Dalle sanzioni ai magistrati al bavaglio sulle indagini: Costa lancia il decalogo del garantismo per le Europee - la Repubblica

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Dalle sanzioni ai magistrati al bavaglio sulle indagini: Costa lancia il decalogo del garantismo per le Europee

Enrico Costa
Enrico Costa 

Il manifesto proposto dal deputato di Azione a tutti i candidati in corsa per Bruxelles

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ROMA - Il garantismo “scende” ufficialmente in politica. E diventa perfino un “manifesto”, quello del “candidato garantista”. E chi se non Enrico Costa di Azione, il super garantista in servizio permanente da quando è deputato, cioè dalle elezioni politiche dell’aprile 2006, poteva inventarlo a poche ore dal lancio delle liste? Ed eccolo qua il suo decalogo inevitabilmente destinato a far discutere. Per svariati motivi. Per l’invito urbi et orbi a sottoscriverlo, ma anche per lo scetticismo sorprendente che viene fuori dal suo primo messaggio su X in cui lo annuncia in modo provocatorio. Perché Costa, figlio del liberale Raffaele, noto patron del Partito liberale italiano, scrive: “Temo saranno in pochi a sottoscriverlo, in pochissimi a rispettarlo”.

Eppure solo in questi mesi di governo Meloni, lui è riuscito a piazzare riforme garantiste - ovviamente dal suo punto di vista - come il bavaglio sulle ordinanze di custodia cautelare, la nuova formula sulla prescrizione, l’abuso d’ufficio buttato alle ortiche, l’inesorabile stretta sulle intercettazioni, la stessa separazione delle carriere. In tutti questi casi, per riforme che la maggioranza ha condiviso e la sinistra criticato aspramente, Costa ha battagliato e vinto. Purtroppo, dicono a sinistra, dove nessuno però si azzarda a negare di essere garantista. Ma c’è garantismo e garantismo. E quello di Costa è davvero estremo. Come il suo stesso “manifesto” dimostra.

(fotogramma)

Quali impegni dovrebbe prendere il candidato europeo se eletto? Innanzitutto l’obbligo di rispettare il principio della presunzione d’innocenza, al punto da “sollecitare procedure d’infrazione” qualora esso non venga recepito. Costa conosce assai bene le “tappe” del garantismo, per averle declamate mille volte a Montecitorio. Ecco subito il giusto processo - regola entrata ufficialmente nella Costituzione il 23 novembre 1999 - che richiede il rispetto della “parità tra accusa e difesa e delle garanzie dell’indagato e dell’imputato”. Scontato sarebbe che si debba “respingere ogni forma di indebolimento del diritto di difesa e all’assistenza legale”.

E subito dopo un punto assai caldo, giusto mentre l’insegnante Ilaria Salis è detenuta in custodia preventiva nelle prigioni di Budapes da 13 mesi. Costa invita tutti “a operare perché la Ue consideri la restrizione della libertà personale prima della sentenza definitiva come extrema ratio e ne sanzioni l’abuso”. Principio che il Guardasigilli Carlo Nordio, ma non solo lui, avrebbe dovuto gridare precipitandosi in quella città.

Ed eccoci alle intercettazioni, uno dei pezzi forti da sempre di Costa. Chi firma il suo “manifesto” dovrebbe battersi “per la piena affermazione del principio di riservatezza delle comunicazioni come diritto essenziale della persona, sacrificabile esclusivamente in caso di gravi reati e con procedure rigorose”. Dietro quell’avverbio - “esclusivamente” - c’è tutta la weltanschauung di Costa sulle intercettazioni, accettabili solo per reati gravi, solo per poco tempo (mai e poi mai, come ripete spesso, “per mesi, ma anche per anni”), mai diffondendone i testi. E a questo serve proprio il suo “bavaglio” sull’ordinanza di custodia che spesso ne contiene molte.

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E arriviamo alle sanzioni contro pm e giudici, sicuramente contro quelli “responsabili di ingiuste detenzioni o errori giudiziari”. Costa vuole il magistrato infallibile. Ma gli nega l’uso del Trojan, a meno che non ci siano di mezzo mafia e terrorismo. Niet per la corruzione. Contro i giudici che sbagliano vuole la “responsabilità civile diretta”. Quella che nel lontano novembre del 1987, sul referendum promosso da radicali socialisti e liberali, con Marco Pannella protagonista di una grande battaglia, conquistò l’80,2% di sì.

E per chiudere ecco l’ultima richiesta di Costa, anche in questo caso rivolta alla stampa, “per gli assolti e i prosciolti la garanzia dell’oblio delle notizie relative alle indagini che li hanno interessati”. Una battaglia legislativa che lui ha già vinto perché la legge Cartabia del 2023 riconosce il pieno diritto all’oblio e alla cancellazione delle notizie anche dai motori di ricerca. Un “colpo alla libertà di stampa” gridò la Fnsi. Ma oramai era cosa fatta.

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