Alan Ford compie cinquant'anni: ecco la storia di chi l'ha creato - la Repubblica

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Alan Ford compie cinquant'anni: ecco la storia di chi l'ha creato

Pubblichiamo le prime pagine di "Max Bunker: una vita da Numero Uno" di Moreno Burattini, edito da Cut-up. È una biografia di Luciano Secchi che, dagli anni Sessanta, ha modernizzato il panorama del fumetto italiano con i suoi celebri personaggi: non solo Alan Ford (uscito per la prima volta nel 1969) ma anche Kriminal e Satanik
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Il fumetto italiano non sarebbe stato lo stesso senza la rivoluzione operata da Luciano Secchi attraverso la sua attività di sceneggiatore svolta con lo pseudonimo di Max Bunker. Un merito che non riguarda soltanto la sua opera, notevole di per sé per qualità e quantità, ma anche l'impulso dato alla maturazione dell'intero settore, grazie alla lezione tratta dal suo esempio da molti altri autori.

Il mondo degli eroi di carta, fino ai primi anni Sessanta, era rivolto per convenzione a un pubblico di giovanissimi e c'erano quindi tematiche considerate tabù sistematicamente ignorate dalle pubblicazioni a fumetti. Con l'avvento di Kriminal e Satanik, personaggi datati entrambi 1964, irrompono sulla scena storie che parlano di sesso, di corruzione, di droga, di politica internazionale, di attualità, di fenomeni di costume e che citano anche opere letterarie e cinematografiche, così come teorie filosofiche e psicanalitiche.

Il fumetto descrive per la prima volta la realtà così com'è e non cerca di darne una versione edulcorata. I personaggi, tutti caratterizzati da una forte carica emotiva, mai asettici o senza macchia e senza paura, vivono drammi che segnano di rughe i loro volti, non di rado solcati dalle lacrime. Si scava nelle psicologie, si indaga sui perché e le spiegazioni spesso rimandano a pulsioni distruttive o autodistruttive.

La successiva svolta dell'autore verso il fumetto satirico e grottesco non fa che proseguire lungo la strada già tracciata dalla sua produzione "nera": Maxmagnus e Alan Ford continuano a scandagliare in modo impietoso la nostra società, riuscendo a far ridere amaramente sulle miserie di una umanità senza speranza di redenzione, in cui non ci sono buoni che alla fine trionfano.
Tutto ciò, portato avanti con la forza di uno stile inconfondibile, non poteva non lasciare il segno nei lettori e nell'opera di altri sceneggiatori. L'innovazione bunkeriana non si manifesta soltanto a livello di contenuti e di problematicità dei personaggi, ma anche nell'uso dei dialoghi (taglienti e in presa diretta) e nella scansione di sceneggiatura, che abolisce quasi fin da subito la ridondanza delle didascalie e procede per ellissi narrative molto sintetiche ed estremamente efficaci.

Il successo pluridecennale di Alan Ford impone all'autore un continuo adeguamento ai tempi che cambiano e un progressivo stemperamento in un humor più ilare rispetto alla cupezza degli inizi, ma la creatività di Luciano Secchi come autore di storie nere continua a manifestarsi in una serie dai toni molto forti come quella dedicata alla detective privata Kerry Kross (1994).

Il gioco delle isole

Luciano Secchi nasce a Milano il 24 agosto del 1939. La sua infanzia e la sua adolescenza sono quelle di un giovane che cresce negli anni del Dopoguerra e della Ricostruzione. Molte delle sue storie, sempre legate, al di là dei generi, alla realtà sociale, parleranno infatti di un'Italia povera in cerca di riscatto, ma anche piena di opportunità per chi sa darsi da fare e si ingegna per migliorare la propria condizione (quella da cui sarebbe nato da lì a poco il boom economico).

A chi gli chiede il perché del nome de plume adottato verso la metà degli anni Sessanta, Max Bunker, Luciano Secchi risponde: "È un soprannome che risale al 1945. Io ero il più piccolo di un gruppo di amici. Ai tempi i giochi erano inventiva spicciola: si giocava alle "isole", ovvero si faceva un segno in terra col gesso e si metteva un nome. Essendo l'ultimo a scegliere sentivo tutti i nomi a me noti scappare via: Sicilia, Sardegna, Sumatra, Giava, eccetera, se ne andavano... così scelsi Bunker, perché per radio dicevano che Hitler si era suicidato nel suo bunker, e io pensavo che fosse un'isola! Perciò i miei amici mi soprannominarono Bunker".
La divertente spiegazione viene fornita in una intervista pubblicata sul numero 21 della rivista Il Fumetto (dicembre 1989), dove si possono rintracciare alcune altre notizie, delle poche disponibili, su Secchi prima di trasformarsi in Max Bunker. Per esempio, ma era facile intuirlo, scopriamo come Luciano lasciasse trasparire le sue doti di scrittore già dai tempi della scuola. "Facevo ottimi temi e li facevo per quasi metà classe. In cambio loro mi facevano i compiti di matematica, dove ero debolino".

Un'altra materia che gli era congeniale era la lingua inglese, al punto che per pagarsi gli studi universitari il nostro lavorava, fra l'altro, come traduttore. Diversamente da oggi, in quegli anni non era affatto scontato che un giovane potesse avere la padronanza dell'inglese del giovane Secchi, una competenza appresa, oltre che dagli studi, dalla sua passione per le pellicole e la musica americane.

Ma quali sono state le letture su cui si è formato? Quali libri, quali fumetti leggeva da ragazzo e poi da adolescente? Risponde Luciano Secchi: "Libri? I classici, con particolare predilezione per Oscar Wilde (per esempio, Il ritratto di Dorian Gray che poi ho trasportato nel fumetto più di una volta), nonché Alessandro Manzoni ed Italo Svevo tra cui La coscienza di Zeno, uno dei più bei romanzi di umorismo amaro che abbia mai letto. I fumetti sono i classici del dopoguerra: ovvero Mandrake, Uomo Mascherato, Topolino e Dick Fulmine al quale va la mia particolare preferenza. Sono un lettore di Tex dalla primissima ora. Ammiravo Gian Luigi Bonelli per la sua capacità di essere stringato, rapido, incisivo. Diciamo inoltre che ho un innato senso del ritmo. Un autodidatta, quindi, con Gian Luigi Bonelli maestro ideale".

Del giovane Luciano si sa anche che aveva (e ha conservato) un grande amore per la musica. Pochi sanno che fu proprio lui a fondare il primo fan club italiano dedicato ad Elvis Presley, uno dei suoi artisti preferiti.

Gusti musicali internazionali, dunque, ma che manifestano anche una vitale e ribelle frenesia, certamente di rottura nei confronti della tradizione e delle consuetudini: difficile non vedere nella trasgressività di Elvis rispetto agli standard della sua epoca la stessa voglia di uscire dagli schemi che avrebbe contrassegnato l'attività di Max Bunker quale sceneggiatore di fumetti.
 Luciano Secchi al lavoro mentre ascolta musica, in una foto degli anni Settanta 
Di un'altra sua grande passione, quella per Burt Bacharach e per i musical di Broadway, hanno parlato, più volte, persino i suoi fumetti (c'è addirittura un albo di Alan Ford in cui Bacharach compare di persona). Esiste anche una foto d'epoca in cui si vede lo sceneggiatore scrivere a macchina una delle sue storie indossando sulle orecchie una cuffia stereofonica.

In ogni caso, dopo aver studiato in Italia e in Francia (nel suo curriculum ci sono corsi alla Sorbona), Secchi approda nel mondo del fumetto come traduttore e adattatore di Flash Gordon nel 1959, per una piccola casa editrice da poco rilevata da Andrea Corno e fino a quel momento specializzata in libri di favole per bambini, che aveva sede in via Treves a Milano.

Il Serpente Volante

Andrea Corno, nato a Milano nel 1937 e morto a Como nel 2007, in una intervista rilasciata nel 1999 racconta: "Ho iniziato nel '59, grazie al mio interesse per i fumetti e all'incontro con Max Bunker. Io lavoravo alla Banca Popolare di Milano, dove per tradizione anche mio padre voleva che facessi il suo stesso percorso professionale. Invece iniziai la mia avventura da editore".

Spiega ancor meglio Bunker: "Quando incontrai Andrea, già esisteva una casa editrice chiamata Edizioni Serpente Volante, che apparteneva a un suo parente, il quale però non sapeva bene che cosa farsene. Se la memoria non mi inganna, pubblicava fiabe".
Corno la rilevò, e Luciano Secchi iniziò a collaborare con lui traducendo le avventure di Flash Gordon, che venivano pubblicate sul quindicinale L'Ardimentoso. Nel 1960 la Casa editrice cambiò nome in Editoriale Corno. "Il mio primo intervento fu quello di suggerire di chiudere L'Ardimentoso, che andava così così e puntare tutto su Gordon, con formato più grande. Avevo appena tradotto Ritorno a Mongo e capii che quella era la carta giusta", racconta Secchi.

Nella nuova Casa editrice, Corno si occupò della parte amministrativa, mentre Bunker fu direttore editoriale. (...) L'Editoriale Corno (...) esordì con due numeri di una rivista chiamata Viva! (1960) che lasciò subito il posto ad altre due: appunto L'Ardimentoso (quattordici uscite tra il 1961 e il 1962) e Gordon (trentuno numeri tra il 1960 e il 1963).

Testate, queste, che ebbero il pregio di riportare in Italia, da dove mancavano da parecchio tempo, i grandi fumetti americani dell'anteguerra, non solo quelli di Alex Raymond (Flash Gordon, Agente Segreto X-9, Rip Kirby) ma anche il Brick Bradford di Clarence Gray e il Prince Valiant di Hal Foster.

Si ricordano poi I classici del fumetto (1961-1962) che pubblicarono cinque brevi serie di sei numeri ciascuno e che avevano la caratteristica (innovativa) di essere messi in vendita esclusivamente nel circuito dei grandi magazzini Upim.

Luciano Secchi figurava già come direttore responsabile, dopo essere subentrato ad Andrea Corno anche nella direzione di Gordon. C'è da notare come accanto a fumetti americani quali il Buck Rogers di George Tuska (proposto come Ted Rogers) o le strisce comiche di Dennis The Menace di Hank Ketcham (presentato con il nome di Dennis) comparissero fumetti spagnoli: i western Red Rock e Billy West e il fantascientifico Alan Ford, un eroe da non confondersi, nonostante l'omonimia, con quello del Gruppo TNT. Un nome, questo, che evidentemente dev'essere piaciuto al futuro Max Bunker. 

Viva L'Italia!

"Il mio esordio come sceneggiatore di fumetti avvenne con Viva l'Italia, che feci assieme a Paolo Piffarerio sulle pagine di Gordon rivista. Maschera Nera fu una scelta di mercato. Il western fino a quel momento aveva sempre pagato bene, e pagò anche quella volta", racconta il futuro Max Bunker nell'intervista a Il Fumetto.

Vale la pena ripercorrere la storia del primo incontro tra Secchi e Piffarerio, così come è stato raccontato dallo sceneggiatore nel n° 4 di Eureka Cult Comics: "Da sempre cullavo l'idea di scrivere una storia western con protagonista un avvocato che veniva nel West a portare la procedura legale, con la duplice identità del giustiziere mascherato, che ha sempre avuto un fascino enorme su di me. Bisognava trovare il disegnatore adatto e lo trovai in Paolo Piffarerio. Eravamo verso la fine del 1960. Un giorno, a casa di uno dei calligrafi dell'epoca che lavorava per diversi piccoli editori, vidi alcune tavole in costume, la storia di un tamburino di Napoleone che emigrava in America. Gli chiesi chi era quell'eccellente disegnatore e lui mi diede il nome, ma sbagliato, Piffaretti. Però mi indicò il luogo giusto per trovarlo: presso la Gamma Film, la casa di cartoni animati pubblicitari dei fratelli Gavioli. Fu un incontro cordiale. A Paolo l'idea del personaggio che avevo già battezzato Maschera Nera piacque molto, facemmo subito amicizia e, scoprendoci entrambi tifosi accaniti dell'Inter, incominciammo a frequentarci fuori dal lavoro, la domenica, allo stadio. Prima di iniziare la saga del vendicatore mascherato, però, avevo un'altra idea in testa, quella della storia d'Italia, essendo ormai imminenti le celebrazioni del 1961. Anche questa idea entusiasmò Paolo che, compatibilmente con gli impegni del suo lavoro principale, quello dell'animazione, si tuffò anima e corpo facendo sia sceneggiatura che disegno di una storia pubblicata a puntate nelle pagine centrali del mensile Gordon, col titolo di W L'Italia. Diedi a Piffarerio il primo soggetto di Maschera Nera nell'inverno del 1961".

Bunker cita il nome della Gamma Film, uno studio grafico fondato nel 1953 dai fratelli Gino e Roberto Gavioli. Aveva sede nello studio Cinelandia di Cologno Monzese e soprattutto negli anni Sessanta e Settanta produsse una quantità di animazioni pubblicitarie per Carosello e molte sigle animate televisive.
Paolo Piffarerio fece parte dello staff fin dall'inizio, coinvolto dall'amico Gino Gavioli, suo compagno di corso all'Accademia di Brera e quasi coetaneo (il primo è del 1924, il secondo del 1923). Gino conosceva bene il talento di Paolo, dato che ancora giovanissimi avevano iniziato a collaborare entrambi per l'editore Alberto Traini, creando nei primi anni Quaranta alcune serie umoristiche e avventurose, come Carioca e Capitan Falco.

Nel 1948, Piffarerio aveva inoltre trasportato in fumetti le comiche di Larry Semon per l'editore Toro: riguardando le pagine di Ridolini (questo il nome con cui il buffo attore era noto in Italia) non si può non riconoscere nella dinamica dinoccolata del personaggio la stessa mimica e gli stessi movimenti delle tavole piffareriane di Alan Ford.

Poco più che trentenne, Paolo iniziò dunque a occuparsi di cartoni animati come direttore tecnico e sceneggiatore di numerose animazioni, tra le quali quelle della serie dedicata al frate Cimabue (testimonial dell'amaro Dom Bairo), di cui fu il realizzatore grafico.

Il protagonista era un fraticello che veniva canzonato dai confratelli per i suoi errori, con le parole: "Cimabue, Cimabue, fai una cosa, ne sbagli due". La risposta del tapino, divenuta un popolare tormentone, era: "Ma che cagnara, sbagliando si impara!".

Lo spot andò in onda tra il 1972 e il 1976, dunque proprio mentre avveniva l'esordio del nostro come matitista di Alan. Altri famosi caroselli a cui Piffarerio lavorò furono quelli di Babbut, Mammut e Figliut (una famiglia di cavernicoli che reclamizzavano i prodotti Pirelli), trasmessi dal 1962 al 1965; Taca Banda ovvero Andrea e Oracolo (golosi dei biscotti Doria), visti dal 1968 al 1976; Gringo (il cowboy della Montana che parlava in rima), sul piccolo schermo dal 1966 al 1976. Ma ancora: Pallina, Caio Gregorio, il vigile Conciliail pedone Foresto, Vitaccia Cavallina. Dalla consuetudine di Piffarerio con la gommosità dei cartoni animati, deriva evidentemente il suo particolare modo di raffigurare i movimenti dei personaggi alanfordiani. 

(...)

Supereroi con superproblemi

Nell’estate del 1968, Luciano Secchi, in vacanza al mare, trovò in una edicola di Viareggio alcuni fumetti Marvel, che ancora non venivano stampati in Italia. Ne rimase così favorevolmente impressionato da proporne ad Andrea Corno la pubblicazione nel nostro Paese. Una rapida indagine presso l’agente italiano della Marvel permise di scoprire che i personaggi di Stan Lee erano stati opzionati dalla Mondadori.
 Luciano Secchi con Stan Lee e sua moglie Joan 
Però, alla scadenza, l’opzione venne fatta cadere dalla Casa di Segrate e Secchi, dimostrando intuito e tempismo, poté accaparrarsene i diritti. Così, il 30 aprile 1970 apparve nelle edicole italiane il primo numero de L’Uomo Ragno, cui seguì il 6 maggio l’esordio de L’Incredibile Devil: la scelta cadde su Spider-Man e Daredevil perché ritenuti più vicini al gusto dei lettori di casa nostra, in quanto eroi metropolitani con una tragedia familiare che aveva segnato la loro vita, con guai sentimentali e personali di tutti i tipi.

Del resto, lo slogan di Stan Lee era “supereroi con superproblemi”. Ovviamente, i supereroi necessitavano anche di supernemici. Proprio negli anni in cui il suo alter-ego Luciano Secchi, insomma, lanciava in Italia i personaggi Marvel con il corredo degli inevitabili super-villain (dopo i primi due, ne seguirono molti altri), ecco Max Bunker proporre, in contemporanea, la sua ficcante parodia del genere con un super-criminale mascherato il cui abbigliamento mette in ridicolo gli orpelli con cui si bardano i vari super-mantellati e super-incappucciati americani: Superciuk.

L'autore. Moreno Burattini (1962) ha collaborato come sceneggiatore a "Intrepido", "Cattivik" e "Lupo Alberto" e dal 1991 è il principale autore di "Zagor" per Bonelli editore. Negli anni ha ricevuto molti premi (l'Anafi, il Fumo di China, il Gran Guinigi e l'Andrea Pazienza) per le sue sceneggiature e i suoi soggetti. Per Cut-up ha pubblicato nel 2018 "Il negromante e altri incubi", con Stefano Andreucci, e la raccolta di saggi sul fumetto "Discorsi sulle nuvole"

Il libro
 Max Bunker. Una vita da Numero Uno, di Moreno Burattini, Cut-up, 400 pagine, 17,90 euro