Ryan Gosling: «Sono felice di recitare nei film commerciali e adoro starmene a casa» | Corriere.it

Ryan Gosling: «Sono felice di recitare nei film commerciali e adoro starmene a casa»

diValeria Vignale

«Con mia madre vivevamo su un camper con le ruote. Ci guardavano dall’alto in basso perché chi ce l’aveva fatta le aveva tolte»

Ryan Gosling: «Sono felice di recitare nei film commerciali e adoro starmene a casa»

Nato a London, Canada, nello Stato dell’Ontario, Ryan Gosling ha 43 anni. Di origini umili, ha vissuto all’età di 13 anni la separazione dei suoi genitori. La sua compagna è l’attrice Eva Mendes (50 anni) con la quale ha due figlie piccole

È strano pensare che, un Natale, ho costruito una casa di Barbie per le mie figlie e poi mi ci sono trovato dentro. In un viaggio a Barbieland, andata e ritorno». Difficile trovarsi davanti a Ryan Gosling, per quanto tornato in jeans e felpa, senza pensare al suo Ken nel film di Greta Gerwig o all'ultima serata degli Oscar dove ha cantato e ballato I'm Just Ken in completo fucsia di paillettes tra le risate dei colleghi. Quale altro grande attore si sarebbe prestato a un siparietto da popstar sfidando lo snobismo del cinema d'autore? George Clooney? Brad Pitt? Per quanto spiritosi, difficile dirlo. Il bello di Gosling non è - o almeno non solo - nella qualità di interprete e nell'avvenenza che fa strillare le fan come ai tempi dei Beatles. È nell'autoironia cresciuta con lui in una strana carriera a zig-zag, iniziata da giovanissimo in programmi come Il club di Topolino di Disney Channel, sfociata a vent'anni nel cinema indie ( The Believer, Half Nelson ), fiorita a 30 in titoli per il grande pubblico ( La La Land, Blade Runner 2049) per poi arrivare alla svolta dei 40 anni, quando nel tempo sospeso della pandemia ha accettato il ruolo che ha avviato la sua fase più "pop". 

Ryan Gosling: «Sono felice di recitare nei film commerciali e adoro starmene a casa»

Gosling con Emily Blunt (41 anni) in The Fall Guy, nei cinema dal 1° maggio

Difatti è nei cinema con un'altra impresa che aspira a sbancare i botteghini. The Fall Guy di David Leitch è la storia di una regista in erba (Emily Blunt) e di uno stuntman - come lo stesso Leitch prima di girare Atomica bionda o Bullet Train - che si innamorano sul set, tra finte esplosioni e scenari d'avventura. Il 43enne attore canadese interpreta Colt, un superpalestrato che conclude ogni acrobazia con il sorriso e i pollici all'insù e, tra una corsa nelle fiamme e una cappottata in auto, fa sorridere anche il pubblico. Infrange vetrate spolverandosi via i cocci come fossero forfora ma, fuori scena, si rivela fragile nel fisico e nei sentimenti. «I miei film preferiti sono quelli che hanno il sapore della vita reale anche se quanto accade sullo schermo è straordinario e impensabile nel quotidiano» dice lui, entusiasta della storia al punto di volerla produrre. «Colt non corrisponde al cliché dell'uomo invincibile. Se di fronte agli altri puoi fingere che vada tutto bene, il coraggio vero è accettare le tue paure profonde. La vulnerabilità, il timore di essere rifiutato. Sdrammatizzarle, anche: lui è buffo perché è un imbranato, soprattutto nei sentimenti, e riflette quello che tutti noi proviamo nei momenti critici della vita di coppia. Insieme a Emily Blunt e al regista abbiamo modificato scene e battute perfino durante le riprese, per renderle più vere o aggiungerci humor». 

«PRIMA RECITARE ERA 
UN'ESPERIENZA TERAPEUTICA 
E LA FACEVO PER ME. 
OGGI LAVORO PER LA GIOIA DEL PUBBLICO 
E MI PIACE DI PIU'»

Quell'umorismo sui generis che traspare anche dalla storia, a tratti surreale, dell'attore e soprattutto dal suo modo di raccontarla. Senza omettere le difficoltà legate alle sue origini umili. Figlio di un commerciante e una segretaria separati da quando lui aveva 13 anni, entrambi mormoni, Ryan cresce a Cornwall, nell'Ontario, ed è un outsider a scuola, forse anche per un deficit dell'attenzione mai diagnosticato. A trascinarlo in scena è lo zio Bill, un imitatore di Elvis Presley. «Avevo 7 o 8 anni, mi faceva fare cose banali tipo porgergli un orsacchiotto durante lo show. E anche se allora non sognavo di fare l'attore, un giorno mi promise che avrei vinto un Oscar. Era la prima volta che ne sentivo parlare». Per non deludere lo zio, che aveva comprato un costoso album per raccogliere le foto dei suoi successi, Ryan inizia a cantare ai matrimoni e nei centri commerciali con la sorella, per poi passare ai provini. Viene preso in programmi locali come Dì "cheese" e poi muori, dove scatta foto con una macchina che mostra la brutta fine imminente di chi viene immortalato. A 12 anni ottiene un contratto per The Mickey Mouse Club a Disney Channel insieme a Britney Spears, Christina Aguilera e Justin Timberlake. «Tutti prodigi tranne me. Non so perché mi abbiano voluto ma se ne sono pentiti presto: mi vestivano da criceto, mi mettevano sullo sfondo. E pensare che mia madre è stata con me in Florida per mesi e tutti ci guardavano dall'alto in basso perché avevamo un camper con le ruote, mentre a quelli che ce l'avevano fatta le toglievano». 

Ryan Gosling: «Sono felice di recitare nei film commerciali e adoro starmene a casa»

Nel film "Barbie" (2023) con Margot Robbie

Anche per questo si identifica in personaggi come Colt o Ken e nel loro desiderio di riconoscimento: entrambi raccontano le montagne russe del mestiere tra momenti di gloria e défaillance. «La superbia arriva prima della caduta e nessuno immagina che resti pure dopo» dice lo stunt-man, dopo un incidente che gli incrina la schiena e l'autostima. Quando chiediamo a Gosling se ricorda nella sua carriera uno smacco che gli è bruciato più di altri, dice: «Sto cercando di capire come rispondere restando sul vago: non voglio essere proprio io a evidenziarli!» ride. «Del resto, The Fall Guy racconta proprio quel cadere e rialzarsi che nella vita succede a tutti. Le difficoltà mi hanno aiutato a capire chi ero e cosa potevo fare». Ora ne è ancora più consapevole. «Ho girato film indipendenti e d'autore, ma sono cresciuto guardando blockbuster. Prima recitare era una ricerca che facevo soprattutto per me e pure terapeutica. Oggi lavoro per la gioia del pubblico e sono felice di fare quel tipo di cinema che mi ha ispirato da ragazzo. Fatto di divertimento, spettacolo ed emozioni forti». 

A differenza del protagonista, pronto a esprimere debolezze e sentimenti come gli uomini fanno raramente anche nella finzione, l'attore non si apre così facilmente e sembra usare la sua stessa simpatia come schermo. Dieci anni fa ha debuttato alla regia con un film molto personale, The Lost River, che sembrava racchiudere i suoi fantasmi in una storia nera e violenta tra i palazzi fatiscenti di Detroit. Accantonati i progetti di regia, ha detto di trovare più appagante la sua vita di famiglia, accanto alla moglie Eva Mendes e alle due figlie, Esmeralda Amada e Amada Lee di 9 e 8 anni, le due maltrattatrici di Ken che lo hanno spinto ad accettare il ruolo. «Un giorno ho visto il bambolotto buttato per terra a faccia in giù e ho pensato: "La storia di questo tipo va raccontata"». Dai balletti è passato poi alle acrobazie di The Fall Guy dove interpreta lo stunt di un certo, molto celebre, Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson). Un riferimento, o forse una sfida, a Tom Cruise? «Assolutamente no, perché Cruise è inimitabile e poi io soffro di vertigini: pur avendo girato qualche azione senza controfigure era giusto lasciare spazio agli stunt. Sono atleti sconosciuti eppure rischiano la vita e ogni loro impresa è fisicamente dolorosa: quando cappottano in auto, rompono vetrate o fingono di andare in fiamme. Il film rende omaggio a loro e alla comunità del set. Mi piace vedere Colt lanciarsi dal sesto piano e tornare a parlare coi colleghi o a chiacchierare con la sua ragazza tra le finte bombe». C'è pure un film nel film, quello che il personaggio di Emily Blunt gira da regista: il fantasy Metalstorm dove l'amore di un cowboy per un'aliena ricorda proprio la loro relazione. 

Nell'omaggio al grande spettacolo hollywoodiano non può mancare il batticuore. «La mia battuta preferita? "L'acrobazia più grande di tutte è l'amore"» ci dice Gosling. «È un sentimento potente e pirotecnico ma mai idealizzato, lo vediamo in tutte le sue contraddizioni. Per esempio quando lei mi punta addosso una pistola e subito dopo se ne pente, una scena buffa ma così vera nella sua stranezza. Spesso i protagonisti delle love story sono troppo perfetti, sembrano finti tanto il racconto è patinato e infiocchettato. Il regista David Leitch invece è coraggioso da filmaker tanto quanto lo era da stunt, perché di questi due innamorati ha fotografato l'insicurezza e l'impaccio. Sono confusi, imbranati e incasinati, come tutti noi». Il soldato Ryan di Hollywood non racconta facilmente la sua, di storia d'amore, ma le rare volte che è successo ha fatto un quadro tutt'altro che confuso. E molto romantico. Lui e Eva Mendes si sono conosciuti nel 2011 sul set di Come un tuono di Derek Cianfrance. All'epoca lui non avrebbe mai pensato di creare una famiglia. «Poi le mie priorità sono cambiate. Oggi voglio trascorrere più tempo possibile con Eva e le mie figlie. Il tempo vola e non voglio passarlo nel posto sbagliato». Tant'è che i balletti di Ken, e gli effetti della cosiddetta Kenenergy, li ha provati proprio in famiglia. 

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6 maggio 2024