Nursery Cryme, la storia del primo capolavoro dei Genesis
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Nursery Cryme, la storia del primo capolavoro dei Genesis

Nursery Cryme, la mitica copertina

Sembra incredibile come una delle formazioni più leggendarie del rock sia nata da un annuncio sul giornale. Eppure, i Genesis, quelli di Nursery Cryme, nascono proprio grazie al Melody Maker.

Siamo infatti nell’agosto del 1970 e i Genesis hanno appena registrato Trespass, il primo disco in cui si hanno le avvisaglie del sound che farà la loro fortuna. Trespass uscirà a ottobre, ma nel frattempo la situazione è caotica; Anthony Phillips, il chitarrista e apprezzato compositore, ha appena abbandonato la band. Si è sempre parlato di una sua particolare fobia per palchi ed esibizioni dal vivo, ma le versioni sono diverse.

Per alcuni l’allontanamento di Phillips è dovuto a dissapori e contrasti con Peter Gabriel; è pur vero, però, che il chitarrista porterà avanti una proficua carriera solista, ma sempre rimanendo lontano dai palchi. Il complesso decide contestualmente di dare il benservito anche a John Mayhew, fino ad allora batterista. John farà perdere le sue tracce in giro per il mondo; solo trent’anni dopo i compagni di band riescono a rintracciarlo e a pagargli le royalties di Trespass.

A quel punto Gabriel e soci pubblicano il famoso annuncio su Melody Maker.
Il primo a entrare nella band è Phil Collins. Il suo stile si addice al suono dei Genesis e Phil è anche un buon cantante, ma non solo; nella band l’atmosfera è spesso tesa e Collins, col suo carattere gioviale, è l’ingrediente ideale per quella ricetta ancora instabile. Con Collins si presenta al provino anche Ronnie Caryl, chitarrista nei Flaming Youth. Il musicista suonerà coi Genesis in qualche occasione, ma senza riuscire a inserirsi.

Passa ancora qualche tempo e – sempre grazie al fatidico annuncio – arriva Steve Hackett. Finalmente la formazione più gloriosa dei Genesis è schierata al suo meglio.

Subito inizia un’incessante attività live; Peter Gabriel è sempre più padrone del palco e in una delle sue acrobazie si frattura una caviglia. Superato l’incidente, la band si raduna ai Trident Studios di Londra ad agosto 1971. Esattamente un anno dopo i cambi di formazione, la line-up è pronta a registrare assieme il primo album. Il titolo scelto, Nursery Cryme, è uno dei giochi di parole che tanto ama Peter Gabriel.

Le nursery rhymes sono infatti delle filastrocche per bambini; cryme riprende la seconda parola, ibridandola con crime, allusione al tema nero di alcune canzoni. Il riferimento è soprattutto al brano di apertura The Musical Box, surreale storia di un bimbo decapitato con grazia da una coetanea mentre i due giocano a croquet.

Anche la copertina di Nursery Cryme – ormai divenuta iconica – riprende la vicenda di The Musical Box. Come per le seguenti cover, venne realizzata da Paul Whitehead, un affermato artista. Il dipinto, che avrebbe segnato gli incubi di una generazione, ritrae una ragazzina bionda che gioca a croquet. Il campo è a strisce gialle e verdi, la particolarità è nel fatto che anziché la pallina, la bambina si accinga a colpire la testa di un ragazzino.

Il testo di The Musical Box, ouverture dell’album, non è da meno.
La suite di oltre dieci minuti porta la firma ed è incisa dalla nuova formazione, eppure si tratta di una composizione quasi interamente di Anthony Phillips. Il prototipo del pezzo si intitolava F Sharp: nel suo album Archive Collection Volume One se ne ascolta una sorta di prototipo. La storia narrata da Peter Gabriel alimenta quella poetica dei contrasti embrionale in Trespass; al mondo infantile delle filastrocche si contrappongono le storie gotiche, i romanzi di Wilkie Collins, il sesso in età puberale, i fantasmi, la morte.

La ragazzina inventata da Gabriel si chiama Cynthia Jane De Blaise- William, la sua vittima Henry Hamilton-Smythe. Il bambino torna dall’aldilà per dare corpo alle proprie pulsioni. Musicalmente la suite è una giostra di atmosfere ed emozioni; dall’intro classicheggiante e bucolica, fino a diventare una vera e propria cavalcata epica.

Phil Collins fa subito vedere di cosa sia capace, alle pelli e ai cori, ma è soprattutto Steve Hackett a mettersi in mostra. La sua sapiente chitarra passa dai ricami folkeggianti della prima parte al suono duro, quasi metal, della seconda.
Una suite che mescola tutti gli elementi migliori del prog, con l’inconfondibile marchio dell’interpretazione di Peter Gabriel. Un capolavoro, in una parola.

For Absent Friends stempera subito I toni; una brevissima ballata, quasi beatlesiana, gradevole all’ascolto ma dall’importanza soprattutto filologica. Il pezzo infatti è il primo cantato da Phil Collins e il primo composto da Steve Hackett. Ma anche la dimostrazione del perché i Genesis fossero amati parimenti dai puristi del prog e dal grande pubblico.

La prima facciata si chiude con un altro pezzo leggendario: The Return of the Giant Hogweed. Siamo ancora di fronte a una lunga cavalcata di puro progressive. L’apertura ha fatto storia per il vigoroso tapping di Hackett; una delle prime occasioni in cui questa tecnica – divenuta in seguito cliché dei chitarristi metal – viene utilizzata. Gabriel offre una prestazione graffiante, mentre Collins e Rutherford danno vita a una sezione ritmica davvero granitica.

Il grande protagonista di The Return of the Giant Hogweed è però Tony Banks. Tra stranianti parti di pianoforte e break di organo, il tastierista si prende le luci del palcoscenico. Il testo è un vero gioiello che omaggia tanto la narrativa fantastica quanto il cinema di genere. The Giant Hogweed del titolo, altro non è che la Panacea Di Mantegazza, una specie botanica che può raggiungere dimensioni incredibili. Nel testo, Gabriel immagina che la pianta, immune agli erbicidi, diventi un vero e proprio mostro che arriva a minacciare l’umanità. Hogweed Heracleum Mantegazzianum, la nomenclatura latina della pianta, viene citata nel finale.

La seconda facciata di Nursery Cryme si apre con Seven Stones.
Il brano, melodico e complesso, ricorda molto da vicino i contemporanei King Crimson. Peter Gabriel dà fondo a tutta l’estensione vocale, fino al falsetto; la parte centrale, sostenuta dai sintetizzatori di Banks, è epica e molto crimsoniana. Il crescendo coi cori è da brivido, anche se il tono si mantiene comunque placido e melodico. Un brano che non è entrato forse nel novero dei classici ma merita ampiamente di essere riscoperto; non fosse altro che per la splendida parte finale, con un malinconico e splendido assolo di mellotron.

Harold the Barrel è la storia surreale e complessa di un noto ristoratore di Bognor, condensata in appena tre minuti. Il brano è quasi una mini-opera, con tante voci e protagonisti. Ci sono gli inviati Tv, l’uomo della strada e il politicante di turno; fino alla madre del protagonista che rimprovera il figlio per il suo abbigliamento, mentre questi tenta il suicidio; un’invettiva contro il culto delle apparenze, i mass media e la politica.

Harlequin è una bella ballata, dolce e semi-acustica. La sua funzione, pur essendo un pezzo godibile, pare essere quella di abbassare un po’ il ritmo prima del gran finale.
E l’epica chiusura arriva puntualmente con The Fountain of Salmacis, nuovo episodio di puro prog di quasi otto minuti. Anche qui i Genesis confermano la fascinazione verso tematiche classiche e colte. Peter Gabriel narra infatti in chiave rock la vicenda ovidiana di Ermafrodito e Salmace.

La storia è quella commovente dell’amore tra Ermafrodito – simbolo di androginia – e Salmace, una ninfa. Musicalmente il pezzo offre il consueto menu di cambi di ritmo e atmosfere. Il mellotron di Banks la fa da padrone nel dettare suggestioni epiche, ma memorabile è l’assolo di Steve Hackett. Notevole anche il lavoro della sezione ritmica, a tratti quasi funky, e la solita prestazione istrionica di Gabriel.
Una chiusura coi fiocchi per quello che viene considerato – giustamente – il primo capolavoro dei Genesis.

Nursery Cryme, tuttavia, ottiene scarso successo in patria, nonostante l’endorsement di Keith Emerson. Solo i successi degli album seguenti faranno sì che l’album arrivi in Top 40, anni dopo. Diverso il discorso per il resto dell’Europa, dove Nursery Cryme vende benissimo. In Belgio e Francia, in particolare, dove Nursery Cryme va addirittura in testa alle classifiche; ma anche in Italia, dove arriva in Top 10, confermando il grande amore del nostro paese per le trame prog di Peter Gabriel e soci.

— Onda Musicale

Tags: Genesis, Phil Collins, Tony Banks, Steve Hackett, King Crimson
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