QUAGLIARIELLO, Gaetano in "Dizionario Biografico" - Treccani - Treccani

QUAGLIARIELLO, Gaetano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

QUAGLIARIELLO, Gaetano

Alessandro Volpone

QUAGLIARIELLO, Gaetano. – Nacque a Salerno, il 19 dicembre 1883, da Francesco, avvocato, e da Anna Santoro.

Compì gli studi di base nella sua città natale e quelli universitari a Napoli, dove si laureò a pieni voti in medicina e chirurgia nel 1908. Iniziò a fare ricerca sin dagli inizi. Divenne assistente di ruolo e poi aiuto nell’istituto di fisiologia diretto da Filippo Bottazzi, nel quale aveva già svolto l’internato, a partire dal 1905.

Conseguì la libera docenza in fisiologia nel 1913. Fu incaricato dell’insegnamento di chimica fisiologica a Napoli dal 1920 al 1923, anno nel quale passò all’Università di Catania. Nel frattempo, la chimica biologica si consolidò come disciplina autonoma; Bottazzi, un pioniere anche a livello internazionale, nel 1926 riuscì a far istituire una cattedra per la disciplina a Napoli, fra le prime in Italia, sulla quale fu chiamato Quagliariello. Nel 1928 divenne ordinario e ottenne l’incarico di direttore dell’annesso istituto che diresse per circa trent’anni.

Fra i suoi discepoli si annoverano, tra gli altri, Alessandro Rossi-Fanelli, Vincenzo Baccari, Alfredo Russo, Francesco Paolo Mazza e Francesco Cedrangolo. Quest’ultimo, suo successore alla guida dell’istituto di Napoli, sottolineava nel 1958 che «le tredici cattedre oggi esistenti in Italia di questa disciplina si può dire che sono state create e ripristinate tutte, o quasi, per sua volontà» (Cedrangolo, 1958, p. 197). Quagliariello si spese molto, infatti, per lo sviluppo del settore, spingendo, fra l’altro, affinché la biochimica divenisse obbligatoria nelle facoltà di medicina e nei corsi di laurea in scienze con indirizzo biologico.

A livello istituzionale, fu preside della facoltà di farmacia e rettore (1946-51) dell’Università di Napoli; vicepresidente del Comitato per la biologia e la medicina del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR); componente della Commissione di riforma della nomenclatura della chimica biologica della Union internationale de Chimie; componente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e officier d’Academie (1949).

Cospicua fu la sua produzione letteraria. Fra le riviste italiane che ospitarono suoi contributi scientifici vi furono i Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, l’Archivio di fisiologia, le Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli; fra quelle estere, Archives internationales de physiologie, biochimie et biophysique, Biochemische Zeitschrift e Naturwissenschaften. Contribuì anche alla pubblicazione di diversi periodici. Collaborò con l’Archivio di scienze biologiche, fondato nel 1919 dal suo maestro Bottazzi; fu redattore di un’altra rivista fondata nel 1925 da Bottazzi e Amedeo Herlitzka, il Bollettino della Società italiana di biologia sperimentale, organo della società omonima, della quale fu segretario generale a partire dal 1942. Egli stesso fondò nel 1934 una rivista con Bottazzi, Alfredo Niceforo e Sabato Visco, I quaderni della nutrizione. Membro del comitato editoriale di Enzymologia, fu anche condirettore del Giornale di biochimica, periodico ufficiale della Società italiana di biochimica, di cui divenne presidente nel 1953.

Sul versante dell’attività didattica e divulgativa curò manuali sui quali si formarono diverse generazioni di medici e biologi italiani. Tradusse dal tedesco un noto trattato del medico-fisiologo finlandese Robert Tigerstedt e collaborò al Trattato di fisiologia di Bottazzi, all’Handbuch der vergleichenden Physiologie e all’Enciclopedia dell’Istituto Giovanni Treccani. Pubblicò anche manuali suoi propri, come le Lezioni di chimica biologica (Napoli 1923) e quelle di Scienza dell’alimentazione (Napoli 1946).

Secondo Cedrangolo, l’attività scientifica di Quagliariello può essere divisa in tre fasi, scandite da eventi professionali e storici.

La prima fase (1909-15) iniziò, sotto la guida di Bottazzi, subito dopo la laurea e terminò con lo scoppio della prima guerra mondiale. Il suo primo lavoro fu Modificazioni delle proprietà chimico-fisiche del siero di sangue riscaldato a 55°-60° C (in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, XVIII (1909), pp. 217-222). Quagliariello svolse diverse ricerche su liquidi animali (come sangue, linfa, bile, urina), lavorando anche presso il laboratorio di fisiologia della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, per valutare il pH sanguigno di animali marini, vertebrati e invertebrati. In questa fase si occupò di proteine del siero (come l’albumina), di metabolismo dell’azoto a livello tissutale e di proprietà chimico-fisiche del succo dei muscoli lisci e striati. Nel 1915, in qualità di ufficiale medico, partì per il fronte, dove restò fino alla fine del 1917, quando venne fatto prigioniero e deportato. Al suo rientro in patria fu decorato al valor militare.

La seconda fase (1919-26) vide la ripresa dell’attività di laboratorio, il breve trasferimento all’Università di Catania e il suo rientro a Napoli alla guida del neonato istituto di chimica biologica. In quel periodo Quagliariello investigò le proprietà di diverse biomolecole, fra cui l’emocianina, lavorando sul pigmento respiratorio mediante rifrattometria, costanti di dissociazione e bande di assorbimento a varie lunghezze d’onda. Metodi analoghi e altre tecniche chimico-fisiche furono adoperate su fibrinogeno, emoglobina e così via. Particolare interesse dedicò alla metemoglobina e al suo confronto con l’ossiemoglobina rispetto alla quantità di ossigeno contenuta. Altre ricerche riguardarono l’azione di varie sostanze a livello metabolico.

La terza fase partì con l’avvio della sua direzione dell’istituto biochimico, che dall’ottobre 1926 si protrasse fino al 1954, anno nel quale Quagliariello andò fuori ruolo. A questa continuità istituzionale, nondimeno, fece da contrappunto una discontinuità a livello di programmi di ricerca, dovuta alla seconda guerra mondiale. Perciò, Cedrangolo propone un’ulteriore suddivisione in due periodi, ovvero 1926-42 e 1945-54. Nel primo l’opera professionale di Quagliariello raggiunse l’apogeo: la fama del suo istituto si affermò non solo in Italia, la produzione scientifica divenne imponente e crebbero le collaborazioni con studiosi di varia provenienza, fra cui molti discepoli. Rispetto alle sostanze investigate, si segnalò in particolare lo studio sui grassi e sulle reazioni enzimatiche correlate, con riferimento, per esempio, a lipasi e deidrogenasi, a livello di tessuto adiposo, oppure di metabolismo di base e assorbimento intestinale. Nel dopoguerra queste ricerche, non senza una maggiore internazionalizzazione, furono proseguite soprattutto da discepoli, mentre l’opera scientifica del maestro si ridusse anche a causa di incombenze amministrative e politiche o di iniziative sociali e culturali. Costante fu, d’altronde, l’attenzione dedicata da Quagliariello alla chimica degli alimenti e più in generale alla scienza dell’alimentazione, concepita come un capitolo della biochimica applicata. Il suo ultimo lavoro, consistente in una rassegna sintetica pubblicata nell’ottobre del 1956 sulla rivista Scientia, trattò non a caso di Composizione chimica e valore nutritivo del latte.

Quagliariello fu membro dell’Accademia dei Lincei e della Pontificia Accademia delle scienze. Presidente dell’Accademia di scienze medico-chirurgiche, fece parte della Società reale di scienze lettere e arti in Napoli, dell’Accademia Pontaniana, della Deutsche Akademie der Naturforscher di Halle e fu socio corrispondente di varie altre società nazionali e internazionali. Ricevette il premio dei Lincei per la fisiologia nel 1927 e la medaglia d’oro per la scuola, la cultura e l’arte nel 1955. Nel 1948 divenne senatore.

Morì a Napoli il 2 giugno 1957.

Fonti e Bibl.: F. Cedrangolo, G. Q., in Archivio di scienze biologiche, XLII (1958), pp. 186-202; Id., G. Q., in Enzymologia, XIX (1958), pp. 201-210; A. Rossi-Fanelli, Commemorazione del Socio G. Q., in Atti della Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, XXVI (1959), pp. 298-306.

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