Il libro di Valentina Mira è tre volte bello. E tre volte sbaglia la destra ad attaccarlo - HuffPost Italia

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Il libro di Valentina Mira è tre volte bello. E tre volte sbaglia la destra ad attaccarlo

Ho letto il bel libro di Valentina Mira – Dalla stessa parte mi troverai – selezionato nella dozzina di libri del Premio Strega e oggetto di attacchi da parte di esponenti della destra di Fratelli d’Italia (il presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, il capogruppo Tommaso Foti, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, per citarne alcuni), attacchi iniziati per la verità ancor prima che il libro fosse selezionato per il premio letterario. Il libro viene accusato dalla destra di aver violato la memoria della strage di Acca Larentia, dove morirono due militanti di destra (un altro morirà negli scontri successivi con le forze dell’ordine),

Il libro, scritto molto bene, tratta in realtà secondo me tre questioni importanti, distinte tra loro ma strettamente legate nella trama, il vittimismo della destra, i suicidi in carcere, le relazioni tossiche.

Il vittimismo della destra è un atteggiamento al quale stiamo assistendo anche adesso che la destra, con Giorgia Meloni, è al governo. Questo vittimismo si riconosce in una certa tendenza a dare la responsabilità agli altri (predecessori, avversari) e a denunciare improbabili complotti ai propri danni (da parte di presunti poteri forti o forze straniere).

Il vittimismo alla destra serve per nascondere le proprie responsabilità e giustificare la propria volontà di prevaricazione, di voler imporre, vietare, reprimere qualsiasi comportamento che non corrisponda al suo programma e alla sua propaganda nazionalista.

E, in effetti, la destra sta governando così, con divieti, imposizioni, repressioni, dal divieto di musica rave ai voti in condotta, dal divieto di cibo coltivato, hamburger vegetali e vino analcolico, a voler imporre carne animale e ora pure formaggi nei menù dei ristoranti, alla repressione nei confronti di attivisti ambientalisti e studenti liceali e universitari, alla occupazione dei mezzi di informazione e delle varie forme di cultura (teatri, musei, mostre, scuole di cinematografia, direttori musicali, artistici e ora pure premi letterari).

Una componente del vittimismo della destra è la richiesta di pacificazione, che nasconde una richiesta di parificazione. Così, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano a chi gli chiede se sia antifascista risponde chiedendo all’intervistatore (sic!) se sia anticomunista.

Ora è chiaro che fascismo e comunismo sono state, al pari di ogni totalitarismo, due tragedie del secolo scorso ma è anche vero che qui in Italia abbiamo conosciuto solo la tragedia del fascismo al potere e che i comunisti hanno contribuito invece, insieme a cattolici, socialisti, liberali, azionisti, anarchici, monarchici, repubblicani a sconfiggerlo e a scrivere la Costituzione antifascista sulla quale il ministro della cultura ha giurato.

Stessa richiesta di parificazione, da parte della destra, rispetto alle vittime degli anni di piombo e degli anni bui del terrorismo. Anche qui, da una parte è vero che tutte le vittime e tutti i morti sono tutti tragicamente uguali ma è anche vero che i due fenomeni, i due tipi di violenza, i due terrorismi, quello “rosso” e quello “nero”, sono stati in Italia, per natura, atti e comportamenti, tutti da condannare, profondamente diversi.

La richiesta di parificazione e di uguaglianza da parte della destra vuole far dimenticare e giustificare le proprie responsabilità e le proprie radici, simbolicamente racchiuse nella fiamma che ancora arde nel simbolo elettorale di Fratelli d’Italia, come ardeva in quello del Movimento Sociale Italiano, e nella ancora diffusa pratica del ricorso al saluto romano e ad altri tetri simboli che richiamano al nazifascismo, presenti tra l’altro proprio ad Acca Larentia e ritualmente nel ricordo della strage.

Il secondo tema, quello dei suicidi in carcere, viene trattato nel libro di Mira raccontando la storia, politica, familiare e d’amore, e il suicidio nel carcere di Regina Coeli di Mario Scrocca, arrestato dieci anni dopo (!) per la strage di Acca Larentia (ma poi la pista investigativa si rivelò completamente sbagliata).

Nell’indagare le ragioni e i tanti interrogativi di quel suicidio in carcere (avvenuto in una cella d’isolamento anti impiccagione, guardata a vista, poche ore dopo l’arresto e a poche ore dalla probabile liberazione) emergono due grandi verità, che riguardano tutti i tanti, troppi suicidi in carcere che ancora oggi, ogni giorno, purtroppo accadono in Italia.

La prima è che vi è comunque una responsabilità dello Stato italiano per queste morti, uno Stato che tenendo in custodia una persona ne diviene inevitabilmente anche responsabile della salute e della vita.

La seconda è che la giustizia è sempre una questione di classe sociale. Solo chi ha i mezzi economici, le risorse, il tempo, la possibilità di potersi permettere indagini alternative, perizie di parte, stuolo di avvocati ed esperti può spesso arrivare ad avere giustizia. Ma i tanti familiari di persone suicide in carcere, stranieri, malati, poveri che non possono, o come quelli di Mario Scrocca che non potevano permettersi tutto ciò, non avranno mai la giustizia di sapere come e perché quel suicidio è avvenuto e se di suicidio si è trattato.

Il tema, infine, delle relazioni tossiche è trattato da Mira parlando delle proprie esperienze personali, uno stupro e una relazione fatta di violenze e manipolazioni psicologiche, subite in un ambiente e da persone di destra.

Naturalmente questo tipo di relazioni e di violenze vi possono essere e ci sono e sono purtroppo diffuse in ogni ambiente, di destra come di sinistra.

Ma i casi di persone che con disturbi narcisistici (e, anche qui, con atteggiamento vittimistico) controllano, prevaricano, opprimono, manipolano, ricorrono a violenze nei confronti di donne sono numerosi, sconosciuti, misconosciuti e sottovaluti. E fa bene Mira a parlarne, a scriverne, a denunciarli.

Tra il genere di attacchi più ignobili che Mira ha ricevuto vi è stato proprio quello di chi, da destra, ha ricordato quel suo breve passato personale di frequentazioni di destra e alcuni suoi articoli di quel periodo. Fa parte anche questo della manipolazione che effettua la destra, della Storia e delle storie e delle vite delle persone. Fa parte del tentativo, appunto ignobile, di colpevolizzare le vittime, anche del loro passato di vittime.

In conclusione, vale senz’altro la pena leggere il libro e discuterne liberamente.

E se vi domandate perché un libro del genere è stato oggetto di tanti attacchi, anche preventivi, non appena ne è stata annunciata la pubblicazione, da parte di esponenti della destra, la risposta è, senza tanti infingimenti, nel libro stesso.

Questi atteggiamenti vittimistici e la loro volontà prevaricatrice, sono ancora oggi semplicemente comportamenti fascisti.

 

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