Prima di sposare Gianni Agnelli, donna Marella portava il cognome dei Caracciolo di Castagneto, una antica famiglia dell’aristocrazia napoletana. Era nata a Firenze nel 1927 da madre statunitense e padre diplomatico che per via del suo lavoro portava con sé la famiglia in giro per l’Europa. Si diplomò in Svizzera, poi studiò belle arti a Parigi e subito iniziò a lavorare come modella, quando sulle riviste si ritraevano le giovani aristocratiche, e come assistente fotografa a New York.

Al rientro in Italia continuò a occuparsi di fotografia per Condé Nast mentre frequentava il jet-set europeo. Fu così che conobbe la famiglia Agnelli e un modo diverso di vivere la mondanità: a differenza dei suoi genitori, che passavano da una villa nobiliare all’altra facendo visita a parenti altrettanto nobili, gli Agnelli vivevano una vita più frizzante e meno convenzionale. Fu stregata dalle sorelle di Gianni prima che da lui. Maria Sole le regalò le sue prime scarpe con il tacco, rosse come il fuoco.

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Keystone//Getty Images

Gianni e Marella si sposarono nel 1953 in un castello poco fuori Strasburgo, dove il padre di lei aveva un incarico al Consiglio d’Europa. Lui portava ancora le stampelle dopo un incidente automobilistico in Costa Azzurra e lei un abito di Balenciaga. Fu una relazione burrascosa, specie all’inizio: si dice che lui non le non fosse fedele. E tuttavia ripeteva che la famiglia non si lascia e tornava sempre da lei e dai due figli, Edoardo e Margherita. La vita degli Agnelli era scintillante tra feste esclusive, vacanze esotiche, i weekend in barca con i Kennedy. Eppure Marella restava schiva, qualcuno diceva addirittura distaccata, preferendo un’eleganza mai esibita.

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Santi Visalli//Getty Images

Dal 1973 Marella Agnelli si dedicò al design specializzandosi in tessuti da arredamento. Vinse anche un prestigioso premio americano considerato l’Oscar dell’interior design. Ma si faceva notare soprattutto per il suo stile personale. Passava con nonchalance da pantaloni capri e infradito ad abiti architettonici firmati Balenciaga, Courrèges e Givenchy. E portava spesso una collana multifilo di rubini e smeraldi che Gianni le aveva regalato durante un viaggio a Jaipur. Divenne il suo pezzo iconico. Per partecipare al Ballo in bianco e nero di Truman Capote, suo grande amico, indossò una tunica ricamata di Mila Schön e una maschera di piume bianche. Capote la chiamava “l’ultimo cigno”.

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Bettmann//Getty Images

Diventò leggendario il suo lungo collo affusolato, immortalato in ritratti firmati da Richard Avedon, Clifford Coffin e Henry Clarke. Anche Andy Warhol le dedicò una delle sue serigrafie. Era appassionata d’arte e membro dei consigli del MoMa di New York e della Tate di Londra, oltre che collezionista. Le molte case degli Agnelli erano decorate con opere di Picasso, Renoir, Manet, Canaletto, Modigliani, ora esposte in parte nella pinacoteca costruita sul tetto del Lingotto da Renzo Piano.

Si occupava personalmente degli arredi delle numerose dimore di famiglia – a Torino, New York, Roma, in Corsica, a Saint-Moritz, Parigi – e ne curava anche i giardini, da quelli di Villa Frescot e Villar Perosa nei dintorni di Torino al giardino della villa di Marrakech dove decise di vivere dal 2005. Non era solo l’hobby di una ricca signora ma una vera passione trasformata in lavoro tanto che scrisse alcuni libri sul giardinaggio.

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Laurent SOLA//Getty Images

Dopo la morte del figlio Edoardo nel 2000 e quella del marito nel 2003, seguita dalla contesa per l’eredità con la figlia Margherita, Marella diradò le apparizioni pubbliche. Preferiva ritirarsi nella sua villa di Marrakech, allontanarsi dai clamori dei giornali e dedicarsi al suo giardino. Nel 2014 è uscito per Adelphi il libro Ho coltivato il mio giardino che parla di giardini come opera d’arte frutto di impegno costante ma anche come metafora della vita, che fino alla morte nel 2019 le ha richiesto non meno impegno.

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Laurent SOLA//Getty Images

Ho coltivato il mio giardino. Ediz. illustrata

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