Cadenza , Canone, Cellula ritmica - Antonio Pisacane

Cadenza , Canone, Cellula ritmica

 Cadenza

      Il termine cadenza, nella sua accezione di abbellimento, è usato per esprimere una successione veloce di note di uno o più accordi, dal carattere virtuosistico, che vengono eseguite solitamente prima della chiusura del brano.

       La  cadenza è una formula armonico-melodica che conclude un discorso musicale, sia questo una frase o una composizione. Consiste solitamente nella successione di due o più accordi. Nel linguaggio musicale le cadenze hanno un ruolo per certi versi paragonabile a quello della punteggiatura nell’espressione verbale.

       La grafia delle note è a caratteri piccoli e l’esecuzione è liberamente interpretata dal suonatore. Può essere considerata simile alla fioritura in quanto rappresenta un riempimento tra una nota o un accordo e la nota o accordo successivo; può essere usata anche come abbellimento eseguito in contemporanea con un accordo alle ultime battute finali di un brano fino alla sua definitiva conclusione. Oltre che per mettere in risalto le doti tecniche di un cantante o di uno strumentista, la cadenza serviva anche per:

  • rallentare un brano, e
  • creare una sorta di pausa all’interno di una composizione

 

      Significato del movimento cadenziate è la concatenazione di accordi che „cadono” su una tonalità e la affermano, in genere raggiungendo un punto di riposo. La forma-sonata è pieno delle cadenze, praticamente ad ogni chiusura della frase musicale. Alcune cadenze hanno in genere un’importanza più evidente:

  • l’affermazione della tonalità principale nel primo tema,
  • la fine della transizione 
  • l’affermazione della tonalità del secondo tema,
  • la fine dell’esposizione,
  • e così via fino alla cadenza conclusiva del brano.

Varie tipi di cadenze

      Le cadenze si possono suddividere in varie specie,

  • a seconda della posizione in cui si trovano entro la frase musicale – che ne determinerà la funzione armonico-melodica
  • a seconda della loro risoluzione che può concludersi sul primo, terzo o quinto grado.

 Cadenza autentica perfetta o imperfetta

        I gradi più importanti per la definizione della tonalità di un brano sono il V ed il I. (la sensibile dell’accordo di dominante deve risolvere sempre sulla tonica, dando un accentuato senso di conclusione). La loro successione dà origine alla formula di cadenza più nota: la cadenza autentica. Le cadenze autentiche possono essere ulteriormente suddivise in perfette o imperfette. A secondo del loro grado di “perfezione”, cioè di conclusività: le cadenze perfette sono quelle che terminano con la nota tonica al soprano; se, invece, la cadenza conclude con la terza o la quinta della triade di tonica, essa si dice imperfetta.

       La formula della cadenza autentica (V-I) può essere estesa

In base a ciò si possono avere due formule assai forti dal punto di vista armonico:

  • II-I (in secondo rivolto)-V-I
  • IV-I (in secondo rivolto)-V-I

Altre formule usabili sono:

  • IV-V-I
  • II-V-I

Tre formule meno comuni sono:

  • VI-V-I
  • III-V-I
  • I-V-I

        L’accordo di tonica conclusivo, volendo, può essere ornato tramite un’appoggiatura o un ritardo.

Un’altra variante consiste nel prolungare l’accordo di dominante mentre il basso intona la tonica:

  1.  fungendo come appoggiatura,
  2.  per permettere una risoluzione più in là.

 Cadenza evitata

        La cadenza evitata presuppone una modulazione e si verifica quando il V di una tonalità passa al V di una nuova tonalità. Da qui il nome di cadenza evitata, dato che il V “evita” la risoluzione al I grado per passare direttamente al V di una nuova tonalità. Questo tipo di cadenza crea una sonorità imprevedibile ed una forte sensazione di movimento alla ricerca di una risoluzione conclusiva.

 

                              Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto)

      A differenza della cadenza autentica imperfetta, la cadenza evitata non è in grado di concludere un brano.

Cadenza sospesa

        La cadenza sospesa è quella che termina sull’accordo di dominante allo stato fondamentale; rispetto alla precedente indica una pausa debole, temporanea. Se la cadenza autentica è paragonabile a un punto, la cadenza sospesa è più simile a una virgola. Indica una pausa temporanea in una frase non terminata. Il più delle volte il V grado viene preceduto dal IV o dal II, ma anche dal I (utile l’uso della quarta e sesta di cadenza come elemento sottolineativo) o dal VI.

 

                                           Esempio di cadenza sospesa (I-V)

      Spesso la cadenza sospesa viene utilizzata in caso si abbiano due frasi musicali parallele (o anche due periodi tra loro diversi); in tal caso la prima frase termina appunto con una cadenza sospesa e la seconda con una cadenza autentica. 

 Cadenza plagale

       Consiste nell’uso della successione IV-I e viene spesso usata dopo una cadenza autentica per marcarne ancora di più il ruolo conclusivo. Può anche essere inserita da sola. Può essere preceduta dal VI o dal I grado. Dopo l’enfasi posta su dominante e tonica l’accordo di sottodominante è molto efficace dal punto di vista tonale.

 

                                             Esempio di cadenza plagale (IV-I)

    Spesso, alla fine di un movimento in maggiore, nella cadenza plagale viene usata la forma minore dell’armonia di sottodominante. In questo modo la fine della frase acquista molto colore.

    L’aggiunta della sopratonica all’accordo di sottodominante non attenua l’effetto di cadenza plagale. Il secondo grado può comparire come nota di passaggio, o può essere nota reale di un accordo di settima in primo rivolto. In questi casi il II viene considerato un sostituto del IV.

 Cadenza d’inganno

       Si basa sulla cadenza perfetta ma, in luogo del finale di I grado, ne viene utilizzato un altro; in base a ciò possono esistere molte cadenze d’inganno con differente efficacia. La progressione più nota è quella V-VI, che conferisce un forte senso di sorpresa. Essa è simile alla cadenza autentica, ma la tonica finale è sostituita da qualche altro accordo. Sono possibili tante cadenze d’inganno quanti sono gli accordi a cui la dominante può andare.

 

                                        Esempio di cadenza d’inganno (V-VI)

        Una cadenza d’inganno crea un momento di sospensione, che determina un aumento d’interesse verso la composizione. In quanto la sensazione di una conclusione viene disattesa, ed inoltre che il compositore possa aggiungere una o due frasi che concludano il tutto. Il compositore può giocare con la percezione dell’ascoltatore, sfruttare il carattere “direzionale”, conclusivo della cadenza ma lasciarne sospesa la risoluzione (il punto di caduta).

 Cadenza frigia

        Si tratta di una cadenza tipicamente barocca, che consiste nella progressione, in un brano di tonalità minore, IV (in primo rivolto)-V, dove quest’ultimo è alterato; in genere è usata come conclusione di un movimento lento o di un’introduzione lenta. In genere ad essa segue, senza pause, un movimento veloce, di solito nella stessa tonalità.

 

                           Esempio di cadenza frigia (IV in primo rivolto-V)

  Cadenza imperfetta

        La cadenza imperfetta è caratterizzata dalla presenza della progressione V-I, in cui il I grado o il V sono allo stato di rivolto. Ciò determina la perdita di parte del carattere conclusivo della cadenza autentica, indicando una pausa solo transitoria. In questi casi, in effetti, la conclusione arriva successivamente.

 

                                          Esempio di cadenza imperfetta

      Un effetto poco conclusivo lo si può anche ottenere, utilizzando l’accordo di tonica allo stato fondamentale e facendo cantare al soprano la 3a mediante.

Cadenze in battere o in levare

       Questa distinzione si basa sul tempo in cui cade l’ultimo accordo della cadenza. Se si tratta di un tempo forte, si ha la cadenza in battere, altrimenti si ha una cadenza in levare. Possiamo definire cadenza in battere una formula cadenzale il cui ultimo accordo sia sul primo movimento delle battuta. Una cadenza in cui la successione ritmica dei due accordi finali sia forte-debole, dal battere al levare, può essere definita cadenza in levare.

 

                                   Esempio di cadenza (perfetta) in battere

 

                                            Esempio di cadenza in levare

       Ogni tipo di cadenza armonica può essere sia in battere, che in levare. Tradizionalmente la definizione di cadenzai battere era cadenza maschilequella di cadenza in levare era cadenza femminile.

      In una diversa definizione di cadenza si dice che cadenza è quel momento del concerto in cui l’orchestra improvvisamente tace (“cade” su un accordo sospeso) lascando solo il solista. Nelle sinfonie classiche possono a volte trovarsi brevi cadenze di questo tipo (ad esempio la piccola cadenza dell’oboe all’inizio della Ripresa nella Quinta di Beethoven).

Cadenza piccarda

La cadenza piccarda è formata nel concludere una composizione impostata sul modo minore sullaccordo del I grado con la terza innalzata. In questo modo la composizione basata sul modo minore conclude su un accordo perfetto maggiore invece che su quello perfetto minore. Questo produce nell’ascoltatore come un raggio di luce o di speranza sull’ultimo accordo che, essendo maggiore, è in opposizione con la sonorità triste e malinconica propria del modo minore.

Il termine tierce de Picardie (terza piccarda) per specificare questa formula fu usato per la prima volta da J.J. Rousseau nel Dictionnaire de musique (1767). Il motivo di questa scelta linguistica risiedeva nel fatto che la sunnominata formula cadenzale era utilizzata (ancora ai tempi di Rousseau) nella musica da chiesa. Nella regione della Piccardia si faceva musica in numerose cattedrali, da qui – secondo lo stesso Rousseau – il nome tierce de Picardie.

Canone

      La più rigorosa delle forme contrappuntistiche. L’esempio più semplice di canone, comprensibile per chiunque, è la famosa canzone Fra’Martino, che si canta a più voci ognuna delle quali esegue la medesima linea musicale, ma sfasata rispetto alle altre. Le voci si inseguono quindi tra loro. È la forma “conveniente ”per eccellenza, dato che da una singola linea se ne possono eseguire altre senza doverle scrivere (molti dei celebri canoni di Bach sono scritti su un solo pentagramma).

      Il canone può essere classificato in base

  • al numero delle voci,
  • all’intervallo al quale ciascuna imitazione successiva è trasposta rispetto all’antecedente,
  • al fatto che le voci siano inverse, retrograde o inverse e retrograde insieme;
  • la distanza temporale tra ciascuna voce
  •  il fatto che gli intervalli della seconda voce coincidano con quelli della prima o vengano modificati per obbedire alle esigenze della scala diatonica;
  • infine l’eventuale differenza nel valore delle note tra l’antecedente e le sue imitazioni successive.

    Nella pratica dell’arte musicale i compositori hanno spesso impiegato anche più di uno dei metodi suddetti simultaneamente.

Tipi di canone

 

  •  Un canone dove la melodia è seguita da una voce di contrappunto è detto a due voci. Se le voci complessive sono n, viene similmente chiamato canone a n voci. Tale terminologia può essere utilizzata in combinazione con una relativa ad altre caratteristiche del canone.
  •  In un canone ad intervallo la voce conseguente imita la voce guida (antecedente) a un intervallo preciso, diverso dall’ottava o unisono (esempio: canone alla seconda, quinta, settima, etc.). Se la conseguente imita l’antecedente secondo il preciso intervallo assegnato, si parla di canone esatto; se l’imitazione segue l’intervallo (ad es: terza) ma non la qualità (maggiore/minore), si parla di canone diatonico.
  • Un canone inverso (detto anche canone per moto contrario) fa muovere la voce conseguente in moto contrario rispetto alla voce antecedente. Ad esempio, se quest’ultima sale di una quinta, la conseguente scende di quinta, e viceversa. Una sottovariante del canone inverso, “a specchio”, mantiene esattamente gli intervalli: una sesta maggiore resterà una sesta maggiore, e non potrà diventare minore. 
  • In un canone retrogrado, noto anche come cancrizzante, la voce conseguente inizia dall’ultima nota della voce antecedente e prosegue all’indietro, terminando con quella iniziale, (do, mi, sol-sol, mi, do)
  • Il tipo più familiare di canone è probabilmente quello perpetuo/infinito, detto anche canone circolare. Esso, quando ogni voce del canone arriva al termine, può ricominciare dall’inizio, in una specie di moto perpetuo. Un esempio di canone perpetuo nella musica popolare è dato da Fra’ Martino,

      Esistono anche altri tipi di canone come quello a spirale, il canone accompagnato e il canone doppio o triplo.

 

 

                                                Canone cancrizzante o retrogrado

 

                                                         Canone di J. S. Bach

Canone di Pachelbel

      Si tratta di una composizione musicale in forma di canone per tre violini e basso continuo attribuita al musicista tedesco Johann Pachelbel. Essa è arrivata  fino a noi attraverso un manoscritto del XIX secolo, nel quale è seguito da una giga in 12/8, sempre per il stesso  organico. La datazione suggerita da alcuni studiosi (tra il 1680 e il 1706) è una mera congettura basata sullo stile musicale.

     L’arrangiamento orchestrale registrato nel 1968 dalla celebre orchestra da camera Jean-François Paillard ebbe uno straordinario successo popolare; nei decenni successivi, il brano fu registrato da molti altri gruppi, eseguito in concerti ed utilizzato come colonna sonora. La progressione di basso su cui si basa la serie di variazioni che costituisce il brano è stata utilizzata ampiamente nell’ambito della canzone pop.

Struttura :

 

                                La sezione del basso ostinato del Canone di Pachelbel

      Questa linea di basso viene ripetuta in tutto ventotto volte. Gli accordi di tale sequenza sono: Re maggiore (tonica), La maggiore (dominante), Si minore (tonica parallela), Fa Diesis minore (dominante parallela), Sol maggiore (sottodominante), Re maggiore (tonica), Sol maggiore (sottodominante), La maggiore (dominante)

 

                                 Struttura di apertura del Canone di Pachelbel

      Qui sopra sono riportate le prime nove misure del Canone. I violini eseguono il canone a tre voci sopra la linea del basso che provvede a garantire la struttura armonica. I colori evidenziano le variazioni individuali e il tempo di entrata degli strumenti.

      Il Canone di Pachelbel rappresenta uno dei modelli  più importanti di crossover in campo musicale ( crossover è un termine usato per descrivere materiale preso in prestito da più generi differenti, e la cui popolarità supera i confini convenzionali della musica e dei suoi stili ).

      A partire dagli anni settanta il Canone di Pachelbel è  passato dall’essere un’opera poco conosciuta della musica barocca al diventare un fattore  culturale globalmente  noto. Il Canone è stato infatti oggetto di numerosi riedizioni e adattamenti in chiave pop o rock: alcuni si rifacevano nell’orchestrazione e nel rispetto della partitura, al modello originale, altri invece hanno avuto il carattere tuttavia  di vera e propria sperimentazione musicale, con l’uso di strumenti autenticamente  usati per altri generi musicali, come ad esempio la chitarra elettrica.

      il video del Canone in Re Maggiore ceseguito con strumenti originali dall’Ensemble di Musica Antica di San Francisco Voices of Music con Katherine Kyme, Carla Moore & Cynthia Freivogel, al violino barocco; Tanya Tomkins, violoncello barocco, Hanneke van Proosdij, organo barocco e David Tayler, tiorba.

 

Cellula ritmica

  Cellula ritmica è elemento che costituisce il ritmo di una composizione musicale, detto anche l’inciso ritmico. Un raggruppamento di figure che caratterizza un brano musicale e che compare più volte in esso. L’inciso ritmico  spesso ha la durata di una battuta, ma può essere anche più lungo o più corto. A secondo delle figure che lo compongono, la musica assume diverse tipi di cellule ritmiche:

  • Cellula polacca (cellula del galoppo) – formata da una croma (un ottavo) e due semicrome (sedicesimi); detta polacca perché è caratteristica di una danza originaria della Polonia. La danza polacca  viene soprattutto ricordata grazie alle celebri composizioni per pianoforte di F.Chopin. Costruita in tempo ternario, la danza è caratterizzata da questa sequenza ritmica:  Queste figure, così disposte, conferiscono alla musica un senso di accelerazione.

 

  • Cellula polacca rovesciata – la cellula è formata da due semicrome e una croma. Cioè se invertiamo l’ordine di tale figura,  invece di un senso di accelerazione susciterà nell’ascoltatore un senso di rallentamento.

 

  • Cellula raddoppiata – è formata da due crome (due ottavi), cioè da due suoni di uguale durata, nel tempo di un battito. Se li separiamo, ognuno di questi suoni durerà mezzo battito.

 

  • Cellula scattante – è formata dall’unione di una croma puntata e una semicroma; i musicisti chiamano anche ritmo puntato. Per il suo carattere scattante ed energico e per suo effetto espressivo, questa cellula spesso si utilizza in musiche di tipo militare o patriottico.

 

        Ma la troviamo anche in brani popolari o in danze come l’habanera un ballo cubano di origine spagnola basato su questa sequenza ritmica:

 

Nell’inizio di una celebre habanera tratta dall’opera Carmen di G.Bizet troviamo che i violoncelli e i contrabbassi eseguono  proprio il ritmo caratteristico della danza.

Tema di apertura di “Habanera” (L’amour est un oiseau rebelle)

Ulteriori informazioni consulta: Figurazione ritmica


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