Francesco Totti: «Non ho accettato il distacco dal calcio. Spalletti? Fu unico. Con Ilary devo trovare un nuovo equilibrio»- Corriere.it

Francesco Totti: �Non ho accettato il distacco dal calcio. Spalletti? Fu unico. Con Ilary devo trovare un nuovo equilibrio�

di Walter Veltroni

Parola di Francesco Totti: �I gregari sono pi� importanti dei numeri dieci. Mi manca mio padre, mi basterebbe vederlo anche solo 10 secondi al giorno. Un rimorso? Lo sputo a Poulsen�

Francesco Totti: «Non ho accettato il distacco dal calcio. Spalletti? Fu unico. Con Ilary devo trovare un nuovo equilibrio»

F rancesco Totti, tu sei stato un leggendario numero dieci. Ti dispiace sia un genere in via d’estinzione?
�Sono spariti perch� ora � un altro calcio. � un’altra visione, un altro modo di giocare. Ora prevale il fisico sulla tecnica. Nel tempo in cui giocavo io c’erano sempre, in ogni squadra in Italia o all’estero, uno o due giocatori di altissimo livello. C’erano uno o due numeri dieci potenziali. Insieme facevano il numero venti. Saremo stati fortunati, ma il calcio era pi� bello�.

Tutto � cambiato con Sacchi?
�Vedi, il dieci era un giocatore diverso dagli altri dieci. Era uno che doveva correre meno ma sfruttare ogni occasione di talento: un assist, un tiro al volo, un dribbling difficile. Doveva essere lucido, sempre fresco. Per questo il dieci tornava di meno. Sacchi port� tutti a rientrare in difesa. E questo fece sparire lo spazio tecnico per il dieci considerato come il fulcro della squadra, l’elemento di sorpresa. Il calcio si � fatto pi� organizzato, ma meno sorprendente�.

A te chiedevano di tornare?
�No. L’unico era Zeman, che faceva un gioco alla Sacchi. Con il suo 4-3-3 era previsto che io tornassi. Per fortuna su quella fascia c’erano Candela e Di Francesco che correvano anche per me�.

Quanto contano i �gregari� dei numeri dieci?
�Per me sono pi� importanti i gregari dei numeri dieci. Nei novanta minuti sono loro decisivi. Senza gli uni non ci sarebbero gli altri. Pensa a Platini senza Bonini, a Rivera senza Lodetti. Gregario � una bellissima parola, non solo nel ciclismo o nel calcio. Tutti siamo gregari di qualcosa o di qualcuno, nella vita�.

Oggi vedi un numero dieci nel calcio mondiale?
�No, non esiste pi�. Si � estinto, quel ruolo. E infatti non trovo una squadra che mi entusiasmi. Ma ti ricordi il Real Madrid, il Barcellona, il Liverpool, l’Inter del triplete...�.

Quali sono le doti che deve avere?
�Tecnica, ovviamente. Ma soprattutto la velocit� di testa. Se tu capisci le cose prima degli altri, se vedi i movimenti dei compagni di squadra, se tocchi la palla una volta meno del necessario, tu hai gi� fatto il tuo, da numero dieci. Direi che questa � la caratteristica: vedere prima e fare prima. Io ero fortunato perch� avevo Perrotta, Delvecchio, Di Francesco che sapevano e capivano come giocavo io e, a loro volta, sapevano dove avrei messo la palla. Lo sapevano prima, anche loro. Se uno ha talento, cio� anticipa il normale, tutta la squadra gira pi� veloce�.

Chi era il pi� forte che hai incontrato?
�Per me, sentimentalmente, era Giannini. Mi piaceva perch� era il capitano della Roma, era il mio idolo, giocava davanti alla difesa e sapeva guidare tutta la squadra. Volevo diventare come lui, da bambino. Tra quelli con cui ho giocato direi Zidane. Era completo, aveva tutto. Tutti forti, ma ognuno diverso. Prendi me e Del Piero. Uguali e opposti. Lui pi� veloce nel dribbling, calciava a giro. Io mettevo le palle di prima, senza pensarci, d’istinto. Ognuno aveva la sua dote che lo ha reso, anche nella memoria dei tifosi, unico. Unico perch� irripetibile�.

Sono spariti i liberi e i numeri dieci, c’� meno pensiero nel football?
�Erano i numeri e i ruoli pi� belli. Chiss�, forse anche io avrei dovuto fare come Di Bartolomei o come Beckenbauer. Avrei potuto rinunciare a fare gol e mettermi dietro a impostare il gioco. Ma mi piaceva troppo segnare. E Spalletti, nell’ultima fase, mi ha consentito di spostarmi pi� avanti per farlo e raggiungere il mio record. Alla mia et� — premesso che se fosse per me giocherei ancora — o vai pi� indietro, in campo, o pi� avanti�.

Con quali allenatori ti sei trovato meglio?
�Per primo Mazzone, che ricordo con grande affetto. Poi Zeman e il primo Spalletti. Lo devo dire. � la verit�.

Spalletti. Ha dimostrato, di nuovo, di essere un grande allenatore. Vuoi dire qualcosa che chiuda la polemica tra voi?
�Se lo incontrassi lo saluterei con affetto, mi farebbe piacere. Credo che tra noi ci sia un profondo legame. Anche perch� quello che abbiamo passato insieme, quando arriv� da Udine, � per me, nella mia vita, qualcosa di irripetibile. Sia in campo che nel quotidiano. Io uscivo una o due volte a settimana con lui a cena. Luciano era una persona piacevole, divertente, sincera. Nella fase finale il nostro rapporto � stato condizionato dall’esterno, specie dai dirigenti o consulenti della societ�, e non ci siamo pi� capiti. Anche io ho fatto degli errori, ci mancherebbe. Credo che tutti e due, se tornassimo indietro, non entreremmo pi� in conflitto�.

Come vedi la Nazionale?
�Conoscendo lui, che � uno degli allenatori pi� bravi, se non il pi� bravo in Italia, sapevo che avrebbe impresso una svolta. La squadra sa come stare in campo, si vede che giocano pi� liberi, che si divertono. I risultati verranno, � comunque una fase difficile per il calcio italiano. Spero solo che riusciremo a qualificarci per Europei e Mondiali. Otto anni senza partecipare ai campionati del mondo sono stati duri, per chi ama il calcio�.

I dieci e i nove e mezzo di cui parla Platini. Tu?
�Io ero un falso nove. No, in verit� ero un misto. Non ho mai fatto la prima punta. L’intuizione di Spalletti � stata quella di inventare, con il mio ruolo, una figura di calciatore moderno. Un numero nove che diventava la fonte del gioco dalla trequarti in avanti. Avevo doti fisiche, andavo incontro alla palla e aprivo per Mancini, Perrotta, Taddei. Oppure, davanti alla porta, riuscivo a tirare e segnare. Ero imprevedibile. Per le mie caratteristiche tecniche, ma anche per il ruolo che Luciano si invent�. Forse sono stato un prototipo di numero dieci moderno�.

Quanto � pesata la morte di tuo padre? Ora sono tre anni.
�Tanto, era il mio punto di riferimento, era il fulcro della mia vita. Mi mancano il suo sorriso, lo sguardo, la sicurezza che era capace di darmi. Anche oggi, se lo vedessi solo dieci secondi al giorno, mi basterebbe per stare meglio. Pure se non ci dicevamo una parola, ci capivamo. Lui parlava poco. Io peggio di lui. Ma quei silenzi erano pieni. Lui veniva la mattina a Trigoria, portava cornetti, pizza per tutti. Magari non ci incontravamo, ma sapere che c’era mi dava serenit�.

Del calcio cosa ti manca?
�Tutto. Il ritiro, lo spogliatoio, la maglietta, la sala massaggi. Cavolate? No, erano la mia vita. Mi manca il bar e il caff� con i compagni di squadra, il viaggio in pullman da Trigoria allo stadio. Mi manca la routine che ha fatto la mia vita per decenni. Quando � finita le giornate si sono svuotate. Dopo mi sono sentito solo. Ma ci sta. Finiva una cosa che mi piaceva, che era la mia vita. Io per� non pensavo che mi facesse cos� male smettere quella vita programmata, quella passione che nella mia mente avrei potuto continuare a vivere. Non ho accettato il distacco dal calcio�.

E il modo in cui la Roma ti ha trattato?
�Io ho passato trent’anni nella Roma. Ho portato rispetto a tutti, rinunciato ad altri ingaggi senza farlo pesare. Ho detto no al Real e altri perch� volevo quella maglia, solo quella maglia giallorossa che � stampata dentro di me. Il modo in cui � finita la mia storia con la Roma, s�, mi � dispiaciuto. La verit� � che quando nel calcio non servi pi� non c’� pi� rispetto. Se Maldini, Del Piero, Baggio, io siamo fuori dal calcio significher� qualcosa, no?�

Mourinho ha detto che ti avrebbe voluto nella Roma. Ti piacerebbe?
�Certo che, con un ruolo definito, mi piacerebbe, per le ragioni che ho detto prima. E mi piacerebbe con Mourinho, � il numero uno, lo stimo molto. Mi dispiace non essere stato allenato da lui, nella mia carriera. Ma non voglio tornarci su. Non voglio chiedere. Alla Roma sanno che se hanno bisogno di me, per cose serie, mi fa piacere dare una mano. Altrimenti, amici come prima�.

Il distacco da Ilary. Eravate una coppia molto bella.
�Noi due abbiamo passato venti anni insieme, con tanti momenti molto belli. Ora vorrei solo che trovassimo un equilibrio tra noi capace di proteggere i ragazzi che sono la pi� grande ragione, per ambedue, di amore. So che non � facile, ma quello che c’� stato tra noi, per tanti anni, � stato importante. Se troviamo questo equilibrio noi due, i ragazzi staranno bene e si sentiranno protetti�.

La scelta di Mancini? E quella di ragazzi di venticinque anni che vanno a giocare nei Paesi arabi?
�Ha sbagliato tempi e modi. � una sua decisione e va rispettata. Poi vai a capire le dinamiche interne tra lui e la Federazione. La differenza tra i nostri venti anni e questi sta tutta nei soldi. Ma in fondo se tu non sei tifoso della squadra di cui indossi la maglietta cosa ti dovrebbe impedire di accettare la migliore offerta? � un calcio senza sentimenti, con giocatori sempre con la valigia in mano. � tutto freddo, portano le cuffiette invece di parlarsi, nello spogliatoio. Noi quando arrivavamo al derby da quindici giorni prima pensavamo a quello che dovevamo fare: le magliette da mostrare se vincevi, il modo pi� elegante per incassare una sconfitta... E lo stesso facevano i laziali. Per me e per Nesta, che eravamo amici, era un’occasione per gli stessi sfott� che circolavano in citt�. Questo clima ti creava un’adrenalina dentro... Quando scendevi in campo, avevi voglia di spaccare il mondo. Ora cosa vuoi che gliene freghi del derby...�.

Cosa � stata per te la maglietta giallorossa?
�Tutto. Passione, amore, paura, divertimento, emozione. Era il mio sogno da bambino. La mia vita � stata fortunata. Devo solo onorarla e ringraziarla. Ci ho messo del mio. Ma non sempre basta�.

Se tu incontrassi te stesso bambino, c’� un errore che gli diresti di non fare?
�No, gli errori servono. Ti fanno crescere, ti aiutano a non farli pi�. Io mi rimprovero lo sputo a Poulsen che, nonostante le immagini televisive, per me non � successo. Non posso immaginare di avere sputato a una persona, � la cosa pi� assurda e pi� lontana dal mio modo di intendere il calcio e la vita�.

Lippi quanto � stato importante per te?
�Quando arrivava Lippi stavi sull’attenti. Con lui ho avuto un rapporto speciale. Lui mi ha portato per mano ai Mondiali. Quando venne in clinica, dopo l’incidente che poteva compromettere la mia partecipazione, io non ci credevo, mi prese un colpo. E poi mi ha seguito, veniva a Trigoria, telefonava. � lui che mi ha dato la forza e la possibilit� di vivere uno dei due giorni pi� importanti della mia vita da calciatore: il Mondiale del 2006�.

L’altro credo di saperlo...
�Lo scudetto del 2001. Eravamo una squadra fantastica e la citt� impazz�. Dei giorni indimenticabili�.

Cosa pensi dello scandalo delle scommesse?
�Non voglio dare giudizi moralistici. Ma ci sono regole, come quella di non giocare sulle partite di calcio, e quelle vanno sempre rispettate. Aggiungo che i ragazzi pi� giovani vanno tutelati e bisogna stargli vicino perch� non si rovinino�.

Esiste la depressione nel calcio. Tu stesso hai mai rischiato?
�Come la riconosci? Io non credo che abbia mai fatto parte di me. Pu� darsi che l’abbia avuta, ma non l’ho individuata. So di miei colleghi che l’hanno vissuta. Ma credo ci sia ovunque, in questo tempo�.

� ormai tutto in prescrizione. Ti ricordi una gigantesca litigata nello spogliatoio?
�Una volta un litigio tra Panucci e Spalletti. Due tipi che prendono fuoco facilmente. Cominciano a discutere nel campo, poi appena finita la partita tutti a correre per evitare che si menino. Si sono affrontati nello spogliatoio e per separarli si � messo in mezzo Bruno Conti, che � piccolo piccolo. A Bruno, nel trambusto, � andata di traverso una crostatina che stava mangiando. Manca poco muore�.

Cosa speri per il tuo futuro?
�Il mio sogno � di realizzare un altro sogno. Prima ne avevo uno, e sono riuscito a trasformarlo in realt�. Vorrei averne un altro, lo sto cercando. Ora vorrei solo vivere la vita con pi� serenit� e tranquillit�, dopo tutti i problemi che ci sono stati�.

2 novembre 2023 (modifica il 2 novembre 2023 | 07:13)