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Letteratura Italiana - Sintesi

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Corso

Letteratura Italiana

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Anno accademico: 2017/2018

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PR
Pietro Salvatore
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Pietro Salvatore Reina Università di Trento
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3 anni fa
Utile, scorrevole, scritto bene. Grazie
Camilla
Camilla Cataldo UniSalento
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4 anni fa
Grazie!
Stefano
Stefano Pavan UniRoma2
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4 anni fa
ho cericato un documento 2Storia della fotografia", ho 28 giorni e non mi permette di scricare.
Amir
Amir Turab UniMi
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4 anni fa
Grazie
Sabrina
Sabrina Giovannini UniSi
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5 anni fa
Grazie utilissimo

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Letteratura italiana concorso lucy

Anteprima del testo

Le origini e il duecento Introduzione: Le origini della lingua e della letteratura italiana hanno le loro radici nel complesso tessuto della letteratura romanza, nella quale a partire dal IX sec. avviene il passaggio dal latino alle formazioni dei volgari (le singole lingue nazionali). La letteratura assai fiorente nei secc. XII e un modello per i letterati italiani: anche la prima scuola poetica italiana (la trova nel modello cortese e trobadorico il riferimento principale. La lezione della scuola siciliana passa in Toscana attraverso di Guittone, per poi essere superata dalla di fine secolo, il dolce stilnovo. Intanto, specie a Nord, largamente diffusa una letteratura didattica (Bonvesin de la Riva) e giullaresca, mentre ancora in Toscana si diffonde della poesia (Cecco Angiolieri). La prosa senza dubbio fatica a liberarsi dal peso del latino e non esprime ancora grandi lavori: le opere di Brunetto Latini o Bono Giamboni, i volgarizzamenti o la brillantezza del Novellino sono solo i precursori della grande produzione del Trecento. La letteratura italiana nasce in ritardo rispetto ad altre letterature europee, per la forza di conservazione del latino come lingua dotta. Le sue origini risentono inoltre delle letterature francesi e della linguistica della comunale. La nascita del volgare: Il latino volgare, nella forma non colta, evolvette gradualmente dando origine alle forme neolatine, fra le quali I primi documenti in volgare italiano sono: veronese, il antico, datato fra i secc. e IX, rinvenuto nel 1924 in un codice della biblioteca capitolare di i Placiti campani (di Capua, Sessa Aurunca e Teano), datati e costituiti da testimonianze rese davanti a un giudice e inserite nel verbale notarile scritto in di San Clemente (XI sec.) e il Ritmo di Travale(testimonianza resa in un processo del 1158). I primi documenti letterari del nostro volgare sono il Ritmo laurenziano, un testo giullaresco databile fra il 1151 e il 1157, e, verso la fine del sec. XII, il Ritmo cassinese e il Ritmo di Il bello di tutti il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature, composto da san Francesco probabilmente intorno al 1225. Nei secoli XI e XII la Francia era il centro della europea: francesi sono i antichi documenti letterari in una lingua romanza (come la Sequenza di Santa Eulalia, della fine del sec. la Vita di della prima del sec. XI). La letteratura italiana delle origini molto francese, che si esprimeva nei suoi due ambiti linguistici, e A Nord, la letteratura di lingua era essenzialmente epica (le cosiddette di come la Chanson de Roland (databile a prima del da questa, intorno a XII sec., sarebbero nati il di cui fu maestro indiscusso de Troyes (circa 11301185), i lais, piccoli racconti in versi di un episodio amoroso, e il celebre romanzo Tristano e Isotta, nelle due redazioni Thomas e del normanno A Sud, in Provenza, si invece la letteratura che diede a produzione di poesia dei trovatori. Il massimo splendore fu raggiunto fra il 1140 e il 1150, con i poeti Arnaut Daniel, Rudel, Bernart de Ventadorn, che furono un riferimento essenziale per la scuola lirica siciliana. Verso la fine del sec. XII si affermarono anche i fabliaux, brevi racconti in versi crudamente realistici e satirici, e la poesia allegorica, che la massima espressione nel Roman de la Rose (Romanzo della rosa), scritto per la prima parte da Guillaume de Lorris (tra il 1225 e il 1240) e concluso in seguito (circa 1280) da Jean de Meung. Fra i vari trovatori italiani che scrissero in provenzale Sordello da Goito (m. 1269), famoso per il Compianto in morte di Ser Blacatz (1236). La scuola siciliana:La scuola poetica siciliana, sorta attorno al 1230 negli ambienti che gravitavano attorno e re di Sicilia Federico II di Svevia, produsse la prima lirica in volgare italiano. La sua circa un trentennio e si concluse con la fine, nella battaglia di Benevento (1266), di Manfredi, figlio di Federico e quindi con lo sgretolamento di raffinata cultura che era stato tanto propizio al sorgere della scuola stessa. Nella sua corte a Palermo si raccolsero le figure rappresentative e si svilupparono numerosi interessi culturali: venne dato un notevole impulso alle conoscenze e agli studi di magia (per opera principalmente di Michele Scoto), alla letteratura filosofica araba, alla letteratura alla poesia tedesca (soprattutto alla lirica cortese del Minnesang) e alla poesia provenzale in lingua Proprio da questa tradizione ebbe origine la come fu definita da Dante nel De vulgari eloquentia. TEMI: Dominante in assoluto nei poeti siciliani la tematica sia dal punto di vista teorico amore, come si manifesta, quali sono i suoi effetti), sia come omaggio verso la donna amata, con la quale il poeta cerca di stabilire una comunicazione attraverso immagini e segnali che essa sola sa cogliere. Le forme tipiche di questa poesia sono la canzone, modellata sulla canso provenzale: essa della poesia siciliana ed utilizzata soprattutto per composizioni di carattere teorico e la canzonetta, costituita da strofe di versi brevi, viene impiegata per testi narrativi, come invocazioni lamenti per lontana, manifestazioni della propria gioia e del proprio il sonetto creazione autonoma e specifica della scuola ed diventato il componimento lirico breve per eccellenza della poesia italiana. Il poeta sicuramente significativo fu Iacopo da Lentini (circa 1210 circa 1260), riconosciuto da Dante (Purgatorio, canto XXIV) come fondatore della scuola siciliana e al quale probabilmente attribuita del sonetto. Scrisse uno dei cospicui canzonieri composto da circa 30 poesie, in cui una consumata perizia retorica al servizio di una fervida inventiva. I temi frequenti della sua lirica sono la contemplazione della bellezza, la creazione nel cuore di della donna, verso la quale si indirizza il suo amore, il dono di fatto Poesia prestilnovista:I temi e formale che avevano caratterizzato la scuola siciliana si trapiantarono in Toscana, nella politica e culturale dei liberi Comuni, nei quali lo spirito borghese prevaleva sulle tradizioni aristocratiche e feudali. Da questo incontro nacque la scuola in cui accanto ai temi trovarono largo spazio e importanza i temi politici. Accanto a questa si svilupparono, in Umbria e in Toscana, forme di poesia giocosa e realistica. settentrionale si espresse letteratura in volgare con fini soprattutto didattici, ma affiancata da esperienze popolari e giullaresche prodotte da cantori girovaghi. Di altro, elevato spessore la produzione lirica religiosa di Francesco e Iacopone da Todi. Dolce Stilnovo: La scuola poetica definita da Dante la omogenea e ricca espressione culturale della fine del Duecento. Per la di contenuti e per la del linguaggio poetico lo stilnovo il punto di riferimento delle successive alte elaborazioni della poesia italiana. Se a Guido Guinizelli si deve il primo impulso alla riflessione teorica e al rinnovamento del linguaggio poetico, soprattutto dello stilnovo fiorentino, rappresentato da Guido Cavalcanti e da Dante, il centro della nuova scuola. GUIDO GUINIZZELLI: dotto di Bologna al giudice Guido Guinizelli (circa della fazione dei Lambertazzi una ricca formazione di tipo filosofico, grazie alla quale il poeta gli stereotipi della tradizione lirica e i modi della poesia. Di questo cambiamento testimonianza la canzone Al cor gentil rempaira sempre Amore, considerata il manifesto teorico dello stilnovo. Essa si apre con programmatica tra amore e Poi, mediante una rigorosa concatenazione razionale, in un crescendo di argomenti arricchiti da immagini tratte dal mondo sensibile, che preparano la visione celeste delle ultime due stanze, il poeta si sforza di definire amore, gentilezza e la sicura attribuzione sono almeno una cinquantina di Rime di vario metro, alcune appartenenti a questi anni, altre composte successivamente, che risentono della Scuola siciliana, di Guittone, di G. Guinizelli e G. Cavalcanti. Nel 1290 la morte di Beatrice in Dante una profonda crisi religiosa, da cui fu indotto a rigorosi studi filosofici e teologici, che completarono la sua giovanile formazione retorica intrapresa sotto la guida di Brunetto Latini. Fra il 1292 e il 1293 compose la Vita nuova, in cui raccolse 31 liriche inserite in un contesto narrativo: la storica della donna amata, Bice di Folco Portinari, sottoposta a un processo da cui la miracolosa Beatrice destinata poi a guidare il pellegrino Dante nel viaggio della Commedia. Dopo la spaccatura della parte guelfa tra Bianchi (fautori politica di autonomia) e Neri (legati strettamente alla politica del papato e capeggiati dai Donati, la famiglia di sua moglie), Dante si dalla parte dei Bianchi, in cui primeggiava la consorteria dei Cerchi. Mentre era a Roma per presso Bonifacio nel novembre del 1301, i Neri coadiuvati dal legato papale Carlo di Valois conquistarono la Signoria. Accusato dai suoi avversari al potere di baratteria(corruzione), Dante sdegnato di giustificarsi e fu condannato a morte in contumacia nel marzo del 1302. Lo attendevano una ventina di esilio segnati da intellettuale. Abbandonata attorno al 1304 la causa dei Bianchi, intenzionati a rientrare a Firenze con le armi, e sempre sperando in Dante una vita di vagabondaggio. Nuovo fervore di speranza gli venne in occasione della discesa in Italia nel 1310 del nuovo imperatore, Arrigo VII di Lussemburgo, dal quale si attendeva il ristabilimento ordine supremo basato su un accordo tra imperiale e papale. Di grande interesse sono le epistole con cui il poeta alla vicenda, esaltando la figura e il ruolo di Arrigo e fulminando i fiorentini che a lui avevano osato opporsi. Il sogno di giustizia e concordia universale e quello onorevole ritorno in patria furono vanificati dalla morte improvvisa nel 1313. Nel maggio del 1315 di avvantaggiarsi di che aveva per condizione di colpa. Nel novembre dello stesso anno la Signoria fiorentina confermava la condanna a morte per lui e per i suoi figli. Tra la comparsa sulla scena italiana di Arrigo VII e la sua morte, Dante venne chiarendo le proprie persuasioni politiche in un trattato in lingua latina sulla Monarchia. Dopo la conferma della condanna Dante presso Cangrande della Scala a Verona. Attorno a questi anni si colloca anche la composizione delle due Egloghe latine indirizzate a Giovanni del Virgilio. Forse nello stesso 1320 avvenne trasferimento della vita a Ravenna presso Guido Novello da Polenta. In questa di ritorno da Venezia dove si era recato come ambasciatore per conto del suo ospite, si spense per malattia nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 e fu sepolto in adiacente la chiesa di San Pier Maggiore, tardi dedicata a san Francesco. OPERE MINORI: La Composta intorno al 1293, a un paio dalla morte di Beatrice, la prima opera organica di Dante, narrazione e del suo amore per Beatrice. anche il primo romanzo autobiograficodella nostra letteratura e si compone di 25 sonetti, 4 canzoni, una stanza e una ballata, intercalati da pagine di prosa che narrano la storia di questo amore. Il de la povero di avvenimenti: qualche incontro, qualche episodio di scarso valore concreto, ma quello che conta la storia dei moti interiori, che superano la visione propria dello stilnovo e di Cavalcanti, verso una concezione idealizzata in senso cristiano, mezzo di contemplazione e di visione mistica. La Vita nuovacontiene alcune delle liriche alte e famose di Dante, come il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, oppure Donne che avete intelletto Il La stesura progettata con enciclopediche in 15 trattati a commento di 14 canzoni, risale agli anni Tre gli argomenti principali: dei cieli, la natura della filosofia e infine quella della da intendersi non come distinzione di nascita, ma come eccellenza intellettuale e morale. Centro propulsivo ideale del discorso non Beatrice ma la apparsa nella Vita nuova in atto compassionevole nei confronti del poeta dopo la morte e che si rivela, qui nel Convivio, descrizione allegorica della Filosofia. del sapere filosofico rappresenta un fondamentale punto in vista poeticospeculativa della Commedia. Il vulgari Iniziato attorno al 1304 e lasciato interrotto nel 1305, il De vulgari eloquentia dedicato alla teoria linguistica, un interesse che compare, ma soltanto marginalmente, anche nelle disquisizioni del Convivio. Contrariamente a quanto asserito nel Convivio, nel De vulgari eloquentia il volgare a essere proposto come superiore rispetto al latino, lingua artificiale. Scopo primario di Dante volgare unitario che abbia tutte le caratteristiche per affermarsi come lingua della alta comunicazione artistica. Esso non coincidere con alcuna delle parlate regionali, essendo come una pantera fa sentire il suo profumo ovunque e non si manifesta in nessun essere e ovvero risplendente sugli altri volgari, capace di farli rivolgere attorno a ben regolato e caratterizzato da altissimo decoro ed eleganza. Il dopo la morte di Arrigo VII, il grande e appassionato trattato politico di Dante si articola in 3 libri. Il primo libro argomenta che una monarchia universale necessaria per il raggiungimento dei alti ideali il secondo specifica che essa essere romana, essendo la Roma erede che, voluto da un disegno divino, le condizioni ideali per del il terzo e ultimo illumina i rispettivi ambiti del pontefice e Principio fondamentale che il potere imperiale non deriva da quello papale, ma direttamente da Dio. come pertiene al papa il mandato divino di condurre alla beatitudine eterna, quello di facilitare agli uomini il raggiungimento della terrena. Sono obiettivi che le due massime dovranno perseguire in piena autonomia. DIVINA COMMEDIA: Pensato semplicemente come Commedia da Dante, il titolo assunse ufficialmente per iniziativa di Ludovico Dolce, curatore di stampata a Venezia dal Giolito nel Secondo Dante (De vulgari eloquentia, Epistola a Cangrande) il concetto di commedia collegato a un genere di vicenda orribile negli inizi e felicemente conclusa, a uno stile rispetto a quello elevato della tragedia. La stesura, avviata probabilmente negli anni il poeta per il resto della sua vita. Il poema si articola in 3 cantiche: (34 canti, ovvero 33 uno generale), il Purgatorio e il Paradiso (33 canti ciascuno), per un totale di 100 canti, composti da 14 versi endecasillabi riuniti in terzine incatenate (schema ABA BCB CDC DED...). Esso concepito come il resoconto viaggio di sette giorni nei regni intrapreso dal poeta per risolvere una crisi che lo ha colto a del proprio cammino esistenziale (35 anni). Beatrice, la donna amata dal poeta nella giovinezza, a scendere dal Paradiso per affidare Dante alla guida di Virgilio, il massimo poeta della Fortificato dalla sua presenza, aprile, Santo, del 1300 (anno del Giubileo bandito da Bonifacio il pellegrino Dante si addentra nella voragine sotterranea dove incontra le anime dannate. Il 10 aprile, Pasqua di Resurrezione) affronta sulle pendici della montagna del Purgatorio la parte penitenziale del proprio viaggio in compagnia delle anime in attesa di liberazione. Passato sotto la diretta tutela di Beatrice dopo aver raggiunto il Paradiso Terrestre, spicca il volo (13 aprile, di Pasqua) verso il Paradiso, dove nel cielo Empireo finalmente, sia pure per pochi istanti, godere della contemplazione di Dio. lo stesso Dante a stabilire il fine della sua che ha acquisito connotazioni allegoriche di Rivelazione, Amore Divino, Grazia, Fede, Teologia, e sostituisce Virgilio. La regola strutturale del valida per Inferno e Purgatorio (nove cerchi il vestibolo nel primo caso, nove ripartizioni inferiori il Paradiso Terrestre nel secondo), vale anche per il Paradiso, dove ai 9 cieli (dei pianeti, delle Stelle Fisse e Primo Mobile) si aggiunge Da dove godono della beatitudine eterna, gli spiriti scendono a manifestarsi al pellegrino nel cielo di cui subirono in vita. Il Paradiso risulta organizzato gerarchicamente. I tre cieli inferiori (Luna, Mercurio, Venere) ospitano coloro che non raggiunsero perfezione. A questi seguono, in ascesa, i cieli degli spiriti attivi: quello del Sole con i sapienti, di Marte con i militanti per la fede, di Giove con i giusti, e quello degli spiriti contemplativi, Saturno. I rimanenti due cieli sotto consentono al pellegrino di perfezionare la propria preparazione ascesa assistendo al trionfo di Cristo, della Vergine e degli angeli e sottoponendosi a un esame sulle teologali (fede, speranza, Nel cielo Empireo, il vero e proprio Paradiso, sede di Dio e dei beati, gli appare una composta da innumerevoli anime assise su troni in file disposte come in un anfiteatro. Tra queste egli scorge Beatrice, che ha lasciato il ruolo di guida a san Bernardo di Chiaravalle. La preghiera di Bernardo assicura della Vergine Maria, grazie alla quale il pellegrino ottiene infine privilegio di penetrare nel mistero della divina essenza. Francesco Petrarca: Poeta di raffinata sapienza formale, con il suo Canzoniere tocca i vertici della lirica europea ed una profonda influenza sulla poesia in Italia e in Europa. Il petrarchismo si come modello imitativo e come scuola fino a tutto il Settecento, e il rapporto con Petrarca sempre un passaggio obbligato per chi intende il linguaggio poetico come strumento di scavo interiore. La sua concezione della cultura, in cui ha un posto decisivo il rapporto con i classici latini, e il suo atteggiamento intellettuale, pieno di e inquietudine, ne fanno un grande precursore VITA: Nacque ad Arezzo nel 1304 da Eletta Canigiani e da ser Pietro, detto Petracco, un notaio fiorentino di parte bianca esiliato assieme a Dante. Nel 1312 la famiglia si a Carpentras, in Provenza, dove ser Petracco aveva intenzione di esercitare la professione vicino alla sede papale di Avignone. Petrarca fu mandato a studiare legge a Montpellier e poi, con il fratello Gherardo, a Bologna. In questi anni per i classici (Cicerone, Virgilio, Livio) e per i padri della Chiesa, soprattutto Nel 1326, alla morte del padre, ad Avignone. Qui, nella chiesa di Santa Chiara, il giorno di Santo del 1327, avvenne, secondo la testimonianza dello stesso poeta, con Laura, destinata a diventare la figura ispiratrice centrale nel Canzoniere. Esaurito il patrimonio paterno, intraprese la carriera ecclesiastica. del la sua scoperta, a Liegi, di due orazioni ciceroniane, la Pro Archia e Ad equites Romanos. Dopo un primo viaggio a Roma, dove lo impressionarono profondamente i vestigi classica, si da Avignone alla vicina ma assai tranquilla Valchiusa, dove si di scrittore, sia in latino De viris illustribus), sia in italiano, lavorando alle rime che dovevano sfociare nel Canzoniere e ai Trionfi. Alternava momenti di ritiro e solitudine dediti allo studio a viaggi e pubblica. Grazie alla procuratagli dalle opere latine (alle quali sempre Petrarca il suo desiderio di gloria, piuttosto che alle liriche in volgare), del 1341 gli fu conferita a Roma, in Campidoglio, la laurea poetica. Nel 1342 raccolse per la prima volta le rime in lingua volgare. Intanto la morte di Laura, nella pestilenza che in quegli anni devastava e la decisione del fratello Gherardo di farsi monaco accentuavano e dissidio tra il desiderio di raccoglimento e riflessione e mondana. Nel 1343 a Verona le lettere di Cicerone ad Attico. Nel 1347 per sostenere la riforma politica di Cola di Rienzo, che intendeva dare a Roma un ruolo propulsivo per unificare in Italia, dove si in amicizia con Boccaccio. ad (oggi Petrarca) la notte tra il 18 e il 19 luglio 1374. EPISTOLE: Petrarca la prima figura nella storia della letteratura italiana il cui itinerario esistenziale e intellettuale possa essere seguito minutamente sulle lettere. Petrarca stesso raccolse per argomento le sue lettere: Rerum familiarum libri (Libri delle cose familiari), Sine nomine (Senza nome), polemiche contro il papato avignonese, Rerum senilium libri (Libri della postume sono le Variae e la singola epistola Posteritati (Alla prezioso sunto autobiografico. petrarchesco consente di seguire il poeta nei suoi molteplici spostamenti, di sondare i suoi affetti, le scelte politiche, le vicende civile e diplomatico, i motivi delle inclinazioni e delle avversioni intellettuali, delle costanti meditazioni morali, la sostanza e il carattere del suo credo umanistico. SECRETUM: Composto in prima stesura tra il 1342 e il 1343, il Secretum, opera in tre libri, uno per ciascuna giornata di fitto dialogo tra (designato come Franciscus) e (Augustinus) in presenza della fu ripreso una decina tardi e completato tra il 1356 e il 1358. La prima giornata di colloquio sviluppa la nozione che e dipendono volere, e che proprio una malattia della a tenere Francesco in peccato e quindi a renderlo infelice. Egli vuole il vero bene, ma non lo persegue con il dovuto fervore. Un esame di coscienza che tocca ciascuno dei sette peccati capitali per poi soffermarsi occupa invece la seconda giornata di dialogo. Ma la terza a portare in superficie le passioni centrali ed esiziali che impediscono a Francesco di condurre con dedizione assoluta la salvifica, costante meditazione sulla vita e sulla morte. Bellissime, seducenti catene, esse sono per Laura e di gloria. Invano di far passare per spirituale e virtuoso il sentimento per una donna Agostino ha buon gioco nel mostrare come Francesco non abbia amato come si conviene. Si giunge male: per la gloria mondana, che, lasciando intravedere una sopravvivenza del nome nel tempo, impedisce la vista della vera Sgombra la mente, messe a nudo le proprie colpevoli debolezze, Francesco non si volge tuttavia alle opere divine con zelo esclusivo come vorrebbe Agostino. Pervenuto alla fine della lunga dichiara di averne tratto beneficio e propone di rinforzare la propria ma la scelta di radicale rinunzia alle del mondo rimane solo un auspicio. OPERE LATINE MINORI: Nel primo periodo a Valchiusa Petrarca intraprese la stesura del poema Africa, a cui molta della sua ambizione di gloria letteraria, sebbene oggi ci appaia un fallimento poetico per la sua magniloquenza retorica. un poema epico in esametri ispirato alla seconda guerra punica, centrato figura di Scipione e celebrativo destino provvidenziale del popolo romano. A questo periodo appartengono anche le prime fatiche del De viris illustribus, galleria di profili biografici di personaggi tratti dalla storia antica, dalla Sacra Scrittura e dalla mitologia classica. Della crisi del che lo a vivere in modo intimo e sofferto il proprio cristianesimo (tanto che si suole parlare di conversione), sono documento esemplare i Salmi penitenziali (1348), modellati sul testo biblico ma percorsi da venature ciceroniane e agostiniane. Agli anni tra il 1343 e il 1354 appartengono: i Rerum memorandarum libri, incompiuta raccolta di aneddoti ed esempi edificanti modellata sulla silloge di Valerio il De vita solitaria, in cui la solitudine proposta come condizione primaria per un perfezionamento intellettualee morale da ottenersi con lo studio delle lettere e la meditazione il De otio religioso, affine per materia al De prospettiva di Boccaccio un ponte tra il Medioevo e il grande rinnovamento del Rinascimento. La sua prosa di straordinaria capace di passare dai toni solenni delle costruzioni ricche di subordinate a grande secchezza narrativa e dialogica, modello insuperato per lunghi secoli. VITA E OPERE: Nacque nel 1313 a Firenze, figlio illegittimo di ser Boccaccino di Chellino, ricco uomo di Certaldo, che giovanissimo alla carriera finanziaria, portandolo con a Napoli (1327), dove si era trasferito in di agente della banca dei Bardi, finanziatrice del re di Napoli Roberto Gli anni di Napoli e i primi scritti Il trasferimento a Napoli un momento decisivo nella formazione di Boccaccio. Mentre si dedicava alla pratica di banca, ebbe di frequentare gli ambienti signorili della e la stessa corte angioina. Al 1334 risale la Caccia di Diana, poemetto di 18 canti in terza rima in cui sono vagheggiate e celebrate le belle donne napoletana. Assai maggiore riversato nella composizione del Filocolo romanzo in prosa che narra ed edificante storia la prima consistente testimonianza di un vitale bisogno espressivo. In esso appare per la prima volta, in veste di ispiratrice e dedicataria, una Fiammetta (Maria figlia illegittima di re Roberto che privilegiato punto di riferimento della sua ideale autobiografia sentimentale. Attorno al 1335, o forse al 1339, Boccaccio al Filostrato, romanzo sentimentale in ottave tradito di Troiolo per Criseida. Del il sofisticato Teseida delle nozze un poema in 12 canti in ottave, che narra una vicenda sullo sfondo delle gesta guerresche di Teseo e delle Amazzoni. Il ritorno a Firenze e le opere della Tra il 1340 e il 1341 Boccaccio a Firenze. Gli anni subito dopo il rimpatrio risultarono fecondi per lo scrittore che si avviava alla piena La Comedia delle ninfe fiorentine formata da testi poetici in un quadro di prosa, narra spirituale di un rozzo pastore, Ameto, da parte di sette ninfe. Un tragitto di avvicinamento e alla si riscontrare anche visione poema allegorico di 50 canti in terzine, architettato su modelli danteschi e intessuto di reminiscenze ovidiane. essenzialmente realistico invece il romanzo Elegia di madonna Fiammetta storia di travagli amorosi raccontata in prima persona dalla protagonista, in cui nella Napoli dei suoi tempi risponde la continua evocazione del mondo esemplare della mitologia classica. Punto della produzione precedente il Decameron il poema in ottave Ninfale fiesolano che, partendo dalla narrazione dei tragici amori del pastore Africo e della ninfa Mensola, giunge a celebrare le leggendarie origini di Fiesole e in esso alterna abilmente il realismo della letteratura popolare e il tono alto della poesia lirica. di peste del 1348 gli era morto intanto il padre, oltre a vari amici e conoscenti. Subito dopo, tra il 1349 e il 1353, scrisse il suo capolavoro, la raccolta di novelle Decameron. Alla fine del decennio gli nacque Violante, illegittima, come gli altri figli, amorevolmente ricordata nelle epistole e XIV. Gli anni e lo videro onerato pubblici e missioni diplomatiche e attivissimo nello studio, nella scrittura e nelle relazioni con amici intellettuali. Di straordinaria importanza nel 1350, e con Petrarca. A questi anni risalgono le opere umanistiche in latino, destinate ad alimentare considerevolmente la sua fama in Europa. Ambizioso repertorio dei miti antichi, rivalutati come veicolo di morali e religiose, la Genealogia degli dei gentili (Genealogia deorum gentilium) culmina difesa della poesia. Repertorio di conoscenze geografiche classiche e medievali il Monti, selve, laghi, fiumi, stagni o paludi e nomi del mare (De montibus...). Un programma moralistico (il tema quello del favorito dalla fortuna ridotto in miserevole stato da superbia e stoltezza) informa Delle sventure degli uomini illustri (De casibus virorum illustrium), compilazione di profili biografici che spazia da Adamo a Giovanni il Buono, re di Francia. Complementare, seppure non del tutto affine, lo scritto Delle donne illustri (De mulieribus claris). Nel 1367 le 16 egloghe del Bucolicum carmen, di ispirazione virgiliana e petrarchesca. Risale forse agli anni la composizione del Corbaccio, libello in prosa volgare ispirato da una forte misoginia. Scosso da una lettera del beato Pietro Petroni che lo ammoniva ad abbandonare la poesia e a meditare invece sulla morte imminente, fu incoraggiato dallo stesso Petrarca a perseverare negli amati studi. A questo periodo (1361) risalgono consolatoria a Pino Rossi e forse la Vita di san Pier Damiani(Vita sanctissimi patris Petri Damiani heremite). Nel 1365 fu inviato in ambasceria presso la corte papale ad Avignone. Boccaccio fu grande ammiratore di Dante (nel 1351 aveva scritto un Trattatello in laude di Dante) e venne invitato dal Comune di Firenze a dare pubblica lettura della Commedia iniziate del 1373, le lezioni (Esposizioni sulla Commedia di Dante) del 1374 quando malato, a Certaldo. Qui si spense il 21 dicembre 1375. DECAMERON: Scritto negli anni immediatamente successivi alla peste del 1348, tra il 1349 e il 1353, il Decameron reca luttuoso. infatti per sottrarsi e al degrado morale della vita fiorentina a essa conseguente, che i 10 giovani protagonisti della storia portante (Pampinea, Filomena, Elissa, Neifile, Emilia, Lauretta, Fiammetta, Panfilo, Filostrato, Dioneo) decidono, nel corso di un incontro casuale nella chiesa di Santa Maria Novella, di rifugiarsi nel contado. Nel salubre regime di vita comunitaria instaurato in villa, trova luogo, accanto a giochi, danze e gradevoli escursioni, anche il racconto di novelle, il cui tema giornalmente imposto, per un totale di dieci giornate (da qui il titolo) dal re o dalla regina di volta in volta eletti dalla brigata. Da questa, che viene chiamata la e giustifica la produzione narrativa, risulta una compagine di 100 novelle, alle quali si aggiungono dieci canzoni a ballo intonate a turno dai giovani in fine di giornata. Amplissimo il catalogo dei materiali cui Boccaccio attinge, spesso modificando liberamente i contenuti del testo di partenza, talvolta dando vita a vere e proprie parodie. Nel Decameron trova artistica celebrazione la classe venuta alla ribalta in Italia tra Duecento e Trecento, una classe che a Boccaccio piacque contemplare nei suoi tentativi di nobilitarsi alla luce degli ideali cortesi. Fulgido modello umano risulta alla fine quel messer Torello da Pavia che, pur se e non appare dotato e modi splendidamente signorili, esibiti nel corso di una gara di cortesie con il Saladino, sultano del Cairo. Una :Osservazione comune a lettori di ogni secolo, che nel Decameron si concretizzi un progetto narrativo ambizione. E certo Boccaccio, nel pensare come quadro grandioso della vita, di tutta la vita, con le sue luci e le sue ombre, nella sua infinita di coinvolgere chi la contempla, occasione continua di meraviglia ed emozione, di riflessione psicologica e giudizio morale, teneva presente il grande modello della Commedia dantesca. Quella di Boccaccio dunque una caratterizzata da un deciso concentrarsi agire nel mondo per il mondo, piuttosto che nella prospettiva Il realismo del Decameron da intendere, tra come predilezione per vicende collocate nel presente, in luoghi individuati con precisione, rappresentazione non esclusivamente a fini comici di personaggi che incarnano i bassi strati sociali. Boccaccio adotta dunque una poetica in cui non hanno luogo erudito e il gusto mitologico, abbandona le sovrastrutture allegoriche, si fa avvocato dei diritti sessuale, propone continuamente del lettore le risorse pragmatiche il valore azione stessi anni intraprese la carriera ecclesiastica e nel 1477 divenne priore della Collegiata di San Paolo. Frattanto a comporre Le stanze per la giostra per la vittoria di Giuliano Medici alla grande giostra cavalleresca tenutasi a Firenze nel 1475, e interrotte probabilmente attorno al 1478, quando Giuliano fu ucciso sotto i suoi occhi, vittima della congiura dei Pazzi. A essa, e alla dura repressione esercitata da Lorenzo per rafforzare il proprio potere, Poliziano una breve opera in latino, Commentario della congiura dei Pazzi (1478), esplicita apologia del potere mediceo. A questo periodo appartiene probabilmente anche la raccolta dei Detti piacevoli. Verso la fine del 1479, forse per contrasti con la moglie di Lorenzo, Clarice Orsini, Poliziano si da Firenze e a Venezia, Padova e Mantova. In quei mesi scrisse e fece rappresentare la Fabula di Orfeo, uno dei primi testi teatrali di argomento classico in volgare. Nel 1480, ritrovato il pieno accordo con i suoi protettori, a Firenze e si completamente agli studi classici, trascurando la produzione poetica in volgare a favore della poesia latina, soprattutto epigrammi ed elegie (celebri quelle In violas, e In Albieram Albitiam, per la morte di una quindicenne), e filologico. Sono testimonianza della sua di questi anni i poemetti in esametri latini inclusi nelle prolusioni accademiche: Manto Rusticus Ambra (1485) e Nutricia (1486), di contenuto teorico e metodologico. La sua ricerca filologica (raccolta nei Miscellanea, 1489) dette frutti di importanza notevoli anche i suoi apporti di Aristotele e i giudizi letterari di cui sono piene le Epistole (1494). Celebri sono rimaste le sue canzoni a ballo in volgare (fra tutte, trovai, fanciulle e Ben venga maggio e il gonfalon selvaggio), che traducono in un linguaggio di grande misura una gioiosa popolaresca. Le per la e la Scritte in ottave e interrotte poco dopo del secondo libro, le Stanze per la giostra furono pubblicate solo nel 1494. Le prime strofe sono dedicate alla glorificazione di Firenze e di Lorenzo (Lauro), nuovo protettore delle arti e della segue la comparsa della figura di Iulo (Giuliano), la cui giovinezza rude e selvatica trascorsa nei piaceri della caccia e nel disprezzo per Ma un giorno, durante una caccia, egli diviene preda di Cupido, e inizia la sua formazione di uomo sensibile ai valori di amore e della gloria. Il secondo libro si apre con la celebrazione di Lorenzo, poeta e a Iulo viene ordinato in sogno di conquistare la donna amata, dimostrando il proprio valore nelle armi. Qui si interrompe il poema, la cui importanza, al di della trama, abbastanza fragile, consiste nella creazione di una dimensione in cui si rapportano in perfetto equilibrio la potenza illuminata dalla cultura e la bellezza che suscita Questo mondo ideale ha come contesto una natura splendente, ancora incontaminata: una rappresentazione tutta terrena, ma non per questo meno affascinante, del mito del paradiso terrestre, in cui umano sentirsi perfettamente appagato. di origine popolare viene nobilitata attraverso una raffinata eleganza di intarsi letterari, derivati sia dalla tradizione della poesia lirica volgare, sia filologica alla produzione classica, trattata e tradotta con grande maestria, mentre la lingua costituita da una preziosa rielaborazione e fusione della tradizione fiorentina degli ultimi due secoli, senza cedimenti alla tentazione di passive imitazioni. Elaborata sullo schema delle sacre rappresentazioni, la Fabula ha come contenuto il mito del poeta e musico Orfeo, che grazie alla sua arte divina riesce a commuovere e vincere la morte, ottenendo dal re degli Inferi Plutone la restituzione della sposa Euridice. Non sapendo resistere desiderio di rivolgere lo sguardo lungo il cammino che li riporta sulla terra, la perde per sempre. Poliziano come pochi altri credette nel valore assoluto della poesia portatrice di valori eterni di bellezza e di ma allo stesso tempo specialmente dopo il 1480, il senso della della vita, del rapido tramonto della giovinezza, la fine inevitabile di un sogno. Dal punto di vista teatrale la Fabula riveste una notevole importanza segna la nascita del dramma pastorale, che un grande sviluppo nel corso del Cinquecento. Il Cinquecento Introduzione: Secolo decisivo per le sorti inizia con la creazione del grande impero asburgico di Carlo V e le inevitabili guerre per la supremazia tra Impero e in tale quadro territorio di conquista e teatro di lotte che culminano con il sacco di Roma (1527). Dal 1530 riconosciuto il predominio di Carlo V che definitivamente sancito con la pace di (1559). Parallelamente si affermano la grande Riforma protestante di Lutero prima, e lo scisma inglese poi: si rompe religiosa La Chiesa cattolica, da parte sua, con il concilio di Trento ridefinisce le sue strutture e precisa i suoi dogmi contro la scissione protestante. Intorno agli anni ritroviamo la sintesi della cultura di Machiavelli e Ariosto. di Guicciardini come il simbolo di una italiana ormai irrimediabilmente in crisi, schiacciata dal potere dei Francesi e degli Spagnoli. Il lavoro filologico e poetico di Bembo (insieme a quello di Castiglione e di tanta altra trattatistica) stabilisce il canone del classicismo italiano (il petrarchismo). Solo marginalmente si diffonde la cultura del manierismo (soprattutto Folengo e Pietro Aretino e, diversamente, Bandello) accanto alla grande esperienza vernacolare del teatro veneto (Ruzante). Dagli anni in poi la letteratura entra in una crisi profonda che anche segno di una decadenza politica: lo stesso classicismo, sempre coincidente con le istanze manieristiche, include un inevitabile conformismo culturale. Figura di sintesi altissima quanto dolorosa Torquato Tasso, la cui Gerusalemme liberata il segno di tragedia, di una decadenza culturale e storica ormai senza via di uscita. Classicismo rinascimentale: Nella letteratura italiana, alla ricerca di un proprio modello linguisticoletterario, a partire dagli anni e del sec. XVI si consolida di classicismo, di raffinatezza e di armonia che non si limiti a proporre i canoni di generica della letteratura classica. Pietro Bembo si pone il problema della lingua letteraria e ne fissa il a lui, inoltre, risale ancora attuale di come testo che impone il proprio valore attraverso i tempi. Baldesar Castiglione invece codifica le norme di comportamento del perfetto uomo di corte. Verso la del secolo il dibattito si irrigidisce in una precettistica severa: le norme classicistiche vanno a coincidere con il nuovo clima della Controriforma. Ludovico Ariosto: Ludovico Ariosto la voce elevata della poesia rinascimentale. furioso propone un visione moderna e insieme ideale della si offre come sintesi di narrativa che, comunque, mantiene in vita quella concretezza comica, se non addirittura ironica, tipica del racconto epico. Ariosto di un Rinascimento allegro e il modello di una letteratura perfetta, che sa equilibrare, quasi senza sforzo, musica, figurativa, nitore e ricchezza poetica. VITA: Ludovico Ariosto nacque a Reggio Emilia nel 1474, figlio di un militare al servizio degli Estensi. A Ferrara studi di giurisprudenza, poco amati, e alla fine dedicarsi esclusivamente alle lettere. nel 1493 fu tra gli organizzatori degli spettacoli teatrali della corte estense, di cui divenne funzionario con incarichi militari e diplomatici. Nel 1502 fu capitano di guarnigione a Canossa e dal 1503 al 1517 segretario del cardinale Ippolito Fu costretto a viaggiare, con pochissimo entusiasmo, tra Ferrara, Bologna, Modena, Mantova, Firenze e soprattutto Roma. A partire dal 1504 (e poi per tutta la vita) aveva cominciato a scrivere furioso e nel aveva rappresentato le due commedie La Cassaria e I Suppositi. Nel 1517 di seguire Ippolito nella sede vescovile di Agria (Ungheria). Assunto alla corte del duca Alfonso, finalmente dedicarsi alla letteratura. Nel 1520 a termine Il Negromante, la sua terza antropomorfica della nuova umanistica. Il giudizio critico: La grandezza di Ariosto furioso sta nella profonda ironia e nel divertito distacco con cui riesce a operare conciliazione delle contraddizioni umane in una superiore e in risolta contemplazione della natura umana. Il poema, amato dai contemporanei, ebbe una grande fortuna critica per la di esprimere lo spirito di Per Benedetto Croce Ariosto seppe armonizzare serenamente i contrasti del mondo. Per Italo Calvino furioso un mirabile gioco combinatorio di percorsi e destini incrociati, simile movimento umana. Prosa rinascimentale: Se per la poesia rinascimentale fu Ariosto la voce alta, per la prosa il culmine venne ragguinto da Machiavelli e Guicciardini. Machiavelli espone nel Principe la teoria dello Stato moderno e delinea il profilo e Guicciardini, politico sul campo in anni cruciali per la storia italiana, ne diviene lucido e scettico storiografo. Se la storiografia umanistica aveva cercato del passato una nuova per il presente, quella del primo Cinquecento muta prospettiva: gli storici maturano una concezione drammatica e dinamica della storia. Machiavelli: Acuto testimone della storia del suo tempo e uno dei maggiori prosatori italiani, il teorico di una politica rigorosamente razionale, come unica risposta possibile degli uomini. La vita e le opere : Nato a Firenze nel 1469, ebbe una formazione umanistica quando la di Lorenzo Medici era della potenza e del prestigio culturale. Dopo il rogo di Savonarola (1498), Machiavelli politica al servizio della Repubblica fiorentina come segretario dei Dieci di Balia, organo di governo della Svolse diversi incarichi diplomatici, dei quali precisi resoconti: nel 1500 fu inviato presso Caterina Sforza, contessa di nel 1501 fu in tra il 1502 e il 1503 si volte presso Cesare Borgia, divenuto signore delle Marche e della Romagna (incontri dai quali trasse materiale per Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vittellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini (1503). Nel 1503 fu mandato a Roma per seguire il conclave e nel 1504 si di nuovo in Francia presso Luigi XII. Intanto era cresciuto il suo peso politico: scrisse Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati (1503) e ottenne di preparare la milizia della Repubblica. Anche in quegli anni Machiavelli diplomatica: nel 1506 fu al seguito delle campagne militari di papa Giulio II e nel a una missione presso Massimiliano, al ritorno dalla quale il Rapporto di cose della Magna (1508), rielaborato poi nel Ritratto delle cose della Magna (1512). Nel 1510 fece un terzo viaggio in Francia e ne trasse il Ritratto di cose di Francia (1510), penetrante indagine sulle caratteristiche politiche di quello Stato. Nel 1512 si ruppe tra Francia e a Firenze la Repubblica, alleata dei francesi, dovette capitolare ai Medici, che assunsero di nuovo il governo della appoggiati dalla Spagna. Machiavelli fu allontanato da tutti gli incarichi e condannato al confino per un sospettato poi di aver preso parte a una congiura antimedicea (1513), fu incarcerato, torturato e condannato a un nuovo confino. Amnistiato dopo del papa Medici Leone X, si nel podere vicino a San Casciano, in Val di Pesa. In questo isolamento, di cui parla nella celebre lettera del 1513 allo storiografo e uomo politico F. Vettori, scrisse i suoi capolavori, in primo luogo il trattato Il Principe poi riflessione dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio i dialoghi De re militari della guerra, 1521), e infine la Vita di Castruccio Castracani (1520). Scrisse anche opere di genere letterario: il Decennale primo e il Decennale secondo e 1516) in terzine dantesche, che cantano le vicende drammatiche il Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua a favore del il poemetto satirico (1518), su temi la favola Belfagor arcidiavolo, o il demonio che prese moglie (circa e soprattutto la commedia La mandragola (1518), la cui rappresentazione in occasione di una festa medicea una parziale attenuazione dei signori nei confronti dello scrittore, che ricevette nuovi incarichi. Nel 1525 a Firenze la commedia Clizia, storia grottesca di un amore senile, e concluse le Istorie fiorentine, pubblicate nello stesso anno. Poco dopo ottenne la revoca dai pubblici uffici. La nuova guerra della Lega formata da papato, Francia e Firenze contro di Carlo V lo vide coinvolto in diplomatiche e ma la Lega fu travolta (1527, sacco di Roma), i Medici cacciati e a Firenze fu restaurata la repubblica guidata da esponenti savonaroliani, ai quali Machiavelli era sgradito e sospetto. nel giugno 1527. Nel clima della Controriforma le opere di Machiavelli furono giudicate scandalose, prive di valori morali. Nel 1559 tutte le sue opere vennero inserite dei libri proibiti. Scritta tra il luglio e il dicembre del 1513, famosa e innovativa di Machiavelli un breve (per sua definizione) di 26 capitoli, in cui egli compendia la riflessione politica e filosofica acquisita in quindici anni passati al servizio dello Stato. Nella prima parte Machiavelli sviluppa dei vari tipi di principato (ereditari, nuovi, misti) e del modo in cui vengono acquistati. Lo scrittore presenta anche alcune figure di fondatori di Stati, come Ciro, Teseo e Romolo e di riformatori come Girolamo Savonarola, nei confronti del quale esprime il giudizio lapidario di concentrata (cap. VII) sulle azioni del duca Valentino, Cesare Borgia, indicato come migliore di prudente e di politico capace di coniugare un progetto di vasto respiro (la formazione di un solido Stato centrale) con la scelta oculata degli strumenti adatti per indebolire gli avversari, utilizzare gli amici potenti senza divenirne ostaggio, sfruttare le situazioni favorevoli, acquisire la stima e la del popolo e della piccola Machiavelli sottolinea anche per il principe di avere un esercito proprio invece che dipendere da uno mercenario. Nella seconda parte ribalta il concetto tradizionale di teoria politica, tradizionalmente orientata a proporre modelli ideali di organizzazione statale e di comportamento dei governanti. Per Machiavelli il fulcro politica costituito dalla ricerca di che utile per dello Stato (che coincide con del principe e dei sudditi) e il terreno della politica la effettuale della e non immaginazione di Ne deriva un radicale capovolgimento del rapporto tra politica e il giudizio sugli atti del principe non dipende dalla loro corrispondenza ad astratte norme, ma dalla loro a produrre la sicurezza dello Stato. Celebre poi la concezione della fortuna sviluppata da Machiavelli: essa la sintesi instabile delle diverse e imprevedibili forze che agiscono nella con questa mobilissima antagonista deve misurarsi la del principe, che prevalere solo se sa prevederne gli sviluppi, contrastarne le bizzarrie, infine dominarla con non sconsiderata. Machiavelli conclude il suo scritto con un caldo appello a un esponente della dinastia medicea raccolga di tutti gli italiani a combattere e vincere il delle potenze straniere. Il Principe pone le basi della nuova concezione della politica proprio individua in essa in cui si realizzare la la di affrontare gli eventi razionalmente, avendo come fine il raggiungimento di un modo di convivenza tra gli uomini in cui individuale si realizzi e si riconosca collettivo. I e la Al vero centro del proprio pensiero, la formazione e la conservazione dello Stato, Machiavelli dedica, oltre alle pagine del Principe, lo sforzo di riflessione dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Machiavelli ricava conferme alla del consenso dei cittadini, alla ricerca di interessi tra le classi sociali, alla funzione non solo militare ma anche politica di un esercito composto di cittadini, come del resto della religione come strumento di Tasso e il periodo controriformistico: Il consolidamento delle monarchie assolute e il dominio della Spagna sono gli elementi di un periodo di grave crisi Ancora determinante lo sconvolgimento prodotto dalla Riforma protestante, entrata solo limitatamente in Italia, ma che si diffuse rapidamente nel Nord Europa. La Chiesa convocando il concilio di Trento con di una rigida definizione dei dogmi. Il forte controllo della Chiesa non si soltanto direttamente (per esempio, con dei libri proibiti , pubblicato nel 1559) ma anche indirettamente, attraverso il lavoro di elaborazione della cultura cattolica. Interprete di questa drammatica crisi e delle contraddizioni fu Torquato Tasso. Torquato Tasso: Torquato Tasso una delle figure alte della letteratura italiana e la massima espressione della cultura Grande poeta e scrittore, fece propria del Rinascimento coniugandola con le istanze e le contraddizioni della Controriforma e diede vita a capace di esprimersi con una moderna. Tasso nacque a Sorrento in una famiglia della piccola la madre, Porzia Rossi, era il padre, Bernardo, di origine bergamasca, elegante letterato petrarchista, si era stabilito nel Regno di Napoli al servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino, che a Roma dove si fece raggiungere dal giovane Torquato, che una vita di peregrinazioni tra Bergamo, Urbino, Venezia, Padova e altre Intanto aveva cominciato a scrivere versi: nel 1559 pose mano a un primo abbozzo di poema epico dal titolo Libro primo del poco dopo il Rinaldo (1562). Lavorava contemporaneamente a riflessione sulla poesia, i Discorsi poetica, pubblicati di dopo (1587). Nel 1565, a Ferrara, al servizio del cardinale Luigi fu il periodo migliore della vita di Tasso, al centro di significativi apprezzamenti da parte della corte, in particolare dalle sorelle del duca, Lucrezia ed Eleonora. Questo periodo fu coronato dalla stesura e dalla messa in scena della favola pastorale Aminta (1573), rappresentata con vivo successo del Belvedere. Nel corso dei due anni successivi il poeta si a fondo nella prima stesura del poema sulla crociata, la Gerusalemme liberata, che fu presentata al duca Alfonso e a sua sorella Lucrezia suscitando il loro grande entusiasmo. Come riconoscimento della sua arte, nel 1576 venne nominato storiografo di corte. Lo sforzo creativo e le tensioni della vita cortigiana minarono il suo fragile equilibrio psichico, che si sempre vittima di improbabili congiure. Per verificare la propria correttezza teologica volle sottoporsi al vaglio del assolto, non volentieri la sentenza, in quanto si sentiva incerto nei confronti della fede cattolica. Sempre sospettoso, un atteggiamento delirante che con a un servo (1577), per cui venne messo sotto custodia nel convento di San Francesco. Tasso da Ferrara e a girovagare per giungendo fino a Sorrento, dalla sorella che non lo vedeva da anni. Si per qualche tempo a Urbino, ospite di Francesco Maria della Rovere e poi a Torino. Durante queste peregrinazioni a stendere i Dialoghi, su cui a lavorare fino ai suoi ultimi giorni. Tornato improvvisamente a Ferrara (1579) nel giorno delle nozze tra Alfonso II e Margherita Gonzaga, a dare in escandescenze e a inveire contro il arrestato, fu rinchiuso di dove fu sottoposto per quattordici mesi a un regime di dura segregazione e per altri cinque anni a un trattamento blando. Durante la sua reclusione la prima edizione integrale della Gerusalemme liberata (1581), che ottenne un immenso successo. Il poeta con ansia e interesse le vicende del suo lavoro e scrisse della Gerusalemme liberata (1585) in difesa delle scelte compiute. Dopo molte insistenze e intercessioni nel 1586 venne rilasciato e affidato al duca di Mantova, Vincenzo Gonzaga. Tasso si presto dalla lombarda e riprese a girovagare senza una meta apparente: fu a Bergamo, ove la cupa tragedia Re Torrismondo (1587), a Roma, a Napoli, dove fu ospite del monastero degli Olivetani, per i quali scrisse il poemetto Il monte Oliveto a Roma, dove risiedette presso Scipione Gonzaga, per il quale scrisse la Genealogia di Casa Gonzaga (1591). a Mantova, dove la Prima parte delle Rime (1591), una raccolta di liriche in cui con intensa petrarchesca (i temi della bellezza, della natura, della lontananza e della morte). Di nuovo a Roma si alla revisione completa (con una sottolineatura moralistica e spesso convenzionale) del poema cavalleresco, ripubblicato con il titolo Gerusalemme conquistata (1593). Scrisse poemetti di contenuto religioso (Le lagrime di Maria Le lagrime di che assieme alla Seconda parte delle Rime (1593), e si alla stesura del poema Le sette giornate del mondo creato, lasciato incompiuto. un di grazie di papa Clemente che gli una pensione e gli promise solenne come poeta della Per prepararsi a questo evento Tasso si con rinnovato entusiasmo ai Discorsi del poema eroico, stampati nel 1594. nella primavera del 1595, egli si spense a Roma. AMINTA: Questo dramma pastorale in cinque atti la prima opera in cui Tasso rivela la propria grandezza poetica. Si incentra del pastore Aminta per la ninfa Silvia, ritrosa e scontrosa, che solo alla fine, mossa dalla si decide a riconoscere il proprio sentimento e ad accettare quello del pastore. Il contenuto piuttosto esile e si fonda su colpi di scena, come di un satiro ai danni di Silvia, liberata da Aminta, e su equivoci, come quello relativo alla notizia della morte apparente prima della ninfa, poi del pastore, che ha tentato il suicidio salvandosi momento. La conclusione felice il coronamento di tante prove e la vittoria che conta non la trama, ma compiuta dal essa vista come la realizzazione del desiderio naturale in contrapposizione a un mondo in cui domina la mancanza di sentimenti autentici. Il mondo una specie di paradiso terrestre non toccato dal peccato tanto meno dalla consapevolezza di la dimensione in cui umano raggiunge la perfezione seguendo il proprio istinto naturale. La finzione pastorale permette al poeta di esprimere liberamente il proprio sogno di vita e di avvertirne la distanza incolmabile dalla in cui vive. GERUSALEMME LIBERATA: Frutto di un lungo lavoro e di vere e proprie angosce, il poema (in 20 libri in ottave) muove dalla sostanziale accettazione dei precetti indicati nella Poetica di Aristotele per la poesia epica. Partendo dal principio delle educative della poesia, Tasso si propone di narrare una vicenda che esalti il si fondi sulla storia (quella della prima crociata e della liberazione del Santo Sepolcro) e presenti elementi atti a stupire il lettore e a renderlo disponibile ad accogliere la scelto aiuta a dividere nettamente la scena in due campi contrapposti, uno seguace del Bene, espressione del Male, a caratterizzare gli eroi, a riproporre la classica delle vicende epiche, della nemica. Il racconto si apre con divino per invitare Goffredo a riportare tra le schiere cristiane e a condurle sotto le mura di Gerusalemme per dar finale alla In questo quadro entrano in gioco diversi elementi che rendono fluida e poeticamente efficace la narrazione: in primo luogo il paesaggio, composto di tinte sfumate, di notturni carichi di fascino, di aspetti al tempo stesso accoglienti e minacciosi, capaci di rappresentare lo stato profondo dei poi la magia, suddivisa nettamente in positiva e negativa riguardo ai fini, ma rivolta a svelare la dimensione inconscia umano, dove risiedono le paure, i sogni, i desideri erotici degli infine che unisce in vari modi i destini di donne pagane e di cavalieri cristiani. per Tasso si congiunge per lo a immagini di ma nelle pagine che descrivono il giardino di Armida rivive, con una nota di erotismo maturo, il sogno della perfezione evocato REVISIONI ED EDIZONI: Tasso probabilmente a scrivere di 15 anni con il titolo di Gierusalemme tra il 1559 ed il 1560 durante il soggiorno a Venezia, ma si a 116 ottave, ben meno dei venti canti della Gerusalemme liberata, composta in seguito. La Gerusalemme liberata vera e propria, completata nel 1575, fu pubblicata a Venezia senza del poeta del 1580 da Celio Malespini con il titolo di Goffredo, presso Cavalcalupo. presentava molti errori e soltanto quattordici canti. successivo fu pubblicata integralmente da Angelo Ingegneri prima a Parma e poi a Casalmaggiore Pochi mesi dopo, il 24 giugno 1581, usciva a Ferrara la prima edizione autorizzata dal Tasso, per i tipi di Baldini e a cura di Febo In seguito ad altre edizioni e alla liberazione dalla prigionia di il poeta rimise mano e la riscrisse espungendo gran parte delle scene amorose, accentuando il tono religioso e epico della trama, eliminando alcuni episodi e cambiando infine anche il titolo in Gerusalemme conquistata, opera che, data la notevole revisione, viene generalmente considerata separatamente. La prima edizione illustrata della Gerusalemme Liberata fu stampata a Genova nel 1590. Il volume comprende venti incisioni con scene del poema, in parte di Agostino Carracci e in parte di Giacomo Franco, tratte da disegni di Bernardo Castello. Agostino Carracci incise, sempre su disegno del Castello, anche il frontespizio del libro, dove compare un ritratto del Tasso. Il Seicento Introduzione: Iniziato nel segno dei fermenti delle guerre di religione, che culmineranno nella guerra dei il Seicento un secolo di grandi rinnovamenti politici. In tutta Europa, tranne che in Italia e in Germania, si afferma lo Stato moderno, sia nella versione

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Letteratura Italiana - Sintesi

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Le origini e il duecento

Introduzione: Le origini della lingua e della letteratura italiana hanno le loro radici nel complesso

tessuto della letteratura romanza, nella quale già a partire dal IX sec. avviene il passaggio dal

latino alle formazioni linguistico-culturali dei volgari (le singole lingue nazionali). La letteratura

franco-provenzale, assai fiorente nei secc. XII e XIII, è un modello per i letterati italiani: anche la

prima scuola poetica italiana (la "scuola siciliana") trova nel modello cortese e trobadorico il

riferimento principale. La lezione della scuola siciliana passa in Toscana attraverso l'opera di

Guittone, per poi essere superata dalla novità di fine secolo, il dolce stilnovo. Intanto, specie a

Nord, è largamente diffusa una letteratura didattica (Bonvesin de la Riva) e giullaresca, mentre

ancora in Toscana si diffonde l'esempio della poesia comico-realista (Cecco Angiolieri). La prosa

senza dubbio fatica a liberarsi dal peso del latino e non esprime ancora grandi lavori: le opere

di Brunetto Latini o Bono Giamboni, i volgarizzamenti o la brillantezza del Novellino sono solo i

precursori della grande produzione del Trecento. La letteratura italiana nasce in ritardo rispetto

ad altre letterature europee, per la forza di conservazione del latino come lingua dotta. Le

sue origini risentono inoltre dell'influenza delle letterature francesi e della vitalità linguistica

della società comunale.

La nascita del volgare: Il latino volgare, cioè nella forma non colta, evolvette gradualmente dando

origine alle forme neolatine, fra le quali l'italiano. I primi documenti in volgare italiano sono:

l'Indovinello veronese, il più antico, datato fra i secc. VIII e IX, rinvenuto nel 1924 in un

codice della biblioteca capitolare di Verona; i Placiti campani (di Capua, Sessa Aurunca e

Teano), datati 960-963 e costituiti da testimonianze rese davanti a un giudice e inserite nel

verbale notarile scritto in latino; l'Iscrizione di San Clemente (XI sec.) e il Ritmo di

Travale(testimonianza resa in un processo del 1158). I primi documenti letterari del nostro

volgare sono il Ritmo laurenziano, un testo giullaresco databile fra il 1151 e il 1157, e, verso la

fine del sec. XII, il Ritmo cassinese e il Ritmo di Sant'Alessio. Il più bello di tutti sarà il Cantico

di Frate Sole, o Cantico delle creature, composto da san Francesco d'Assisi probabilmente

intorno al 1225.

L’influenza franco-provenzale: Nei secoli XI e XII la Francia era il centro della civiltà

europea: francesi sono i più antichi documenti letterari in una lingua romanza (come

la Sequenza di Santa Eulalia, della fine del sec. IX; la Vita di Sant'Alessio, della prima metà del

sec. XI). La letteratura italiana delle origini risentì molto dell'influenza francese, che si

esprimeva nei suoi due ambiti linguistici, d'oïl e d'oc. A Nord, la letteratura di lingua d'öil era

essenzialmente epica (le cosiddette "canzoni di gesta"), come la Chanson de

Roland (databile a prima del 1100); da questa, intorno a metà XII sec., sarebbero nati

il "romanzo cortese", di cui fu maestro indiscusso Chrétien de Troyes (circa 1130-

1185), i lais, piccoli racconti in versi di un episodio amoroso, e il celebre romanzo Tristano e

Isotta, nelle due redazioni dell'anglo-normanno Thomas e del normanno Béroul. A Sud, cioè in

Provenza, si sviluppò invece la letteratura d'oc, che diede l'avvio a un'ampia produzione

di poesia d'amore dei trovatori. Il massimo splendore fu raggiunto fra il 1140 e il 1150, con

i poeti Arnaut Daniel, Jaufré Rudel, Bernart de Ventadorn, che furono un riferimento

essenziale per la scuola lirica siciliana. Verso la fine del sec. XII si affermarono anche

i fabliaux, brevi racconti in versi crudamente realistici e satirici, e la poesia allegorica, che

trovò la massima espressione nel Roman de la Rose (Romanzo della rosa), scritto per la prima

parte da Guillaume de Lorris (tra il 1225 e il 1240) e concluso in seguito (circa 1280) da Jean de

Meung. Fra i vari trovatori italiani che scrissero in provenzale è Sordello da Goito (m. 1269),

famoso per il Compianto in morte di Ser Blacatz (1236).

La scuola siciliana:La scuola poetica siciliana, sorta attorno al 1230 negli ambienti che

gravitavano attorno all'imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia, produsse la prima