Margherita di Savoia: la Prima Regina d’Italia – Vanilla Magazine

Margherita di Savoia: la Prima Regina d’Italia

Nel 1861 Vittorio Emanuele II era diventato il Re d’Italia, ma quello era un regno senza regina. La moglie Maria Adelaide d’Asburgo era morta nel 1855, e degli 8 figli solo due erano femmine, Maria Clotilde sposata in Francia a Girolamo Bonaparte e Maria Pia sposata a Re Luigi I in Portogallo. Non c’erano quindi neppure principesse reali ad accompagnare il re.

La presenza di una regina, anche se consorte, era molto importante e, pur senza avere potere politico, significava un maggior numero di balli, ricevimenti e occasioni sociali che mettevano in moto moltissime attività, moda, gioielli, ma anche personale di cucina e servizio, cameriere e dame di compagnia. Anche nell’ambito sociale aveva una grande importanza. Era la Regina ad occuparsi della beneficenza, molto spesso mirata a donne e bambini, accoglieva suppliche ed era quasi sempre ammirata e amata dal popolo, anche quando il marito non lo era affatto. In fondo nonostante gli anni che passano è ancora così.

Il figlio primogenito Umberto, erede al trono, nacque il 14 marzo del 1844 e nel 1862 aveva incontrato Eugenia Attendolo Bolognini Litta con la quale iniziò una relazione durata fino alla sua morte. Ebbero un figlio, Alfonso, molto cavallerescamente riconosciuto dal marito per salvaguardare la reputazione della donna.

Umberto I di Savoia nel 1880 circa

Umberto sapeva perfettamente di dover fare un matrimonio dinastico, il re voleva una principessa Asburgo per consolidare l’amicizia con la casata europea. Nel 1866 venne scelta Matilde d’Asburgo-Teschen, che però morì tragicamente nel 1867 nel rogo del suo abito da ballo in tulle.

Matilde d’Asburgo Teschen

Venne quindi proposta Margherita di Savoia-Genova, figlia di Ferdinando Duca di Genova, fratello del re, e di Elisabetta di Sassonia. All’inizio Vittorio Emanuele II non era favorevole ma finì per acconsentire. In un primo tempo per lei era stato considerato Carol di Romania, e pare che Margherita avesse molta simpatia per il cugino (e futuro cognato) Amedeo d’Aosta, ma fu di sicuro contenta di sposare Umberto, così da restare in Italia e diventarne la regina.

Margherita di Savoia nel 1868

Margherita di Savoia Genova nacque a Torino il 20 novembre 1851. Restò orfana di padre nel 1855 e la madre nel 1856 sposò segretamente un borghese, Nicola Rapallo, che le costò il confino a Stresa insieme ai figli. I rapporti di Margherita con la madre non furono buoni proprio per la presenza del nuovo marito, e venne cresciuta dall’istitutrice austriaca Rosa Arbesser, alla quale Margherita disse di dovere tutto quello che aveva imparato e la sua serenità d’animo. Ricevette un’istruzione completa, anche se forse troppo vasta per essere approfondita.

Ferdinando di Savoia Genova, il padre

Il 28 gennaio 1868 Umberto si propose a Margherita e i due si sposarono il 22 aprile. Il viaggio di nozze toccò tutta Italia, tutti volevano vedere la nuova futura regina, le acclamazioni e la gioia popolare furono immense. Pur continuando a trascorrere l’estate a Monza gli sposi si stabilirono a Napoli, scelta politica volta a sedare gli animi fra i filo-borbonici e i sostenitori dei Savoia.

La celebrazione delle nozze di Margherita e Umberto nel duomo torinese di San Giovanni

Nel giugno del 1869 venne dato l’annuncio ufficiale della gravidanza di Margherita, e in ottobre la coppia tornò a Napoli per il parto. In quel periodo Vittorio Emanuele II era gravemente ammalato, sembrava che non dovesse farcela e il 7 ottobre 1869 sposò con matrimonio morganatico l’amante Rosa Vercellana. Nonostante la gravidanza avanzata Margherita passeggiava per la città, si faceva vedere sempre sorridente (contrariamente alle abitudini dell’epoca) e otteneva larghi consensi. L’11 novembre 1869 nacque con parto cesareo Vittorio Emanuele, Principe di Napoli.

Margherita con il piccolo Vittorio Emanuele nel 1871

Il parto cesareo rappresentava la quasi certezza di impossibilità ad avere altri figli, e così fu anche per Margherita, che accolse la notizia con serenità. Per fortuna sua e dell’Italia aveva avuto un figlio maschio e, una volta che si fu ripresa fisicamente, la famiglia si trasferì a Monza nella primavera del 1870.

Margherita e Umberto durante il soggiorno napoletano

Il 1870 vide l’ultimo passo per l’unità d’Italia. Il 20 settembre i Bersaglieri entrarono dalla Breccia di Porta Pia e presero Roma. Lo Stato Pontificio non esisteva più.

Alla chiesa restava quel territorio che sarebbe diventato il Vaticano, e la spinosa questione dei rapporti Stato-Chiesa si trascinò fino al 1929 con la firma dei Patti Lateranensi, tutta una disputa che causò grande dolore a Margherita, la quale era combattuta fra la sua incrollabile fede e i doveri Savoia. Nel febbraio 1871 Roma divenne capitale d’Italia, sostituendo definitivamente Firenze. Dopo aver conquistato Napoli i Principi dovevano conquistare i romani, e si stabilirono a Roma già in gennaio.

Nonostante l’aristocrazia romana fosse filo-papalina, con poche eccezioni, i principi vennero acclamati, il corteo arrivò in un giorno freddo e di pioggia battente, le strade erano piene di gente che voleva vederli, la carrozza era chiusa e la gente delusa, Margherita diede ordine di scoprirla. Questo piccolo gesto, con i futuri sovrani bagnati fradici per accontentare il pubblico, fu un trionfo, come lo furono le passeggiate di Margherita, sempre sorridente con tutti, in giro per la città col figlio, per farsi vedere e conoscere.

Margherita con Vittorio Emanuele nel 1877

Nessuno sapeva però che la coppia, all’apparenza felice e affiatata, in realtà recitava una commedia. Subito dopo la nascita di Vittorio Emanuele Margherita venne a sapere della relazione con la Litta e che l’amante era incinta. La regina era profondamente delusa e chiese al suocero di poter tornare a casa, ma cosa poteva aspettarsi da Vittorio Emanuele II, che aveva tradito la moglie per tutta la vita? In risposta ottenne solo le parole “Per così poco vuoi andartene?”. Margherita cedette ai suoi doveri di sovrana ma il matrimonio era finito, i rapporti fisici cessarono e non vennero mai più ripresi.

Margherita di Savoia

Nonostante fra i due non ci fosse più una relazione Umberto stimava la moglie, la interpellava anche per i problemi politici e lei aveva influenza sul marito, ma si dedicava ufficialmente solo ai compiti di Principessa reale: feste, ricevimenti e opere di beneficenza.

Margherita capiva che la monarchia aveva bisogno del sostegno dei borghesi e del popolo e organizzò anche incontri culturali settimanali, dove gli invitati non erano scelti in base ai quarti di nobiltà ma in base alla cultura. Grazie al nuovo salotto affascinò intellettuali dichiaratamente repubblicani come ad esempio Giosuè Carducci, che per lei compose l’ode “Alla Regina d’Italia”.

Nel 1872 fu invitata da Federico, principe ereditario di Prussia, che la volle come madrina della figlia Margherita, così chiamata in suo onore, che diventerà poi la madre di Filippo d’Assia e suocera di sua nipote Mafalda.

Margherita di Savoia Regina

Il 9 gennaio 1878 morì Vittorio Emanuele II. Umberto e Margherita divennero i sovrani d’Italia e intrapresero un nuovo viaggio in tutta Italia. Nonostante Margherita fosse pesantemente conservatrice, quasi reazionaria, e nazionalista tanto quanto il marito, e in quel periodo i movimenti repubblicani e anarchici fossero molto attivi, l’accoglienza per Margherita superò ogni aspettativa. Venne acclamata anche nei capisaldi della contestazione, come Bologna, dove il suo corteo rappresentò un inaspettato trionfo della monarchia italiana.

Ci furono anche episodi isolati ma pericolosi. Se Margherita era amata, il marito lo era molto meno. A Foggia ci fu un tentativo di attentato, sventato sul nascere, a Napoli l’anarchico Giovanni Passannante tentò di accoltellare Re Umberto. All’epoca ci si passò su, ma erano tristi presagi di quello che doveva avvenire e Margherita ne fu sconvolta.

Umberto I e Vittorio Emanuele

Con gli anni aumentarono le tensioni sociali, nell’aprile 1897 Umberto scampò all’attentato dell’anarchico Pietro Acciarito. Era cominciata l’ondata di migrazioni verso le Americhe e in parte verso il nord Italia più industrializzato del sud, ma il lavoro era poco e la miseria tanta.

La scarsità del raccolto di quell’anno aveva comportato un aumento del prezzo del pane, ma il governo rifiutò di levare il dazio che lo avrebbe reso più economico. Il pane diventò il pretesto per manifestazioni della classe operaia dove si chiedeva l’aumento dei salari e migliori condizioni di lavoro.

Il 1898 iniziò con crescenti disordini e con assalti alle caserme, ai tram, oppure alle barricate nelle strade. Il Generale Bava Beccaris ottenne pieni poteri, venne proclamato lo stato d’assedio e dal 6 al 10 maggio l’esercito intervenne in varie occasioni con le armi causando 80 vittime e molti feriti, oltre alla reazione ai Moti di Milano che non venne mai perdonata a Umberto I.

Margherita di Savoia

L’anarchico Gaetano Bresci rientrò appositamente dagli Stati Uniti per uccidere il re, e l’occasione giusta arrivò il 29 luglio 1900, quando riuscì a sparargli, uccidendolo con 3 colpi di pistola. Margherita aspettava il marito a Villa Reale. Era stata avvisata dell’attentato, ma riportarono Umberto a casa già morto, e con un atto di grande umanità invitò Eugenia Attendolo Bolognini Litta ad andare a pregare accanto a lei per il loro comune marito/amante. Il regicidio fu deplorato anche dagli anarchici e dai socialisti che ne presero le distanze, tanto che Filippo Turati rifiutò di assumere la difesa di Bresci in tribunale.

Gaetano Bresci

Saliva al trono il figlio Vittorio Emanuele III, che nel 1896 aveva sposato Elena del Montenegro.

Il Regicidio di Umberto I in una stampa dell’epoca

Cominciava per Margherita la nuova vita da regina madre, si dedicò alla beneficenza ma anche alle sue passioni come l’alpinismo e le automobili. Non si ritirò comunque  dalla scena pubblica e continuò a partecipare a eventi e a interessarsi di politica.

Vittorio Emanuele non gradiva le intromissioni della madre, che criticava le sue idee più liberali e le tendenze democratiche mentre lei era restata tenacemente attaccata alla politica conservatrice, pur essendo contraria dell’entrata in guerra dell’Italia, ed appoggiò fortemente l’avvento del fascismo.

Vittorio Emanuele III

Margherita vedova visse fra Roma, Gressoney e soprattutto Bordighera, dove passava primavera ed estate e nel 1914 acquistò Villa Etelinda, dove morì il 4 gennaio 1926. Il treno che portava le sue spoglie a Roma impiegò un giorno intero, dovette fare 92 soste durante il percorso per la folla che voleva renderle omaggio fino alla tumulazione al Pantheon. Margherita seppe vendere molto bene l’immagine della monarchia, favorevoli e contrari l’ammiravano e la rispettavano ed è tuttora considerata LA Regina d’Italia.

La Regina Elena, con la sua riservatezza, pur amata, non riuscì mai a eguagliarla, e Maria Josè del Belgio, troppo avanti per la mentalità italiana di allora, non ebbe comunque il tempo di confrontare la propria immagine con quella della regina più amata dagli italiani, Margherita di Savoia-Genova.


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