Johann Sebastian Bach: il padre di tutte le armonie - Accademia Bizantina

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Johann Sebastian Bach: il padre di tutte le armonie

Johann Sebastian Bach: il padre di tutte le armonie

Se Johann Sebastian Bach aveva un destino, era scritto su un pentagramma: ultimo di sette figli – sette, come le note – e discendente da una stirpe di musicisti lunga 150 anni, quando il piccolo Johann nasce a Eisenach, in Germania, nel 1685, è letteralmente circondato da esperti di musica e melomani. Il padre Johann Ambrosius Bach è un musicista civico, i fratelli, gli zii e gli amici sono esecutori provetti: il bambino cresce a “pane e note”, apprendendo naturalmente la musicalità e le prime lezioni di violino e clavicembalo, materie in cui diventerà un Maestro assoluto.

A 10 anni, la morte di entrambi i genitori accelera i tratti fondamentali della sua personalità: ferma, responsabile, concreta. Accolto in casa di un fratello maggiore, inizia a costruire pian piano quella che diventerà una smisurata cultura musicale, leggendo e provando le tantissime partiture che la dimora offre. Consentite e non: dicono che approfittasse della notte per trafugare gli spartiti “proibiti” – quelli che il fratello riteneva troppo complessi per lui – e studiarli in autonomia.

Applicazione e metodo lo aiutano a proseguire gli studi musicali nonostante le ristrettezze economiche: a 15 anni, mentre è al ginnasio, riesce ad entrare nel coro dei ragazzi poveri della Michaeliskirche di Lüneburg, dove esplora le musiche del XVI e XVII secolo. Terminati gli studi, non potendo permettersi l’università, inaugura la carriera di musicista, prima come violinista alla corte di Sassonia-Weimar, poi, nel 1703, come organista nella chiesa di Arnstadt. Ha 18 anni.

Il suo approccio metodico e riflessivo non soffoca mai la passione ardente per la musica, vissuta in modo totalizzante e senza compromessi. Una volta, disgustato, chiama “Zippel Fagottist” (“fagottista da strapazzo”) uno degli strumentisti della chiesa, arrivando alle mani. Sono invece i piedi a muoversi quando percorre quasi 400 km per assistere ad un concerto di Dietrich Buxethude, il più famoso organista dell’epoca. Al rientro al lavoro, dopo un permesso di quattro settimane diventate quattro mesi (e una ramanzina), è un musico diverso: “Dopo questo viaggio eseguiva stupefacenti variazioni sui corali e vi mescolava armonie estranee a tal punto da confondere i fedeli”, notano i superiori. Più diventa famoso, più è indifferente al pubblico.

Saranno due matrimoni e 20 figli a mantenerlo rigoroso, misurato, metodico, ordinario nel suo stile di vita da bravo capofamiglia, così da fargli sovvertire anche le regole dell’immaginario legato all’artista creativo: all’accoppiata “genio e sregolatezza”, Bach preferisce il “genio e regola”, accettando incarichi talvolta poco stimolanti o adatti al suo genio pur di garantire entrate costanti alla famiglia e garantirsi una vita consacrata alla musica. 

Ma il rigore è soprattutto la cifra stilistica della sua musica, caratterizzata dallo studio minuzioso di ogni dettaglio a livello armonico, tecnico, ritmico ed espressivo. La sua scrittura è estremamente dettagliata e ricca di fioriture ma allo stesso tempo chiara e pulita. Le sue composizioni sono belle e coinvolgenti come opere d’arte accessibili a tutti, e allo stesso tempo intellettualmente colte e profonde come lavori filosofici.

La ricerca musicale procede di pari passo con quella di ingaggi che lo soddisfino. Dal 1707 al 1717, assunto come maestro di concerto alla corte ducale di Guglielmo Ernesto di Sassonia-Weimar, approfondisce lo stile italiano di Corelli, Albinoni e Vivaldi ed è assorbito dalle fughe; dal 1717 al 1722, quando è maestro di cappella alla corte del principe Leopold a Köthen, compone i 6 Concerti brandeburghesi, numerose sonate per strumenti e assoli e le suites, oltre a scrivere il primo libro del monumentale “Il clavicembalo ben temperato”. 

Né gli incarichi né la fama lo rendono meno impetuoso. Quando presenta le dimissioni al Duca di Sassonia-Weimar, nel 1717, i toni si fanno talmente accesi che finisce in prigione per quattro settimane. Cosa fa Bach? Sfrutta il tempo in cella per scrivere preludi per organo! E quando, nello stesso anno, viene sfidato a una battaglia all’organo con Louis Marchand, star dell’organo francese, la sua strategia è semplice: annichilire l’avversario. Quando arriva il suo turno di suonare, Bach riproduce a memoria il tema che l’avversario ha eseguito poco prima, incluse le variazioni, e ci aggiunge altre dodici variazioni più difficili e brillanti. Game-set-match: Marchand può solo ripartire per la Francia la mattina dopo, senza nient’altro da aggiungere.

Nel 1723, il principe Leopold sposa una donna che non ama la musica e che minaccia di limitare la sua creatività. Bach non è disposto a tollerarlo, dunque prepara nuovamente le valigie e accetta il posto di Kantor alla Thomasschule di Lipsia. Il nuovo posto è modesto e monotono, non degno della sua ambizione o della sua fama: come un semplice impiegato, deve produrre nuovi pezzi ogni settimana e insegnare latino ai ragazzi della scuola di San Tommaso. Sottostimato dal rettore e dalle autorità locali, vive 25 anni di scontri, appagato solo dalla famiglia e dalla musica.  

Tuttavia, il periodo di Lipsia è fecondo: tutto dedicato alla musica sacra, vede la nascita di quasi 300 pezzi religiosi, tra cui capolavori assoluti come le Messe e oratori di straordinaria bellezza come il Magnificat per il Natale, l’Oratorio di Pasqua e la Passione secondo Matteo per il Venerdì santo. Opere influenzate dai suoi studi in teologia e da un’intensa religiosità.

Considerato il più virtuoso tra i virtuosi dell’organo, nel 1747 riceve un invito da parte del re Federico II di Prussia, di uno dei suoi fan più sfegatati. Accolto alla corte di Potsdam, lo sfidano a inventare sul momento una fuga e Bach fa sfoggio del proprio genio, improvvisando per ore all’organo e al cembalo. Tornato a casa, rielabora le improvvisazioni e le dona al sovrano col nome di “Offerta musicale”.

Improvvisamente, i problemi alla vista di cui ha sofferto per tutta la vita peggiorano. Impossibilitato a lavorare, decide di farsi operare agli occhi. Ma finisce tra le mani di un ciarlatano e la situazione precipita: reso cieco e debilitato da forti medicinali, mentre detta L’Arte della fuga al genero Altnikol, Bach è vittima di un’infezione post-operatoria che lo porta alla morte.

Il 28 luglio 1750, il mondo perde uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, ideatore della sintesi della tradizione musicale tedesca dal Rinascimento al Barocco e precursore, in qualche misura, di tutte le future evoluzioni della musica. Un autentico eletto che seppe cogliere e utilizzare ogni risorsa del linguaggio musicale disponibile nell’epoca in cui visse, creando un modo di fare musica totalmente nuovo e ricco, di smisurata comunicativa ed emozione.

Un Maestro chiamato “il più grande” dai più grandi: dai compositori come Mozart, Beethoven, Schumann e Rossini ai guitar hero del passato fino ai mostri sacri della musica rock, progressive, psichedelica, jazz e pop come Simon & Garfunkel, i Doors, i Beatles, i Beach Boys, i Procol Harum, gli ELP, Mike Oldfield, Keith Jarrett, Charlie Parker

Discendente di una lunga genealogia di musicisti, antenato di generazioni di virtuosi, ispiratore di artisti nei secoli a venire, Johann Sebastian Bach è stato il padre di tutte le armonie.

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