'We need to talk about Cosby', un docufilm mette in scena luci e ombre della vita di Cosby - la Repubblica

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'We need to talk about Cosby', un docufilm mette in scena luci e ombre della vita di Cosby

'We need to talk about Cosby', un docufilm mette in scena luci e ombre della vita di Cosby

Presentato al Sundance Film Festival il docufilm su Bill Cosby, da superstar del telefilm 'Robinson' alla fama palnetaria fino alla caduta con le accuse si stupro. Il regista W. Kamau Bell, un comico afroamericano molto stimato, prova a rimettere insieme i pezzi di uno degli artisti neri più importanti per la comunità

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NEW YORK – “Oh, cavolo”. Alla domanda “Chi è Bill Cosby oggi?” gli ospiti del documentario in quattro parti di W. Kamau Bell, We need to talk about Cosby, presentato al Sundance Film Festival, provano a dare qualche abbozzo di risposta: “Il vincitore di otto Grammy Awards”, “qualcuno in cui credere e di cui fidarsi”, “un esempio della complessità umana”, “uno stupratore che una volta aveva un programma televisivo”. O, più prosaicamente, “fuck…”.

Il regista W. Kamau Bell
Il regista W. Kamau Bell 

La mecca del cinema indipendente, online per il secondo anno a causa del picco dei contagi spinti dalla variante Omicron, ha già tentato di sostituirsi ai tribunali; tre anni fa l’abominevole doc su Michael Jackson, Leaving Neverland, era riuscito al massimo a infastidire un pugno di fan, radunatisi di fronte all’Egyptian Theatre di Park City con cartelli con scritto 'innocente'. Questa nuova tornata di anteprime miscela, invece, diari sull’aborto, crisi dell’ecosistema, genocidio dei nativi e un inedito sguardo alla vita di Sinéad O’Connor in Nothing compares, diretto da Kathryn Ferguson.

Per Bill Cosby, l’aria che tira risponde al richiamo di un’altra aspirazione: mettere a confronto “persone curiose e intelligenti, capaci di parlare del Tabù Cosby mantenendo una visiona aperta”, mette le mani avanti il regista. “Sono stato anch’io uno stand-up comedian di colore. Con la sitcom I Robinson, andata in onda dall’84 al ’92, Bill Cosby ha rappresentato il 'Papà d’America', per me e milioni di black. E lo è ancora” dice candidamente Bell, presentatore e produttore esecutivo della docuserie CNN United Shades of America e regista di Chris Rock’s bring the pain, il quinto episodio della serie Cultureshock. L’ex attore, autore e produttore, cresciuto a Philadelphia tra baseball, classi di clown e un plotone dei marines, ora ha 84 anni e, nell’incalzare del movimento #MeToo, è stato accusato da oltre 60 donne di averle drogate e stuprate, pagando poi il loro silenzio. Con un climax da sermone, We need to talk about Cosby, in onda su Showtime a fine gennaio, prova la via della presa di coscienza: Cosby è uno stupratore seriale ma anche “una star black dal talento astronomico, al servizio di cinquant’anni di storia dello show business americano”. Impossibile da cancellare.

Il regista W. Kamau Bell
Il regista W. Kamau Bell 

Non a caso, il doc recupera parecchio materiale d’archivio che oggigiorno farebbe a cazzotti con i nuovi, tradizionalissimi 'valori di famiglia': Bell ci mostra Cosby in azione nei primi cabaret e dentro quadri in bianco e nero di alcune sitcom, mentre scherza su come drogare le donne usando qualche goccia di Spanish Fly, un afrodisiaco da lasciar depositare in segreto in un drink. Ne avevano parlato pure i Beastie Boys nel testo della canzone Brass Monkey. Battute lontane anni luce dal mitico Cosby Show, celebrazione dell’amore familiare nero, esteso ad un pubblico il più ampio possibile, o dalle caricature ‘celentanesche’ di Fat Albert and the Cosby Kids, la serie animata anni Settanta tratta dai ricordi di Cosby e della sua banda d’infanzia.

Fino alla carriera cinematografica: Uptown saturday Nnght (1974) di Sidney Poitier, la commedia basata sulla play di Neil Simon, California Suite (1978), al fianco di Richard Pryor e Jane Fonda, il programma formativo per bambini The electric company (figlio del Sesame workshop) con Rita Moreno e Morgan Freeman, dal 1971 al 1973.

La scarcerazione di Bill Cosby, condannato per violenza sessuale aggravata quattro anni fa, e liberato nel 2021 dalla Corte Suprema della Pennsylvania per 'vizi procedurali', è un argomento delle interviste di Bell alle donne che ricordano pasticche, droghe, corpi immobilizzati e taxi che aprono loro la portiera, come fossero immondizia da far sparire, in fretta, dalla Sunset Strip. “Il documentario dedicato a Bill Cosby è una riflessione sul magnetismo delle celebrità che va, via via, confondendosi con la realtà e i fatti di cronaca.

Pensate a R. Kelly (il cantante r&b riconosciuto colpevole di crimini sessuali, ndr) e a come abbia sempre venduto un’immagine di sé vieta ai minori… Con Cosby è diverso: lui ci è sembrato un papà buono e un marito modello per anni, in tv. Questa è una delle lezioni del film: nessuno è ciò che sembra. Ed è più difficile per noi neri diventare un esempio, oltre i pregiudizi e i confini, perché non abbiamo così tante figure potenti nei media in grado di rappresentarci”. Nonostante ore di footage, a cui si alternano le toccanti testimonianze delle vittime, “sembra che non siamo arrivati ancora alla radice della conversazione”, dice Bell in una voce fuori campo. “Cosa facciamo con tutte le informazioni che avevamo di Bill Cosby e con tutto ciò che sappiamo di lui ora? Anche se la domanda mi spaventa, mi sento come se dovessi aprire questa discussione. Perché? Perché sono figlio di Bill Cosby”. Pausa. “Noi, cresciuti con la famiglia Robinson, siamo tutti figli di Bill Cosby”.