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14-06-2020 / inpocheparole, onefilmaweek, cinema

"Fuoco cammina con me" in poche parole

Nel corso degli ultimi anni un po' per gli studi accademici, un po' attraverso letture personali, un po' grazie ai corsi promossi dal Cineforum Labirinto Treviso, ho avuto modo di studiare la storia del cinema: ecco qui qualche pillola da questo viaggio intrapreso

REGIA

L’indefinibile feeling o stato d’animo che i film di David Lynch comunicano è strettamente collegato a una forma di disorientamento che lui definisce

“essere perso nell’oscurità e nella confusione”.

È qui che l’inquietante viene alla luce. Gli stati d’animo che lo stimolano di più sono quelli che si avvicinano alle sensazioni e alle tracce emotive dei sogni: è dall’esigenza di raccontare l’incubo che nasce il David Lynch cineasta.
È lo stesso “inquietante” che venne ripristinato come categoria estetica dall’avanguardia moderna, che lo usò come strumento di defamiliarizzazione. Per i surrealisti, esso risiedeva nello stato tra il sogno e la veglia e da questo presupposto nacque il loro interesse per il cinema come mezzo artistico. Se Lynch è "il primo surrealista populista: un Frank Capra della logica del sogno" come affermò il critico Pauline Kael, è precisamente per il suo interesse del processo di defamiliarizzazione e nello stato veglia/sogno.

Inizialmente tramite la pittura, poi attraverso la fotografia ed infine con l’arte del cinema e della musica, è un regista che preferisce mostrare che spiegare, sentire piuttosto che prescrivere. Non solo lui non conosce le spiegazioni che i libri danno dei fenomeni che gli interessano, ma è infastidito dalle limitazioni che le teorie, le definizioni e le ortodossie impongono loro.
È così che Lynch attinge alla sua vita interiore con anche la misteriosa abilità di identificarsi con le esperienze degli altri (è anche un accanito sostenitore della meditazione trascendentale, portando anche le sue esperienze in merito nel libro “In acque profonde” del 2008)

Forse l’infanzia passata in una famiglia dallo stile di vita “nomade”, ha contribuito a ciò che vi è di singolare e inquietante nel cinema di Lynch: una sensibilità estremante sviluppata per luoghi in grado di influenzare le persone, accompagnata da una raffigurazione di interni apparentemente benevoli e familiari invasi da una presenza estranea e spaventosa, che ci porta a chiederci se sia mai possibile sentirsi a casa propria.
Anche la necessità di comunicare attraverso una forma di linguaggio in codice che appartenga unicamente a lui, nasce da un’infantile sfiducia nelle parole, in particolare nella loro pretesa di interpretare e determinare il significato,
è un elemento che emerge fin dai suoi primi lavori come “The Alphabeth” (1968).
Per questo senso di costrizione dato dal linguaggio, Lynch ha sempre cercato di scoprire il significato intimo delle cose, lasciando anche gli studi scolastici per dedicarsi alla "vita da artista" spaziando tra tantissime tecniche espressive.


“Eraserhead” (1977), è il suo primo lungometraggio, il più intimo che potesse produrre in ben 5 anni di realizzazione:

"È il più spirituale di tutti i miei film. Quando lo dico nessuno capisce, ma è così. Cercavo la chiave d’accesso al significato di alcune sequenze. Qualcosa capivo, ma non sapevo quale fosse il cemento che teneva insieme l’intero film. Così tirai fuori la Bibbia e iniziai a leggerla. Un giorno lessi una frase: era fatta. Penso che non rivelerò mai quale fosse quella frase (…) Io ho “sentito” Eraserhead, non l’ho pensato. È stato un processo molto semplice, che partiva dalla mia interiorità e andava verso lo schermo"

E dobbiamo ringraziare il Los Angeles Film Festival se tra i migliori registi contemporanei possiamo leggere il nome di David Lynch, all’epoca era davvero difficile credere in un film del genere…per non parlare di quelli successivi.




LYNCH & FROST

Per poter parlare di “Fuoco cammina con me” (1992) non si può non fare un appunto su “Twin Peaks” (trasmesso in Italia col titolo “I segreti di Twin Peaks” su Canale 5 dall’aprile del 1990 al giugno 1991), considerata tutt’ora una delle serie più influenti di sempre, tanto da poter dividere la storia della televisione in un prima e un dopo “I segreti di Twin Peaks”.

Il sodalizio Lynch/Frost nacque da un interesse comune per il libro “The Goddess” di Marilyn Monroe, che Frost avrebbe dovuto sceneggiare per la Warner Brothers e Lynch dirigere. Durante una colazione fra i due a un Carnation Diary sulla Wilshire:

"Mark, ti andrebbe di scrivere con me?"
<< Certo.>> rispose.
<< Si intitola “One Saliva Bubble”>>
<< Stupendo.>>

Dino De Laurentiis, che all’epoca era produttore di Lynch, concesse una stanzetta negli studi per cominciare a scrivere:

"È la storia di una bolla elettrica che si forma in un computer e scoppia sopra la città mutando la personalità degli abitanti, per esempio cinque allevatori all’improvviso si credono ginnasti cinesi. Una cosa folle!".

Per un soffio non venne prodotto né “One Saliva Bubble” né “The Goddess” e Lynch sostiene che i due rimasero amici proprio per questo. L’idea della serie televisiva “Twin Peaks” venne creata con gli stessi ingredienti: un dialogo amichevole, una tavola calda e l’immagine di un corpo avvolto nella plastica e trasportato dalla corrente sulla riva di un lago.




TWIN PEAKS

“Northwest Passage”, questo sarebbe dovuto essere il titolo originale, venne proposta alla Abc come un mix tra genere poliziesco e soap opera americana, inizialmente incentrata sul mistero della morte della protagonista Laura Palmer, ma che successivamente avrebbe guardato alle vite degli abitanti della città e dei loro problemi.

"Avevamo disegnato una piantina della città e conoscevamo la posizione di ogni cosa. È difficile dire come “Twin Peaks” sia diventato “Twin Peaks”. Forse non sapevamo nemmeno noi cosa fosse. Ma alla Abc dissero che volevano fare il pilot."

Alcuni critici hanno dato per scontato che, in “Twin Peaks”, nell’ambito della collaborazione Lynch/Frost, il primo detenesse i diritti esclusivi sul fattore “stranezza”, mentre Frost provvedesse alle strategie e alle ortiche necessarie alla creazione e alla produzione della serie avendo già realizzato altro come “Hill Street Blues”.
Lynch all’epoca aveva le idee chiare a proposito delle ripercussioni negative che l’uso del mezzo televisivo avrebbe avuto sul suo lavoro, ma ironia della sorte, la forma della soap opera gli offriva la possibilità di tornare al suo sogno di sempre, quello di tornare a immergersi nel proprio mondo come era stato per “Eraserhead” (1977). Era inoltre libero di indulgere alla sua passione per il ritmo del dialogo e per le particolari qualità delle voci degli interpreti (per Lynch le note negative di una produzione televisiva erano legate principalmente alla limitata qualità dell’immagine e del suono).

Qui l’influenza della foresta e del bosco (da suo padre, ricercatore del Dipartimento di Agricoltura) e quella del linguaggio (da sua madre) diventano emozioni insostenibili:

"Da che si ricordi i boschi sono sempre stati considerati luoghi misteriosi. Per me erano come dei personaggi. Poi ce ne vennero in mente altri. Quando cominci a popolare un luogo, da cosa nasce cosa, fino a quando viene a crearsi una comunità".
Una serie televisiva straordinaria che si spingeva in là rispetto ai canoni di accettabilità del pubblico televisivo, con numerose scene di nudo, dolore e disperazione. Le stesse premesse le ritroviamo in “Fuoco cammina con me” (1992).

Robert Engels, che ha collaborato alla sceneggiatura con entrambi i registi per entrambe le opere, dice:

"Era una serie su una colpa indefinita. Catturava qualcosa cui il pubblico reagiva con le emozioni. E poi i personaggi di Twin Peaks erano così realistici, un elemento che manca in altre serie".




CRITICA E TRAMA

"Alla fine della serie mi sentivo giù. Non mi risolvevo a lasciare il mondo di “Twin Peaks”. Ero innamorato del personaggio di Laura Palmer e delle sue contraddizioni: raggiante in superficie, ma con la morte dentro. Volevo vederla vivere, muoversi, parlare. Non avevo ancora chiuso con quel mondo."

Nel 1992, quando Lynch presentò “Fuoco cammina con me”, la critica aveva assunto toni ostili, perché per via della realizzazione di “Cuore selvaggio” (1990), il regista aveva abbandonato la seconda stagione della serie e ciò non contribuì positivamente. È questo il motivo per cui venne riconosciuta solo recentemente l’importanza di questo film all’interno del suo operato cinematografico.
“Fuoco cammina con me” (1992) è un film dove compare una delle più crudeli e desolate “visioni di quartiere” lynchiane, che il pubblico aveva imparato a conoscere a partire da “Blue Velvet” (1986), ma Lynch ha rifiutato l’ovvio in questa pellicola: il film non riprendeva la storia sospesa laddove si era interrotta, né si limitava a riprendere le trame secondarie, bensì ritorna in un passato nascosto per svelarci gli ultimi giorni di Laura Palmer in un brillante racconto dii abuso e brutalità
(altra particolarità che ci ricorda le atmosfere di “Velluto Blu” (1986) è l’ambientazione in una città in cui si lavora il legname, dove tutto accade dietro le porte chiuse, ma la novità sta nel “male” come elemento non appartenente a questo mondo).

Svelato il cuore stesso della serie, Lynch dovette rassegnarsi al fatto che molto probabilmente non sarebbe più tornato alla città di Twin Peaks…almeno fino allo scorso 2017, quando ci ha regalato l’attesissima terza stagione a 25 anni di distanza dall’ultimo episodio.




LUOGHI E PERSONAGGI

Ritroviamo così molti personaggi della serie televisiva, come l’ “Uomo che viene da un altro posto” con la sua caratteristica parlata:

In “Eraserhead” doveva esserci un barbone che vendeva matite e volevo che parlasse in modo strano. Nel 1971 Alan Splet e io avevamo registrato la mia voce che diceva, più o meno “ho delle matite” e l’avevamo fatta scorrere a ritroso. Io avevo memorizzato la frase al contrario e poi l’avevo ripetuta: era perfetta! Mi ricordai di quell’episodio, conobbi Mike Anderson…e vidi quella stanza, la Stanza Rossa nella Loggia Nera. Tutto quanto, Cooper e il piccolo Mike".

Il film gioca spesso con la nozione di tempo, soprattutto nel momento in cui i personaggi si relazionano all’interno della Stanza Rossa. Dale Cooper per esempio viene nominato in una scena ancor prima del suo arrivo in città, quando quella che sarà la sua amata Annie, compare improvvisamente sul letto di Laura.
E fu così che la frase "Il buon Dale è nella Loggia e non può uscire. Scrivilo sul tuo diario" sarà origine di un punto di svolta nella terza stagione di “Twin Peaks”, quando verrà trovata la pagina del diario di Laura con l’appunto sulla situazione di Cooper nel tempo presente.

Una delle sequenze più impressionanti è quella di Dana e Laura della discoteca. Non solo è la scena “definitiva” tra quelle ambientate nell’infernale discoteca, ma il missaggio del sonoro è particolarmente ingegnoso. I personaggi urlano, invece di parlare, eppure non si coglie una sola parola di ciò che is dicono, tuttavia il potenziale di mistero della scena viene ridotto dal sottotitolaggio dei dialoghi, idea fieramente portata avanti da Lynch. Quella scena doveva mostrare come, in un mondo tanto piccolo, alla fine tutto tornasse a lei, per una via o per un’altra. E stava succedendo proprio in quel luogo.
La musica di questa scena dal titolo “The Pink Room” fu improvvisata dal regista stesso mentre dirigeva un gruppo musicale improvvisato, con il quale incise anche “Blue Frank”.
Solitamente Angelo Badalamenti è il principale compositore dei film lynchiani.

Subito prima di questa sequenza incontriamo Margaret Coulson, più nota come la Signora Ceppo, personaggio interpretato da Catherine Elizabeth Coulson, storica amica di David Lynch fin dai tempi di “Eraserhead” (1977), in cui ha lavorato come tutto fare in compagnia di colui che un tempo era suo marito: Jack Nance, alias Henry Spencer (anche lui grande amico del regista, che veste i panni di Pete Martell nella soap americana).
Curiosità: La Coulson ha dichiarato che parecchi anni prima di Twin Peaks, Lynch le aveva detto che sarebbe comparsa in una serie televisiva con un ceppo in mano…pura verità risalente agli anni di ripresa del primo lungometraggio lynchiano!

Lo stesso David Lynch in “Fuoco cammina con me” (1992) ricopre il ruolo attoriale di Gordon Cole, superiore dell’agente Cooper che già compariva nella serie, ma sia nel film che nella terza stagione il personaggio diventa decisamente meno marginale.
Non tutti gli attori però erano entusiasti di ritrovarsi a girare il film, infatti alcuni furono sostituiti o non comparvero affatto. Inoltre nel film recita una breve parte anche il celebre cantante britannico David Bowie.




RIFERIMENTI E ALTRI SPUNTI

• “The Art life” (2016) è un film documentario che consiglio nel caso vogliate interessarvi a David Lynch come figura “artistica” a tutto tondo, quindi anche al di fuori della regia filmica. Se siete meno pigri e più volenterosi invece:

• “Io vedo me stesso - la mia arte, il cinema, la vita” (2005) libro intervista a Lynch a cura del regista Chris Rodley;

• “In acque profonde - meditazione e creatività” (2008) di David Lynch;

• “Le vite segrete di Twin Peaks” (2016) di Mark Frost, fan-book;

• “Lo spazio dei sogni” di David Lynch e Kristine McKenna (2018), se cercate il regista su Spotify oltre ai suoi lavori sonori troverete anche l’audio-lettura in lingua originale del libro;

• “Tought Gang” (2018) è l’ultimo album realizzato con Angelo Badalamenti dove compaiono anche alcune tracce usate nei suoi ultimi film (vi avviso che tutta la loro musica, anche precedente, è strana forte eh);

• inoltre vi suggerisco di iscrivervi al canale YouTube recentemente aperto dal regista “DAVID LYNCH THEATRE”, nel quale vengono pubblicati quotidianamente divertenti report meteo di Los Angeles, occasionalmente dei video sul fai da te…e se proprio siamo bravi anche qualche cortometraggio.

• Curiosità: il personaggio di Killer Bob non compariva nel primo progetto presentato alla Abc, ma una volta notata la presenza filmica dell’assistente scenografo da Lynch, Frank Silva venne investito di questo infausto ruolo. E non fu l’unico personaggio che nacque per caso. Inoltre la cittadina di Snoqualmie ogni anno organizza il “Twin Peaks Festival” nei luoghi dove è stata girata la serie, in particolare al famoso diner dove Cooper sorseggiava caffè e mangiava una fetta di torta di ciliegie.



Chiudo con un aneddoto:

“Durante le riprese di uno spot pubblicitario a Roma, nella mia troupe c’erano due uomini che in passato avevano lavorato con Fellini. Il regista era ricoverato in un ospedale dell’Italia del Nord, ma venimmo a sapere che lo avrebbero trasferito a Roma. Così chiesi loro: << Che ne dite, non potremmo fargli visita per un saluto? >>. (…) Erano circa le sei e mezzo di una serata estiva: una serata calda, splendida. Entrammo in due in ospedale e ci accompagnarono nella stanza di Fellini. (…) Era seduto su una piccola sedia a rotelle tra i due letti; mi prese la mano e rimanemmo seduti a parlare per mezz’ora. Non penso di avergli fatto molte domande. Lo ascoltai tantissimo e basta. Mi parlò dei vecchi tempi, di come andassero le cose. Raccontò alcune storie. Mi piaceva terribilmente stare seduto accanto a lui. Poi andammo via. Era venerdì sera, la domenica entrò in coma e non si risvegliò più.”