GARRISON, William Lloyd in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

GARRISON, William Lloyd

Enciclopedia Italiana (1932)

GARRISON, William Lloyd

Howard R. Marraro

Antischiavista americano, nato a Newburyport, Massachusetts, il 10 dicembre 1805, morto a New York il 24 maggio 1879. A 14 anni cominciò ad imparare l'arte del tipografo presso l'ufficio del Newburyport Herald, dove rimase per sette anni. Contemporaneamente scriveva degli articoli anonimi per quello ed altri giornali Nel 1826 fu redattore del Newburyport Free Press, ma poco dopo si trasferì a Boston, dove redasse il National Philanthropist, e più tardi a Bennington, Vermont, per redigere il Journal of the Times. Finalmente, nel settembre 1829 andò a Baltimora, e insieme con Benjamin Lundy, un pioniere antischiavista col quale s'era incontrato a Boston, redasse il Genius of Universal Emancipation, una rivista mensile. Le mire dei due soci erano opposte, perché mentre Lundy favoriva la graduale abolizione della schiavitù e la colonizzazione, G. insisteva sull'immediata e completa emancipazione degli schiavi. Per trent'anni consacrò tutte le sue energie a questa lotta.

Il 1° gennaio 1831 uscì a Boston il primo numero del Liberator, un settimanale che G. e un suo compagno, Isaac Knapp, senza mezzi, stamparono con una macchina a mano e con caratteri presi in prestito. Il motto in testa al primo numero già faceva prevedere i suoi scopi: "La nostra patria è il mondo - I nostri cittadini l'umanità". Nelle sue diatribe contro i possessori di schiavi il G. era feroce e implacabile. Centinaia di lettere minacciavano la sua vita, ma nulla lo poteva intimidire. Anche quando lo stato di Georgia, nel dicembre 1831, offrì 5000 dollari a chi riuscisse a procurare il suo arresto e processo, egli rimase calmo, e continuò ad accusare tutti coloro che avevano a che fare con la schiavitù. In quello stesso anno egli fondò la New England Anti-Slavery Society, e due anni dopo l'American Anti-Slavery Society, di cui egli fu presidente dal 1843 al 1865.

Sin dal 1841 il G. incoraggiò il popolo degli stati del nord a separarsi da un patto che proteggeva la schiavitù. Per questo fu severamente censurato dall'American Anti-Slavery Society, ma l'associazione del Massachusetts, nel gennaio 1843, dietro pressione del G., votò che la costituzione degli Stati Uniti era "un patto con la morte e un accordo con l'inferno", e doveva essere annullata.

La causa di G. trionfò con la proclamazione dell'emancipazione. Credendo di aver compiuto la sua opera, si dimise da presidente dell'American Anti-Slavery Society.

Bibl.: W. P. e F. J. Garrison, W. L. G. (1805-1879): the Story of His Life Told by His Children, voll. 4, New York 1885-1889; L. Swift, W. Lloyd G., Filadelfia 1911; G. Smith, The Moral Crusader, W. L. G., New York 1892; W. L. Crosby, G., Non-Resistant and Abolitionist, Chicago 1905; A. H. Grimke, W. L. G. The Abolitionist, Londra 1891; J. J. Chapman, W. L. G., Boston 1921; O. Johnson, W. G. and his Times; Sketches of the Anti-Slavery Movement, Boston 1880.

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