Una donna sposata - Film (1964) - MYmovies.it

Una donna sposata

Film 1964 | Drammatico, 98 min.

Regia di Jean-Luc Godard. Un film con Bernard Noël, Macha Méril, Philippe Leroy, Christophe Bourseiller, Roger Leenhardt. Cast completo Titolo originale: Une femme mariée. Genere Drammatico, - Francia, 1964, durata 98 minuti. Uscita cinema lunedì 7 novembre 2022 distribuito da Movies Inspired. - MYmonetro 3,25 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 7 novembre 2022

La cronaca di 24 ore nella vita di una giovane donna, Charlotte, sposata con un pilota d'aereo. Charlotte ha una relazione extraconiugale con Robert, attore di teatro. In Italia al Box Office Una donna sposata ha incassato 12,1 mila euro .

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Uno dei film meno noti ma tra i più efficaci e riusciti di Godard, nel suo periodo Nouvelle Vague.
Recensione di Roberto Manassero
domenica 6 novembre 2022
Recensione di Roberto Manassero
domenica 6 novembre 2022

Charlotte è sposata con Pierre ed è l'amante di Robert. In attesa che il marito torni dalla Germania, fa l'amore con Pierre e va a prendere a scuola il figlio di primo letto di Pierre. Quando questi torna dal suo viaggio di lavoro conosce il regista Roger Leenhardt, il quale ha assistito all'apertura del processo ai carcerieri di Auschwitz. Charlotte lavora per un rotocalco femminile, incontra alcune fotomodelle, frequente bar e locali e infine va a farsi visitare da un ginecologo. È incinta, ma non sa se dire se di Pierre o di Robert. Quest'ultimo, attore di teatro, sta partendo per una tournée e la invita a raggiungerlo in un cinema vicino all'aeroporto: i due fanno ancora una volta l'amore insieme, come all'inizio del film.

Diretto da Godard nel giro di una sola estate, in tempo per presentarlo alla Mostra di Venezia, il film venne censurato in patria e la produzione fu costretta a mutare l'articolo del titolo originale: non più La femme mariée ma Une femme mariée.

Un corpo spezzato, un braccio, una mano, una gamba, una nuca, una bocca senza occhi, gli occhi senza la bocca: è così che Jean-Luc Godard mette in scena fin dalla prima sequenza del film la donna sposata di metà anni Sessanta, qui interpretata dall'attrice franco-russa Macha Méril. Non "una" donna, ma "la" donna, come avrebbe dovuto essere in origine, insieme emblema e vittima della società dei consumi, del capitalismo che trasforma i corpi in merce, la merce in desideri e gli oggetti in pubblicità.

Charlotte è "spezzata" dal montaggio - e idealmente dallo sguardo di una società intera - come prima di lei la Nana (Anna Karina) di Questa è la mia vita (1962) e a suo modo anche l'Emilia (Brigitte Bardot) di Il disprezzo (1963), ripresa nuda e in continuità nella straordinaria sequenza d'apertura, ma frammentata dalle parole («Ti piacciono le mie gambe?... Ti piacciono anche le mie ginocchia?... E le mie cosce?... Pensi che sia bello il mio culo?»...), prima che qualche anno più tardi, nel 1967, in Due o tre cose che so di lei, di fronte a un altro ritratto di donna sposata lo stesso Godard si chiedesse quali fossero le parole e le immagini giuste da usare per raccontare qualsiasi cosa - un corpo, un'attrice, una macchina, un palazzo, un oggetto, una città...

Dei film del primo periodo di Godard, che comprende gli anni delle Nouvelle Vague e va dal 1960 al 1967, Una donna sposata è tra i meno noti, ma anche tra i più efficaci e chiari: un film da etnologo, come l'ha definito il suo regista, analitico per il modo in cui osserva la vita e la figura della protagonista, donna borghese con un marito e un amante, occupata nel suo lavoro ma destinata a diventare madre, immersa come tutto ciò che la circonda in un bianco e nero piatto e senza sfumature, come solo l'operatore Raoul Coutard a quell'epoca sapeva fare. La donna di una società primitiva, all'alba della sua evoluzione.

A rivederlo oggi - in versione restaurata - a colpire è proprio la straordinaria precisione del lavoro di Godard sull'immagine e sulla superficie dei corpi, accostati all'idea di merce dalla stessa voce fuoricampo che tra un dialogo e l'altro recita slogan pubblicitari sulla bellezza femminile. L'analisi sociologica passa soprattutto per quest'opera di trasfigurazione della realtà in immaginario, attraverso le forme della società di massa: il cinema, prima di tutto (e qui per la prima volta si parla di Auschwitz e di responsabilità di chi crea le immagini, come confermato dal film proiettato nel cinema di Orly: Notte e nebbia di Resnais), ma poi anche i rotocalchi, la moda, il teatro, il consumismo, le canzonette (Sylvie Vartan canta "Quand le film est triste"), la rivoluzione sessuale, la barriera ormai crollata tra realtà e finzione...

A risultare forse più ostica per un pubblico come quello odierno, non più abituato a un'idea di cinema così complessa e dialettica, è la struttura narrativa del film, costruito attorno a tre scene d'amore e a sette stranianti monologhi di vari personaggi, che toccano temi come l'amore, la memoria, il presente, l'intelligenza, il matrimonio, e citano episodi storici, film, filosofi e scrittori come Céline (del resto la domestica di Charlotte si chiama mademoiselle Céline, e ruba le parole del suo pezzo da "Morte a credito"): anche per questo, però, i film di Godard restano dei meravigliosi testi aperti, figli del loro tempo, sì, ma mai datati, e anzi espressione di un genio ora scomparso ma mai superato, capace di interrogarsi con ironia, audacia, divertimento e magnifica arroganza sul ruolo del cinema nel raccontare la vita e i suoi personaggi, a cominciare da quelli femminili come Charlotte, amati, ammirati, vivisezionati e resi immortali dalla macchina da presa.

Sei d'accordo con Roberto Manassero?

Charlotte, una giornalista che si divide fra marito e amante, resta incinta e non sa chi sia il padre. E continua a dividersi fra i due, incapace di scegliere.

PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 5 novembre 2014
Howlingfantod

 L’irrompere di un Cessna sotto le lenzuola come conversazioni telefoniche interrotte, frasi strappate, decontestualizzate, accenni, bozze, sorrisi, graffi. Qui come altrove Godard gode della libertà che gli da il cinema e ci tiene a  renderci partecipi di questa gioia. Ha ancora la fiducia giovanilistica nel mezzo espressivo e nel comunicare.

Frasi
Il compromesso è la più bella, la più coraggiosa operazione intellettuale.
Una frase di Il medico (Georges Liron)
dal film Una donna sposata
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
mercoledì 9 novembre 2022
Giovanni Guidi Buffarini
Corriere Adriatico

In memoria di Jean-Luc Godard, e il titolo per il doveroso omaggio - il primo di una lunga serie, mi auguro - è stato scelto bene. Perché Una donna sposata appartiene al primo periodo godardiano, quello che il grande pubblico digerisce. Perché è assai meno noto di altri film di quel periodo. E soprattutto, va da sé, perché è un capolavoro. Una giornata nella vita di Charlotte (Méril), sposata con Pierre [...] Vai alla recensione »

lunedì 7 novembre 2022
Fabio Fulfaro
Sentieri Selvaggi

"Questo film è una specie di "depliant" sulla donna. (...) Io non invento niente, compilo dei prospetti. Dico: ecco come si compone una donna e la mostro in "pezzi staccati". Una macchina elettronica avrebbe potuto benissimo registrare questi diversi elementi e fornire la sua risposta, cioè la sua sceneggiatura costruita secondo una certa logica, come ho fatto io.

NEWS
TRAILER
lunedì 7 novembre 2022
 

Regia di Jean-Luc Godard. Un film con Bernard Noël, Macha Méril, Philippe Leroy, Christophe Bourseiller, Roger Leenhardt. Da oggi per 3 giorni al cinema in versione restaurata. Guarda il trailer »

NEWS
martedì 25 ottobre 2022
 

Il capolavoro di di Jean-Luc Godard, che torna al cinema in versione restaurata per soli tre giorni. Vai all'articolo »

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