione del SARS-CoV-2 (anche lieve) sia in grado di indurre una forma distinta di dermatomiosite anti-MDA5 positiva, che appunto gli scienziati hanno chiamato MIP-C (da leggere “mipsy”, come specificato dagli autori dello studio in un comunicato stampa). A differenza di quella già nota da oltre mezzo secolo, la sindrome scatenata dal patogeno pandemico è differente "nel tasso di progressione, nella mortalità e nel comportamento". Secondo gli esperti la nuova malattia si sarebbe diffusa anche al di fuori del Regno Unito, sebbene manchino i dati specifici. I dettagli della ricerca “MDA5-autoimmunity and interstitial pneumonitis contemporaneous with the COVID-19 pandemic (MIP-C)” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica eBIOMedicine.

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