Carlo III e il primo anno di regno: ecco perché gli inglesi lo promuovono - La Stampa

Oggi è il giorno della pagella per Re Carlo III. È passato esattamente un anno dalla morte di sua madre, la regina Elisabetta II, e il voto che ha ottenuto fra i sudditi è – contrariamente a quanto pronosticato – un bel sette. Motivo? Il sovrano si è dimostrato, come fanno notare oggi molti tabloid inglesi – «very human». Insomma, al grido «com’è umano lei» il primogenito è passato dalla lista dei componenti della «Ditta» più lontani dalla gente a «uno di noi, one of us, uno che tiene alla salute del pianeta, si batte contro gli sprechi, e s’incavola quando i figli arrivano in ritardo» spiegava ieri alla BBC una commessa di un negozio di souvenir. Quegli stessi souvenir che all’inizio si faticavano a vendere, perché i faccioni di Carlo e Camilla erano giudicati «respingenti». Ebbene, all’uomo che ha atteso oltre settant’anni per convertire la parola «designato» a «regnante» e salire finalmente al trono con la donna che ha amato per oltre mezzo secolo, facendola regina, è bastato un anno per conquistare il cuore dei sudditi. I passaggi-chiave nella corsa alla popolarità sono stati spontanei e involontari. Ecco perché hanno funzionato. A cominciare da quel calzino bucato uscito a sorpresa dalle polacchine del re durante un momento ufficiale. «One of us» appunto, cosa volere di più?

Il calzino bucato
Era il febbraio 2023, nella moschea di Brick Lane di Londra, re Carlo III dopo essersi tolto le scarpe in segno di rispetto, ha esibito un bell’alluce desnudo che spuntava dall’usuratissimo calzino. Una gioia per i fotografi presenti (in poche ore l’immagine del regal piede ha fatto il giro del mondo) e un bel po’ di imbarazzo per il re e per la regina Camilla. Buckingham Palace ha subito tentato di virare la figuraccia in esercizio di virtù: Re Carlo non butta via niente va in giro con lo stesso cappotto cammello da vent’anni perché anche così si contribuisce a raffreddare un po’ il pianeta e vai con l’apologia dell’eco-wardrobe. D’altronde lui si è sempre vantato di far curare e riparare i suoi capi per assicurare loro lunga vita. Coerente con la sua passione green che l’ha portato negli anni a seppellire maglioni in fibre sintetiche per dimostrarne la non biodegradabilità e a sostenere la lana con la sua «Campaign for Wool» come fibra naturale da prediligere. Perché la lana vuol dire intere comunità che vivono attorno alla lana. Insomma basta sprechi, a cominciare dall’armadio, Vade retro lusso, benvenga il riciclo. E ai sudditi questa uscita (di alluce) è piaciuta non poco.


La sfuriata per il ritardo del figlio William
«Never complain, never explain». Mai lamentarsi, mai spiegare. Era questo il granitico motto di Buckingham Palace (perfettamente tradotto in realtà da Elisabetta II durante il suo lungo e autorevole regno). Ma che fa Carletto III proprio nel giorno più solenne, cioè quello della propria incoronazione? Dentro alla carrozza d’oro parcheggiata davanti all’abbazia di Westminster e accarezzata dalla pioggia si mette a sbraitare conto il figlio William e la nuora Kate, sbriciolando in mondovisione secoli di flemma anglosassone proporzionale al titolo nobiliare. E anche qui i sudditi si sono divertiti moltissimo dandosi di gomito: dunque anche i re, nel loro immenso, s’incavolano.
La guerra delle foto ufficiali
Era il 4 ottobre 2022. Terminato il periodo di lutto in morte di Elisabetta II la famiglia reale diffuse una foto ufficiale con Re Carlo, Camilla, Kate e William nerovestiti ma sorridenti. Trascorsi due giorni anche Harry e Meghan diffusero la foto ufficiale: lei è in rosso, il colore della rivincita. Un modo per dire, continuiamo a esserci pure noi, e siamo in scia. Smarcati, ma in scia. Ed ecco che Meghan rende omaggio al suo ego leonino (un segno zodiacale che pretende sempre di essere al centro dell’attenzione ci riesce). Conquista come sempre il primo piano indossando un completo camicia e pantalone rosso, sorride appena. A fianco c’è Harry in giacca e cravatta che stringe la mano della moglie. Il secondo, in bianco e nero, li ritrae di profilo, ancora mano nella mano, come sempre. Commenti da parte di Buckingham Palace, zero. E i sudditi, anche qui, hanno applaudito.


La linea di fermezza contro Meghan
Alla fine non sapremo mai se davvero Carlo III non sopporta Meghan, la moglie di Harry (the Spare, ricordate?) che ha messo fra padre e figlio un oceano trascinandolo in America. Ma già dal giorno dell’incoronazione il re ha fatto quello che i sudditi e con loro tutti gli inglesi sparsi per il globo si attendevano. Fare vincere per distacco l’Union Jack sulla bandiera a stelle e strisce. Continuando così una solida tradizione cominciata con la rinuncia alla corona da parte di Edoardo VII per amore dell’americanissima Wallis Simpson. Quello comunque fu amore vero: vedremo se per Harry e Meghan sarà lo stesso. Per ora, meglio tenerla lontana da Buckingham Palace. Ecco perché il 17 settembre Carlo II ha invitato a Londra soltanto il figlio: «Parleremo di futuro e cose serie, ma a quattr’occhi».


Il gesto d’amore verso la nipotina Lilibet
Il 9 marzo scorso sui tabloid inglesi si parlò chiaramente di «ramoscello d’ulivo» teso da Buckingham Palace verso i Sussex. Re Carlo III a cinque giorni dal battesimo della nipotina Lilibet Diana comunicò al figlio Harry e alla moglie Meghan che la piccola poteva, a tutti gli effetti, fregiarsi del titolo di principessa. E ci fu subito chi vide in questa comunicazione ufficiale un gesto d’amore vero da parte di un nonno verso la sua nipotina.


L’impegno per l’ambiente
Uno dei motivi per cui ad oggi il 62 per cento dei sudditi apprezza l’operato di Re Carlo III (e un altro buon 20 per cento non dichiara il suo amore per il sovrano ma neppure lo contesta), calzini e sbotti d’ira a parte, è il suo impegno per un mondo più sostenibile. «Dopo miliardi di anni di evoluzione, la natura è la nostra migliore maestra. Il ripristino del capitale naturale, l'accelerazione delle soluzioni basate sulla natura e lo sfruttamento della bioeconomia circolare saranno fondamentali per i nostri sforzi». Con queste parole Carlo III si era rivolto lo scorso novembre ai leader mondiali riuniti a Glasgow per la Cop 26. Non c’è ombra di dubbio che il nuovo re sia un ambientalista della prima ora e si possa considerare anche il primo regnante davvero coinvolto nella lotta al cambio climatico. Carlo III parlava di emergenza clima già nel 1970. E il suo cappotto cammello vecchio di trent’anni è simbolo di lotta agli sprechi e governo che all’ermellino vero sostituisce quello sintetico. Insomma, God save the king.


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