Morto Gino Landi, il ricordo di Lorella Cuccarini: "Un maestro molto esigente: Con lui sono finita due o tre volte al pronto soccorso" - la Repubblica

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Morto Gino Landi, il ricordo di Lorella Cuccarini: "Un maestro molto esigente: Con lui sono finita due o tre volte al pronto soccorso"

Morto Gino Landi, il ricordo di Lorella Cuccarini: "Un maestro molto esigente: Con lui sono finita due o tre volte al pronto soccorso"
La showgirl racconta il suo rapporto con il grande coreografo scomparso oggi: "La sua più grande lezione? Non accontentarsi mai"
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"Gino Landi è stato un vero maestro", racconta Lorella Cuccarini, " con lui ho fatto il mio secondo Fantastico, è stato un faro, ci presentò Pippo Baudo. Po ho lavorato con lui a Mediaset, a Festival. Ho imparato moltissimo, era un perfezionista, molto molto sfidante". La showgirl racconta il rapporto col grande coreografo "che ti spingeva sempre a superare i limiti. Mi sono trovata molto bene con lui ma non si fermava mai, dovevi lavorare a testa bassa, non erano concesse distrazioni: anche quando c'erano cose complesse da fare e riuscivi a farle, voleva di più. Dovevi dare il massimo".

Come lavoravate insieme?

"Mi diceva: 'Devi provare e riprovare, poi se non viene si rifà. Una sfida continua, e le cose avvenivano. Quando una persona ti spinge al limite e non vuoi deluderla, vuoi solo dimostrare a lei e a te stessa che puoi farcela. Non mi tiravo indietro, ma insomma ho anche pagato le conseguenze".

In che senso?

"Eh, sono finita due o tre volte al pronto soccorso, era un coreografo che ti spingeva a livello acrobatico, a livello di prese. Soluzioni spettacolari, sempre, ma anche complesse. Comunque se non avessi avuto uno come lui di fronte che chiedeva il massimo, tante cose non avrei neanche mai pensato di poterle fare".  

Severo e perfezionista, in questo simili: ma che rapporto avevate?

"Con Gino c'è sempre stato un rapporto meraviglioso. Sapevo che non stava benissimo, l'ho visto prima della pandemia, non ha mai perso un mio spettacolo, e mi fa piacere che mi abbia sempre detto: 'Sei il prototipo di professionista con cui vorrei lavorare sempre'. Non ho mai fatto un capriccio, ho sempre cercato di seguirlo. Ogni volta che mi chiedeva di alzare l'asticella io raccoglievo la sfida e cercavo di vincerla: per dargli soddisfazione, certo, e per dimostrare a me stessa che potevo farcela".

L'ha aiutata a sviluppare l'autostima?

"Sicuramente, in sala era molto duro, esigeva disciplina, ma c'erano momenti, nel backstage, in cui ti dava il buffetto sulla guancia. Ha fatto una grande carriera come coreografo e poi come regista. Aveva gusto e questo lo metteva in condizione di riprendere i balletti con eleganza e rispetto".

Oggi quella cura è sparita?

"Quelli erano altri tempi. Avevamo mesi a disposizione per preparare il varietà, stavamo in sala prove otto, nove ore al giorno. La prima lezione è non accontentarsi mai. Oggi ci si accontenta".