Giustizia, Costa (Azione): «Ora si metta un limite all’utilizzo dei trojan»

Giustizia, Costa (Azione): «Ora si metta un limite all’utilizzo dei trojan»

Enrico Costa durante la conferenza stampa di presentazione delle proposte di Azione sulla riforma costituzionale, Roma, 06 febbraio 2023. ANSA/FABIO FRUSTACI
di Francesco Malfetano
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Domenica 12 Maggio 2024, 06:40

Onorevole Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione, qual è il bilancio di questa due giorni siciliana del congresso nazionale dell’Anm?
«Mi ha fatto piacere il rispetto reciproco manifestato, anche quando ho detto che i magistrati non pagano mai per gli errori. Ma ho anche evidenziato le responsabilità della politica sulla credibilità della giustizia».

E quali sono queste responsabilità?
«Da un lato ha la responsabilità di voler risolvere problemi complessi con soluzioni sintetiche, i classici “giri di vite” buoni per i titoli dei giornali, nuovi reati e innalzamenti di pene per parlare alla pancia del Paese. Dall’altro lato quella di usare la giustizia come clava contro l’avversario politico. Si difende il compagno di partito e si pretendono le dimissioni dell’avversario, anche se non ha neppure potuto difendersi, conta l’accusa e basta».

Dicevamo il bilancio del congresso...Qualche applauso l’ha strappato pure il ministro Carlo Nordio, nonostante si sia mostrato deciso ad andare avanti con la separazione delle carriere dei magistrati.
«È stata una recita. Tutti i protagonisti sanno che in questa legislatura non si potrà completare l’iter delle separazione delle carriere perché il governo ha perso più di un anno e mezzo. Detto ciò, a scanso di equivoci, a me la separazione delle carriere convince eccome. È fondamentale che il pubblico ministero torni a recitare il ruolo di avvocato dell’accusa e il giudice ad essere terzo e imparziale. E mi piace pure l’istituzione di un’Alta corte per gestire la giustizia domestica dei magistrati, da sempre poco inclini a tributarsi sanzioni da soli. Se solo il governo si fosse accodato alla mia proposta di legge anziché dormire per un anno e mezzo, l’iter sarebbe avanzato. Ora invece forse si concluderà a inizio 2027, quando il peraltro il Csm sarà stato nuovamente eletto».

Il governo non avrà preso in considerazione la sua proposta sulla separazione ma quella sul normare l’uso dei trojan pare di sì. Nei prossimi giorni si impegnerà con un ordine del giorno a farlo?
«Ma vede io ho presentato in passato svariati emendamenti sui captatori informatici, stavolta li ho fatti al ddl cybersecurity. Il governo però mi ha chiesto di fare un passo indietro perché non voleva divisioni su questo testo. Io ho concordato, ma come atto di indirizzo presenterò un ordine del giorno che li impegna ad intervenire prima possibile»

Dal caso Palamara in poi lei è diventato un po’ l’anti-trojan per eccellenza in Parlamento, ma secondo alcuni giornali senza usare gli smartphone degli indagati come captatori il caso Liguria di cui si discute in queste ore non sarebbe neanche venuto fuori...
«Partiamo dal presupposto che la giustizia deve rispettare i princìpi costituzionali. Qui ogni volta che qualcuno fa proposte garantiste si dice che sono un favore alla criminalità, mentre queste proposte sono finalizzate ad attuare principi di civiltà giuridica, dalla presunzione di innocenza al diritto di difesa al giusto processo.

Detto ciò, anche la riservatezza è un principio costituzionale che va garantita a tutti a meno che non vi siano esigenze superiori. Non basta che il pm o il gip schiocchino le dita per disporre intercettazioni telefoniche e ambientali. Ci vogliono presupposti rigorosi. C’è la corte di Giustizia Ue che bacchetta i Paesi anche solo per l’uso dei tabulati telefonici e noi disponiamo a piacimento dei trojan. Sono strumenti molto invasivi, in grado di accendere il microfono degli smartphone, la telecamera, di leggere qualsiasi dato nel cellulare, di visualizzare foto e rintracciare la posizione gps, prendere tutto ciò che viene digitato come password o codici della carta di credito. È un’invasione enorme. Non è un caso che la giurisprudenza prima di Orlando e di Bonafede li disponesse solo per reati associativi».

In altre parole punta a tornare a prima della spazzacorrotti?
«Sarebbe un primo passo in avanti. In generale penso che ci debba essere una seria riflessione sul mezzo di ricerca della prova. Serve proporzionalità e ponderazione. Altrimenti ci ritroveremo travolti un giorno dall’innovazione tecnologica. Pensiamo a come l’intelligenza artificiale può alterare le voci intercettate. Per di più il trojan produce principalmente elementi mediatici, non prove di reati. Però è questo che oggi interessa, discutere solo delle accuse nelle indagini preliminari. Poi i riflettori durante il processo si spengono. E pure la politica, come dicevo prima, trae conclusioni su tesi di accusa quando la difesa non ha neanche aperto bocca, non c’è stato interrogatorio o riesame. È da brividi. Vedo prese di posizione di alcuni partiti che non hanno nulla a che fare con i principi costituzionali, tranne poi agitarli quando toccano i loro amici».

Stiamo riparlando del caso Liguria?
«Direi di sì. Bari e Genova due facce della stessa medaglia. In Puglia forze politiche di maggioranza hanno fatto conferenze stampa sulla mafia a Bari, mentre la sinistra scendeva in piazza a favore della presunzione d’innocenza. In Liguria si sono invertiti i ruoli. Il Pd e il M5s chiedono le dimissioni dopo due ore dalle notizie delle indagini, e quelli che a Bari sparavano a zero che ora si dicono garantisti. Vorrei solo un po’ di equilibrio. Proprio come per l’uso dei trojan».

Quindi cosa ipotizza per i trojan?
«Una regolamentazione, che stabilisca per quali reati e per quali no possa essere utilizzato. Sposo la tesi della Cassazione che li prevede per reati gravi e gravissimi, e per i reati associativi. Non credo interessi a nessuno avere intercettazioni in bagno o in camera da letto. Bisogna introdurre delle condizioni, anche perché i testi vengono utilizzati tranquillamente nelle ordinanze, per chiarire il contesto e poi finiscono sui giornali distruggendo l’immagine delle persone».

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