L’Invasion

L’Invasion

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Presentato tra le Séances Spéciales di Cannes 2024, L’Invasion di Sergei Loznitsa fotografa lo stato d’assedio umano, politico, militare e culturale vissuto in questi anni dal popolo ucraino. Wisemaniano nell’applicare un metodo costante e riconoscibile agli oggetti\soggetti della sua osservazione, Loznitsa prosegue nel suo cristallino percorso di osservazione degli eventi.

Cronache ucraine

Dieci anni dopo l’uscita di Maidan, Sergei Loznitsa continua le sue cronache ucraine e realizza un documentario sulla lotta del suo paese contro l’invasione russa. Girato nell’arco di due anni, il film descrive la vita della popolazione civile in tutta l’Ucraina e presenta una dichiarazione unica e definitiva della resilienza ucraina di fronte a un’invasione barbarica. Nella seconda parte del suo dittico ucraino, Loznitsa dipinge una tela monumentale di una nazione determinata a difendere il proprio diritto all’esistenza… [sinossi – festival-cannes.com]

Con rigore e metodo, un po’ alla Wiseman, Sergei Loznitsa procede nel suo percorso di osservazione della Storia – di ieri, di oggi, persino di domani. Che sia un lavoro documentario, d’archivio o una fiction, la sostanza non cambia e tutto è connesso, discorsivo, coerente. Con L’Invasion siamo nell’Ucraina di oggi, in una nazione attraversata a tutti i livelli dalla guerra, dalla propaganda, dalla morte e distruzione; siamo in Ucraina oggi, ma potremmo essere in un altro posto e in un altro tempo. Perché, in fin dei conti, Loznitsa ci sta raccontando tutto quello che è stato, è e sarà, ciclicamente: la distruzione (The Natural History of Destruction), la resa dei conti finale (The Kiev Trial), le celebrazioni (Victory Day), la memoria di quello che è stato (Austerlitz). Il cinema di Loznitsa è una lente d’ingrandimento, un monito, una macchina del tempo.

Una macrosequenza de L’Invasion, implacabile nel mostrare tutti i passaggi dalla selezione alla distruzione, ci parla silenziosamente degli abissi della propaganda e dell’insensatezza politico-culturale delle reazioni populiste. In una libreria vengono consegnati pacchi di libri; vengono quindi caricati senza alcuna cura su un camion; sono poi scaricati, ma anche scaraventati, su un rullo; finiscono compressi in enormi blocchi, per poi essere definitivamente eliminati. Siamo in Ucraina, ma potremmo essere anche nei pressi della Bicocca di Milano a strappar pagine di Dostoevskij – oppure in un festival a depennare film russi. È successo anche questo, da noi, lontanissimi da Kiev, dalla guerra, dall’odio. Una delle conseguenze della guerra, una delle tante ferite profondissime, è proprio questa resa culturale, lo smarrimento dello spirito critico, della prospettiva. Della giusta distanza.

Ecco, uno dei segreti del cinema di Loznitsa è la giusta distanza. Quella morale e culturale, ma anche quella molto più fisica della macchina da presa. Come, dove e quando piazzare la mdp? Cosa riprendere? Ad esempio, con pudore, funerali e matrimoni. Cerimonie documentate con geometrico rispetto. Morte, vita, fretta. La contrapposizione genera inevitabili riflessioni, come i muri di foto di soldati medagliati e deceduti. Decine, centinaia, migliaia di ragazzi, uomini, donne. Tutti morti. E rieccoli, come se fossero identici, tutti in divisa, a sposarsi. E poi a morire. Come in qualsiasi documentario di Loznitsa, che evidentemente non è Michael Moore, anche L’Invasion è privo di interferenze esterne, sono le immagini eventualmente a parlarci.
Ponti distrutti, vita quotidiana, pianti di disperazione, baci appassionati. Resistenza, resilienza. Loznitsa riprende, monta, a suo modo racconta. Non basta il suo sguardo, serve ovviamente anche quello spettatoriale, serve soprattutto unire i puntini e vedere oltre. Prima e dopo. Cosa resterà dei ponti distrutti, della quotidianità violata, delle persone cadute e piante, dei libri messi al bando? Quali saranno le conseguenze a lungo termine? Una delle tante, guardando oltre lo schermo, è la parabola ucraina dello stesso Loznitsa, defenestrato per le due idee, per il suo sguardo che riesce ad andare già oltre la guerra, perché la guerra l’ha già vista, analizzata, superata. Ne usciremo migliori?

Info
La scheda de L’Invasion sul sito del Festival di Cannes.

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