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Morto Richard Roundtree, il detective «Shaft» re della Blaxploitation

Negli anni Settanta, grazie al film di Gordon Parks, fu la prima vera icona cinematografica nera. «Eppure il nostro era solo uno sparatutto del sabato pomeriggio», diceva

di Francesco Prisco

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3' di lettura

«Shaft è il suo nome, la mazza è il suo gioco», recitava il trailer con un calembour piuttosto difficile da tradurre. Perché detective Shaft era uno che non le mandava a dire. A 81 anni, per un tumore al pacreas, muore l’uomo che gli diede il volto: Richard Roundtree, prima vera icona nera della storia del cinema americano, proprio a partire dall’interpretazione di Shaft, il film del 1971 di Gordon Parks che «lanciò» il genere Blaxploitation. «Il lavoro e la carriera di Richard hanno rappresentato un punto di svolta per i protagonisti afroamericani», ricorda il suo storico manager Patrick McMinn. E vagli a dare torto.

Richard Roundtree in una foto del 2019 (Ap)

Chiedi cos’era la Blaxploitation

Cos’era la Blaxploitation? Il termine nasce dalla fusione di «blacks» («neri») ed «exploitation» («sfruttamento»), quest’ultima espressione già in uso per il cinema di genere che negli anni Sessanta mescolava violenza e sesso. Con il termine a partire dai Seventies si indicano soprattutto polizieschi, ma anche horror, commedie più o meno sexy e persino western, generi lontanissimi l’uno dall’altro, qui accomunati dalla matrice «nera» delle trame, da un cast composto quasi esclusivamente da attori «coloured» (anche i registi spesso lo sono), da un utilizzo spregiudicato di sparatorie, scazzottate, sangue che scorre e corpi femminili nudi. E allora va a finire che dietro al termine Blaxploitation si ritrovino accomunati film belli, persino d’autore, e le più improbabili operazioni di cassetta. Shaft rientra assolutamente tra i film belli.

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Il modello che divenne attore modello

Nato a New Rochelle, nello stato di New York, Roundtree partì come modello e a 28 anni ebbe l’occasione della vita, trovandosi a interpretare per conto del regista Gordon Parks questo violento poliziesco, nei panni del protagonista eponimo dai modi alquanto spicci quando si tratta di sgominare il crimine in giro per Manhattan. La trama restituisce bene il clima del periodo: c’era una volta un detective privato di colore che, nel bel mezzo dei conflitti sociali della New York degli anni Settanta, entrò in conflitto prima con una gang di neri, poi con le Black Panthers, quindi dagli uni e dagli altri si fece aiutare per combattere la mafia vera, quella dei bianchi. Fu il primo film Blaxploitation finanziato da una major hollywoodiana (la Metro Goldwyn Mayer) e un successo commerciale senza precedenti per il genere: la produzione costò poco più di un milione di dollari mentre gli incassi superarono i 12 milioni. Perché oltre ai piacere ai neri, pubblico di riferimento, fece innamorare anche i bianchi, tra i quali figurava un giovanissimo Quentin Tarantino che della pellicola è rimasto un fan totale. E fu così che il modello divenuto attore si ritrovò a essere un modello per la sua generazione.

Lo «sparatutto» che fece la storia

Fiore all’occhiello della pellicola, la colonna sonora funky di Isaac Hayes. La sequenza iniziale del film poi, con Shaft che passeggia per la New York dei primi anni Settanta, rivista oggi riesce persino commovente. Eppure, «quello che stavamo facendo era un buon vecchio sparatutto del sabato pomeriggio», minimizzava Roundtree qualche anno più tardi. Dopo il successo del film, Roundtree tornò nei sequel Shaft’s Big Score (1972) e Shaft in Africa (1973). Nello stesso anno, interpretò ancora una volta l’astuto detective nell’omonima serie televisiva della Cbs che durò solo sette episodi. Roundtree ha ripreso il suo ruolo anche nel revival del 2000 interpretato da Samuel L. Jackson. In questo film di grande budget, rivolto al grande pubblico, Roundtree è lo zio saggio di Jackson.

Fu vera gloria la sua e quella della Blaxploitation in generale? Qualche trovata di genio non manca mai in questi film ma ci sono anche tanti luoghi comuni, se è vero che tra i fattori che, all’inizio degli anni Ottanta, determinarono la morte del genere ci furono anche le campagne delle associazioni confessionali nere che accusavano le pellicole in questione di essere troppo schiacciate sugli stereotipi riguardanti i neri. Al di là di qualsiasi considerazione sulla qualità, il ritmo nei film della Blaxploitation in generale e di Roundtree in particolare si può dire che non mancò mai, soprattutto quando c’era la «manina» di rinforzo di Isaac Hayes. E questo è già più di un motivo sufficiente per riguardarseli tutti.

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