La bande des Jotas

La bande des Jotas

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Scherzoso omaggio al cinema di genere, La bande des Jotas è il primo film in solitaria di Marjane Satrapi – qui anche attrice – che si perde però in una narrazione sfilacciata e monocorde.

Nel segno della J

“La banda degli Jotas” è una variazione sul classico tema dello scambio di valigie. Nils e Didier raggiungono il sud della Spagna per partecipare a un torneo di badminton. Arriva anche una donna misteriosa e manipolatrice, che ha dei conti in sospeso con la mafia spagnola. Quando i tre si incontrano per tornare in possesso delle rispettive valigie, in poco tempo le loro vite finiscono sottosopra. Nils e Didier, che non pensavano minimamente di diventare aiutanti e complici della donna, decidono di partecipare all’avventura. Sfidando ogni probabilità, si apprestano a diventare dei sicari di prima classe. O forse no… [sinossi]

Marjane Satrapi non ama essere circoscritta in “categorie umane e artistiche predefinite”: lo ha fatto capire sin da subito, reinventando il suo modo di essere creativa, trasformando di volta in volta il suo approccio ai temi e alle storie che ha scelto di raccontare (dapprima su carta, successivamente al cinema), rifiutando spesso l’etichetta di “intellettuale iraniana” con tutte le responsabilità di “comunicazione sociale” rispetto alla tragica situazione del suo Paese d’origine (“Non mi piace che le mie origini abbiano a che fare con il mio lavoro” ha ribadito anche al Festival del Film di Roma in occasione della presentazione del suo ultimo progetto).
La bande des Jotas è un piccolo film indipendente, girato dalla Satrapi per puro e semplice spirito di evasione (“Avevo bisogno di un bagno di libertà per ritrovare il piacere di fare cinema” dirà alla stampa), una commedia grottesca e tragicomica che scherza sulla mafia e sull’imprevedibilità delle conseguenze di un incontro: lo scambio di una valigia in un aeroporto del sud della Spagna fa incrociare le strade di una gentile coppia di giocatori dilettanti di badminton e una scatenata e buffa dark lady che, dopo aver collaborato con un clan mafioso locale, è pronta a consumare la sua vendetta contro la “bande des Jotas” (che deve il suo nome alla peculiarità secondo cui i suoi componenti hanno tutti il nome che inizia per “J”), rea di aver trucemente ucciso sua sorella, moglie di un boss.
Marjane Satrapi è una donna brillante e spiritosa e il film si sorregge solo ed esclusivamente sulla sua verve istrionica, peccato però che l’umorismo e la leggerezza con cui fa prendere vita a questa rocambolesca e strampalata vicenda di sangue non siano sufficienti a garantire alla storia il ritmo e il mordente necessario per essere davvero coinvolgenti e appassionanti: certo non mancano siparietti buffi e surreali, battute efficaci e idee gradevoli ma La bande des Jotas sembra non riuscire mai a spiccare davvero il volo, crogiolandosi senza una vera direzione in una simpatica atmosfera non-sense che tuttavia non riesce a liberare il film dalla ripetitività e dalla monotonia.

Dopo aver portato sullo schermo con grande successo la sua popolarissima graphic-novel Persepolis, e dopo essersi smarcata dall’animazione con il poco compatto e meno convincente Poulet aux prunes, la Satrapi (per la prima volta non affiancata alla regia da Vincent Paronnaud) si lascia alle spalle le riflessioni impegnate sulla storia recente dell’Iran e sui sogni di ribellione di una bambina/adolescente ribelle o la disperata deriva psico-emotiva di un uomo sopraffatto dai suoi sogni d’amore infranti e si abbandona a un puro esperimento di divertissement che non ha alcuna ambizione se non quella di intrattenere: certo le atmosfere surreali e l’ironia del progetto strappano qualche risata ma senza particolari punte di irrefrenabile comicità e lo sviluppo della storia pare davvero arrancare specialmente a partire dalla seconda parte, quando ormai le migliori cartucce della sceneggiatura sono già state sparate – soprattutto nel lungo dialogo al ristorante nel corso del quale la protagonista espone le sue buffe teorie sul collegamento fra nomi propri e personalità o sulle caratteristiche generali degli uomini occidentali che sposano donne giapponesi.
Con una miscela piacevolmente sconclusionata di generi, dal western al road-movie con una generale allure che pare ammiccare alle serie televisive americane anni ’70 ma anche al noir, La bande des Jotas è uno scherzoso omaggio al cinema di genere che paga l’assenza di un’idea capace di sostenere il peso di più di un’ora di narrazione (è quasi un mediometraggio ma le fasi conclusive del racconto sono davvero sfilacciate e stiracchiate): un nuovo volto di Marjane Satrapi è stato svelato (qui anche in veste d’attrice) grazie a un esperimento un po’ irrisolto, in attesa di scoprire quali saranno le evoluzioni nella carriera della regista iraniana che ha recentemente dichiarato di voler “appendere al chiodo” la matita da vignettista per concentrarsi unicamente sul cinema.

Info
Il trailer di La bande des Jotas.
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