Chi era davvero il grande mago Merlino?  | National Geographic

Chi era davvero il grande mago Merlino? 

Gli scrittori medievali hanno trasformato le storie narrate su un anonimo bardo nelle leggende di un potente mago che portò Re Artù sul trono di Camelot.

DI MARINA MONTESANO

pubblicato 06-10-2023

Chi era davvero il grande mago Merlino? 

MERLINO PRESENTA ARTÙ

Per aver usato la sua magia per aiutare il lussurioso re Uther a sedurre la moglie di un nobile, Merlino chiede in cambio al monarca di consegnargli, alla nascita, il loro figlio Artù. In questo dipinto ad olio di Emil Johann Lauffer, Merlino, in sella a un cavallo, solleva in braccio il piccolo.

FOTOGRAFIA DI FINE ART/ALBUM

Vecchi saggi, dai poteri magici e talvolta con lunghe barbe bianche, rappresentano l’archetipo del mago. Questi personaggi mistici possiedono poteri speciali, che possono essere usati a scopi benefici o malefici. La letteratura ne è piena: Prospero, il personaggio principale de La tempesta di Shakespeare, è il Duca di Milano che ottiene i poteri magici quando viene esiliato su un’isola. Il protagonista del romanzo Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum, pubblicato nel 1900 (e su cui venne fatto un film nel 1939), regna come misterioso sovrano della Città di Smeraldo. Gandalf il Grigio, con la sua caratteristica pipa, è un potente e benevolo consigliere nella trilogia di J.R.R. Tolkien Il Signore degli Anelli degli anni ’50. E, naturalmente, c’è il buon Albus Silente, preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts nella serie di libri Harry Potter, che utilizza i suoi poteri per il bene supremo.

Ma c’è un mago, il grande mago Merlino, che li ha ispirati tutti. Dalla sua prima apparizione nella letteratura medievale, si è evoluto nell’arco dei secoli trasformandosi da anonimo bardo del Galles in uno stregone “mutaforma”. È al centro della leggenda di Re Artù come uno dei suoi personaggi più affascinanti.

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MERLINO STREGATO A SUA VOLTA

Il mago cade vittima della stregoneria della Dama del Lago che, secondo Thomas Malory, consegnò la spada Excalibur ad Artù.

FOTOGRAFIA DI MARY EVANS/AGE FOTOSTOCK

Origini oscure

Il primissimo Merlino non era un mago. Fonti risalenti al Medioevo parlano di un bardo o un poeta gallese del VI secolo, Myrddin Wyllt, che visse alla corte di Gwenddoleu, re dei territori di lingua gallese della Scozia meridionale e dell’Inghilterra settentrionale. Come si narra, Gwenddoleu venne ucciso nel 573 nella battaglia di Arfderydd, e il massacro tolse il senno a Myrddin. Quest’ultimo fuggì nelle foreste della Scozia, dove visse per i successivi cinquanta anni come un selvaggio eremita, esprimendosi con versi criptici e acquisendo il dono della profezia.

Nella tradizione celtica, i bardi e i poeti sono collegati alla preveggenza. Myrddin Wyllt appare come un profeta nel poema del X secolo Armes Prydein (La profezia della Bretagna), che predice il modo in cui un’alleanza tra i Celti e i Vichinghi dell’Irlanda del Nord avrebbe cacciato gli Anglosassoni dalla Bretagna.

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CUSTODI DELLA TRADIZIONE

Il bardo del VI secolo di nome Myrddin Wyllt, al servizio di un capotribù gallese, potrebbe aver originariamente ispirato il personaggio di Merlino.

FOTOGRAFIA DI LEONARD DE SELVA/BRIDGEMAN/ACI

Mago emergente

Merlino assunse le sembianze a noi più familiari nei testi del XII secolo dell’autore gallese Goffredo di Monmouth. Rivisitando sapientemente la tradizione gallese, questi fece di Merlino la figura centrale dei suoi tre libri: Le profezie di Merlino, il poema Vita di Merlino, e il più famoso di tutti, Historia Regum Britanniae (Storia dei re di Britannia). In Vita di Merlino il protagonista somiglia al Myrddin Wyllt della tradizione gallese, ma nelle Profezie (che sono incluse nel libro VII della Storia di Goffredo) appare il “nuovo” Merlino. La versione rivista è quella di un potente stregone che fa sì che Re Artù salga al trono di Inghilterra. Per creare questo personaggio, Goffredo si ispirò a La storia dei Britanni, attribuita al monaco gallese del IX secolo Nennio.

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VECCHIO MONDO

Le isole Britanniche sono così rappresentate in un atlante del mondo risalente al 1565, creato dal cartografo portoghese Diego Homem.

FOTOGRAFIA DI BRIDGEMAN/ACI

Il libro di Nennio narra la storia del malefico Re Vortigern, usurpatore del trono, che permise ai Sassoni di insediarsi sull’isola di Bretagna. Vortigern voleva erigere un castello, ma ogni volta che ci provava, le fondamenta scomparivano. I suoi stregoni gli dissero che il solo modo per riuscirci era quello di trovare un fanciullo senza padre, sacrificarlo e bagnare le fondamenta nel suo sangue. Così fu catturato un ragazzo, Ambrosio (Merlino), figlio di una suora che affermava di essere vergine. Il giovane fronteggiò i maghi, affermando che due vermi giganteschi, uno rosso e l’altro bianco, vivevano sotto alle malferme fondamenta del castello, e lottavano senza tregua. Secondo Ambrosio, il loro conflitto era foriero del conflitto tra i Britanni e i Sassoni.

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IL PRIMO PLANTAGENETO

Grazie al matrimonio con Eleonora d’Aquitania avvenuto nel 1152, Enrico II d’Inghilterra creò un regno su ambo le sponde della Manica.

FOTOGRAFIA DI UIG/ALBUM

NASCITA DI UNA STIRPE

La creazione della leggenda arturiana nel corso del XII secolo ha origine in un progetto politico. In quel periodo, i re della dinastia Plantageneta, che regnavano in Inghilterra ma avevano radici in Bretagna, Normandia e Angiò, stavano costruendo un vasto regno che comprendeva gran parte della Francia e dell’Inghilterra. La dinastia anglo-francese aveva bisogno di trovare un punto di riferimento, sia dal lato degli insulari Celti che dei Normanni, che potesse nobilitare e intrecciare le stirpi su ambo le sponde della Manica. Questo modello fu individuato negli antichi re Celtici convertiti al Cristianesimo. Si diceva che il loro ritorno fosse atteso dai Britanni. Fu addirittura creato un centro sacro per Re Artù presso l’Abbazia di Glastonbury nel Somerset. Il sito fu identificato con la leggendaria isola di Avalon.

Figlio di un demone

Goffredo fuse il personaggio di Merlino, sul quale poco era stato scritto sino a quel momento, con il giovane Ambrosio della storia di Nennio, arricchendo la narrazione con nuovi dettagli. La madre di Merlino rimase una suora, ma il figlio fu concepito con un “incubo” (nel mito un demone maschile che tormentava le donne, talvolta per avere con loro rapporti sessuali). Le popolazioni medievali credevano che i demoni fossero più intelligenti degli umani e potessero predire il corso degli eventi. Nell’opera di Goffredo, Merlino eredita queste qualità, che utilizza a fini di bene. Goffredo di Monmouth combinò le caratteristiche di veggenza della mitologia pagana con una promozione dei valori cristiani, creando una miscela unica di elementi storici e leggendari.

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DUE DRAGHI

In questa illustrazione Vortigern osserva la lotta dei draghi nascosti, e rivelati da Merlino, i cui movimenti causano il crollo della sua torre.

FOTOGRAFIA DI BRIDGEMAN/ACI

Un’altra differenza è che Goffredo cambia i due vermi che combattono in due draghi, uno rosso e l’altro bianco. Merlino spiega che il drago rosso rappresenta i Britanni mentre quello bianco rappresenta i Sassoni, che avranno la vittoria finale. In questa profezia, egli predice essenzialmente l’inizio del racconto arturiano. Ma non si ferma qui. Merlino fa complessivamente un centinaio di profezie, includendo il dominio di Re Artù e il corso del futuro imprevedibile dell’Inghilterra.

Il “nuovo” Merlino di Goffredo fu un grande successo, tanto che un autore anglo-normanno, Wace, che si spostava tra le due rive della Manica, tradusse la Storia nel suo vernacolo. Il risultato fu il Roman de Brut, un poema di quasi 15.000 versi in lingua franco-normanna completato intorno al 1155. Esso contiene la prima apparizione letteraria della Tavola Rotonda, che molti ritengono facesse parte di una tradizione orale già molto tempo prima. Il Roman de Brut non è semplicemente una traduzione; Wace cambiò il materiale a suo piacimento. Ad esempio, rimosse le profezie di Merlino. La sua giustificazione per questo fu che molti passaggi erano incomprensibili, ma è possibile che abbia voluto evitare la loro natura politica.

Nascita di una leggenda

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CONCEPIMENTO MAGICO

In un tempo non precisato tra la fine del XII secolo o i primi del XIII, il francese Robert de Boron scrisse la storia di Merlino in versi ma la maggior parte di quest’opera andò perduta. Dopo lo studio delle successive versioni sopravvissute, la storia di Merlino fu ricomposta. Forze demoniache cospiravano per fare di Merlino il loro rappresentante sulla Terra. In quest’opera su pergamena del XV secolo, un incubo tormenta la madre di Merlino, ma costei sventa i piani delle forze del male facendo battezzare il neonato. Il rito cristiano protegge Merlino dalle forze maligne, ma egli conserva la sua origine soprannaturale, inclusa la capacità di parlare ancora in fasce, il dono della profezia ed il potere di mutare forma.

FOTOGRAFIA DI BIBLIOTHÈQUE NATIONALE

Merlino alla corte di Re Artù

Un nuovo sviluppo narrativo nella storia di Merlino appare nel XII o XIII secolo grazie allo scrittore Robert de Boron. Ispirandosi a Wace, egli compose il suo Merlino in versi, ma ad oggi sono sopravvissuti soltanto dei frammenti di quell’opera. Il testo fu successivamente rinarrato in prosa intorno al 1210, forse da Boron stesso, e grazie a questo i contenuti del poema sono stati conservati.

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LA STORIA DI UNA VITA

In una miniatura del XIII secolo, Merlino racconta le sue vicende al sacerdote Blaise (a sinistra), suo insegnante nonché confessore di sua madre.

FOTOGRAFIA DI BRIDGEMAN/ACI

L’opera di Boron si apre con un ecclesiastico, Blaise, deciso a scrivere la storia di Merlino, che spiega che sta traducendo una storia latina dettata da Merlino stesso. Dopo questa introduzione, la scena cambia e il lettore apprende che, alla nascita di Merlino, un consiglio di demoni sta cospirando per rendere il nascituro una specie di anti-Cristo, il loro rappresentante sulla Terra. I loro piani falliscono perché il bambino viene battezzato dalla madre e diviene cristiano, anche se figlio di un incubo. Merlino è un personaggio positivo, nonostante la sua nascita demoniaca e alcuni aspetti che lo legano alla magia pre-cristiana, come la capacità di mutare forma (cambia la sua forma fisica a piacimento).

Vortigern ricompare poi nel testo di de Boron e la sua morte è predetta da Merlino. Il mago si unisce al nuovo re Pendragon e a suo fratello Uther nella guerra contro gli invasori Sassoni. Merlino erige Stonehenge in onore dei caduti e crea la Tavola Rotonda. È sempre Merlino a far sì che Uther e Ygerne, moglie del duca di Cornovaglia, si incontrino. Il risultato della loro unione è la nascita di Artù, di cui Merlino diverrà mentore. La storia termina con Artù che ottiene in premio la corona britannica estraendo una spada da una roccia.

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Una miniatura del XIII secolo mostra Merlino a Stonehenge. Si credeva che costui avesse portato le pietre dall’Irlanda.

FOTOGRAFIA DI GRANGER/AURIMAGES

Merlino ha continuato ad evolversi, dalla sua rappresentazione nell’opera di de Boron, che gettò le vere basi per il resto delle opere che furono scritte su Re Artù e Camelot. Nel XV secolo, “Le Morte d’Arthur” (Morte di Artù) di Sir Thomas Malory, scritta in inglese intorno al 1470, rinarra la leggenda arturiana in ordine cronologico, iniziando dalla nascita di Artù. Ritratto come il mentore di quest’ultimo, per il quale è determinante in ogni aspetto della vita, il Merlino di Malory è il culmine di tutte le altre versioni del potente stregone.

La metamorfosi di Merlino

La magia di Merlino ha continuato a ispirare differenti ritratti di questo personaggio, attraverso molti generi diversi, fin nell’era moderna: Mark Twain rappresentò Merlino come un imbroglione nel suo romanzo, “Un americano alla corte di Re Artù” (1889); mentre il poeta e regista francese Jean Cocteau trasformò Merlino in un vecchio crudele e manipolatore in “I cavalieri della Tavola Rotonda” (1937).

Una delle opere più memorabili apparve nel 1960: il musical di Broadway Camelot, basato sulla serie di romanzi dello scrittore britannico T. H. White, “Re in eterno” (1958), in cui Merlino è un insegnante, goffo ma saggio, che incoraggia il giovane Artù a pensare con la propria testa.

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LA SPADA DEL RE

In un’illustrazione del 1921 Artù, accompagnato da Merlino, riceve una nuova spada dopo che Excalibur si rompe in combattimento.

FOTOGRAFIA DI BRIDGEMAN/ACI

UNA LAMA BENEDETTA PER IL RE D’INGHILTERRA

Estratta da una roccia o donata dalla Dama del Lago, la spada magica di Re Artù è uno degli elementi più iconici della leggenda arturiana. Meglio conosciuta con il nome di Excalibur, la spada ha vari nomi e origini, a seconda della fonte letteraria. Comparve per la prima volta come Caliburn intorno al 1136 nella Storia dei re di Britannia di Goffredo di Monmouth, dove Artù trafigge 470 nemici con la sua lama. Il Merlino di Robert de Boron del XII o XIII secolo è il primo ad utilizzare la “spada nella roccia” per stabilire il ruolo del giovane Artù come quello di re nominato da Dio. In Le Morte d’Arthur di Sir Thomas Malory del XV secolo, la Dama del Lago presenta Excalibur ad Artù. Dopo la battaglia finale Artù, ferito a morte, chiede ai suoi cavalieri di restituire Excalibur al lago, da cui il braccio di una donna uscirà per prenderla, scomparendo poi sott’acqua con la spada.

Molti film si sono basati sulla leggenda arturiana, incluso il grandioso Excalibur (1981) di John Boorman, che mostra il lezioso Merlino di Nicol Williamson. C’è poi la satira inglese Monty Python e il Sacro Graal (1975), in cui Merlino non appare per niente (oppure è lui lo stregone piromane Tim l’Incantatore?).

A partire dal 2008, Merlino è comparso su BBC One come avventura fantasy drammatica. Riconoscendo che la leggenda di Re Artù era stata riproposta fino alla nausea, questo popolare show presenta Merlino come un ragazzo che diviene adulto, ancora privo di pratica ma adorabile mentre apprende l’arte della stregoneria. Elementi familiari sono fra gli altri Excalibur, Ginevra e Lancillotto, ma bisogna ammettere che siamo molto lontani dalla leggenda arturiana originale.

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MONUMENTO AI CADUTI

Il Merlino di Robert de Boron attribuisce allo stregone la costruzione dell’imponente cerchio di pietre di Stonehenge che avrebbe avuto lo scopo di onorare i guerrieri caduti.

FOTOGRAFIA DI MAURIZIO RELLINI/FOTOTECA 9X12

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.