I look più belli del Met Gala 2024: Zendaya, a sorpresa 9, Anna Wintour zarina 7, Jonathamn Bailey disinvolto 7 e Serena Williams pasquale 5. Sogni e incubi creativi

C'è «La piccola bottega degli Orrori» con la sua pianta onnivora, ma anche quelle carnivore incontrate dai protagonisti di «Viaggio al centro della Terra». E poi i fiori saputelli di «Alice nel Paese delle Meraviglie» e quelli magici di Oberon e Titania in «Sogno di una notta di mezz'estate». Insomma di fiori e giardini quanti ce ne sono. E il rischio di questo Met Gala 2024 dal tema così dichiaramente cripitico: Sleeping Beauties: Reawakening Fashion, le Belle dormienti e il risveglio della moda, stava nel non venire fagogitate o fagocitati dai suddetti fiori. Il dress code era Garden of the Time. E nel tempo tra fiori e cespugli hanno guardato tutti. Molti gli abiti che hanno avvolto nelle loro spire e fatto quasi sparire le dive che le indossavano, altri più azzeccati: Palmares (più in tema, anche se si era a New York) a Zendaya e alla gran sacerdotessa Anna Wintour. La star di «Challengers» ha squadernato ogni aspettattva e ha raddoppiato l'apparzione sul green/red carpet con due modelli mozzafiato di John Galliano. Quando si dice donna di potere, «icona» di stile ambita dai fashion designer. E poi trionfo dei look maschili. Dove il concetto di «boutonnière», il fiore che i gentleman una volta applicavano al revers della giacca (come fa il mitico ispitore Poirot), è stato quello che ha vinto. Lord Bridgerton/Jonathan Bailey tra i più ispirati. L'Oscar però, va sottolineato, va a chi questi prodigi sartoriali (riusciti o meno in fatto di creatività), ha realizzato. Perché si è trattato davvero in (quasi) tutti i casi, di capolavori di artigianalità. E poi, e poi... Se è vero che la moda passa (ed è vero) ma lo stile resta, Tom Ford lo ha confermato, giungendo con il suo storico tuxedo rosso rubino (by Saint Laurent by Tom Ford), come i petali di una rosa carminia. A single, really elegant man. Giusto per non farlo capire, Anna Wintour, direttora di Vogue Usa, nonchè la presidente del Comitato del Met Ball ha indossarto un abito «fatto per l'occasione», da Loewe. E il soprabito florale, ricordava, giusto un nulla, le divise di corte imperiali. Ah, sì, certo. Anna, la zarina. «That's all». Nelle ore prima che la star di «Challengers» e co-presidente del Met Gala arrivasse sui gradini del Met di New York, le voci su quale brand avrebbe indossato, si rincorrevano effetto tornado. Segno del potere che Zendaya esercita nel settore della moda. Poi scelta a sorpresa. Non uno. Bensì due creazioni, entrambe di Galliano. La seconda, un total black d'archivio ed è quella che stamane sta facendo il giro dei media è apparsa a sorpresa solo dopo l'entrata dell'attrice con un altro look haute couture personalizzato di Maison Margiela Artisanal di John Galliano. Il look total black proviene dalla prima collezione haute couture di John Galliano per Givenchy del gennaio 1996. Rivela Hollywood Reporter che è stato acquistato da Lily et Cie, la famosa boutique di Beverly Hills amata dagli appassionati di stile come risorsa per la moda vintage di qualità museale. Rita Watnick la fondatrice di Lily et Cie, ha raccontato al media Usa: «Lo stylist di Zendaya, Law Roach, è arrivato nel negozio nel marzo 2024, proprio prima degli Academy Awards. Pensavo stesse cercando un'altra opzione per Zendaya per gli Oscar, e quando se n'è andato non ha detto una parola su quello che stava pensando». Invece ecco la scelta. L'abito di sortita di Zendaya rifletteva la miscela di romanticismo e modernità del XIX secolo che Galliano crea come forse nessun altro designer. Ci sono gli elementi che evocano il tema: «Il Giardino del tempo». L'abito verde smeraldo e blu elettrico è un modello personalizzato in organza e lamé color salvia; corsetto in raso duchesse, con dettagli metallici dipinti a mano, un drappeggio e un fiocco in alluminio e organza iridescente, e rifinito con una lavorazione a mano. Il tutto arricchito con un cappello creato dal leggendario modista Stephen Jones per Maison Margiela come per il marchio Christian Louboutin ha creato le décolleté Tabi. E per entrambi i look gioielli by Bulgari. Tra i brand sotto i riflettori, va da sè, non poteva non sbancare Loewe. Oltre a essere tra i più ambiti del momento per iper-creatività, anche co-protagonista del Met Gala. Il macro fiore papillon portato con una disinvoltura invidiabile da Jonathan Bailey, nasce negli atelier del marchio. Siamo pronti a scommettere che se ne vedranno molti. L'unica pecca, anche lui, gli occhaili da sole. Ma va bene così. L'apparizione di Tom Ford in tuxedo Saint Laurent (ne è stato il direttore creativo in passato), non necessita di commenti. Senza dubbio tra i colori magici su un uomo. Come dimostrò negli anni Novanta Leonardo Mondadori un 7 dicembre alla Scala quando si fece fotografare con gli ospiti più attesi della serata milanese, i coniugi Kennedy, Jonh John e Carolyn Bessette. La maestra diceva: «La ragazza si impegna, ma non ci siamo ancora». Così questa volta il match point per Serena Wiulliams non c'è stato. L'ex campionessa di tennis si è presentata tra le spire di 25 metri di taffetà oro dell'abito di Balenciaga. Ma l'effetto era quello delle confezioni delizione del periodo pasquale. Una creazione di cui è «artefice» anche la stessa Williams. In collaborazione con il marchio hanno lavorato su abito ispirato, rivelano dalla Maison, al look 52 della 51a collezione couture della griffe sfilata nel 2022. Modello che a sua volta era nato ispiradosi all'archivio Balenciaga. Il vero Oscar va a chi l'ha realizzato: un'impresa dell'atelier che ha impiegato 150 ore di lavoro e ben 25 metri di taffettà in lamina oro giunti dall'Italia. Le mani preziose dell'atelier, loro sì che il il set l'hanno vinto. Forse la vera notizia non è tanto il brand dell'abito indossato da Jessica Biel. Ma cosa ha fatto prima di indossarlo. Biel è apparsa al MetrGala immersa in un abito cappa, cascata di petali e dalla profonda scollatura con strascico, una creazione di Tamara Ralph per l'estate 2024. La sera prima Biel aveva postato un video in cui, in accappatoio, raccontava che per prepararsi all'evento ed essere perfetta, stava per immergersi nella vasca per un bagno nel sale di Epsom, noto per le sue proprietà rilassanti. Un bagnetto da nulla: la quantita di sale era pari, tradotta in grammi, a oltre 9 chili. Infatti nella foto appare rilassatissima, quasi in trance. Forse anche perché protagonista del grenn carpet senza il maritoJustin Timberlake. L'ombra di Carrie Brdashaw continua ad aleggiare. Così ecco che la sua incarnazione su piccolo e grande schermo, l'attrice Sarah Jessica Parker si presenta con un abito gabbia, di quelli che evocano le strutture del XVIII e XIX secolo che però la rendono non più la sposa abbandonata del film tratto dalla serie, bensì la mamma. Nulla da dire. Perfetta per Ascot, come conferma il mirabolante cappello. Tra gli accessori anche il cavaliere, il conduttore e producer Andy Cohen. L'attrice aveva rivelato di voler duplicare qualche modello creato da Sargent nelle sue opere viste a Londra alla mostra in corso alla Tate Britain «Sargent & Fashion». Poi invece gran virata. L'aiuto della costumista della serie «And Just Like That...», Molly Rogers è stato fondamentale per l'attrice. L'ha indirizzata dallo stilista britannico Richard Quinn e la gabbia ha preso corpo. Lo stilista ha spiegato: «Sono sempre stato affascinato dalla bellezza degli abiti d'archivio. Questo gioca sul concetto di conservazione. Fragile, ma duraturo nel contempo»: struttura in filo metallico, pizzo tagliato a mano e cristalli scintillanti. Quando si son trovati sul green carpet Demi Moore e il suo mentore creativo Harris Reed erano pronti per passare subito dopo la serata in una teca del Met Museum come installazione permanente. Magari nella sezione sculture religiose del XV secolo. Star e stilista loro il viaggio nel tempo, gardening o meno, l'hanno fatto. E lo scatto ricordo venuto perfetto. L'abito è stato reinventato partendo da un modello già esistente dello stilista e che fa anche bella mostra di sé stesso sul sito del marchio. Era la perfetta cornice a un'anteprima, quella di un pezzo di altissima gioielleria by Cartier. Si tratta del collier in diamanti e smeraldi su platino (abbinati gli orecchini) Chloris. Tra i pezzi della nuova collezione Nature Sauvage presentata ufficialmente il 27 maggio. E come tocco finale Reed si è ispirato alle spine del giardino, da cui è scaturita la circonferenza di spine che circondava Moore: «Era così importante mostrare queste quasi spine intorno a lei, perché molte cose belle sono appuntite al tatto», ha detto lo stilista. L'effetto wedding cake con l'abito da sera bianco è sempre in agguato. Invece incantesimo ed ecco una magica Gigi Hadid in un Thom Browne creato per l'occasione. Fatti i conti con i dati forniti dal brand si tratta di, poco più poco meno, 13.500 ore di lavoro per realizzare questo modello bianco, nero e con rose gialle 3D. Browne ha già dichiarato che da oggi il modello entrerà nell'archivio del marchio. Si tratta di un gran sera con spalle scoperte e corsetto. Punto vita da cui parte un cappotto con strascico. Gioco di sovrapposizioni complesso. La silhouette esagerata lungo i fianchi nasce dalla sovrapposizione di un cappotto bianco in seta moiré con manto in raso duchesse con appllicate rose gialle. Vi hanno lavorato circa 70 persone in totale. Oltre 40 solo per ricamare la gonna, dai macro volumi e per 8.500 ore di lavoro; mentre più di 20 sono rimaste impegnate per 5mila ore per ricamare a mano gli olre 2,8milioni di micro perline per tutta la corsetteria.

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Gigi Hadid: magica, 8

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