L'imprescindibile pensiero di Immanuel Kant - Mentinfuga

L’imprescindibile pensiero di Immanuel Kant

Immanuel Kant

A trecento anni dalla nascita del filosofo tedesco , alcune osservazioni sulla sua importanza e sul suo ruolo nella nostra cultura.
Trecento anni sono un tempo sufficiente per valutare l'importanza di un pensatore e di un filosofo. Quando poi ci rendiamo conto che il filosofo in questione è Immanuel Kant ci appare chiaro che, in realtà, non avremmo mai dovuto dubitare del suo successo e della tenuta nel tempo del suo pensiero e delle sue indicazioni. Ecco, l'aggettivo che appare necessario per parlare di Kant a trecento anni dalla sua nascita è: imprescindibile.

Imprescindibile: tutti gli autori che si sono misurati con la filosofia in questi trecento anni hanno dovuto fare i conti con il suo criticismo.
Imprescindibile: la sua “rivoluzione copernicana” ha contribuito a ripensare l'intera tradizione filosofica che costituisce il nostro orizzonte di ricerca anche da un punto di vista scientifico.
Imprescindibile: tutti gli studenti di ogni liceo hanno dovuto fare i conti con la Critica della ragion pura, con la Critica della ragion pratica e con la Critica del giudizio.
Imprescindibile: la riflessione sulla pace e sulla guerra, sulle relazioni diplomatiche e l'utopia degli organismi sovranazionali si sono confrontati con l'opera di Kant [1].

Non sono, quindi, pochi i motivi per cui il filosofo di Könisberg, a trecento anni dalla sua nascita, è ancora un punto di riferimento. Quelle individuate, a ben vedere, sono solo alcune delle caratteristiche della filosofia di Kant che ci pongono in relazione con l'efficacia del suo pensiero in questi primi trecento anni dalla sua nascita.
Le sue parole sono uscite dal chiuso del linguaggio filosofico assumendo quasi un valore iconico; le sue opere costituiscono ancora oggi un banco di prova fondamentale per tutti quelli che vogliono davvero studiare o fare filosofia.
La maggiore sottolineatura del suo successo sta, insomma, in questa capacità della sua filosofia ad essere disponibile e indisponibile ad un tempo. Kant non può mai essere banalizzato o piegato alle regole della comunicazione; all'inverso, il suo pensiero ha saputo condensarsi in alcune immagini, frasi e concetti di immediata forza espressiva.

Non è possibile in questa sede esplorare tutti i temi della filosofia kantiana. Appare, piuttosto, utile soffermarsi su alcuni luoghi testuali e storici che aiutano a capire il carattere rivoluzionario di questo filosofo narrato, invece, come un uomo abitudinario. Tutti quelli che, a vario titolo, hanno bazzicato la filosofia saprebbero riportare i raccontini che sono legati allo stile di vita di Kant e alle sue abitudini.

Definire Kant come l'orologio di Könisberg è un modo come un altro per rendere merito alla sua meticolosità e alla sua convinzione che il conoscere richieda un orientamento (anche le passeggiate, ovvero non si cammina a caso).
La “rivoluzione copernicana”, inaugurata dal filosofo tedesco per uscire dalla sterile contrapposizione tra il razionalismo e l'empirismo, è ancora oggi la via maestra per arrivare a definire l'autonomia del soggetto, sia nel campo della conoscenza che in quello morale.

Due frasi servono, infine, a segnare l'orizzonte per chi alza lo sguardo verso l'immensità o si concentra a definire i propri riferimenti morali e vengono entrambe da La critica della ragione pratica (1788): «Due cose riempiono l'animo di ammirazione e di reverenza sempre nuove e crescenti, quanto più spesso e a lungo il pensiero vi si sofferma: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me». Due frasi attraverso le quali il filosofo tedesco offre a tutti i lettori il suo magistero, anche oltre la diretta conoscenza filosofica della sua opera.

Kant già ai suoi tempi, nonostante l'oscurità di alcune sue pagine, godeva di un prestigio culturale che superava i limiti del mondo accademico. Non a caso la sua risposta alla domanda posta dalla Berlinische Monatsschrift sull'illuminismo nel 1784 era destinata a diventare quasi canonica: «L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole». [2]

Da questi pochi passaggi risulta evidente che in Kant l'autonomia e la libertà sono un binomio inscindibile.
Per far comprendere l'importanza di questo passaggio anche al di fuori dell'ambito strettamente filosofico ci serviamo di un ritratto di Kant tratteggiato da uno scienziato di levatura internazionale come Massimo Piatteli Palmarini che parte da un ricordo della sua vita:

«Mi dicono che arrivai a camminare da solo, per la prima volta, tenendomi spasmodicamente a un colletto inamidato di mio padre. Il colletto era di mio padre, ma mio padre dentro non c'era. Tenendolo tra le mani per le sue due estremità, nel vuoto, dovetti trovare non so quale appiglio immaginario, e fare i primi passi, sostenuto in realtà solo da me stesso, tramite il colletto». [3]

Questa immagine diventa la chiave per spiegare al figlio, alle prese con gli studi liceali, la centralità di Kant nella costruzione di un percorso di vita autonomo. Piattelli Palmarini completa, infatti, il ricordo dicendoci che: «Il colletto inamidato per Kant è la ragione umana. Aggrappandosi spasmodicamente a questa, e solo a questa, Kant ci ha per primo dimostrato che possiamo camminare da soli senza appoggiarci a niente di esterno». [4]
Che il tema dell'autonomia sia centrale nel pensiero kantiano è sottolineato anche dagli articoli di giornale dedicati a questa ricorrenza negli ultimi tempi. Autonomia morale, politica, scientifica, informativa e così via perché «l'autonomia kantiana riguarda sia la conoscenza teoretica che la vita pratica ed è il vero faro che illumina il percorso della modernità» [5].
L'autonomia della ragione nei diversi campi in cui esercita la propria azione, oltre ogni condizionamento alla libertà di pensiero, è probabilmente una eredità che ci costringe ancora oggi a misurarci con Kant e con le urgenze che la sua riflessione ci pone: libertà incondizionata di pensiero dentro la relazione con gli altri, come condizione necessaria della libertà di pensiero stessa.

«Agisci in modo da considerare, nello stesso tempo, l'umanità nella tua persona e nella persona di ogni altro, sempre come fine e mai come mezzo» [6].  Ancora una volta appare imprescindibile la lezione di Kant sull'universalità dei diritti.

Antonio Fresa

Alcune brevi notizie sulla vita e le opere di Immanuel Kant
Immanuel Kant nacque a Königsberg, il 22 Aprile del 1724 e frequentò l'Università Albertina di teologia di Königsberg dove si laureò nel 1746.
Nel 1749 Kant pubblicò il suo primo libro, Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive; nel 1751, Kant divenne professore dell'Università di Königsberg. Nel 1770 il filosofo ottenne un altro incarico prestigioso, che lo portò ad essere impiegato come vice-bibliotecario preso la Reale Biblioteca e pubblicò la dissertazione De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis. Kant ottenne poi la cattedra di logica presso l'università Albertina della sua città natale.
Nel 1781 fu pubblicata la prima edizione della Critica della ragion pura e nel 1788 uscì la Critica della Ragion Pratica e due anni dopo, Kant pubblicò la Critica del Giudizio, nella quale affrontava un'analisi accurata del Giudizio estetico.Nel 1794, Kant diede alle stampe La religione entro i limiti della semplice ragione e nel 1795 appare Per la pace perpetua.
Kant muore il 12 febbraio 1804.

 

note
[1] vedi Mentinfuga del 22 aprile 2024 sull'opera di Kant Per la pace perpetua
[2] Immanuel Kant: Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo (1784)
[3] Massimo Piattelli Palmarini: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio (Mondadori, 1994)
[4] Piattelli Palmarini, ibidem
[5] Sebastiano Maffettone: Il Sole 24 ore, domenica 21 aprile
[6] Immanuel Kant: Fondazione della metafisica dei costumi, 1785

canale telegram Segui il canale TELEGRAM

-----------------------------

Newsletter Iscriviti alla newsletter

-----------------------------

Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie

In this article