Kiev colpisce in Crimea: una nave e un sommergibile a fuoco a Sebastopoli - la Repubblica

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Kiev colpisce in Crimea: una nave e un sommergibile a fuoco a Sebastopoli

Il fumo dalla nave colpita dagli ucraini a Sebastopoli 

Il fumo dalla nave colpita dagli ucraini a Sebastopoli 

 (reuters)

Gli attacchi navali sempre più profondi mettono in difficoltà la Difesa russa. Per i Servizi ucraini sarebbero stati centrati l’imbarcazione anfibia “Ropucha” e un sottomarino di classe Kilo

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KIEV – Le fiamme di questa notte nel porto di Sebastopoli, in Crimea, con un sottomarino e una nave d’assalto anfibio russi colpiti in banchina dove erano fermi per manutenzione, sono l’ultimo capitolo della battaglia che Kiev ha scatenato per rompere il controllo del Mar Nero imposto da Mosca. Si parla molto della controffensiva terrestre, che in realtà non avanza se non di pochi metri e con un costo umano drammatico; ma è sul Mar Nero che gli ucraini hanno scatenato nelle ultime settimane una significativa avanzata tattica rispondendo con crescente efficacia alla sequenza di bombardamenti con cui Mosca, dopo il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, tenta di chiudere il corridoio.

Anche ieri notte i russi hanno lanciato l’ennesimo attacco sulle infrastrutture portuali ucraine lungo il Danubio, ferendo sette persone: è l’ultimo paragrafo di una lunga serie, ma stavolta sono gli ucraini ad avere rubato la scena infliggendo danni alla marina militare russa in un porto che dovrebbe essere inaccessibile agli attacchi ucraini, almeno secondo la retorica di Mosca. E invece non lo è: i servizi ucraini hanno probabilmente usato i missili Storm Shadow britannici, lanciandoli da almeno cinque aerei Su-24. Il comandante dell'aeronautica militare ucraina, Nikolai Oleshchuk, ha confermato che l’attacco missilistico è avvenuto con l’aiuto dell’aviazione, senza entrare nei dettagli: “Ringrazio i piloti dell’aeronautica delle forze armate per il loro eccellente lavoro”, ha scritto su Telegram.

Nelle stesse ore Mosca aveva invece scatenato l’allarme sulle coste della regione di Odessa, da cui dipendono anche i porti sul Danubio, lanciando i suoi droni sulle infrastrutture marittime e logistiche e provocando un’inedita allerta anche sulla costa dirimpettaia, che è Romania e dunque territorio Nato: con un messaggio ufficiale ricevuto prima dell’alba sui loro telefoni cellulari gli abitanti dei villaggi al confine sono stati invitati a mettersi al sicuro per la possibile caduta di detriti di droni: “Esiste la possibilità che alcuni oggetti cadano dallo spazio aereo. Mantieni la calma! Riparati nelle cantine o nei rifugi della protezione civile. In mancanza di un riparo, resta all’interno della casa, lontano dalle finestre e dai muri esterni”.

Il messaggio, inquietante in un Paese europeo che con la guerra alle porte, è stato inviato dalle autorità romene alla popolazione di otto località: Luncavita, Grindu, Isaccea, Ceatalchioi, Chilia, Somova, Pardina e Văcăreni. L’allerta fa parte delle misure decise dal Comitato nazionale per le situazioni di emergenza dopo il ritrovamento di frammenti di un drone nella zona di Plauru, e dopo che a Chilia un proiettile ha perforato il tetto e il soffitto della dependance di una casa. Le misure che comprendono la realizzazione di rifugi a protezione della popolazione che vive nel territorio romeno adiacente alle città ucraine di Reni e Izmail.

Secondo il comunicato ufficiale della Difesa ucraina, nell’attacco russo notturno sono stati abbattuti dalla contraerea “32 droni Shahed-131/136” ma “l’impatto sulle infrastrutture portuali ha danneggiato edifici non residenziali e provocato un incendio nel parcheggio dei camion: 7 camionisti sono stati ricoverati con ferite di vario grado”. Triste e purtroppo ordinaria amministrazione di una guerra di logoramento con cui Mosca tenta di ostacolare e rallentare, se non di impedire del tutto, l’esportazione dei cereali e degli altri prodotti ucraini attraverso vie alternative ai porti marittimi di Odessa. Per aggirare il blocco Kiev sfrutta i canali sul delta del Danubio: scorrendo interamente in territorio romeno permettono alle navi mercantili di raggiungere il corso principale del Danubio, al centro del quale si trova il confine, in prossimità dei porti ucraini di Izmail e Reni; rimanendo dunque quasi interamente in territorio Nato per poi tornare, una volta caricate, nel Mar Nero.

Ma questo tentativo di soffocare l’economia ucraina impedendo l’esportazione deve ormai fare i conti con la crescente efficacia delle risposte militari ucraine, che hanno dimostrato di essere in grado di colpire in profondità le infrastrutture portuali e petrolifere russe sui porti che Mosca riteneva sicuri, come la base militare di Sebastopoli. Ieri notte il suo cantiere navale è andato a fuoco e il governatore locale, Mikhail Razvozhayev, scrive su Telegram che almeno 24 persone sono state ferite “nell’attacco missilistico ucraino”.

Il cantiere costruisce e ripara navi e sottomarini russi della flotta del Mar Nero, con i quali Mosca lancia i suoi attacchi inviando droni e missili verso le città e i porti ucraini. Secondo le fonti di open intelligence, che hanno analizzato le immagini satellitari e i video e le fotografie degli incendi in porto diffusi sui social anche dallo stesso governatore russo, la “grande nave anfibia” e il “sottomarino” che i Servizi di Kiev hanno confermato di avere colpito sarebbero rispettivamente la nave anfibia ‘Ropucha’ e un sottomarino di classe Kilo. Secondo i filorussi si tratta della nave ‘Minsk’ e del sottomarino ‘Rostov sul Don’, da cui in passato sono partiti alcuni degli attacchi lanciati verso l’Ucraina. Il ministero della Difesa russo ha confermato l’assalto dicendo che è stato compiuto da “dieci missili da crociera e tre droni marittimi”, e ha confermato anche in modo generico il danneggiamento “di due imbarcazioni ferme in riparazione”.

Certo è che la profondità inedita degli attacchi navali sta mettendo in difficoltà la Difesa russa. Dopo l’affondamento dell’epica ammiraglia Moskva e quelli della Olenegorskij Gornjak, nel porto di Novorossijsk, e della petroliera Sig, centrata vicino al ponte di Crimea, l’affondo a Sebastopoli mette in discussione il primato navale russo sul Mar Nero, il cui accesso per le navi di Mosca è limitato dagli accordi di transito nel Bosforo condizionato al via libera turco. E lo shock è evidente: “In risposta a Sebastopoli dobbiamo colpire Kiev”, inveisce il giornalista e presentatore Vladimir Soloviev, uno dei più accaniti propagandisti russi.

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