The Old Oak: la recensione del nuovo film di Ken Loach
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Sabato, 8 Giugno 2024
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The Old Oak è l’ennesimo capolavoro di Ken Loach

Esce in Italia giovedì 16 novembre distribuito da Lucky Red il nuovo film di Ken Loach scritto con il fidato Paul Laverty

Ken Loach torna a parlare della nostra realtà alle nostre coscienze come fa benissimo da decenni. Il suo The Old Oak, presentato all’ultimo Festival di Cannes esce nei cinema italiani il 16 novembre e racconta la storia di un ex centro minerario dell’Inghilterra settentrionale dove, mancando il lavoro dilaga la miseria, materiale e non solo. Saranno i nuovi arrivati a scuotere la piccola comunità che si trascina di giornata in giornata e a far ritrovare a qualcuno la forza di reagire e agire per migliorare, per quanto possibile, le cose. Protagonista del film è TJ Ballantyne, proprietario del pub che dà il titolo al film e interpretato da Dave Turner. Accanto a lui, protagonista della storia è la giovane rifugiata siriana Yara, interpretata da Ebla Mari. Nel cast anche: Claire Rodgerson che interpreta Laura, Trevor Fox nel ruolo di Charlie e Chris McGlade che è Vic.  

The Old Oak, trama

TJ Ballantyne è proprietario di un piccolo pub del suo paese con cui tira avanti a stento. È un uomo di mezza età stanco e sfiduciato a cui la vita va storta da molto tempo. Un situazione diffusa nella piccola comunità di un paese dell’Inghilterra settentrionale ridotto alla fame dopo la chiusura della miniera che sfamava e a volte uccideva tanti abitanti della cittadina. Dopo la chiusura, niente più lavoro, ma quel che è peggio, niente più identità. Tutto si sfalda, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale, e morale. In questa periferia abbandonata, come in ogni altra periferia abbandonata del continente, arriva un gruppo di rifugiati siriani in fuga dalla guerra. L’accoglienza non è delle più calorose. La giovane Yara, fotografa in erba, viene salutata da un energumeno che le danneggia la sua preziosissima (per lei) macchina fotografica. Mr Ballantyne si scusa, assicurandole che in quel posto non sono tutti così, e offre il suo aiuto alla ragazza e alla sua famiglia. Da quel momento inizia un’amicizia che, anche grazie al vecchio pub e tra molte difficoltà, li porterà a trovare il modo di scuotere le coscienze di tutta la comunità che si ritroverà, dopo molti anni di smarrimento, a riconoscersi tale.

The Old Oak, da Ken Loach un altro film commovente e lucido

Guardare l’ennesimo capolavoro di Ken Loach ha l’effetto consolante conferma che c’è ancora qualcuno che guarda dove è più urgente guardare e non ha paura di raccontare la realtà per quella che è, anche quando è scomoda e anche quando la propria visione parte da posizioni e valori ormai ampiamente fuori moda. Questo film parla alla nostra coscienza, alla coscienza dell’Europa. Ken Loach, a 87 anni nel suo The Old Oak  affronta lo stesso tema che qualche mese fa ha raccontato con altri strumenti ZeroCalcare, che di anni ne ha una trentina, con il suo Questo mondo non mi renderà cattivo: l’estrema periferia dei paesi più ricchi del continente, dove quella ricchezza non arriva, dove il deserto di prospettive materiali diventa perdita di identità e di coscienza collettiva. Quella periferia dove c’è ben poco e dove immancabilmente vengono riversati gli ultimi della terra in cerca di rifugio, quella periferia che quando arriva qualcuno da fuori, lo “straniero”, spesso si chiude a riccio per paura di perdere anche quel nulla che c’è. L’incontro tra TJ e Yara è basato sulle diverse e comuni disgrazie, ma anche su quel sentire affine, su quell’istinto di resistenza che li ha tenuti a galla tra i marosi e le tante ingiustizie dell’esistenza, subite a diverse latitudini. E sulla comune coscienza che da soli non c’è salvezza, insieme invece,  faticando, impegnandosi, fronteggiando prevaricazioni e ingiustizie, ci si può dare l’opportunità di immaginare prima e di fare poi una società migliore.

Come ogni film di Loach anche The Old Oak affonda a piene mani nella storia recente della Gran Bretagna e nella sua società, ed è anche questo un film militante, ma lo sguardo del regista risulta per il pubblico di tutto il continente e di tutto il mondo prezioso, critico e lucido: registra e non giudica le debolezze di chi è schiacciato dalle iniquità e le contestualizza, ma prende anche, ancora e sempre, posizione, gridando forte chiaro che, ancora oggi, nel 2023, è necessario schierarsi, scegliere da che parte stare, darsi da fare per il mondo in cui si vuole vivere, per costruirlo. Un darsi da fare che non può essere individuale perché la salvezza di una società o di una sua parte, è per definizione una questione collettiva, e deve affondare in una chiara visione di ciò che è giusto e di ciò che non lo è, assumendosi i rischi che schierarsi comporta sempre. Oltre a questo, The Old Oak è un film pieno di sentimento, commovente e sincero, in cui la comprensione dell’umanità e delle sue fatiche trasuda da ogni fotogramma. Un film che ci racconta che cosa rischiamo di diventare volgendo lo sguardo sempre da un’altra parte, e che cosa possiamo ancora essere. E ci ricorda che il primo antidoto contro la disumanizzazione è la nostra coscienza, personale e civile.

Voto: 7,5

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