Maurizio de Giovanni: «Un nuovo giallo dei Bastardi di Pizzofalcone e poi due serie originali» | Corriere.it

Maurizio de Giovanni: «Un nuovo giallo dei Bastardi di Pizzofalcone e poi due serie originali»

diNatascia Festa

Lo scrittore pubblica «Pioggia», nuovo capitolo della saga. Intanto sono in via di conclusione le riprese della terza stagione del Commissario Ricciardi e Mina Settembre. E ancora in autunno «Sara» su Netflix

Neanche a Londra piove quanto nella Napoli di «Pioggia», romanzo di Maurizio de Giovanni in uscita dopodomani: l’undicesimo titolo del ciclo I Bastardi di Pizzofalcone archivia definitivamente «’o paese d’’o sole», immergendo i protagonisti in uno spleen meteoropatico. Domani, alle 20,30, presentazione comme d’abitude al teatro Diana di Napoli (vedi scheda sotto). Come la nebbia per Dickens, per de Giovanni, la «Pioggia» è un sentimento.

Il giallo si apre con un monologo su un piovoso martedì di novembre. Perché?
«La lettura è una modalità sensoriale: tutto inizia con una mamma che racconta una fiaba a un bambino. Contrariamente allo schermo in cui vedi quello che succede, in un libro devi immaginare tutto. E per facilitare l’ingresso nella storia è necessario fornire dettagli: dalla musica ai sapori, dal tempo al clima, dall’epoca ai tessuti. La pioggia è una protagonista non un elemento accessorio o un dato dell’ambientazione. Quando viene giù cambia la relazione tra le persone: separa, rende soli, induce a cercare riparo. A Napoli piove e pure molto; nonostante questa sia una cosa nota, la città riesce sempre a essere impreparata: non ci sono portici, la gente vive nei bassi che si allagano, i palazzi antichi subiscono continue infiltrazioni. È un fenomeno atmosferico che aggiunge inquietudine e inadeguatezza. Ed è questa precarietà che volevo raccontare».

Lei scrive che la pioggia «è un fatto di luce».
«Sì, perché incide anche negli interni, costringendoci ad accendere luci fuori orario che danno una colorazione blu, cromaticamente fredda».

La filologia dei suoi titoli rileva che, al netto dei due d’esordio, «Il metodo del Coccodrillo» e «I Bastardi di Pizzofalcone», gli altri sono formati da una sola parola: Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, Angeli e ora Pioggia.
«È una scelta precisa come per la copertina che riporta sempre uno o più oggetti di uso quotidiano. In quest’ultima c’è l’interno di un bagno».
Il luogo in cui «dover guardare in faccia il più atroce e determinato dei nemici...».

«Nello specchio c’è un giudice — te stesso — che induce alla vera introspezione: quella che non vuoi». La sua scrittura si fa specchio per i tanti lettori anche grazie a queste immagini passe-partout.
«Non sono un narratore raffinato, questo è chiaro, ma uno scrittore di storie utili per vedere quello che in genere si nasconde: le storie sono un cavallo di Troia con cui il “nemico” si introduce dentro di te in maniera truffaldina».

Questa volta la vittima è un anziano penalista in pensione, Leonida Brancato.
«È un ex principe del foro napoletano: sono molto affascinato dalla figura del penalista perché, difendendo gli assassini, lavora con la consapevolezza dell’anti-etico».

Brancato ha 86 anni e porta con sé una serie di storie.
«Proprio così, ad ucciderlo può essere stato chiunque: l’importanza della vittima dà poco tempo ai Bastardi. E se non trovano il colpevole in fretta, il caso passa ad altri».

Perché su di loro grava il vecchio sospetto di «bastardaggine».
«Il pregiudizio non si cancella: io, invece, sostengo che vada eliminato pure dalle parole. Sull’amore e la patria abbiamo un pregiudizio positivo eppure portano al delitto e alla guerra. Bastardo come meticcio non è un termine negativo, ma evolutivo verso l’ibridazione. Noi napoletani non siamo etnicamente “puri” ma frutto di tante dominazioni, e questo ci dà forza. I miei Bastardi non sono affatto negativi, ma lesionati: come tutti hanno ferite. Il loro totale però è maggiore della somma delle parti».

I Bastardi, pregiudizio incluso, sono una metafora di Napoli?
«Direi di sì».

Nel romanzo lei guarda ai giovani con molta attenzione, entrando nel loro mondo.
«Sono i più “sottoposti alla pioggia” che rende indistinti i contorni e non consente di guardare troppo avanti. Per questo ho voluto raccontare questa generazione».

L’umano è dominato da quello che Francesco Romano (Gennaro Silvestro) definisce il «demone».
«Ogni volta che un sentimento si impossessa della mente e ti impone gesti che non faresti sei in compagnia del demone».

Con molto orgoglio, Massimiliano Gallo, ha detto che il suo Luigi Palma non aveva un gran rilievo, ma l’ha guadagnato dopo la sua interpretazione.
«Verissimo. Palma è il personaggio che ha più preso dagli attori della serie: gli ho attributo tutto lo spettro delle capacità del grandissimo attore che lo interpreta».

Quando ritorna alla scrittura dei «Bastardi», come procede metodologicamente?
«Non preordino nulla, li lascio andare nella pagina e loro mi regalano storie bellissime. Questa volta mi hanno raccontato talmente tanto di loro stessi che non ho introdotto la seconda storia, quella che affianco alla scena principale del delitto, destinata in genere a un reato sociale».

In «Pioggia» si entra nelle crepe dei personaggi.
«Le abbiamo tutti, la perfezione è un’illusione: ognuno di noi, come Napoli, contiene opposti che convivono, il vulcano, il mare, lo Yin e yang».

A un certo punto descrive la metropoli contemporanea del boom turistico. E si chiede. Va veramente tutto bene?
«Mi scuserete, ma ogni tanto cedo all’attualità. Sicuramente il turismo ha portato sviluppo: ricordo che sia in alcune zone del centro storico che ai Quartieri Spagnoli dopo le otto di sera non si poteva più andare. Off limits. Oggi è tutta una festa. È difficile dire che sia peggio. Eppure strade come Toledo, via dei Tribunali e alcune del Vomero sono snaturate; la gentrificazione caccia via le famiglie umili che non possono più permettersi i fitti a rialzo. Mi chiedo: dove sono andate? Sono contente? Il loro scontento che prezzo ha per loro e per noi?».

La sua scrivania in questo momento.
«Sto lavorando a un progetto di due nuove serie originali; in autunno uscirà Sara per Netflix con Teresa Saponangelo e Claudia Gerini; stanno finendo di girare la terza stagione del Commissario Ricciardi e Mina Settembre è nel pieno delle riprese. Ho finito di scrivere un atto unico su Sacco e Vanzetti e ho un’idea per Tosca D’Aquino e Gea Martire. Intanto al Salone del Libro ho ben sei incontri...».

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5 maggio 2024