9 Maggio: il Giorno della Vittoria russo attraverso i decenni

Nonostante lo scorrere del tempo e delle varie stagioni politiche, in Russia una delle feste ancora oggi più celebrate e sentite è senza dubbi la Festa della Vittoria sul nazismo, celebrata il 9 maggio dal 1945. Per quanto il paese abbia subito non indifferenti trasformazioni dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, la popolazione sente ancora molto come propria questa festività, tanto da poterla considerare quasi una rappresentazione concreta del comune sentire dei russi. Attraverso i riti e le modalità con cui si festeggia questa importante ricorrenza possiamo costruire uno spaccato di come la percezione verso il mondo esterno, ed anche verso sè stessi, sia cambiata nel corso dei decenni.

Partiamo dalla prima particolarità. Infatti al contrario della maggior parte d’Europa, dove la festa della Vittoria si tiene l’8 maggio, in Russia essa è festeggiata il 9. Il lag temporale è dovuto alla firma di due trattati di resa. Il primo fu firmato il 7 maggio da Alfred Jodl, Capo di Stato Maggiore della Wehrmacht, in presenza di un rappresentante delle forze sovietiche e uno forze alleate anglo-americane. Tuttavia, visto che il testo non fu approvato dall’Alto Comando Sovietico ed essendo la firma stata apposta non da un generale, Stalin volle subito che la firma fosse ripetuta. La firma quindi fu rifatta l’8 maggio a Berlino, quando a Mosca era già il 9 a causa del fuso orario, siglata nero su bianco da Wilhelm Keitel, tra i capi della Wehrmacht, ed il Maresciallo Georgy Zhukov, tra i più brillanti generali sovietici durante la guerra.

Nel 1945 stesso si tenne la prima parata militare a Mosca il 24 giugno, tra le più gloriose mai tenutesi in memoria della vittoria sui nazisti. Fu in quest’occasione che il Maresciallo Zhukov sfilò sul dorso di un cavallo bianco calpestando tutte le bandiere naziste catturate. Sin dal primo anno fu indetta festa nazionale sovietica per il 9 maggio e fu inaugurata la tradizione dei 30 colpi di cannone, a Mosca, San Pietroburgo (allora Leningrado) e nelle altre città considerate “città eroiche”. Nei primi anni immediatamente successivi alla fine della guerra il 9 maggio rimase un giorno lavorativo, dove tuttavia la sera si festeggiava con concerti musicali nelle varie città dedicati ai veterani così come riunioni dei reduci ed in generale omaggi della comunità russa ai combattenti sopravvissuti. Il 9 maggio veniva vissuto con enorme pathos collettivo accompagnato da un senso di gratitudine verso i soldati che avevano contribuito alla conclusione della guerra. Infatti la stragrande maggioranza dei cittadini sovietici aveva subito almeno una perdita in famiglia a causa della guerra (su 60 milioni di caduti nel conflitto 25 milioni furono russi, di cui 17 milioni solo civili uccisi deliberatamente dagli invasori nazisti), con una grande fetta della parte europea del paese ancora in fase di ricostruzione a seguito della distruzione causata dalle forze fasciste.

Con il passare degli anni vennero innalzati numerosi memoriali in tutta l’Unione Sovietica, come ad esempio i fuochi eterni, fiamme che non si sarebbero mai spente essendo in memoria dei caduti in guerra, ancora oggi presenti in numerose città della Russia. Tutte queste opere architettoniche sarebbero diventate veri e propri luoghi di pellegrinaggio durante le celebrazioni del giorno della Vittoria, ma anche mausolei a cui i parenti dei caduti avrebbero fatto visita regolarmente. Nel 1965 fu fatta una seconda parata militare a Mosca e fu da quest’anno in poi che fu istituito il minuto di silenzio in ricordo delle vittime così come il 9 maggio divenne ufficialmente giorno non lavorativo in Unione Sovietica. In questi anni la ricorrenza della festa della Vittoria veniva percepita dai cittadini sovietici come una festa popolare, un’occasione di riunione familiare che serviva da collante della società al pari di altre festività importanti durante l’anno come poteva essere il capodanno o similari.

Una terza parata fu fatta nel 1985, una quarta nel 1990 e, dal 1995 in poi, essa si sarebbe svolta regolarmente ogni anno. La parata principale si è sempre tenuta a Mosca, mentre nelle altre città si effettuavano sfilate anche se di dimensioni minori dove hanno sede le scuole militari russe, come ad esempio San Pietroburgo. Nonostante la caduta dell’Unione Sovietica e l’enorme trauma collettivo vissuto durante gli anni ’90, i cittadini russi continuarono a vivere le festività del 9 maggio con grande orgoglio. Visto come uno dei periodi tra i più insicuri della storia russa, le festività della Vittoria servirono al paese a cementare quel sentimento patriottico tanto presente durante gli anni sovietici, specie in un simile momento senza più una matrice ideologica. Si cercò in pratica di contrastare le enormi difficoltà economiche portate dal tracollo sovietico ricordando al mondo intero, ed anche a sé stessi, quanto fosse importante appartenere alla grande nazione russa ed alle sue tradizionali festività.

Dopo il 2000 il 9 maggio iniziò a vedere sempre più la mancanza di veterani di guerra, ormai rimasti sempre meno visti decenni passati dal quel lontano 1945. Ciò portò i vari governi Putin a promuovere l’iniziativa di sfilare per le città russe con le foto dei parenti caduti in guerra. E fu anche in questi anni che la parata di Mosca divenne ancora una volta occasione di dimostrazione della potenza militare russa, con sfilate dei nuovi mezzi militari prodotti dall’industria bellica moscovita. Nonostante il ricambio generazionale, ancora oggi il 9 maggio viene visto come una delle feste più sentite tra la popolazione. Tra processioni nei luoghi di memoria e trasmissione alle nuove generazioni dei simboli della festa (spesso si possono vedere in televisione bambini vestiti in uniforme militari d’epoca durante le ricorrenze), la festa della Vittoria viene usata ancora oggi come unificante del paese, specie in questi ultimi anni di sempre maggiori fronti internazionali culminati con l’invasione dell’Ucraina.

Proprio in questi ultimi due anni le foto dei caduti in Ucraina sono state accostate a quelle dei caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. Un chiaro rimando alla “de-nazificazione” dichiarata dal presidente Putin nelle ore precedenti all’invasione. Anche in simboli come questi si può avvertire in che maniera sia vissuta la campagna d’Ucraina dalla popolazione russa, al di là di tutte le direttive governative che possono inficiare sulle varie manifestazioni. Perchè per quanto i decenni possano passare, la festa del 9 maggio è sempre servita ai russi ad unirsi nella memoria di un passato condiviso e nella speranza di un futuro migliore, anche se questo futuro oggi sembra dover passare ancora per un tempo indefinito dai sanguinosi campi di battaglia ucraini.

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