Geoffrey Rush, l'attore premio Oscar di cui ci siamo dimenticati

Geoffrey Rush, l’attore premio Oscar di cui ci siamo dimenticati

Chi è Geoffrey Rush? Un attore che tutti conosciamo e tutti abbiamo visto almeno una volta, quindi perché ce ne dimentichiamo sempre? Il percorso artistico di Geoffrey Rush è alquanto atipico: è partito con un Oscar e poi si è dedicato prevalentemente a ruoli minori. Scopri di più di questo grande talento del cinema che si nasconde sullo sfondo!
Geoffrey Rush, l'attore premio Oscar di cui ci siamo dimenticati

Chi è Geoffrey Rush? Non preoccupatevi, la risposta è a portata di tutti. Non serve una conoscenza enciclopedica di storia del cinema, non parliamo di un misconosciuto attore del cinema muto morto a trent’anni con un cappio al collo a causa di debiti di gioco e dipendenza da alcohol. Anzi, è ancora in perfetta salute, nonostante l’età. Non vi viene in mente nulla? Scommettiamo invece che lo conoscete? Vi diamo un indizio: Pirati dei Caraibi. Ora ci siete? Stiamo ovviamente parlando dell’iconico Barbossa. Ma come è possibile che uno con un Oscar da miglior attore protagonista venga a malapena ricordato per un ruolo secondario in una saga di film sui pirati?

Nel 1996 con Shine, il suo quinto film, Geoffrey Rush si aggiudica l’Oscar come miglior attore protagonista, strappandolo a niente poco di meno che Tom Cruise, il favorito della stagione con Jerry Maguire. A onor del vero, nel ’96 Rush ha già 45 anni, ma dopo quella vittoria dovrebbe attenderlo una luminosa carriera, fatta di ruoli protagonisti, premiazioni, il suo volto sulle locandine, e invece no. La sua filmografia è costellata da ruoli minori, seppur in ottimi film, interpretazioni magistrali, ma sempre in secondo piano. Qualche altra candidatura agli Oscar, ma su quel palco non ci è mai più risalito. Un percorso apparentemente deludente per uno che aveva già dimostrato di avere stoffa da star. E a noi resta da chiederci: “ma come è successo?

Shine e la stagione delle candidature

Geoffrey Rush in Shine
Geoffrey Rush in Shine

Quando arriva a stringere tra le mani una statuetta dorata sul palco dell’Academy, l’australiano Goeffrey Rush è un signor nessuno. Prima di quel momento ha recitato soltanto in altri quattro film di scarso successo e nel giro di una notte, grazia alla sua toccante interpretazione del pianista David Helfgott, è in cima del mondo. Nel 1998 recita in un adattamento de I miserabili di Billie August (La casa degli spiriti). Se avete subito pensato al musical con Hugh Jackman nei panni di Jean Valjean, vi avvisiamo che si tratta di un altro film, e dunque dovreste già capire perché di questo ruolo ci si è dimenticati in fretta.

Il 1998 è però anche l’anno di altri due film in costume, entrambi ambientati in epoca elisabettiana: Elizabeth, di Shekhar Kapur, e Shakespeare in Love, di John Madden. Grazie a quest’ultimo film, Rush ottiene una candidatura come miglior attore non protagonista, per il ruolo dell’impresario teatrale Philip Henslowe. Nel 2000 ritorna profumo di Oscar grazie a Quills – La penna dello scandalo, di Philip Kaufman, biografia romanzata dell’autore francese Marquis De Sade, in cui Rush riprende un ruolo da protagonista. L’Academy ha preso Rush sotto la sua ala protettrice, candidandolo ogni due anni. Il secondo Oscar aleggia nell’aria, una tacita promessa, ma l’Academy sta ponderando l’occasione migliore: Rush non ha certo il diritto d’essere impaziente, con una statuetta già sulla mensola.

Barbossa: un nuovo inizio per Geoffrey Rush

Capitan Barbossa
Capitan Barbossa

Mentre l’Academy si prende una pausa di riflessione, Rush non perde tempo. Prende parte ad una serie di produzioni australiane di minor calibro, che alle premiazioni americane interessano poco, ma che Geoffrey Rush, legatissimo alla sua patria, ha particolarmente a cuore. Nel 2003 salpa con la Perla Nera de I Pirati dei Caraibi (che nel 2023 compie vent’anni!). Il ruolo di Barbossa si rivela particolarmente fortunato: amatissimo dai fan, diventa un personaggio regolare della saga, seppur secondario. Non è insolito, per i grandi attori, interpretare ruoli minori nelle saghe cinematografiche: pensate all’MCU e a personaggi come l’Antico di Tilda Swinton o il Yon-Rogg di Jude Law.

È da questo momento che la traiettoria della carriera di Rush inizia a cambiare. Recita con i fratelli Coen (Prima ti sposo poi ti rovino), con Spielberg (Munich), ma sempre in ruoli minori. Inizia però farsi strada nei festival del cinema europei, da Cannes (Tu chiamami Peter) a Berlino (Paradiso + Inferno). In fondo, può contare sugli assegni più o meno regolari che la Disney stacca per il suo pirata preferito. Nel 2007 Rush riprende il ruolo di Francis Walsingham in Elizabeth: The Golden Age, sequel dell’Elizabeth del 1998, ma, nonostante il film sia in corsa agli Oscar, l’Academy non chiama più.

Si è stufata di questo australiano che non soltanto da quattro anni gira blockbuster vestito da pirata, ma il tempo che gli resta lo spende in premiazioni europee, produzioni australiane o, peggio ancora, dedicandosi al teatro, il suo primo e grande amore. L’Academy ha scommesso su un cavallo selvaggio, a cui non interessa svolgere un cursus honorum cinematografico solo per tenere in mano due statuette e gridare “doppietta!”. Forse quell’Oscar conveniva darlo a Tom Cruise: sarà anche stato legato a Scientology, ma non ha mai tradito Hollywood.

Il discorso del re: una seconda chance

Una scena de Il discorso del re
Una scena de Il discorso del re

Nel 2010, con Il discorso del re, arriva un’occasione di riscatto. È l’anno de Il cigno nero, Inception, The Social Network, Toy Story 3. Ma Il discorso del re di Tom Hooper non si lascia scoraggiare, ottenendo ben dodici candidature, fra cui una come miglior attore non protagonista per Rush, nel ruolo del logopedista australiano di re Giogio VI. Sembra di essere tornati agli anni ’90 per la carriera dell’attore. L’Academy gli porge nuovamente la mano, “let’s forgive and forget, Geoffrey”. Torna a giocare in serie A: sei un campione, non meriti di stare in panchina. Nel 2010, l’Oscar come migliore attore non protagonista va a Christian Bale, per The Fighter.

L’Academy sta ancora ponderando il momento giusto per premiare Rush: dopo tutto quello che c’è stato fra loro, dopo la splendida occasione che l’Academy gli ha regalato e lui non ha saputo sfruttare…sii paziente, Geoffrey e poi, cosa ti lamenti: una statuetta ce l’hai già. Ma Geoffrey non sa aspettare, e salpa subito sulla Perla Nera, pronto per nuove avventure. Nei suoi viaggi, vestirà i panni di Virgil Oldman ne La migliore offerta di Tornatore, di Hans Hubermann in Storia di una ladra di libri, dall’artista svizzero Alberto Giacometti, in un biopic diretto da Stanley Tucci. E poi, come sempre, attraccherà nel porto di casa, la sua amata Australia, preferibilmente in un teatro vero e non uno di posa.

Beh, vivo in Australia e sono australiano, e poiché sono cresciuto in un’epoca in cui non avevamo un’industria cinematografica, e ora ce l’abbiamo, è davvero eccitante per me poter dire che lavoro nella mia propria cultura, in un mezzo che trovo affascinante”, dichiara in un’intervista per il The Guardian. Questa non è la storia di una stella cadente nel cinema americano, ma di un baluardo dello showbusiness australiano che ha rifiutato di americanizzarsi troppo. Se questo significa rinunciare al secondo Oscar, che sia: Geoffrey Rush baratta volentieri il bronzo gelido di una statuetta per il calore dei suoi connazionali.

E voi conoscevate Geoffrey Rush? In quali film lo avete visto? Ditecelo nei commenti!

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