Un uomo vero: dal romanzo di Tom Wolfe a Netflix | Il Foglio

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Ricetta seriale

Un uomo vero: dal romanzo di Tom Wolfe a Netflix

Gaia Montanaro

La serie analizza la parabola del protagonista in un gap tra divaricazione del proprio percepito personale e l’immagine pubblica che gli altri hanno. Ecco perché guardarla 

 

 

A Man in full – questo il titolo originale della miniserie Netflix in sei episodi – è anche il titolo del romanzo di Tom Wolfe da cui la serie è tratta. Al centro della vicenda troviamo Charlie Croker (il sempre bravo Jeff Daniels) che interpreta un magnate dell’edilizia nella città di Atlanta. Ha costruito un impero finanziario partendo dall’essere una star del football della sua squadra universitaria. Ora però tutto quanto ha costruito sta per andare in frantumi poiché la sua banca di riferimento gli chiede di rientrare dal suo debito miliardario. Crocker, corredato da giovane moglie trofeo, battute di caccia nel weekend e ville sfarzose, si affida ad un giovane avvocato afroamericano – Roger White – ricco e con una bella famiglia che prova a salvare la pelle a Charlie.

Nel frattempo, l’avvocato deve difendere anche il marito della segretaria di Crocker, anche lui afroamericano, che è stato arrestato per aver aggredito un poliziotto in seguito ad una multa in un parcheggio. White rappresenta in un certo qual modo il doppio lato della legge: da un lato gli ostacoli che incontra nel difendere un giovane afroamericano incensurato e dall’altro il piano di ascolto ben diverso che ha quando l’imputato è un ricco magnate bianco. Attorno a questo asse portante gravitano una serie di altri personaggi, tra cui qualche nemico giurato di Charlie, una ex moglie e il sindaco della città. Croker cerca in tutti i modi di trovare una via di fuga dai suoi guai finanziari ma la sua caduta pare inarrestabile; è infatti un uomo che non ha più lo stesso passo del suo tempo, le cui battaglie sono antistoriche o comunque non sentite. Rappresenta una nicchia che non interessa. Anzi, peggio: che è ritenuta a tratti detestabile.

La sua parabola – tragica e dal finale inaspettato – mette a tema la divaricazione tra il proprio percepito personale e l’immagine pubblica che gli altri hanno. La serie è scritta e prodotta da David E. Kelly (Ally Mc Beal, Big Little Lies) e vede nel cast, oltre a Daniels, Sara Jones, Lucy Liu e William Jackson Harper. È un buon prodotto, non della stessa fattura di serie a cui è stato appaiato come Billions o Succession ma comunque ha il merito di indagare a fondo un certo contesto narrativo, sulla carta ostico ma qui reso comprensibile. Un racconto solido. Non per tutti. 

 

Qual è il romanzo da cui è tratta la serie?

Come anticipato, la serie è tratta da uno dei romanzi di Tom Wolfe – Un uomo vero. Wolfe, capostipite americano del new journalism e inventore del termine radical chic (che è anche il titolo di un suo breve saggio), fu autore prolifico e iconico. Apprezzato – in vita – più dal pubblico che dalla critica, raccontatore di mondi elitari e borghesi, seppe fotografare con spietatezza e acume il proprio tempo. Tra i suoi testi più famosi troviamo il romanzo Il falò delle vanità, Le ragioni del sangue, La bestia umana e Come ottenere successo in arte. 

 

Qual è il tono di Un uomo vero in tre battute? 

“Da oggi si cambia musica, amico. La festa è finita”. 

“Rispondere alla merda con la merda. E qui entri in gioco tu”.

“Ogni storia ha un inizio, uno sviluppo e una fine. In quale parte della storia pensi che siamo”. 

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