Jack Bannon è Alfred Pennyworth: "Vi racconto chi era prima di incontrare Batman" - la Repubblica

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Jack Bannon è Alfred Pennyworth: "Vi racconto chi era prima di incontrare Batman"

L'attore inglese, trent'anni a marzo, incarna il personaggio iconico dei DC Comics che in età matura ha avuto il volto di Michael Caine e Michael Gough. In questa versione c'è molta azione, umorismo e una buona dose di distopia
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Anche il maggiordomo di Batman è stato giovane. Prima di essere il confidente, alleato e figura paterna di Bruce Wayne anche Alfred Pennyworth ha avuto vent'anni. Dal 28 febbraio arriva la seconda stagione di Pennyworth (Starzplay, canale di Prime Video, disponibile come app di Apple Tv, e su Rakuten Tv e Vodafone Tv), la serie che va alle origini dell'iconico personaggio DC Comics, che al cinema ha avuto il volto di Michael Caine e Michael Gough. Ex soldato dello Special Air Service britannico nella Londra anni Sessanta, crea una società di sicurezza e finisce per lavorare col miliardario Thomas Wayne, non ancora padre di Bruce. Lo incarna Jack Bannon, inglese di Norwich, trent'anni a marzo, un debutto precoce ma un paio di tentativi di entrare nelle accademie di recitazione andati male. La sua scuola sono stati i set; la serie poliziesca Il giovane ispettore Morse poi uno dietro l'altro Medici e Ripper Street, al cinema Fury e The Imitation Game.

'Pennyworth', Jack Bannon torna nei panni di Alfred

Nella prima stagione è successo di tutto, come è cambiato Alfred dalla prima alla seconda stagione?
"Da ragazzo è diventato uomo e in questa seconda stagione, che è ambientata un anno dopo, Alfred si sta misurando con tutto quello che successo: ha dovuto uccidere suo padre, l'Inghilterra è nel pieno di una guerra civile. Ha appena deciso che Londra non è più un gran posto dove vivere e sta cercando di fare abbastanza soldi per andare in America e ricominciare una nuova vita. Ha ancora quello scintillio nello sguardo, ma è diventato molto più scuro. Non è più il tipo gioviale della prima stagione".

Alfred è un personaggio iconico incarnato in età matura da grandi attori. Ha preso ispirazione dalla loro interpretazione?
"Certo, soprattutto da Michael Caine perché il suo maggiordomo ha nel passato l'esperienza di soldato del Special Air Service dell'Esercito Britannico e la nostra storia si concentra proprio su quell’aspetto lì. Inoltre Michael Caine è stato l'archetipo della star cinematografica degli anni Sessanta quindi ho visto moltissimi dei suoi vecchi film per immergermi totalmente in quel periodo".

Com'è stato raccontare questa Londra distopica?
"I racconti distopici fatti bene sono quelli in cui si racconta una piccola deviazione dalla realtà, si immagina cosa sarebbe successo se le cose fossero andate solo un po' diversamente. Sono le storie che fanno più paura, durante la messa in onda della prima stagione l'Inghilterra è andata nella direzione della Brexit. In questo adattamento dai fumetti DC Comics non ci sono regole per cui Bruno Heller, lo showrunner, è sempre aperto a ogni possibile suggerimento, chiunque può arrivare con un'idea folle e proporgliela e lui può scriverla. È stato molto interessante il lavoro di scenografia, perché un conto è leggere questo mondo sulla pagina e un conto è vederlo prendere vita, l’attenzione ai dettagli è incredibile. Abbiamo girato scene anche fuori dagli studios con esplosioni e vari effetti, mi sono sentito un bambino al parco giochi".

Quanto l'atmosfera politica in Inghilterra ha influenzato il set?
"È divertente perché diciamo continuamente a Bruno, puoi scrivere qualcosa di bello? Perché sembra che tutto quello che scrive si realizza… Ovviamente non sarebbe interessante in una serie drammatica che si nutre di conflitti. Ci sono indiscutibilmente paralleli tra il mondo fiction che raccontiamo e la realtà; la scrittura di Bruno da un lato è unica ma dall’altro è influenzata e permeata dalla realtà che lo circonda".

La serie ha molta azione, come si è preparato?
"Quest'anno sapevo di che si trattava visto che avevo già fatto la prima stagione e ho lavorato molto bene con il coordinatore degli stunt. Purtroppo poi col Covid le cose si sono complicate tanto che abbiamo dovuto ridurre il numero di comparse nelle scene di combattimenti però molta della preparazione è stata fatto con il team degli stunt. Che ha fatto un lavoro fantastico coreografando tutto per ore fin dall'alba del giorno in cui dovevamo girare scene d'azione e ci hanno insegnato praticamente a danzare. Ci siamo divertiti ma sempre in grande sicurezza".

Ben Aldridge è Thomas Wayne
  

C'è parecchio umorismo in Pennyworth, crede di essere un tipo spiritoso?
"Penso di sì, credo che se lo chiedesse ai miei amici direbbero che sono piuttosto divertente. Tendo a utilizzare l'umorismo per affrontare certe situazioni complicate. C'è una bella battuta di Alfred che dice "la mia cameriera spagnola diceva sempre che la vita è una commedia o una tragedia, sta a te decidere quale scegliere di interpretare". In un certo senso è vero, ho la fortuna di avere un bell'appartamento con un giardino, so di essere in una posizione privilegiata in questa pandemia, ma la mia reazione naturale in generale è ridere piuttosto che preoccuparmi".

Negli ultimi anni il rapporto tra fumetti e serie tv si è fatto sempre più stretto.
"I fumetti sono un modo di raccontare storie che punta molto sull’aspetto visivo, c’è sempre molto movimento nelle vignette per cui è qualcosa di più che naturale che le storie a fumetti arrivino sullo schermo. Ci sono personaggi che sono raccontati da decenni e ancora non hanno trovato la loro vita sullo schermo, nel nostro caso la storia prende racconta Alfred prima dei fumetti e quindi può prendersi delle libertà, anche se Bruno conosce il mondo DC Comics a memoria".

Il gruppo di 'Medici' con Bannon in terza fila 

Lei ha girato 'Medici' in Italia, bei ricordi?
"Bellissimi, sono stati quattro mesi fantastici perché quando ho avuto la parte ero entusiasta ma poi Poliziano, il mio personaggio, non faceva granché nella serie e io avevo un sacco di tempo libero. Lavoravo due giorni alla settimana e tutto il resto del tempo me ne andavo in giro per l’Italia, Roma, la Toscana. Sono impazzito per il cibo e il vino. Ho fatto due stagioni e poi mi hanno fatto fuori perché dovevo iniziare Pennyworth, un po' mi è dispiaciuto perché veramente ho passato da voi un tempo meraviglioso. Non sono più tornato in Italia da allora, non vedo l'ora di farlo appena sarà possibile".

Al cinema ha lavorato con Brad Pitt, Benedict Cumberbatch
"Sono rimasto profondamente colpito da quanto fosse umile Brad Pitt, amabile, normale, brillante. È sicuramente uno dei miei attori preferiti, non ho potuto vederlo tanto lavorare, ci siamo incontrati poco sul set di Fury ma l’ho trovato adorabile. Per quel che riguarda Benedict sono stato totalmente travolto dal suo personaggio è un attore che fa una preparazione pazzesca, una ricerca infinita. The imitation game è arrivato all'inizio della  mia carriera e da quel momento ho capito tutto il lavoro che andava fatto per stare a quel livello. Ho imparato moltissimo da entrambi".

Bannon (a sinistra) in 'The Imitation Game' 

Ha iniziato giovanissimo, tredicenne, poi per una decina di anni proprio prima di 'The imitation game' non ha più recitato. Cosa l'ha portato di nuovo al cinema?
"Non lo so. Credo che sia l'unica cosa che sappia fare. Non c'è stato in realtà mai un momento in cui ho pensato che avrei potuto fare altro. Da quando ho cinque anni e facevo degli spettacolini a casa e costringevo tutta la mia famiglia a guardarmi penso che sarò un attore. Il film di Oliver Twist da Mark Twain da ragazzino mi ha conquistato, volevo essere come lui ma non è che pensassi che si poteva avere un carriera. L'ho sempre pensato come una passione e per mia fortuna qualcuno mi paga per esercitarla".

Qual è l’aspetto positivo e quello più difficile per lei di questi mesi difficili che abbiamo alle spalle per lei?
"La parte più difficile è stato continuare a tenersi attivi, fare in modo che il cervello continui a funzionare, poi io sono uno molto legato alla sua famiglia, siamo quattro fratelli, tutti gli altri vivono con i miei genitori, io sono l'unico che non sta là. Anche se ho la fortuna di vivere con la mia fidanzata, la mia famiglia di origine mi è mancata moltissimo. Ora che siamo in un nuovo lockdown e non so quando ne usciremo sono comunque consapevole che la mia casa con giardino è un grande privilegio anche se non vedo l’ora di tornare al lavoro. Spero però che quando tutto questo sarà finito ci ricorderemo di essere grati per le piccole cose e meno ossessionati. Anche io sono stato un po' fissato sul pensare, cosa c’è dopo, che film, che serie... spero che potremo tornare a una vita un po’ più semplice cercando però allo stesso tempo di salvare il pianeta".

Cosa le manca più di tutto?
"I pub, i ristoranti sono la cosa che mi manca di più… e poi ovviamente la connessione con le persone… vedere gli amici, abbracciare le persone. Tutte cose a cui non avremmo mai immaginato di dover rinunciare. Sono fiducioso che stiamo venendone fuori ora. Uno dei momenti più emozionanti di quest'anno è stato quando in una pausa del lockdown ho portato ai miei nonni un vecchio Ipad e ho insegnato loro ad usarlo per poter vedere tutta la famiglia. Il mio rapporto con la tecnologia e i social media non è strettissimo, penso che dovremmo rifletterci un po’ su perché invece non facciamo altro che consumare… mi rendo conto che anche io passo fin troppo tempo sul telefono. Sicuramente è un importante strumento di lavoro ma mi sforzo piuttosto di leggere un libro piuttosto che stare ore sui social".

L'ultimo libro letto?
"May we be forgiven di A. M. Homes (in Italia Che Dio ci perdoni, Feltrinelli, ndr). Un romanziere americano… sto quasi per finirlo. Un libro fantastico, sull'epica americana. Vale la lettura".

 

Pennyworth

Pennyworth - Stagione 1

Stagione 1

Anno: 2019Episodi: 10Durata media: 60 min.
Pennyworth - Stagione 2

Stagione 2

Anno: 2020Episodi: 10Durata media: 60 min.