(PDF) Le figlie del Palatinato: rigenerazione del sangue e trasferimenti culturali tra le corti europee | Giulio Sodano - Academia.edu
C ADERNOS DE QUELUZ 2 DON JUAN ARCHIV WIEN SPECUL A SPEC TACUL A Series edited by M ich a el Hü t t ler ∙ M at t h i as J. Per n er stor fe r ∙ H a ns Er nst Wei di nger 7 DIVINO SOSPIRO CENTRO DE ESTUDOS MUSIC AIS SETECENTISTAS DE PORTUGAL C ADERNOS DE QUELUZ Series edited by Isk r ena Yor da nova ∙ M assi mo M a zz eo 2 DIPLOMACY AND THE ARISTOCRACY AS PATRONS OF MUSIC AND THEATR E IN THE EUROPE OF THE ANCIEN R ÉGIM E Edited by Isk r ena Yor da nova ∙ Fr a ncesco Cot t ice lli The publication was supported by Parques de Sintra – Monte da Lua and Don Juan Archiv Wien Forschungsverein Diplomacy and the Aristocracy as Patrons of Music and Theatre in the Europe of the Ancien Régime Edited by Iskrena Yordanova and Francesco Cotticelli Wien: HOLLITZER Verlag 2019 (= Specula Spectacula 7 / Cadernos de Queluz 2) Editors of Specula Spectacula Michael Hüttler ∙ Matthias J. Pernerstorfer ∙ Hans Ernst Weidinger Editors of Cadernos de Queluz Iskrena Yordanova ∙ Massimo Mazzeo Cover Image Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbon: Deliziosa con fontana (320 Des, 34363 TC) drawing by Francesco Galli Bibiena (1659–1739) Photo copyright DGPC/ADF Luísa Oliveira, 2007 Layout: Gabriel Fischer, Vienna Production Management: Matthias J. Pernerstorfer, Vienna Inge Praxl, Vienna © HOLLITZER Verlag, Wien 2019 HOLLITZER Verlag a division of HOLLITZER Baustoffwerke Graz GmbH www.hollitzer.at All rights reserved. ISBN 978-3-99012-768-1 (hbk) ISBN 978-3-99012-769-8 (pdf ) ISBN 978-3-99012-770-4 (epub) HONORARY PRESIDENT Jorge Sampaio Former President of the Portuguese Republic ADVISORY COMMITTEE João Bosco Mota Amaral Former President of the Portuguese Parliament Florinda Sofia Augusto Cruz President of the board, Parques de Sintra-Monte da Lua S.A. António Mega Ferreira President of the board, AMEC, Lisboa Risto Nieminem Director of Gulbenkian Musica, Fundaçao Calouste Gulbenkian, Lisboa Hans Ernst Weidinger President of Don Juan Archiv Wien Bruno Wolschlegel Merck, Wiesbaden SCIENTIFIC COMMITTEE Ricardo Bernardes CESEM, Universidade Nova de Lisboa Maria Ida Biggi Università Ca’ Foscari, Venezia Director of Theatre and Opera Institute, Fondazione Giorgio Cini, Venezia SCIENTIFIC COMMITTEE Manuel Carlos de Brito Professor Emeritus, Universidade Nova de Lisboa José Camões CET, Universidade de Lisboa Paulo Ferreira de Castro CESEM, Universidade Nova de Lisboa Francesco Cotticelli Università degli studi Federico II, Napoli Cristina Fernandes INET-md, Universidade Nova de Lisboa Paologiovanni Maione Conservatorio San Pietro a Majella / Fondazione Pieta de’ Turchini, Napoli Carlos Pimenta Universidade Lusófona, Lisboa Brian Pritchard School of Music University of Canterbury, New Zealand Giuseppina Raggi CES, Universidade de Coimbra Iskrena Yordanova Director of research DS-CEMSP, Lisboa CESEM, Universidade Nova de Lisboa CONTENTS XI Introduction Iskrena Yordanova – Francesco Cotticelli PART I THE POLITICAL AND DIPLOMATIC DIMENSIONS OF MUSIC CULTURE’S PROTECTIONISM IN SEVENTEENTH- AND EIGHTEENTH-CENTURY EUROPE 3 «…und mit der Protektion […] wird er, so hoffe ich, allen Beistand finden». Meccanismi e protezionismo: «viaggiatori» stranieri… Helen Geyer 15 «Cacciarsi per tutto». Considerazioni sull’«invenzione viaggiante» e gli spazi del potere Francesco Cotticelli PART II FLORENCE 1625 / VIENNA 1782: THE CROWN PRINCE’S GRAND TOUR AND ITS IMPACT ON MUSICAL CULTURE 37 Ópera y diplomacia entre Italia y Polonia: del paso de Vladislao Vasa por Florencia hasta la inauguración del teatro de Varsovia Daniel Martín Sáez 63 When Music Suits Diplomacy: The Grand Tour of Pavel Petrovich Romanov, 1781–1782 Anna Giust PART III MILAN: MANAGING OPERA IN THE SECOND HALF OF THE SEVENTEENTH CENTURY 95 Patriziato, corti e impresariato teatrale in Italia nella seconda metà del XVII secolo: il caso di Milano Roberta Carpani PART IV ROME: A STAGE FOR EUROPEAN DIPLOMACY 135 Al suo Augustissimo Servitio Nobili e coronate Teste Patrone dei madrigali del musico di camera Domenico Dal Pane Maria Paola Del Duca 155 Il cardinale Pietro Ottoboni, la diplomazia e la musica (1689–1721) Teresa Chirico 189 I cardinali Francesco e Troiano Acquaviva d’Aragona nella cultura di corte del settecento romano Roberto Ricci PART V THE PALATINATE (KURPFALZ): THE DYNASTIC AND DIPLOMATICAL STRATEGIES OF ELECTOR PHILIPP WILHELM AND HIS SON JOHANN WILHELM 205 Le figlie del Palatinato: rigenerazione del sangue e trasferimenti culturali tra le corti europee Giulio Sodano 225 Dal Reno alla penisola iberica: i «musici» spia dell’elettore Palatino Giovanni Guglielmo (1690–1716) durante la Guerra di Successione Spagnola Valentina Anzani PART VI LISBON: DIPLOMACY AND THE STAGE 243 Lisbona nello specchio di Vienna: le lettere di Giuseppe Zignoni per una nuova visione sul teatro e sull’opera italiana in Portogallo Giuseppina Raggi 281 The Noblemen’s Balcony: a Perspective on Theatre Subscription José Camões – Bruno Henriques 303 Ópera italiana, Corte portuguesa, Embajador español. El VI conde de Fernán Núñez y su labor como organizador musical en la Lisboa de 1785 Francisco José Rosal Nadales PART VII NAPLES: THE CULTURAL ACTIVITIES OF SPANISH AMBASSADORS UNDER THE REIGN OF CARLO BORBONE AND HIS SON FERDINAND 325 «Fece spiccare la magnificenza del suo Padrone»: le feste ispaniche per la nascita dell’erede al trono di Napoli (1748) Paologiovanni Maione 361 Alfonso Clemente de Aróstegui: musica, arte e mecenatismo nella Napoli borbonica di Carlo III e Ferdinando IV Paola De Simone – Nicolò Maccavino PART VIII VENICE, DRESDEN, BERLIN, VIENNA: DIPLOMACY AND AESTHETIC DISCOURSE 453 Note sul processo creativo del Saggio sopra l’opera in musica di Francesco Algarotti: una testimonianza di cultura europea Giovanni Polin 471 La Guerra dei Sette Anni (1756–1763). Politica, miti e glorificazione di Casa d’Austria in alcuni spettacoli della «riforma» del conte Durazzo Armando Fabio Ivaldi APPENDIX 499 INDEX OF PERSONS 525 LIST OF ILLUSTR ATIONS LE FIGLIE DEL PALATINATO: RIGENERAZIONE DEL SANGUE E TRASFERIMENTI CULTURALI TRA LE CORTI EUROPEE Giulio Sodano 1. LE CORTI E LE DONNE Con un certo ritardo, gli studi europei hanno progressivamente prestato attenzio- ne allo spazio femminile nel sistema cortigiano di antico regime, attraverso l’ana- lisi dei poteri formali e informali delle donne.1 Ricerche approfondite hanno avuto luogo soprattutto per la Francia, nella quale è stato considerato di grande rilievo il ruolo delle regine consorti nella costituzione del potere monarchico attraverso i ri- tuali. Mentre il cerimoniale era divenuto tanto complesso da rendere difficile l’av- vicinare il sovrano, gli ingressi nelle città, i trasferimenti stagionali nelle residenze, le visite alle case della locale aristocrazia, i pellegrinaggi a santuari e conventi, la partecipazione alle partite di caccia erano tutte occasioni che concorrevano a ren- dere le regine più visibili e accessibili dei loro regali mariti.2 Il sistema cortigiano d’antico regime aveva fatto della prossimità ai re la via fondamentale per ottenere i favori e pertanto era soprattutto alle regine a cui ci si poteva rivolgere per ottenere grazie e benefici. Le dinastie regali e principesche europee si sono costituite come élite che si collegavano tra di loro, strutturando e ristrutturando la bilancia del potere euro- peo. Per questo tipo di politica un ruolo rilevante hanno avuto i matrimoni rega- li: giovani spose costituivano elementi fondamentali nella politica internazionale, spesso offrendo occasioni per rivendicazioni territoriali. «Ciò che non può Marte, lo consente Venere»: come è noto questo motto fu alla base della nascita del potere degli Asburgo e venne ampiamente mutuato da famiglie regali e nobiliari euro- pee. Come ha sottolineato Bély, i contratti matrimoniali tra sovrani funzionavano come veri e propri trattati internazionali.3 La storiografia ha quindi prestato maggiore attenzione alla capacità di adat- tamento delle regine straniere migranti, autrici di un cultural transfer nell’Euro- 1 In Italia lamentava il ritardo degli studi sulla corte Women Rulers in Europe: Agency, Practice and the Representation of Political Powers (XII–XVIII), a cura di Giulia Calvi. Firenze: European Uni- versity Institute, 2008, pp. 1-15: 7. Per quanto riguarda il contesto europeo si vedano le note di Fanny Cosandey: La reine de France. Symbole et pouvoir. Parigi: Gallimard, 2000 (= Bibliothèque des histoires), pp. 7-9. 2 Fondamentale il libro citato nella nota precedente di Cosandey, la quale ha studiato per la Francia le figure delle regine attraverso l’impianto istituzionale e quello delle cerimonie. 3 Lucien Bély: La société des princes. XVIe – XVIIIe siècle. Parigi: Fayard, 1999, p. 198. 205 Part v — Le figlie del Palatinato pa dell’età moderna. La sistematica gender migration che lo scambio matrimoniale produceva è stata considerata tra gli aspetti più rilevanti nello studio delle regine consorti dell’età moderna. Si è sottolineato la connessione tra le donne e il trans- nazionalismo, enfatizzando le caratteristiche nomadi della vita femminile, la mi- grazione e il viaggio come elemento chiave nell’esperienza soggettiva delle donne, le quali erano l’elemento mobile nella costruzione del potere politico negli «State formation processes».4 I decenni tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo, l’epoca che possiamo chiamare dell’High baroque, un’età di transizione5 che vide l’affermazione dell’assolutismo nella varietà di forme che ciascun paese sperimentava, si caratte- rizzarono per la maturazione degli stili di corte e per la modificazione dei circuiti tradizionali dei matrimoni regali, fenomeni che entrambi concorsero a favorire una maggiore presenza delle donne nei meccanismi decisionali del potere. Mentre in Francia, in un percorso che va da Anna di Bretagna a Maria Teresa d’Austria, l’assolutismo aveva progressivamente relegato le spose dei sovrani a funzioni es- senzialmente familiari e domestiche, privandole delle connotazioni pubbliche della sovranità,6 in altre parti d’Europa il potere delle regine, pur non avendo mai parte- cipato della natura della sovranità, andava diffusamente crescendo. E anche dove le regine consorti erano relegate a funzioni familiari e domestiche, proprio da quelle posizioni riuscivano a esercitare poteri informali che rafforzavano ulteriormente le monarchie. Tra la seconda metà del XVII secolo e gli inizi del Settecento le corti dei fedeli guerrieri del sovrano si stavano trasformando in quelle della no- biltà decorativa. È un processo collegato all’affermazione stessa della monarchia e dello stato moderno, ma che si accentuò con l’assolutismo e poi con l’assolutismo riformatore del Settecento. I caratteri della nobiltà cortigiana di fatto favorirono il ruolo delle donne, con il venir meno dei tipici passatempi rinascimentali tutti al maschile, come le giostre che si erano trasformate in balletti, con la partecipazione attiva femminile. La caccia aveva visto sempre più la partecipazione delle donne che indossavano abiti da amazzoni. Alla stessa epoca il sistema matrimoniale asburgico di Vienna e Madrid era entrato in crisi: caratterizzatosi per quasi due secoli da una forte endogamia tra i due rami, aveva prodotto effetti devastanti sul patrimonio biologico della famiglia, 4 In proposito si vedano i recenti volumi Early Modern Dynastic Marriages, and Cultural Transfer, a cura di Joan-Lluís Palos e Magdalena Sánchez. Farnham: Ashgate, 2016. – Queens Consort, Cultural Transfer and European Politics, c. 1500–1800, a cura di Helen Watanabe-O’Kelly e Adam Morton. London: Routledge, 2016. 5 Sul passaggio tra Sei e Settecento come intensa fase di transizione si veda il recente volume The Transition in Europe between XVIIth and XVIIIth Centuries. Perspectives and Case Studies, a cura di Antonio Álvarez-Ossorio, Cinzia Cremonini e Elena Riva. Milano: Franco Angeli, 2016 (= Temi di Storia 228). 6 Cfr. Cosandey: La reine de France, pp. 10-12. 206 Giulio Sodano che si manifestarono con le gravi condizioni di malattia di Carlo  II, privo di un erede, e l’incapacità di generare bambini sani da parte di sua sorella Margherita Teresa, sposa dell’imperatore Leopoldo. In Europa la credenza nell’eccezionalità del sangue del sovrano, della sua prodigiosità e della sua trasmissibilità in linea ere- ditaria che confermava i discendenti all’esercizio del potere è stato un dato costante a fondamento della legittimità dinastica, si può dire fin dall’Egitto dei Faraoni. Il  comportamento delle famiglie regnanti europee era ossessivamente impronta- to alla conservazione della purezza del proprio sangue. Il matrimonio era quindi un’incresciosa condizione che costringeva a mescolarlo a quello di altre famiglie. Non potendo, per le convenzioni cristiane, utilizzare l’incesto, si ricorreva almeno al matrimonio tra parenti strettissimi. Madrid, inoltre, aveva visto nei matrimoni con i cugini viennesi, anche un’ulteriore consacrazione della famiglia reale perché le donne austriache portavano sangue consacrato dalla dignità imperiale che ampli- ficava ulteriormente la purezza del sangue del casato.7 Gli Asburgo di generazione in generazione avevano stretto matrimoni tra il ramo madrileno e quello viennese, fino all’estenuazione fisica del sofferente Carlo II. Il mercato matrimoniale a quel punto per forza di cose cambiò e ci si rivolse a nuove corti. La conclusione della lunga fase delle guerre della prima metà del Seicento e la nascita di una Europa multipolare, comportarono anche la moltiplicazione di corti prestigiose, che dovevano dare lustro al nuovo livello di potenza acquisito. Assun- sero allora un ruolo primario proprio le corti delle famiglie principesche tedesche. Proprio nella seconda metà del Seicento era cresciuto l’interesse in Europa per la nobiltà germanica. Lo storiografo del duca di Assia Johann Justus Winckelmann (1620–1699) nel suo Arboretum Oldenburgi aveva sostenuto la tesi che l’unica nobiltà degna di essere tale era quella tedesca, tesi ripresa dal benedettino Gabriel Buce- lin che nel primo tomo della Germania sacra et prophana, pubblicato nel 1655 aveva preteso che la nobiltà germanica fosse la madre di tutte le altre nobiltà risplendenti nel mondo.8 Si presentarono anche casi di famiglie principesche per le quali si rese necessaria un’accurata difesa delle proprie origini germaniche, al fine di non pre- giudicare un ruolo nel Sacro Romano Impero.9 7 Sui matrimoni con le granduchesse viennesi come consacrazione imperiale, cfr. Maria Victoria López-Cordón: «L’immagine della regina nella Monarquía hispánica», I linguaggi del potere nell’età barocca, vol.  2: Donne e sfera pubblica, a cura di Francesca Cantù. Roma: Viella, 2009, pp. 13- 44: 15. 8 Cfr. Claudio Donati: L’Idea  di nobiltà  in Italia. Secoli  XIV–XVIII. Roma, Bari: Laterza, 1988, p. 298. 9 Quanto accadde per i Savoia quando presero a circolare teorie su di una loro origine borgognona. Cfr. Elena Riva: «Una reggente di successo. La politica internazionale di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours», La politica charmante. Società di corte e figure femminili nelle età di transizione, a cura di Elena Riva. Milano: Franco Angeli, 2018 (= Cheiron. Materiali e strumenti di aggiornamento storiografico 1.2017), pp. 47-99: 64-65. 207 Part v — Le figlie del Palatinato 2. CORTI GER MANICHE E MERCATO MATRIMONIALE EUROPEO La riforma protestante agli inizi del Cinquecento aveva fatto sì che le corti nell’Im- pero sviluppassero diversi temperamenti a seconda della confessione dominante. Quelle cattoliche annoveravano, oltre ai Wittelsbach di Monaco, gli elettori eccle- siastici e le città vescovili, e guardavano ai modelli cortigiani italiani e spagnoli. Nel fronte protestante c’era, invece, soprattutto la Germania dei principi. La corte, a lungo luterana, di Dresda, ad esempio, sviluppò una cultura assai diversa da quel- la delle corti cattoliche.10 È stato sottolineato che all’interno del mondo tedesco le gerarchie tra i diversi stati e le diverse dinastie principesche non sempre passavano per la forza militare, ma prendevano forma anche attraverso il prestigio culturale e la magnificenza che si era in grado di esercitare: «the per truly was mighter than the sword».11 Contrariamente a quanto si può pensare, a splendere per sontuosità e per apparati festivi, almeno nella prima metà del XVII secolo, furono le corti pro- testanti più che quelle cattoliche, tanto che le monarchie luterane della Danimarca e della Svezia modellarono se stesse ispirandosi a quelle dei principi tedeschi. La ricerca curata da Watanabe-O’Kelly ha evidenziato quanto numerose fossero le pubblicazioni – i festival books – che rappresentavano con splendide immagini le feste presso gli stati della Germania, in occasione di celebrazioni civili, funerali, entrate in città e matrimoni, rituali volti ad esaltare il potere principesco. Que- ste corti fastosissime erano quelle del Palatinato, di Ansbach, di Baden-Durbach, del Württemberg, del Brandeburgo, dell’Assia-Kassel.12 Nella prima metà del Sei- cento alla corte del Württemberg si introdussero le feste da ballo, mentre i duchi avevano stabili relazioni con Inghilterra, Francia e Danimarca. Federico duca di Württemberg nel 1605 riceveva l’ordine della Giarrettiera.13 Nei primi anni del XVII secolo, insieme alla crescita della febbre per le tensioni religiose, le fami- glie dei principi protestanti diedero vita a unioni matrimoniali prestigiose e di respiro internazionale, celebrate con cerimonie che volevano evidenziare l’alleanza tra le casate riformate. Ecco un breve elenco: nel 1609 Giovanni Federico duca di Württemberg sposa Barbara Sofia, margravia del Brandeburgo. L’evento del loro 10 Cfr. Helen Watanabe-O’Kelly: Court Culture in Dresden. Basingstoke: Palgrave Macmillan, 2002. 11 Clarissa Campbell Orr: «Marriage in a Global Context: Charlotte of Mecklenburg-Strelitz, Queen of Great Britain and Ireland», Watanabe-O’Kelly – Morton: Queens Consort, pp. 110- 125: 113. 12 Helen Watanabe-O’Kelly: «The Early Modern Festival Book: Function and Form», Europa Triumphans: Court and Civic Festivals in Early Modern Europe, a cura di J. R. Mulryne, Helen Watanabe-O’Kelly, Margaret Shewring, Elizabeth Goldring e Sarah Knight, vol.  1. Burlington: Ashgate, 2004, pp. 2-12: 5-6. 13 Sara Smart: «The Württemberg Court and the Introduction of the Ballet in the Empire», ibidem, vol. 2, pp. 35-45. 208 Giulio Sodano matrimonio costituisce un summit politico delle signorie protestanti dell’Unio- ne. Pochi mesi dopo si celebra il matrimonio tra Giovanni Giorgio, margravio del Brandeburgo, con Eva Christine duchessa del Württemberg, fratello e sorella della coppia precedente. Altri matrimoni si hanno successivamente tra il Württemberg e il Brandeburgo. Nel 1613 Federico V del Palatinato sposa Elisabetta, la figlia di Giacomo I.14 Nel 1620 Gustavo II Adolfo di Svezia sposa la margravia Maria Ele- onora di Brandeburgo, sorella del principe Elettore Giorgio Guglielmo. I Wettin di Dresda, prima della loro riconversione al cattolicesimo, contraggono matrimo- ni con le case di Danimarca, Brandeburgo, Württemberg, celebrati con splendidi books of festivals che consegnano alla memoria quei fastosi avvenimenti. Ma il vero «Great Wedding», celebratissimo dalle cronache, è quello del 1634 tra Cristiano di Danimarca e la principessa di Sassonia Magdalena Sibylle. La sposa è la figlia dell’Elettore Giovanni Giorgio I, da poco entrato nella Guerra dei Trent’Anni. Il matrimonio sassone-danese successivo alla morte di Gustavo  II Adolfo a Lutzen può offrire a un re ambizioso come Cristiano una piattaforma ideale per l’ascesa politica in un fronte protestante in sofferenza per l’assenza di un nuovo leader, nonché l’opportunità di espandere i propri possedimenti o, quanto meno, di pre- sentarsi come mediatore della pace nell’Impero.15 Sua zia Anna ha fatto anni ad- dietro un matrimonio altrettanto di grande prestigio internazionale, sposando nel 1589 Giacomo VI di Scozia, divenendo, successivamente, regina di Inghilterra. La sorella maggiore di quest’ultima, Elisabetta, celebra un matrimonio tedesco spo- sando il duca di Brunswick-Lüneburg Heinrich Julius.16 La proiezione internazionale delle famiglie protestanti viene confermata anche nel declinare del secolo: nel 1680 Ulrika Eleonora the Elder (1656–1692), figlia di Federico III di Danimarca, diventa regina di Svezia. È un matrimonio stretto come conseguenza della pace tra i due paesi, dopo una lunga guerra. L’ingresso della spo- sa fu celebrato come l’inizio di una nuova era e la regina ha in 13 anni di matrimo- nio ben 7 bambini. Il suo funerale nel 1693 è grandioso e ha luogo in un contesto di trionfo della lotta assolutistica della corona contro la riottosa aristocrazia svedese.17 Se per buona parte del XVII secolo le famiglie principesche protestanti aveva- no avuto corti fastose e soprattutto intrattenuto relazioni internazionali rilevanti attraverso i matrimoni, questa situazione successivamente andò mutando. L’aper- tura spagnola e austriaca per i matrimoni regali verso altre famiglie per la ricerca di «sangue fresco» favorì quella parte dei signori tedeschi cattolici rimasti invece 14 Cfr. Helen Watanabe-O’Kelly: «The Protestant Union: Festivals, Festival books, War and Politics», ibidem, vol. 1, pp. 7-15. 15 Mara R. Wade: «The ‹Great Wedding› of 1634», ibidem, vol. 2, pp. 268-271. 16 Mara R. Wade: «Scandinavia Triumphans», ibidem, vol. 2, pp. 237-244: 237-241. 17 Marten Snickare: «The Funeral of Queen Ulrika Eleonore the Elder, 1693», ibidem, vol. 1, pp. 324-340: 324. 209 Part v — Le figlie del Palatinato a lungo emarginati dai grandi matrimoni internazionali dell’epoca precedente, mentre, contemporaneamente, era in atto la riconquista cattolica di vaste porzioni del territorio signorile dell’Impero e la riconversione di alcune dinastie signori- li. Gli stessi Wettin di Dresda, a seguito della conversione di Federico Augusto I (Augusto  II di Polonia) finalizzata all’ottenimento della corona polacca, strinse- ro alleanze matrimoniali con i cattolici: Augusto  III è fatto sposare con la figlia dell’imperatore Giuseppe I; le figlie della coppia sposano poi principi bavaresi, il re di Napoli Carlo di Borbone e il delfino di Francia. 3. I NEUBURG E IL PALATINATO Il Palatinato era stato tradizionalmente territorio protestante. Dalla seconda metà del Cinquecento il conte palatino, principe elettore, era il maggiore esponente del- le politiche antimperiali e da Heidelberg sistematicamente dissuadeva gli altri si- gnori protestanti a soccorrere l’Imperatore nelle sue richieste di aiuto per la guerra contro i Turchi, denunciando che la crociata era un pretesto degli Asburgo per sottoporre ai propri comandi i principi tedeschi. È poi ben noto che Federico V del Palatinato fu protagonista della prima fase della Guerra dei Trent’Anni, con l’ele- zione di re di Boemia, a cui fece seguito la sconfitta della Montagna Bianca, con la perdita della dignità di Elettore, traslata alla Baviera. Il Palatinato per i successivi accordi di pace fu restituito ai protestanti, ma per le imprevedibili casualità della storia la famiglia elettorale protestante in linea maschile si estinse e signori del Palatinato divennero i cugini cattolici: nel 1685 a seguito della morte di Carlo II del Palatinato, diviene signore Filippo Guglielmo, dei Wittelsbach di Neuburg, un ramo minore del casato bavarese. Anche i Pfalz-Neuburg erano stati protestanti. A convertirsi al cattolicesimo è il padre di Filippo Guglielmo, Wolfgang Wilhelm, primo principe tedesco a com- piere un atto del genere, pur di ricevere l’investitura dei ducati di Jülich e Berg.18 Filippo Guglielmo a sua volta, ottenuto il Palatinato del Rhin, si adopera per una dura ricattolicizzazione del paese, tanto da provocare la reazione della sorella del defunto Carlo II, Elisabetta Carlotta, la quale chiede al cognato Luigi XIV di in- tervenire a difesa del suo paese: è lo scoppio della guerra della Lega di Augusta. Filippo Guglielmo si sposò due volte ed ebbe una numerosa prole: verrà chia- mato il «fattore d’Europa» e la sua casa «the stud farm of Europe», la scuderia d’Eu- ropa. L’immagine della prolificità di Filippo Guglielmo e del casato dei Neuburg era palese nelle cerimonie pubbliche, quando l’Elettore appariva circondato dai 18 Cfr. Ronnie Po-chia Hsia: La Controriforma. Il mondo del rinnovamento cattolico (1540–1770). Bologna: Il Mulino, 2001, p. 109. 210 Giulio Sodano numerosi figli che facevano a gara, chi a cingergli la spada, chi ad aggiustargli la cappa, chi offrendogli il cappello, chi inginocchiandosi e baciandogli la mano.19 Le principesse palatine furono individuate come possibili rigeneratrici del san- gue delle famiglie reali europee e divennero consorti dei principali sovrani europei cattolici. La primogenita Eleonora Maddalena Teresa (1655–1720) diventa nel 1676 imperatrice come terza moglie di Leopoldo I; Maria Sofia Elisabetta (1666–1699) regina di Portogallo, sposando Pietro  II; Mariana (1667–1740) regina di Spagna, sposando nel 1690 Carlo II d’Asburgo; Edvige Elisabetta Amalia (1673–1722) sposa Jakub Ludwik, il primogenito del re di Polonia Jan Sobieski, lasciando sperare un futuro di regina di quel paese; Dorotea Sofia (1670–1748) è duchessa di Parma e Piacenza, sposa prima Odoardo II Farnese e poi suo fratello Francesco, e mette alla luce la futura regina di Spagna Elisabetta Farnese. Se è possibile immaginarsi quale affare potesse essere, in termini di doni, pre- stigio e benefici, per una famiglia europea «minore» collocare una propria rappre- sentante come consorte di un sovrano, così da ripagare già gli sforzi economici per mettere insieme una dote, nel caso dei Pfalz-Neuburg questa fortunata condizione va moltiplicata almeno per quattro. Attraverso l’analisi della figura della duches- sa di Parma Dorotea Sofia, già si è avuto modo di sottolineare quanto le sorelle Wittelsbach di Neuburg creassero un vero e proprio network al femminile di regi- ne sparse per l’Europa, che operò congiuntamente per fini politici, volti soprattut- to a una forte affermazione della famiglia sulla scena europea.20 A proposito delle regine consorti, studi recenti hanno sottolineato la necessità di guardare oltre le relazioni con gli uomini di potere dell’immediata famiglia (padre, marito, fratelli) allargando lo sguardo a rapporti di parentela ben più larghi, facendo riferimento a un concetto di famiglia allargata che comprende molteplici legami (sorelle, cugine, zie, ma anche figli/figlie illegittime o adottivi/e).21 Tutto ciò dava luogo a un con- sorzio complesso di legami e lealtà politiche o confessionali ben presenti nella map- 19 Johann Bodler: Vida del Serenissimo Principe Elector D. Felipe Guillelmo, Elector Palatino, traduzio- ne spagnola di Don Franciso de Aefferden. Madrid: s.typ., 1692, p. 100. 20 Si veda Giulio Sodano: «Una contessa palatina a Parma. Dorotea Sofia e l’irruzione delle Neuburg nella politica europea», Riva: La politica charmante, pp. 118-146. Quello delle Neuburg non costituì certamente l’unico grande gruppo di sorelle sposate in giro per l’Europa. Un altro network era costituito dalle Nemours: Maria Francesca Elisabetta, figlia di Carlo Amedeo di Savoia-Nemours duca di Aumale e Elisabetta di Borbone Vendôme, sposa prima Alfonso VI del Portogallo nel 1666 e poi sarà la prima moglie del di lui fratello Pietro II. L’altra sorella è Maria Giovanna Battista, la duchessa di Savoia moglie di Carlo Emanuele II. Cfr. Robert Oresko: «Maria Giovanna Battista of Savoy-Nemours (1644–1724): Daughter, Consort and Regent of Savoy», Queenship in Europe 1660–1815: The Role of the Consort, a cura di Clarissa Campbell Orr. Cambridge: Cambridge University Press, 2004, pp. 16-55: 23. 21 Michaela Hohkamp: «Sisters, Aunts and Cousins. Familial Architecture and Political Field in Early Modern Europe», Kinship in Europe: Approaches to Long-Term Developments (1300–1900), a cura di Jon Mathieu, Simon Teuscher e David Sabean. New York: Berghahn, 2007, pp. 128-145. 211 Part v — Le figlie del Palatinato pa mentale dei protagonisti.22 Il processo di affermazione dei Neuburg avvenne attraverso un rilevante protagonismo femminile, che si manifestò, in primo luogo, nelle trattative matrimoniali. Molta attiva era stata, ad esempio, la regina del Por- togallo, Maria Sofia, seconda moglie di Pietro II, interessata a far sposare la figlia di primo letto del re, Isabella Luisa, al fratello Carlo Filippo prima e con Francesco Luigi poi, nonostante che quest’ultimo fosse già vescovo di Breslavia. Le trattative non andarono in porto, poiché Pietro II voleva per la figlia maggiore un matrimo- nio più prestigioso, che però non si realizzò mai per la morte della infanta.23 Maria Sofia intrattenne forti legami con la sua famiglia d’origine, con suo padre e le so- relle Mariana e l’imperatrice Eleonora,24 ed è molto probabile che i suoi tentativi di matrimonio dei fratelli procedessero in sintonia con la propria famiglia. Grazie a una ricca documentazione relativa ai rapporti tra Spagna e Palatinato, siamo a conoscenza dell’impegno profuso da Eleonora per porre sul trono di Spa- gna una propria sorella, come rivela la corrispondenza tra Vienna e Neuburg. L’im- peratrice tempestivamente avverte il padre dell’inaspettata morte di Maria Luisa, la prima moglie di Carlo II. Alla luce della luttuosa novità, Eleonora consiglia al padre di ritardare le trattative di matrimonio in corso con il duca di Parma e con il duca di Sassonia Lauenburg per le due sorelle minori, perché la Spagna potrebbe essere interessata a un matrimonio con la famiglia palatina. Eleonora dice altresì al padre di essere a conoscenza che a Madrid sono in atto consultazioni per un matri- monio portoghese, ma di essere scettica sulla realizzazione di quel progetto. Poiché unica altra alternativa sul «mercato matrimoniale» è una principessa fiorentina, è convinta della possibilità del successo dei Neuburg di poter far sposare una delle sue sorelle con il re di Spagna.25 È con questa lettera che inizia quindi una fitta corrispondenza tra il conte pa- latino e la sua primogenita, un carteggio da cui si evince quanto il primo si lasci guidare dai consigli della figlia sulle questioni matrimoniali di famiglia. Filippo Guglielmo, peraltro, non esita a imporre il ruolo della figlia agli occhi dei suoi figli maschi: il conte palatino infatti scrive al primogenito Giovanni Guglielmo avvertendolo di aver chiesto alla sorella parere sopra la condotta che la famiglia deve seguire.26 22 Cfr. Jill Bepler: «Dynastic Positioning and Political Newsgathering: Hedwige Eleonora of Schleswig-Gottorf, Queen of Sweden and Her Correspondence», Watanabe-O’Kelly – Morton: Queens Consort, pp. 131-148. 23 Isabel Drumond Braga – Paulo Drumond Braga: Duas rainhas em tempo de novos equilíbrios europeus. Lisbona: Circulo de Leitores, 2011, pp. 338-340. 24 Ibidem, p. 326. 25 Lettera di Eleonora al padre, Vienna, 6 marzo 1689, in Documentos inéditos referentes las postrimerías de la Casa de Austria en España, a cura di Príncipe Adalberto de Baviera e Gabriel Maura y Gamazo. Madrid: Real Academia de la Historia, 2004, p. 55. 26 Ibidem. 212 Giulio Sodano Eleonora Neuburg era inizialmente destinata al convento, ma a seguito dell’ascesa della famiglia, ben nota per la sua prolificità, fu scelta come terza moglie di Leo- poldo I.27 Le nozze inoltre, come di frequente prevedeva la prassi degli Asburgo, furono doppie: la sorella di Leopoldo, Maria Anna Giuseppina sposava a sua volta il figlio maggiore di Filippo Guglielmo, il principe Giovanni Guglielmo. Que- sto matrimonio probabilmente ebbe l’effetto che anche la prolifica famiglia dei Neuburg imboccasse la strada della debolezza genetica degli Asburgo, poiché i due figli della coppia morirono nello stesso giorno della nascita. Né il secondo matri- monio di Giovanni Guglielmo fu fortunato. La sposa Anna Maria de’ Medici era esponente di un’altra famiglia principesca europea che stava accusando problemi di fertilità. Se dunque i Neuburg risolsero numerosi problemi di fecondità di famiglie europee, la loro ascesa in realtà fece contrarre dei matrimoni responsabili, per una certa nemesi, dello stesso male che altrove avevano curato. L’imperatrice Eleonora è stata descritta come non particolarmente talentuosa, ma dai connotati tipici della donna ideale degli Asburgo: pia, affezionata sposa, madre prolifica, disinteressata alla politica. Una maggiore attenzione degli stori- ci al ruolo delle donne nella corte viennese ha però evidenziato che proprio con Eleonora e le spose destinate ai suoi due figli futuri sovrani28 in realtà la figura dell’imperatrice raggiunse un’inf luenza considerevole e ben maggiore del passa- to.29 Il grande palcoscenico barocco offerto dalla corte imperiale viennese sempre più in concorrenza con quella madrilena, le crisi dinastiche a cui le donne erano chiamate a dare soluzione con le loro maternità, la provenienza non più dalla corte spagnola, ma dalle corti vassalli tedesche, che vedevano nelle loro donne divenute imperatrici una grande occasione da sfruttare: tutto ciò proiettò le mogli imperiali sulla scena politica europea. Che Eleonora infatti non fosse interessata alla politica è un punto che va messo in discussione, alla luce di quanto la donna si spese per la sua famiglia di origine. L’imperatrice fu prodiga di consigli e la vera regista del matrimonio tra Carlo II e sua sorella minore Mariana. Il 13 marzo 1689 l’imperatrice, come un’abile giocatrice, dispone le sorelle come pedine su una scacchiera. Ha individuato nella sorella Mariana la candidata al matrimonio spagnolo e scrive al padre dettandogli il comportamento da tenere: occorre convincere i Sassonia Lauenburg, ai quali si è proposta Mariana, a rinun- ciare all’accordo matrimoniale. D’altra parte, le trattative sono solo all’inizio e qualora quelli si sentano offesi per la retromarcia, va loro offerta la mano della più 27 Príncipe Adalberto de Baviera: Mariana de Neoburgo, reina de España. Madrid: Espasa-Calpe, 1938, p. 35. 28 La moglie di Giuseppe I fu Guglielmina Amalia Brunswick-Lüneburg, la cui cugina Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel sposò Carlo VI. 29 Cfr. Charles W. Ingrao – Andrew L. Thomas: «Piety and Power: The Empresses-Consort of the High Baroque», Orr: Queenship, pp. 107-110. 213 Part v — Le figlie del Palatinato giovane Dorotea, sebbene quest’ultima sia già promessa al duca di Parma. Ma i Far- nese, sottolinea l’imperatrice con un certo sarcasmo, si accontenteranno facilmente di una delle sorelle minori. Eleonora raccomanda quindi al padre di guadagnare tempo, finché non giunga la risoluzione definitiva del re di Spagna.30 Nei giorni successivi, Eleonora ribadisce quanto quel matrimonio possa essere redditizio per le case di Austria e dei Neuburg.31 Indiscutibilmente a indurre Filippo Guglielmo ad attribuire un ruolo rilevan- te a Eleonora negli affari di famiglia è la posizione che questa occupa grazie al matrimonio. L’essere imperatrice permette alla figlia maggiore di essere figura prestigiosa nello scenario internazionale, e soprattutto di attingere alle fonti di informazioni del marito. L’ambasciatore dell’imperatore a Madrid ha avvisato fin dai primissimi giorni di marzo che l’ipotesi del matrimonio tra il re e Mariana di Neuburg a corte ha molti avversari, che parlano male della principessa palatina per via dei capelli rossi e delle lentiggini, aspetti non amati dagli Spagnoli. Ma a par- te le questioni fisiche, ad alimentare la malevolenza nei confronti della sposa è la considerazione di alcuni che la monarchia di Spagna non ha sufficiente risorse per sostenere i tanti fratelli della regina in pectore. L’ambasciatore avverte Vienna che se l’ipotesi di un matrimonio fiorentino è ormai tramontata, a causa della fama della vita leggera della madre della possibile sposa, resta però in piedi quella portoghese, sostenuta soprattutto dal potente ministro Oropresa. A giudizio del diplomatico occorre quindi che da Vienna ci si attivi con la regina madre, persona a suo giudi- zio di poca perseveranza e intelligenza.32 Giocava invece positivamente a favore del matrimonio palatino la considerazione della ben nota prolificità della famiglia.33 Era dunque proprio l’ambasciatore a consigliare di attivare il canale della co- municazione femminile, evidenziando come non sia esistita affatto una diplomazia «alta», affidata ai diplomatici, e una diplomazia «minore» affidata alle donne. La politica internazionale contemplava pienamente e legittimamente entrambi i ca- nali, se non addirittura segnalando come privilegiato il secondo. Ed infatti subito inizia il dialogo tra la regina madre di Spagna e l’imperatrice. Mariana d’Austria scrive a Eleonora manifestando il suo affetto a lei e alla sua famiglia. Chiede quindi una descrizione delle tre sorelle Neuburg eventuali spose per suo figlio, pregandola che le si inviino piccoli ritratti. La regina madre di Spagna si rammarica unica- mente che la figlia di Eleonora e dell’imperatore, Maria Isabella, abbia solo 9 anni, troppo pochi per un matrimonio che deve essere immediato.34 Un paio di settimane 30 Baviera: Documentos, 17 marzo 1689, p. 57. 31 Ibidem, p. 58. 32 Ibidem, nota inviata all’Imperatore dal suo ambasciatore a Madrid, 9 marzo 1689, p. 57 33 A insistere su questo punto era soprattutto l’Almirante di Castiglia. Cfr. Gabriel Maura y Gamazo: Vida y reinado de Carlos II. Madrid: Espasa-Calpe, 1954, p. 351. 34 Baviera: Documentos, 9 marzo 1689, p. 56. 214 Giulio Sodano riscrive a Eleonora dicendole di guardare benevolmente all’ipotesi di un matrimo- nio tra il re e una principessa di Neuburg, che peraltro aggrada molto a suo figlio.35 Eleonora può quindi avvertire suo padre che l’affare di Spagna, grazie al gran zelo di Mariana d’Austria, sta concludendosi positivamente. A quel punto pianifica an- che il viaggio della sorella, consigliando al padre di farle raggiungere la Spagna per via dei Paesi Bassi, e non per l’Italia. Ma l’imperatrice detta anche gli accompa- gnatori: ci dovrà infatti essere il fratello per avviare le trattative per il matrimonio con l’infanta del Portogallo, figliastra della sorella Maria Sofia, regina del regno lusitano.36 Eleonora quindi non ha solo rilievo nei matrimoni al femminile, ma an- che per i maschi di famiglia, approfittando della sua posizione. L’imperatore infatti scriverà per avere notizia sulle trattative in corso sul matrimonio portoghese.37 E anche in questo caso Eleonora per questo secondo affaire cerca di coordinarsi e di trovare il sostegno di Mariana d’Austria, la quale le dà qualche suggerimento per conseguire il successo in Portogallo.38 Non è il caso di seguire il faticoso viaggio di Mariana alla volta della Spagna, né il fallito tentativo del matrimonio portoghese. Va invece sottolineato che negli anni successivi, che videro i Neuburg attivissimi nell’approfittare della posizione in Spagna per ricevere favori e prebende,39 Eleonora appare invece defilata. Con- clusa la trattativa matrimoniale, era terminata la missione specificamente fem- minile? Difficile dare una risposta certa, poiché va considerata la circostanza che si verificò dopo pochi mesi dall’arrivo di Mariana in Spagna: Filippo Guglielmo muore nel settembre del 1690 e conte palatino diventa Giovanni Guglielmo che tratterà direttamente con la sorella Mariana gli affari di famiglia, senza più parti- colari interventi di Eleonora. È quindi probabile che con il passaggio del potere, Giovanni Guglielmo sia stato meno disponibile a farsi guidare dalla sorella e abbia voluto assumere un ruolo più attivo nel guidare le sorti della famiglia. Eleonora, forse indispettita per non essere più al centro delle trame di famiglia, a qualche mese dalla morte del padre scrive al fratello suggerendogli (o ammonendolo) di trattare gli affari spagnoli con maggior tatto, perché altrimenti rischia che le sue azioni siano controproducenti.40 35 Ibidem, 24 marzo 1689, p. 59. 36 Ibidem, 1 maggio 1689, p. 62. 37 Ibidem, p. 55. 38 Mariana d’Austria scriveva all’imperatrice di ritenere che Mariana dovesse essere accompagnata da uno dei suoi fratelli per facilitare anche un matrimonio con la infanta portoghese. Ibidem, 1 giugno 1689, p. 102. 39 La lista dei desiderata rivolta a Mariana prima dal padre e poi dal fratello è veramente lunga, a partire dal tentativo di ottenere il governo dei Paesi Bassi, poi la carica di viceré di Napoli, e successivamente numerosi uffici ecclesiastici spagnoli per gli altrettanto numerosi fratelli di Mariana. 40 Baviera: Documentos, 1 febbraio 1691, p. 229. 215 Part v — Le figlie del Palatinato 4. FLUSSI DI DONI TR A NOSTALGIA E R AZZIA La trattativa al femminile per le nozze di Mariana e Carlo II evidenzia il rilievo che le donne potevano avere nelle corti dell’età moderna. Ma una così ampia diffusione di sorelle Neuburg tra le corti europee ebbe qualche significato? Quale fu l’apporto dal loro piccolo paese alle grandi corti europee e cosa trasmisero alla loro patria? La storiografia, a seguito del pioneristico lavoro di Elias, è stata a lungo do- minata da una visione con al centro Versailles come modello universale di corte. L’ampliamento delle ricerche ha evidenziato però altri modelli: in realtà a lungo dominante era stato quello strutturato sul ben più antico e articolato cerimoniale borgognone, con la sua organizzazione della casa reale ripartita in camera, casa e scuderia. È  stato proprio grazie allo studio della storia della musica, del teatro e dei cerimoniali che una visione monolitica si è andata sgretolando, evidenziando la pluralità dei modelli nell’elaborazione della civiltà di corte europea. Si vuole quindi qui focalizzare l’attenzione sul contributo che diede anche la piccola corte di Neuburg attraverso le proprie principesse che si trasferirono in rilevanti corti europee. Tra Madrid e Neuburg an der Donau a seguito del matrimonio, le trame politi- che per la successione al trono spagnolo e le continue richieste di favori, prebende e cariche politiche, si accompagnarono all’attivazione di scambi soprattutto materia- li. Mariana inviò numerosi doni di qualità al fratello, che arricchirono le collezioni tedesche, spesso approfittando della debolezza del marito. Proprio per sostenere adeguatamente il f lusso di regali di Mariana alla volta di Neuburg, il rappresentante alla corte spagnola dell’Elettore, Wiser, consiglia- va il comportamento da tenere nei confronti del re di Spagna. L’ambasciatore era rimasto colpito dalla circostanza che Carlo II aveva ricevuto con molto piacere i «bicchieri di Berlino» (i boccali da birra) ed era molto curioso di vedere come era- no quelli colorati. L’ambasciatore consigliava quindi l’Elettore che ogni qualvolta ci fosse stato qualcuno che dal Palatinato veniva in Spagna, ne approfittasse per inviare qualche dono, anche di poco valore, come opere di carpenteria, tornite o intagliate, bicchieri o oggetti del genere. Wiser ricordava infatti che due anni pri- ma il vescovo di Augusta – fratello di Giovanni Guglielmo e di Mariana – venen- do in visita aveva donato al re un orologio d’argento, probabilmente non costato più di cento scudi, che però a Carlo II era apparso un gran dono, tanto da tenerlo nella sua camera. Il sovrano inoltre ogni volta che giungeva a corte qualcuno dalla Germania senza doni per lui, se ne lamentava con la regina. Il Wiser assicurava l’Elettore che con doni di poco valore avrebbe ricevuto in cambio quadri, cavalli e altri preziosi regali.41 41 Ibidem, 23 luglio 1694, p. 413. 216 Giulio Sodano Un f lusso di oggetti da Madrid prendeva infatti la via della Germania grazie all’o- pera del Wiser e di Mariana. Molta attrattiva nel Palatinato godevano i cavalli e le carrozze di Spagna. Giovanni Guglielmo scrisse a Mariana confidandole di essere impaziente dell’arrivo dei cavalli e di una carrozza che gli erano stati donati. Ma indubbiamente ad accendere l’appetito tedesco erano le opere d’arte che la Spagna poteva offrire. Mariana poi era in continue trattative con Luca Giordano, a quel tempo alla corte di Spagna, perché producesse quadri originali o copie di dipinti in Spagna da poter inviare in Palatinato.42 Wiser nell’agosto del 1694 avvertiva l’Elet- tore di aver acquistato due quadri e 13 piatti di porcellana dipinti da Michelangelo e altri da Raffaello e Giulio Romano, che, sebbene non tutti fossero intatti, erano comunque molto ben fatti.43 Successivamente Mariana scriveva al fratello per chie- dergli se i piatti gli erano piaciuti, suggerendogli di usarli per servire la sauerkraut o i piselli con la pancetta.44 L’episodio è quanto mai sintomatico dell’adattabilità dei doni agli usi locali, così come «l’esoticità» degli oggetti facesse attribuire loro un valore ben maggiore di quello reale (l’orologio donato a Carlo II). Ma anche altre opere d’arte tutt’altro che comprate prendevano la via della famiglia Neuburg. Quando il Wiser, a seguito dei continui rumori che lo indivi- duavano come responsabile degli sperperi di corte a favore della famiglia palati- na, dovette allontanarsi dalla Spagna per andare momentaneamente al servizio di Dorotea, portò a Parma come dono di Mariana alla sorella un prezioso braccialetto con sei fili di perle, un orologio con un filo altrettanto di perle adornato di dia- manti, un diadema per capelli anche di perle con un ciondolo a forma di tulipa- no con incastonati diamanti rubini e smeraldi, il tutto contenuto in un prezioso scrigno di oro con topazi turchesi e granati.45 Mariana era poi solita cercare nelle varie sale del palazzo reale di Madrid cosa poteva donare al fratello elettore. Aveva inviato in Germania tre quadri di Luca Giordano e uno di Rubens, che stavano ap- pesi nelle stanze del re e per i quali aveva ricevuto licenza perché fossero regalati.46 Quando i dipinti e i piatti, alcuni dei quali purtroppo danneggiati per il viaggio, erano giunti in Germania, Giovanni Guglielmo avvertì la sorella di averli trovati molto belli e che tutto sarebbe stato vincolato nel fidecommesso elettorale.47 Dal 42 Numerose lettere di Mariana e Wiser indirizzate alla corte di Düsseldorf riferiscono delle conti- nue pressioni che venivano fatte su Luca Giordano impegnato nella corte di Madrid. Mariana in una lettera al fratello si rallegrava che i dipinti già da lei inviati erano piaciuti e assicurava di aver commissionato a Luca Giordano almeno un’altra dozzina di opere che a suo giudizio sarebbero riuscite molto bene. Cfr. ibidem, Mariana a Giovanni Guglielmo, 26 maggio 1695, p. 498. 43 Ibidem, 6 agosto 1694, p. 420. 44 Ibidem, 14 ottobre 1694, p. 431. 45 Dorotea informava suo fratello che il duca di Parma, aveva regalato al Wiser un ritratto del valore di 200 dobloni. Ibidem, Dorotea all’Elettore palatino, 18 aprile 1695, pp. 490-491. 46 Ibidem, 16 settembre 1694, p. 425 47 Ibidem, Elettore palatino a Mariana, 30 aprile 1695, p. 491. 217 Part v — Le figlie del Palatinato passaggio della lettera del conte appare evidente che le sorelle palatine dalla loro posizione di regine erano chiamate al compito di contribuire all’irrobustimento del patrimonio della famiglia. Naturalmente i f lussi erano in duplice direzione, e anche da Neuburg veniva- no inviati doni sia al re che a Mariana. Quest’ultima doveva avere molta nostalgia dell’alimentazione tedesca, tanto che il fratello provvide perché le fosse inviato il vino del Reno e della Mosella con altre piccole cose.48 La regina nutriva anche rimpianto degli ambienti della casa paterna, tanto desiderare di riprodurre nel suo Palazzo di Madrid un salottino rosso. All’uopo fece chiedere al fratello che com- missionasse ad Augusta quattro specchi, quattro «ragni» in argento, quattro tavo- lini e 12 candelabri, tutti altrettanto in argento, così come erano stati prodotti per l’ambiente del palazzo di Neuburg.49 Anche qualche pittura prendeva la via dalla Germania alla volta della Spagna. Mariana scrisse al fratello di aspettare con im- pazienza i ritratti di famiglia che aveva richiesto da tanto tempo per completare la galleria al palazzo reale.50 5. POLITICA E MUSICA Tra fine Seicento e inizio Settecento le sorelle Neuburg cercarono di svolgere un ruolo politico e la loro inf luenza ebbe modo di affermarsi anche con l’organizza- zione delle corti dove erano approdate. L’analisi già compiuta su Dorotea Sofia ha, ad esempio, evidenziato quanto moralità, religiosità, politica della magnifi- cenza, partecipazione alla teatralizzazione del potere, ma anche attenzione alla preservazione degli spazi privati della famiglia ducale attraverso il restringimento degli accessi, furono i campi principali nei quali la duchessa di Parma esplicò la sua funzione di consorte, collaborando pienamente a mantenere alto il prestigio della famiglia Farnese.51 Fu proprio nelle corti minori, le corti dei «piccoli stati», in Germania quanto in Italia, che si sperimentarono o rinnovarono le strade dello splendore attraverso l’arte e la cultura in senso generale. Le sorelle palatine d’altra parte erano originarie di una famiglia molto attenta alla politica culturale. Nono- stante i Neuburg fossero avidi e bigotti e possa farci sorridere che un piatto dipinto da Michelangelo suggerisse loro l’idea di servire i crauti, erano tutt’altro che rozzi 48 Ibidem, da Düsseldorf l’11 dicembre 1694, p. 447. 49 Ibidem, Contessa di Berlepsch al Principe Elettore, 22 febbraio 1695, p. 480. Giovanni Guglielmo, successivamente in merito alla riproduzione del salottino in damasco rosso della sua prima moglie, diede notizie di aver dato mandato al suo tesoriere per la valutazione della spesa. Ibidem, Düssel- dorf, 18 marzo 1695, p. 487. 50 Ibidem, Mariana all’Elettore palatino, 8 giugno 1695, p. 499. 51 Cfr. Sodano: «Una contessa palatina», pp. 118-146. 218 Giulio Sodano e ignoranti. La biografia che Mariana fece uscire in lingua spagnola dedicata al padre, per quanto sicuramente encomiastica, evidenziava che il principe Elettore aveva studiato il latino nel solco di una lunga tradizione della corte palatina che risaliva al tempo dell’imperatore Sigismondo, il quale si era lamentato che nessun principe tedesco secolare conoscesse quella lingua: la reazione del conte palati- no del Rhin dell’epoca fu che, sebbene avanti nell’età, prese a studiarlo.52 Filippo Guglielmo aveva dato continuità all’antica tradizione famigliare, incrementandola con lo studio delle scienze. Il suo biografo quindi collocava tra le discipline appas- sionatamente apprese dal principe la filosofia, l’architettura militare, la giurispru- denza, la storia, la medicina, la teologia morale e la danza. Il principe poi praticava l’arte della cavalleria, delle armi e delle disposizioni militari e, per divertimento «honesto» e senza vizio, la pelota e, ancora una volta, la danza.53 Le figlie di Filippo Guglielmo ebbero sicuramente un’educazione cattolica ze- lante, tipica di una famiglia intenta nei processi di ricattolicizzazione della Germa- nia. Tutte espressero nei paesi in cui andarono spose uno spiccato senso caritativo, trascorrendo molto del loro tempo nel visitare conventi e chiese.54 Ma non manca- rono affatto di un’educazione mondana e come era in uso nelle corti tedesche pro- babilmente conoscevano il francese, un po’ di italiano e il latino.55 Sappiamo dalla biografia scritta per Eleonora, che praticava la caccia, l’equitazione, ma soprattutto la musica e la danza.56 Il matrimonio tra Maria Sofia e Pietro II diede inizio a fe- condi rapporti luso-germanici. La regina giunse in Portogallo portando con sé un numeroso seguito tedesco che formò la sua corte. Molti aristocratici germanici sposarono quindi nobildonne portoghesi.57 I  rapporti col mondo teutonico poi si consolidarono con il regno di Giovanni V, il figlio di Maria Sofia, il quale sposò la cugina Maria Anna d’Asburgo, cioè proprio la figlia di Leopoldo e Eleonora di Neuburg. Giovanni V è stato sempre descritto come un sovrano dalle forti incli- nazioni tedesche.58 Quando Maria Sofia era giunta a Lisbona, la corte portoghese era nota per la vita molto austera, con scarse occasioni festive e poche celebra- zione pubbliche con la partecipazione dei sovrani. Tuttavia, molto sviluppata era 52 Bodler: Vida del Serenissimo, p. 4. 53 Ibidem, pp. 6-7. 54 Sugli aspetti religiosi di Dorotea Sofia, si veda Sodano: «Una contessa palatina», pp. 118-146. Per quanto riguarda Maria Sofia si sottolinea il suo impegno caritativo, come la sorella duchessa di Parma, per il mondo delle orfane e delle giovani povere, nonché le sue continue visite a conventi femminili. Già agli osservatori suoi coevi appariva chiaro che quell’impegno religioso era tipico della famiglia Neuburg a partire dalla sorella imperatrice. Cfr. Drumond Braga – Drumond Braga: Duas rainhas, pp. 257-258. 55 Ibidem, p. 257. 56 Vita dell’Augustissima imperatrice Elenora Maddalena Teresa. Roma: Stamperia Komarek, 1730. 57 Drumond Braga – Drumond Braga: Duas rainhas, p. 299. 58 Ibidem, pp. 331-332. 219 Part v — Le figlie del Palatinato la Cappella con numerosi musicisti,59 e studi ulteriori potrebbero evidenziare gli ulteriori contributi dati da Maria Sofia. Sappiamo, d’altra parte, la passione che Giovanni V nutrì per la musica tanto da chiamare a corte, come maestro per sua figlia Maria Bárbara, Domenico Scarlatti. Si è visto come la Spagna si presentasse per i Neuburg uno scrigno pieno di opere d’arte a cui attingere a piene mani per accrescere la propria collezione. Ma, probabilmente, le sorelle regine contribuirono ad arricchire le corti di cui erano sovrane proprio attraverso una loro peculiare sensibilità al mondo della musica. Da diverse testimonianze infatti emerge che il casato tedesco praticava sia l’apprendi- mento personale della musica sia il mecenatismo. In Germania, d’altra parte molto praticata era la Tafelmusik, la musica che si eseguiva durante i banchetti e che aveva dato vita a un vero genere musicale nel quale erano stati particolarmente attivi pro- prio i compositori tedeschi, sebbene poi l’uso ebbe il suo momento aureo alla corte di Luigi XIV per le composizioni di Michel-Richard de Lalande.60 La musica appare l’elemento dominante nella piccola corte tedesca dei principi palatini, tanto che ben prima che si programmasse il matrimonio tra Dorotea e Odoardo Farnese, Filippo Guglielmo era solito segnalare al duca di Parma mu- sicisti di talento da poter chiamare al servizio dei Farnese.61 Nel corso poi degli affannosi preparativi per le cerimonie del matrimonio di Mariana a Neuburg, che prevedevano la partecipazione dell’imperatore e dell’imperatrice, preoccupazione di Filippo Guglielmo fu, insieme a quella di procurarsi mobili e vettovaglie, di dare un’adeguata accoglienza musicale per l’arrivo della famiglia imperiale. Il conte aveva inviato al figlio una nota che l’Agricola, l’insegnante della sua orchestra elet- torale, gli aveva dato, perché il poeta al servizio di Giovanni Guglielmo a Düssel- dorf scrivesse velocemente un testo per le tre cantate previste dalla cerimonia.62 Indiscutibile è poi la preparazione musicale di Mariana. La sera in cui a Neuburg 59 Ibidem, p. 304. 60 Cfr. Massimo Montanari: «L’arte del comporre: invenzioni culinarie e costruzioni musicali», Il cibo nelle arti e nella cultura, a cura di Massimo Montanari, vol. 4. Torino: Utet, 2015 (= Cultura del cibo 4), pp. 250-270: 263. 61 Il principe Elettore è a Roma nel marzo del 1690 e segnala a Ranuccio II «l’assistenza prestatami in questa mia dimora in Roma da Geronimo Paiani virtuoso di Arpa doppia». Per supplica del musico, il conte palatino lo raccomanda quindi al duca, perché gli «sarà di mio sommo gusto veder consolato questo si buon virtuoso et che ella udendolo goda dei suoi armonici concerti». Archivio di Stato di Napoli, Carte farnesiane, 74 II, 28 marzo 1690, f. 59. 62 La cerimonia prevedeva un repertorio con una Cantata in lode dell’imperatore e dell’imperatrice, a 5 voci con trombone e strumenti, poco recitato e arie allegre di due strofe e una sinfonia corale. Una seconda Cantata era in lode del re di Ungheria con le stesse voci e strumenti. La terza Cantata era per la neoregina a 8 voci con tromboni e strumenti, diverse arie a una, a due e a tre voci. Il conte palatino raccomanda al figlio che il poeta inviasse subito almeno una delle cantate, poiché il tempo stringeva e finché non fosse giunto il testo non si poteva cominciare a comporre. Baviera: Documentos, p. 114. 220 Giulio Sodano an der Donau fu dato il benvenuto alla famiglia imperiale, la promessa sposa inter- pretò alcune canzoni accompagnata al clavicordio dall’imperatore Giuseppe, che si disse estasiato dalla voce di sua cognata.63 Nel corso delle serate di un faticosissimo viaggio alla volta della Spagna, che lambiva spesso luoghi dove erano in atto in- tensi scontri per il conf litto con la Francia, Mariana ebbe occasione di intrattenere i suoi ospiti, cantando accompagnata dalla spinetta.64 Nei primi mesi a Madrid la regina di Spagna era solita andare a concerti e commedie accompagnata dal fratello il Gran Maestro dell’ordine teutonico65. Scriveva a suo padre di passare il tempo passeggiando, a piedi o in carrozza e intrattenendosi con musica, commedie e altri divertimenti del genere.66 Alla cognata manifestava la sua gioia per aver saputo che dalla Germania le erano state inviate delle overture musicali, augurandosi che le giungessero per Pasqua. La pregava quindi di ricordare a suo fratello di aver chiesto alcune composizioni per oboe, non necessariamente scritte da un gran maestro.67 Ancora due anni dopo Mariana ringraziava il fratello per aver ricevuto composi- zioni musicali dell’Agricola, per messe cantate e vigilie, nonché musica profana,68 sollecitandolo, pochi mesi dopo, ad inviargli altra musica.69 Fin dai primi momenti della vedovanza, Mariana cercò di attuare un’attenta politica volta a darle visibilità attraverso l’esibizione della tipica carità della pietas austriaca, ma anche con concer- ti e commedie.70 La musica occupò poi un ampio spazio negli anni del suo esilio a Bayona, dove la regina vedova aveva al suo servizio un’orchestra organizzata dalla duchessa di Gramont. Era poi solita comporre musica, mentre nella città francese nel suo palazzo venivano rappresentate commedie, tragedie e organizzati concerti finalizzati soprattutto a tenere alto il prestigio della ex regina.71 Ulteriori ricerche vanno condotte per le altre sorelle palatine che potrebbero illuminare sul loro apporto nello sviluppo di uno stile di corte europeo nel pas- saggio tra il Sei e il Settecento, ma appare ormai evidente che le regine tedesche attuarono intense circolazioni culturali nel campo soprattutto della musica, che accompagnavano i loro intenti e le loro strategie politiche. I canali informali della 63 Baviera: Mariana, p. 35. 64 Ibidem, p. 45. 65 Ibidem, p. 67. Il fratello di Mariana era andato in Spagna anche per raggiungere la corte di Lisbona per contrattare il matrimonio tra la figlia di Pietro II e suo fratello. La trattativa, tuttavia, non andò in porto. 66 Baviera: Documentos, 28 giugno 1690, p. 200. 67 Ibidem, Madrid, 3 maggio 1693, p. 315. 68 Ibidem, Madrid, 7 gennaio 1695, p. 453. 69 Ibidem, 29 marzo 1695, p. 487. 70 Cfr. Carmen Sanz Ayán: «La reina viuda Mariana de Neoburgo (1700–1706). Primeras battallas contra la invisibilidad», Relaciones discretas entre la Monarquía Hispánica y Portuguesa, a cura di José Martínez Millán e Maria Paula Marçal Lourenço, vol. 1. Madrid: Polifemo, 2008, pp. 459- 481. 71 Baviera: Mariana, p. 327. 221 Part v — Le figlie del Palatinato cultura, del matronage e maternage, permettevano di generare spazi di espressione e di inf luenza politica attraverso i quali le regine partecipavano alla costituzione di quel peculiare mondo quale era la monarchia europea. BIBLIOGR AFIA Fonti manoscritte Archivio di Stato di Napoli, Carte farnesiane, 74 II, 28 marzo 1690, f. 59. Fonti a stampa Baviera, Príncipe Adalberto de: Mariana de Neoburgo, Reina de España. 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