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Diario di un sogno, il ricordo dei ragazzi della Lazio del ’74

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DIARIO DI UN SOGNO LAZIO – La Lazio festeggia i cinquant’anni dallo scudetto targato Maestrelli con l’evento Diario di un sogno. Ecco di seguito il ricordo di quella storica impresa, raccontato direttamente dai protagonisti.

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Diario di un sogno, gli eroi del ’74 ricordano lo scudetto della Lazio

Il ricordo di Stefano Re Cecconi

Stefano Re Cecconi, figlio di Luciano, ha ricordato il padre nel corso della Domenica Sportiva, affermando: “Dire grazie oggi è scontato, non ci sono parole. Io papà non ho avuto tempo di viverlo, ma i tifosi mi hanno accompagnato per tutta la vita. Sono orgoglioso di far parte di questo popolo”.

Il ricordo di Garlaschelli

Renzo Garlaschelli, ex attaccante della Lazio e campione d’Italia coi biancocelesti nel 1974, racconta all’evento Diario di un sogno: “Il primo gol in Serie A è quello che mi ricordo meglio. Se era contento Giorgio quando segnavo? Insomma (ride, ndr). Ringrazio il presidente Lotito perché ci ha regalato una serata splendida, siamo tornati 50 indietro. Ai tifosi dico: ma dopo 50 anni ancora siamo qua? Ma dico basta! (ride, ndr)”.

Su Chinaglia e Frustalupi

“Giorgio doveva far gol anche in allenamento, era uno di quelli che quando crossava doveva anche segnare. Frustalupi era l’unico giocatore vero arrivato quegli anni alla Lazio”

Il ricordo di James Wilson

Tra i partecipanti all’evento Diario di un sogno vi è anche James Wilson, figlio di Pino, storico capitano di quella Lazio del ’74: “Ricordo un Milan-Lazio, papà andò dall’arbitro e riuscì a far sospendere la partita perché non si vedeva il campo per la nebbia. I milanisti erano avvelenati. Io ho difficoltà dopo una giornata del genere a trovare le parole giuste, ma vorrei solo ricordare tutti quelli che non ci sono più”.

Il ricordo di Massimo Maestrelli

Il figlio di Tommaso Maestrelli, Massimo, parla così del ritrovo a cinquant’anni da quella giornata storica: “Ho vissuto una giornata meravigliosa, grazie a tutti. Giornate come queste si contano sulle dita di una mano”. 

Su cosa successe a Napoli nell’ultima giornata del 1972/1973

“Il pullman arrivò allo stadio e trovò i cancelli chiusi. Iniziò una sassaiola, Chinaglia scese e iniziò da solo una scazzottata, poi arrivarono gli altri. Aprirono i cancelli dopo 45 minuti. Lo racconto ai calciatori di oggi, pensate come si poteva giocare una partita così. Non potevamo vincerla. Babbo torno a casa, io e Maurizio eravamo mortificati, torno in camera e ci disse: ragazzi state tranquilli che lo Scudetto lo vinciamo l’anno prossimo”.

Su Chinaglia

“Noi andammo a dormire con questo sogno. Chinaglia odiava i dottori. Un periodo dormiva da noi perché i romanisti lo aspettavano sotto casa. Un giorno lo sentiamo in cucina urlare, andammo a vedere e lui si era levato il dente da solo perché non non voleva andare dal dentista”. 

Sull’arrivo di Maestrelli alla Lazio

“Fu decisiva una partita vinta 5-1 contro il Foggia, nonostante retrocesse aveva tante squadre su di lui, ma lui aveva fatto un voto con sé stesso: non voleva andare in Serie A, perché era retrocesso l’anno prima e voleva arrivarci con le sue forze, per questo accettò la Lazio. A Roma trovò quello che cercava, niente più, niente meno”.

Il ricordo di Marco D’Amico

Anche Marco D’Amico, figlio di Vincenzo, ha ricordato lo scudetto del 1974 nell’evento Diario di un sogno: “Papà Ha sempre avuto il sorriso. Lui ha sempre dato coraggio agli altri, è stato un padre che mi ha insegnato con gli esempi, poco con le parole. Ci ha insegnato a vivere la lazialità, di tramandarla e non sbandierarla”.

Su Vincenzo D’Amico

“Io ho conosciuto il D’Amico laziale e lui l’ha amata davvero, l’ho visto piangere solo per la Lazio e la famiglia. Quando andò al Torino disse al direttore sportivo che voleva tornare alla Lazio e minacciava che se ne sarebbe andato comunque. Voglio ringraziare tutti per questa giornata travolgente, abbiamo pianto abbastanza”. Poi l’aneddoto: “Maestrelli prende sempre in giro Oddi dicendo che tutti avrebbero potuto giocare oggi, ma Giancarlo no”.

Il ricordo di Luigi Martini

Luigi Martini ricorda con queste parole quella meravigliosa squadra: “Noi eravamo forti l’anno prima, quell’anno e lo saremmo stati anche l’anno dopo, ma ci è venuto a mancare il nostro punto di riferimento. Oggi ho visto una cosa eccezionale, uno stadio pieno che si ricordavo delle nostre festa, abbiamo rifatto la banda. Ogni tanto mi fermo a pensare che una delle cose che rende una vita speciale è essere laziali”. 

Su Lotito

“Io per questo ringrazio di cuore la Lazio e il suo presidente Claudio Lotito che è riuscito a salvare la Lazio e a riconsegnarla a tutti noi. Una cosa eccezionale. Quando la Roma mi chiese di andare io risposi che non potevo, non si poteva fare una cosa del genere”.

Il ricordo di Giancarlo Oddi

L’ex difensore della Lazio, Giancarlo Oddi, ha affermato: “Il gol di Nanni nel derby era semplice, gli avevo dato io la palla. Al ritorno ci siamo fermati sul 2-0 nel primo tempo perché era brutto offenderli troppo. Dovevo fermare grandi attaccanti e quello ho fatto”. 

Su Frustalupi

“Frustalupi era il più forte della squadra, io ho giocato con lui anche al Cesena. Era un rigorista formidabile, alla Lazio non poteva tirare perché c’era Chinaglia. Una volta eravamo al Cesena, il portiere gli disse che lo conosceva e lui invece di tirare il rigore col destro lo calciò con il sinistro”.

Su Tripodi e la sforbiciata del banana

“Avevamo perso 4-0 contro l’Ipsiwich dopo che ci avevano insultato e dopo una partita surreale. Tripodi è stato tutto l’anno con noi, anche se ha giocato poco. Il mister lo voleva con noi perché aveva legato bene. In casa contro l’Ispwich è successo un po’ di caos, subendo ingiustizie incredibili. A fine partita abbiamo litigato con i giocatori avversari, loro scappavano e noi li inseguivamo. Il loro portiere che era enorme, usciva tranquillamente dalla porta camminando perché pensava non gli potesse accadere nulla, invece appena entrato nel tunnel Tripodi lo colpì in sforbiciata e lo lascio per terra”.

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