Il Disturbo Schizotipico di Personalità
Il disturbo schizotipico di personalità

Il Disturbo Schizotipico di Personalità (DSP) è un quadro caratterizzato da disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive ed eccentricità nel comportamento; è inserito nel Cluster A del DSM 5: condotte strane, bizzarre o eccentriche.




Schizotipia

Possiamo definire la schizotipia come un insieme personologico di condizioni, caratteristiche ed esperienze che spaziano da stati dissociativi o immaginativi normali sino a stati mentali limite connessi alle psicosi (Kwapil e Barrantes-Vidal, 2014). Più specificamente la schizotipia si riferisce a tratti di personalità quasi-psicotici, solitamente riscontrati in familiari sani di pazienti psicotici, i cui confini e la cui concettualizzazione molto risente del modello di psicopatologia (ed in particolare di normalità/anormalità) a cui gli autori si riferiscono. Dobbiamo infatti considerare almeno due cornici teoriche di riferimento:

  • un modello quasi-dimensionale che presuppone la prossimità di cluster clinici o endofenotipici diversi e definisce conseguentemente la schizotipia come un taxon;
  • un modello dimensionale che vede nella schizotipia uno spectrum ed un continuum tra normalità e patologia (Grant, Green e Mason, 2018).

Eziologia

Si ipotizza che l’eziologia del disturbo schizotipico di personalità sia primariamente biologica, perché condivide molte delle anomalie cerebrali con quelle caratteristiche nella schizofrenia . È più frequente tra parenti di primo grado con schizofrenia o disturbi psicotici.

Criteri diagnostici nel DSM

Nel “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (DSM-5; American Psychiatric Association, 2013) il Disturbo Schizotipico di Personalità (DSP) è descritto come un pattern caratterizzato da un rilevante disagio nelle seguenti aree:

  • relazioni (anche intime)
  • distorsioni cognitive e percettive
  • eccentricità del comportamento.

Per poter formulare diagnosi di DSP è necessaria la presenza di 5 o più tra i seguenti criteri:

  • Presenza di idee e convinzioni di riferimento che siano però altro dai deliri.
  • Idee o credenze bizzarre, pensiero magico e superstizioni a meno che queste non siano coerenti con il contesto culturale di appartenenza.
  • Ricorrenza di sensazioni fisiche, esperienze corporee insolite e/o illusorie.
  • Bizzarrie nel pensiero e nel linguaggio.
  • Sospettosità e/o ideazione paranoide.
  • Vissuti affettivi percepibili come inappropriati o coartati.
  • Bizzarrie nell’aspetto e nel comportamento.
  • Mancanza di relazioni intime con la sola esclusione dei familiari di primo grado.
  • Ricorrenza di ansia e fobie sociali che si manifestano come il risultato di sospettosità e rimuginio paranoide, piuttosto che di pensieri di auto-svalutazione.

Affinché ci sia diagnosi di DSP è quindi necessario prendere in considerazione criteri diversi ed eterogenei che, così come avviene per ogni altro disturbo di personalità, devono essere pervasivi, verificarsi in contesti e situazioni diverse, persistenti quindi stabili nel tempo e patologici ovvero devono causare un marcato disagio o portare a una compromissione del funzionamento della persona.



Esordio e prevalenza

Il DSP tende ad esordire in adolescenza o nella prima età adulta; la prevalenza evidenziata in letteratura oscillata tra lo 0.6% riportato in un campione norvegese e 3.9% o 4.6% in due differenti campioni americani (American Psychiatric Association, 2013; Pulay et al. 2009).

Nei familiari di pazienti dello spettro schizofrenico o del Cluster A dei disturbi di personalità (schizoide, schizotipico e paranoide) tali valori di prevalenza sono più alti. Sebbene esistano risultati controversi a riguardo, la maggior parte degli studi sembrano riportare una prevalenza leggermente maggiore negli uomini rispetto alle donne ed una differenza sintomatologica dove i primi esibiscono più sintomi negativi e disorganizzati, le altre più sintomi positivi.

Stile cognitivo del Disturbo Schizotipico di Personalità

È fondamentale, ai fini diagnostici, analizzare le caratteristiche psicologiche degli individui con disturbo schizotipico di personalità in termini di visione di sé e degli altri, credenze intermedie e profonde e strategie di coping (affrontamento)

  • Visione di se stessi: si percepiscono come solitari, vulnerabili a forze aliene, diversi, con poteri soprannaturali, si sentono unici e con dei doni speciali
  • Visione degli altri: vedono gli altri essenzialmente come non amichevoli, ostili, che non si curano di loro e che potrebbero ferirli; non si sentono compresi
  • Credenze intermedie e profonde: “devo allontanarmi dagli altri”, “devo proteggere i miei talenti”, “non devo far avvicinare nessuno”, “se sono diverso, gli altri mi ammireranno e mi lasceranno da solo”, “se uso i miei poteri, le forze mi proteggeranno”, “sono insolito”
  • Strategie di coping: mettersi una maschera, mantenere una distanza, “sentire” il soprannaturale, coltivare un’apparenza insolita, usare strumenti magici e talismani

Comorbilità e Diagnosi Differenziale

Il DSP all’interno del DSM-5 compare in due cluster diagnostici: i disturbi di personalità e lo spettro schizofrenico.

L’eterogeneità sintomatologica e la subordinazione del DSP a costrutti complessi come quello di schizotipia rendono questo disturbo un endofenotipo estremamente vario.

Le comorbilità sono frequenti. Oltre la metà dei pazienti con disturbo schizotipico di personalità ha avuto ≥ 1 episodio depressivo maggiore, e dal 30 al 50% di loro ha disturbo depressivo maggiore quando un disturbo schizotipico di personalità viene diagnosticato. Questi pazienti spesso hanno anche un disturbo da uso di sostanze.

Il DSP quindi mostra un’elevata comorbilità con gli altri disturbi di personalità del Cluster A. Si stima infatti che 1 paziente su 3 soddisfi i criteri per un disturbo schizoide di personalità (DSZP) e 6 su 10 per un disturbo paranoide di personalità (DPP; Kwapil & Barrantes-Vidal, 2012).

Questa ricorrente sovrapposizione è rintracciabile nella compresenza di criteri diagnostici di sintomi negativi e di sospettosità. Si riscontrano tassi significativi di comorbilità con il disturbo evitante di personalità.

In un importante studio longitudinale (Woods et al., 2009) il 67% dei pazienti con DSP mostravano sindromi prodromici psicotici.

In termini di diagnosi differenziale,il DSP non deve presentarsi durante il decorso di un disturbo dello spettro schizofrenico o autistico, di un disturbo bipolare o depressivo con caratteristiche psicotiche (Criterio B). I pazienti possono incorrere in un disturbo psicotico breve (DPB) che però deve esaurirsi nei tempi definti (< 1 mese) e solitamente segue e non precede la diagnosi di DSP.

É opportuno tener presente alcune specificità: eccentricità e bizzarrie spesso associate a distorsioni cognitive e/o percettive, possono presentarsi in altri disturbi senza però esserne il centro della sintomatologia e/o del decorso.

È opportuno sottolineare che la complessa sintomatologia del DSP, (es. dissociativa, quasi-psicotica, evitante, etc.) che varia notevolmente da paziente a paziente, sia in termini evoluzionistici, un tentativo di dar senso alle bizzarrie ed agli effetti che queste potrebbero avere sulle relazioni sociali.



Differenze e caratteristiche comuni tra disturbo schizoide e disturbo schizotipico

Il disturbo schizoide e il disturbo schizotipico sono entrambi disturbi della personalità che si collocano all’interno dello spettro dei disturbi psicotici. Tuttavia, presentano alcune differenze significative.

Il disturbo schizoide è caratterizzato da un pattern pervasivo di distacco dalle relazioni sociali e da una gamma limitata di espressione emotiva. Le persone con questo disturbo tendono a preferire la solitudine ed a evitare attività sociali mostrando poco interesse per le relazioni interpersonali. Hanno spesso un’immaginazione vivida e fantasiosa ma preferiscono rimanere nel proprio mondo interiore. Inoltre, possono manifestare una tendenza all’indifferenza emotiva e alla freddezza.

Il disturbo schizotipico, d’altra parte, è caratterizzato da una gamma di sintomi che si avvicinano a quelli della schizofrenia, ma in modo più attenuato. Le persone con questo disturbo possono avere difficoltà a stabilire e mantenere relazioni interpersonali strette a causa di comportamenti eccentrici o bizzarri. Possono manifestare credenze strane o superstiziose, esperienze perceptuali insolite, discorsi disorganizzati e difficoltà nel pensiero logico. Tuttavia, a differenza della schizofrenia, queste esperienze non raggiungono un livello di gravità tale da compromettere significativamente il funzionamento quotidiano.

In sintesi, mentre il disturbo schizoide si caratterizza per il distacco sociale e l’indifferenza emotiva, il disturbo schizotipico presenta sintomi più simili alla schizofrenia, ma in forma attenuata. Entrambi i disturbi richiedono una diagnosi da parte di un professionista della salute mentale.

Trattamento del Disturbo Schizotipico di Personalità

Il trattamento dei sintomi del disturbo schizotipico di personalità può comprendere l’impiego di farmaci anti-psicotici e di una terapia psicologica individuale a medio-lungo termine .

La terapia cognitivo-comportamentale si mostra come trattamento di eccellenza per la cura del disturbo schizotipico di personalità.

Ha come principale obiettivo quello di aumentare i livelli di fiducia nell’altro mediante la costruzione di un rapporto con il terapeuta. Nel corso delle sedute il paziente impara a :

  • ridurre la percezione soggettiva di minaccia
  • a riconoscere le modalità di pensiero distorte
  • apprendere abilità sociali per ridurre la tensione e l’ansia nelle situazioni di interazione
  • modificare i comportamenti disfunzionali.



DISTURBI DI PERSONALITA’

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