Marvel's Loki - Stagione 2 - Recensione

La redenzione del dio degli inganni.

Loki - Stagione 2 - La recensione - Marvel's Loki - Stagione 2

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Partendo dalle fondamenta edificate durante la prima stagione e proseguendo, in parte, sulla medesima via, Michael Waldron conduce meravigliosamente in porto la redenzione di Loki.
  • Visivamente la serie funziona alla grande, regalando - soprattutto sul finale - alcuni momenti davvero potenti.
  • La dimensione corale della tranche precedente qui appare meno marcata, e lo sviluppo di un paio di personaggi ne paga le conseguenze.

Più o meno da sempre, per inclinazione personale, anziché gli eroi propriamente detti tendo a preferire i deuteragonisti, a maggior ragione se passati da un percorso di riabilitazione morale dopo un passato discutibile. Tra questi, giusto per fare qualche esempio, infilo serenamente Vegeta di Dragon Ball, Sasuke di Naruto, Sawyer di Lost e, appunto, Loki, forse il mio personaggio preferito dell’intero MCU, anche in via dell’eccellente interpretazione fornita da Tom Hiddleston.

Il nostro, almeno nei termini in cui lo conosciamo ora, ha fatto la sua prima apparizione nel Thor di Kenneth Branagh come nemesi del protagonista eponimo, continuando a incarnare il ruolo di "bad boy" anche nel successivo Avengers, per poi iniziare un lento ma inesorabile percorso di redenzione a partire da Thor: The Dark World, arrivando persino a sacrificare la propria vita per il bene del suo popolo in Infinity War.

Riprendendo i fili del discorso (e dello spazio-tempo)

Detto ciò, se state leggendo questo pezzo probabilmente saprete già che il protagonista della serie varata nel 2021 (Voto: 9 - Recensione); non è esattamente il Loki redento che abbiamo apprezzato al cinema, bensì una sua versione parallela, e inizialmente ancora maliziosa, che dopo i pasticci temporali di Endgame ha tentato di imboscarsi per poi finire tra le mani della Time Variance Authority - da qui in avanti solo TVA -, misteriosa organizzazione deputata alla salvaguardia della cosiddetta Sacra Linea Temporale. Tuttavia, visto che il sangue non è acqua, a maggior ragione se scorre nelle vene del medesimo tizio, nel corso della prima stagione di Loki il dio degli inganni ha mostrato di avere un cuore forse non esattamente limpido, OK, ma nemmeno marcio come lui stesso avrebbe pensato, arrivando ad anteporre ai propri interessi il bene dell’amico Mobius (Owen Wilson) e, soprattutto, di una sua variante, Sylvie (Sophia Di Martino), della quale finisce pure con l’innamorarsi (stiamo pur sempre parlando di un gran narcisista).

Il dio degli inganni li fa, poi li accoppia (o qualcosa del genere).

A ogni modo, la tranche iniziale di Loki si concludeva con un discreto colpo di scena: uccidendo Colui che rimane, Kang o comunque preferiate definire il personaggio interpretato da Jonathan Majors, Sylvie ha finito per sciogliere la Sacra Linea Temporale. Tutto bello e tutto "evviva il libero arbitrio", OK, se non fosse che la faccenda rischia di estinguere l’esistenza dell’intero multiverso, di conseguenza il povero Loki, sempre con l’aiuto di Mobius, di quel che resta della TVA e pure del nuovo arrivato Ouroboros (Ke Huy Quan), dovrà cercare di metterci una pezza.

Ah, giusto, come se non bastasse in giro per lo spaziotempo ci sono pure diverse mine vaganti: metti Ravonna (Gugu Mbatha-Raw) e l’intelligenza artificiale Miss Minutes (Tara Strong), le quali non hanno particolarmente voglia di dare una mano ai ragazzi di cui sopra, e soprattutto tale Victor Timely, ossia un’ignara variante di Kang proveniente dal 1883, destinata a giocare un ruolo chiave nell’intera vicenda.

Guarda un po’ chi si rivede…

Anche stavolta lo showrunner della serie è Michael Waldron, mentre il timone della regia scivola dalle mani di Kate Herron per passare in quelle di Justin Benson, Aaron Moorhead, Dan DeLeeuw e Kasra Farahani, che tuttavia non si discostano molto dallo stile della prima stagione, mantenendone intatto il livello di follia e infilando due o tre trovate sul finale davvero notevoli.

Costruire sulle fondamenta

Anche in termini di struttura, diciamo così, Loki prosegue nella linea già tracciata in passato ripescando il taglio da fanta-polizesco mescolato a elementi da "buddy movie", e giocando sugli abbinamenti apparentemente improbabili eppure complementari; il discorso vale per Mobius e Loki, ovviamente, ma anche per quest’ultimo e Sylvie, tuttavia il meccanismo tende a replicarsi anche con Ravonna, Miss Minutes e Timely.

In questo senso le fondamenta poggiate dalla prima tranche vengono sfruttate come si deve per proporre delle interessanti variazioni sul tema e sperimentare nuove alchimie. Tuttavia, se proprio devo alzare il ditino, stavolta la dimensione relazionale mi è parsa un po’ sacrificata a favore di quella meccanica, diciamo così, laddove il fuoco della storia, soprattutto da metà stagione in avanti, si concentra sulla risoluzione dei vari inghippi temporali e sulla (seconda) redenzione di Loki, dando un po’ per scontati i personaggi che lo circondano e sprecandone in parte i rispettivi interpreti.

Una chiusura sontuosa

Con questo non voglio dire che siamo davanti a una seri emotivamente debole o fredda, anzi: il finale - splendido - è tra le cose più tragiche ed epiche viste in senso assoluto all’interno del MCU, al punto da giocarsela con la morte di Tony Stark; oltretutto, vanta alcune trovate visive e iconografiche davvero strepitose (vedi il riferimento a Yggdrasil, l’albero cosmico della mitologia norrena), che restituiscono il protagonista alle sue origini mitologiche.

Alla fine il look asgardiano resta sempre il migliore.

Di contro, laddove la prima stagione lavorava davvero bene sull’impostazione corale del racconto, qui alcuni personaggi ne escono un po’ defilati: Ravonna, Miss Minutes e persino Sylvie, che a mio avviso avrebbe meritato più agio. Poi, per carità, più che sviste parliamo di scelte legate all’equilibrio della narrazione, evidentemente necessarie a fornire slancio al percorso del protagonista, ma anche a garantire la massima leggibilità possibile all’epilogo in modo da non comprometterne l’efficacia.

Loki, insomma, resta ancora una delle serie migliori del MCU, se non la migliore in assoluto, e per quanto abbia personalmente preferito la prima stagione, questa seconda resta assolutamente consigliata.

La seconda stagione di Loki è disponibile su Disney+. Abbonandovi alla piattaforma attraverso questo link contribuirete alla realizzazione dei contenuti quotidiani di IGN Italia.

Verdetto

Sarà per la presenza di Tom Hiddleston o per il fatto che il dio degli inganni resta tra i personaggi più interessanti del MCU, ma sono andato davvero d’accordo con questa seconda stagione di Loki, al punto da considerarla, in combo con la precedente, tra le cose migliori mai servite da Marvel sia al cinema che in TV. Il percorso di redenzione del protagonista trova qui il miglior compimento possibile anche grazie a un finale visivamente potentissimo che, oltretutto, riconcilia il personaggio con le proprie origini. A tratti, però, ho sentito un po’ la mancanza della coralità della prima tranche e relativo lavoro sui personaggi secondari; tuttavia si tratta di scelte che entrano nel merito del gusto personale, e in generale non inficiano la qualità della serie.

In questo articolo

Marvel's Loki - Stagione 2

06 Ottobre 2023

Loki - Stagione 2 - La recensione

8.8
Buono
Le avventure di Loki, almeno per ora, giungono a conclusione con un sacco di stile, e pure qualche lacrimuccia.
Marvel's Loki - Stagione 2
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