Eugenia de Montijo, l'ultima imperatrice francese

Eugenia de Montijo, l'ultima imperatrice francese

La moglie spagnola di Napoleone III visse i fasti del Secondo impero francese ma anche la tristezza dell’esilio e il dolore per la morte del figlio, l’ultimo discendente dei Bonaparte

All’inizio del XX secolo capitava spesso di veder passeggiare nel parque del Oeste di Madrid un’anziana fragile e minuta ma dal portamento fiero ed elegante. La donna viveva in Inghilterra, però durante il freddo inverno britannico si trasferiva in Spagna, e più esattamente nel palazzo di Liria, residenza dei duchi d’Alba, suoi cugini. I passanti guardavano l’anziana con un misto di ammirazione e pietà: la vita le aveva dato tutto e poi gliel’aveva tolto. Si chiamava Eugenia de Palafox y Portocarrero e fu l’ultima imperatrice di Francia.

L’imperatrice Eugenia de Montijo. Ritratto di Franz Xavier Winterhalter. Palazzo comunale, Ajaccio​

L’imperatrice Eugenia de Montijo. Ritratto di Franz Xavier Winterhalter. Palazzo comunale, Ajaccio​

Foto: Gérard Blot / RMN-Grand Palais

Meglio nota come Eugenia de Montijo in virtù di uno dei titoli nobiliari del padre, era nata a Granada il 5 maggio del 1826. Era stata battezzata con il nome di María Eugenia Ignacia Agustina ed era figlia di Cipriano de Palafox y Portocarrero, duca di Peñaranda e conte di Teba e di Montijo, e di María Manuela Kirkpatrick de Closeburn e de Grevignée, una nobildonna di origine scozzese dalla quale aveva ereditato i capelli rossi e la pelle candida, punteggiata di lentiggini. Eugenia aveva una sorella maggiore, María Francisca, detta Paca, che sarebbe diventata duchessa d’Alba in seguito alle nozze con il duca Jacobo Fitz-James Stuart.

Presentazione in società

Il conte di Montijo era un militare stimato e un uomo di semplici costumi, che non riusciva a capire le ambizioni e il gusto per l’ostentazione della moglie. La sua condizione di afrancesado – termine che indicava i membri della nobiltà spagnola con simpatie napoleoniche e legati all’ambiente intellettuale francese – lo spinse a far educare le figlie in Francia e in Inghilterra. María Manuela Kirkpatrick condivideva la visione del marito, ma la sua prima preoccupazione era garantire alle fanciulle un futuro brillante. A tale scopo la contessa di Montijo sfruttò la sua amicizia con lo scrittore Prosper Mérimée, che fece da mentore alle due giovani nobildonne e, al termine dei loro studi presso il collegio parigino del Sacro Cuore, le introdusse nell’alta società della capitale francese.

Gli imperatori trascorrevano un mese e mezzo nel Castello di Compiègne con i loro cortigiani. Nell'immagine, la galleria da ballo​

Gli imperatori trascorrevano un mese e mezzo nel Castello di Compiègne con i loro cortigiani. Nell'immagine, la galleria da ballo​

Foto: Daniel Arnaudet / RMN-Grand Palais

Nel 1839, alla morte del padre, Eugenia e María Francisca tornarono a Madrid, dove fecero il loro debutto in società in grande stile. L’occasione fu uno splendido ballo in maschera nel palazzo di famiglia, in plaza del Ángel. Qualche anno più tardi, nel 1844, Paca sposò il duca d’Alba, soddisfacendo così le aspettative materne. La contessa madre decise di tornare a Parigi, convinta che lì ci fossero maggiori possibilità di trovare un consorte altolocato anche per la figlia minore. Eugenia era una donna raffinata, colta e intelligente, dotata di una bellezza particolare, lontana dai canoni tradizionali. I contemporanei le attribuivano un particolare potere di seduzione, che lei sapeva gestire con saggezza. Non ebbe quindi difficoltà a mettersi in mostra nei salotti che frequentava in compagnia della madre, né ad attirare l’attenzione dell’allora presidente della Seconda repubblica, Luigi Napoleone Bonaparte, che aveva conosciuto nel corso di un ballo il 12 aprile del 1849.

L’erede di Napoleone

Luigi Napoleone era figlio di Luigi Bonaparte – fratello di Napoleone ed effimero re d’Olanda – e di Ortensia di Beauharnais, nata dal primo matrimonio dell’imperatrice Giuseppina. Alla morte del fratello maggiore e di Napoleone II, unico figlio dell’imperatore còrso, ereditò i diritti dinastici dei Bonaparte. Nel 1848, dopo il fallimento di alcuni tentativi di colpo di stato, Luigi Napoleone – dotato non solo dell’aura eroica che gli proveniva dal cognome ma anche di grande carisma – fu eletto a maggioranza presidente della Seconda repubblica. Non sembra che il suo interesse per la contessa di Teba (un altro titolo che Eugenia aveva ereditato dal padre) fosse particolarmente esclusivo; inoltre, le vicissitudini politiche lo avrebbero presto interrotto. Il 2 dicembre 1851, nell’anniversario dell’incoronazione del suo illustre zio, Luigi Napoleone sciolse con un colpo di stato l’assemblea nazionale e si proclamò «principe-presidente».

Napoleone III. Ritratto di Hyppolite Flandrin. 1862. Versailles

Napoleone III. Ritratto di Hyppolite Flandrin. 1862. Versailles

Foto: Age Fotostock

Un anno dopo, grazie al beneplacito del senato, Luigi Napoleone assunse il titolo di “imperatore dei francesi”. Era iniziato il Secondo impero. Il nuovo regime aveva bisogno di un erede e a questo scopo serviva un’imperatrice. Per la contessa e la figlia si spalancò un’opportunità unica. Eugenia si era ormai lasciata alle spalle qualsiasi velleità romantica: era già stata respinta dal duca d’Alba, che le aveva preferito la sorella, e dal marchese di Alcañices, José de Osorio, che si dice fosse stato il suo grande amore. I vent’anni in più e la fama di libertino del nipote di Napoleone non la spaventavano. Eugenia era infatti estremamente attratta dalla possibilità di diventare imperatrice dei francesi. La leggenda vuole che, quando Napoleone le chiese come poteva raggiungerla nella sua alcova, Eugenia rispose: «Passando davanti a un altare, sire». Quasi sicuramente si tratta di un aneddoto, perché la stessa frase è attribuita anche ad Anna Bolena agli inizi della relazione con Enrico VIII.

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La cosa certa è che, contro l’opinione di buona parte della corte e del ceto politico – che vedevano in lei una straniera –, Eugenia riuscì là dove altre avevano fallito: sposare Bonaparte. Le nozze si celebrarono il 30 gennaio 1853 nella cattedrale di Notre-Dame. Gli sposi arrivarono in chiesa sulla stessa carrozza che nel 1804 aveva condotto Napoleone e Giuseppina verso l’incoronazione. I sontuosi festeggiamenti fecero rifiorire i fasti di Versailles e preannunciarono quel che sarebbe stato il Secondo impero. Iniziava infatti un’epoca che avrebbe permesso alla Francia di recuperare la sua proverbiale grandeur sulla scena politica europea. Contemporaneamente, grazie alle riforme urbanistiche, Parigi sarebbe diventata un modello di capitale internazionale e il centro di una nuova estetica, borghese nel suo funzionamento ma ancora aristocratica nelle forme.

Fin dal giorno del matrimonio Eugenia de Montijo rifiutò di fare la semplice figura decorativa accanto al marito. Per prima cosa decise di destinare i 600mila franchi del regalo di nozze del comune di Parigi alla fondazione di una delle tante istituzioni caritative che sarebbero sorte durante il suo regno. Il 16 marzo del 1856, dopo due aborti, partorì il suo unico figlio, Napoleone Eugenio Luigi. Ritenne così di aver assolto al dovere di dare un erede al trono e decise quindi di occuparsi dell’impero.

La regina della moda

Eugenia si dedicò alla politica con il beneplacito del marito, che la nominò reggente in tre momenti in cui dovette lasciare temporaneamente il trono: durante la campagna d’Italia del 1859, in occasione di un viaggio in Algeria nel 1865 e infine nel 1870, ormai alla fine del Secondo impero. La sua attività politica non si limitò a quelle opportunità. Cattolica convinta, non esitò ad appoggiare i partiti più conservatori, attirandosi l’odio di buona parte dei settori politici. Nonostante il bonapartismo militante, Eugenia de Montijo non nascondeva la sua ammirazione per Maria Antonietta. Anzi, durante la luna di miele nel palazzo di Saint-Cloud, insistette per soggiornare in quelle che erano state le stanze dell’ultima regina dell’Ancien Régime. E, com’era accaduto all’ultima regina di Francia, si fece una reputazione di donna frivola e arrogante.

Nel 1853 l'architetto Visconti mostra a Napoleone III e a Eugenia  de Montijo il progetto di ampliamento del palazzo del Louvre. Olio di Jean-Baptiste-Ange Tissier. 1865. Versailles

Nel 1853 l'architetto Visconti mostra a Napoleone III e a Eugenia de Montijo il progetto di ampliamento del palazzo del Louvre. Olio di Jean-Baptiste-Ange Tissier. 1865. Versailles

Foto: Akg / Album

L’imperatrice divenne una vera e propria icona della moda. Non si trattava di una semplice questione di vanità: Eugenia considerava l’abbigliamento uno degli obblighi del suo ruolo istituzionale. A questo scopo raggiunse un accordo con il marito: avrebbe usato il guardaroba per promuovere i settori dell’economia nazionale che più ne avessero bisogno, come la gioielleria e l’industria tessile. La passione dell’imperatrice per i gioielli e la sua amicizia con lo stilista Charles Frederick Worth contribuirono inoltre a fare di Parigi la capitale internazionale della moda. Gli effetti positivi ebbero ripercussioni su tutta l’attività economica francese, come dimostra il caso della manifattura della seta di Lione. Ma sfortunatamente la maggior parte dei suoi contemporanei non fu capace di comprendere l’atteggiamento dell’imperatrice. Eugenia ne era consapevole, come dimostra quello che scrisse all’amico e biografo Lucien Daudet dall’esilio: «Mi hanno accusato di essere frivola e di amare troppo i vestiti, ma è un’assurdità; significa non rendersi conto del ruolo di una sovrana, che è simile a quello di un’attrice. E gli abiti sono un aspetto fondamentale di questo ruolo!».

La caduta dell’impero

Il suo discredito aumentò nel 1867, quando difese l’intervento francese nell’avventura messicana di Massimiliano d’Asburgo, che si concluse con la fucilazione di quest’ultimo e con un elevato bilancio di perdite tra le truppe. E così passarono in secondo piano il suo impegno sociale nella fondazione di ospizi, orfanotrofi e ospedali, la protezione che accordò all’attività di ricerca di Louis Pasteur, il coinvolgimento nella costruzione del canale di Suez, e il suo ruolo chiave nella maggior parte degli indulti concessi dall’imperatore, i quali salvarono la vita a molti dei suoi nemici.

Il popolo e la classe politica attribuirono il declino dell’impero alla «spagnola», un soprannome dispregiativo che rievocava quello riservato all’«austriaca» Maria Antonietta.

La sconfitta francese a Sedan nel 1870, nel corso della Guerra franco-prussiana, fu la goccia che fece traboccare il vaso. La caduta di Napoleone III in mano nemica e la proclamazione della Terza repubblica francese costrinsero l’imperatrice e il figlio a fuggire in Inghilterra, dove si stabilirono nella tenuta di Camden Place, a Chislehurst. Il deposto imperatore li raggiunse nel 1871, una volta liberato.

L’imperatrice visita Amiens durante un’epidemia di colera. Olio di Auguste François Féragu. 1866. Castello di Compiègne

L’imperatrice visita Amiens durante un’epidemia di colera. Olio di Auguste François Féragu. 1866. Castello di Compiègne

Foto: Roger-Viollet / Aurimages

Durante i primi anni di esilio, e in particolare dopo la morte di Napoleone III nel 1873, Eugenia continuò a complottare perché suo figlio potesse riprendersi il trono. Ma non fu possibile. Mentre la repubblica metteva radici profonde in Francia, il giovane principe si arruolò come volontario con l’esercito britannico per andare a combattere gli zulu e il primo giugno del 1879 morì in un’imboscata.

Anni di solitudine

Eugenia de Montijo sopravvisse quarant’anni a suo figlio, ma non fu mai più la stessa. Mise da parte qualunque velleità politica e si trasferì a Farnborough, nello Hampshire inglese. Nei pressi della sua residenza fece edificare un mausoleo in onore del marito e del figlio, l’abbazia di Saint Michael, che affidò alle cure dei frati benedettini. Eugenia si dedicò alle opere di carità e si ritirò da qualsiasi attività politica. Ben presto il mondo si dimenticò della sua leggendaria bellezza e della sua proverbiale eleganza, che avevano fatto del pittore personale, Winterhalter, il ritrattista preferito dei regnanti europei e dello stilista, Worth, il precursore dei grandi couturier francesi del XX secolo. A Farnborough si lasciò alle spalle le ambizioni, la passione per gli intrighi politici, i tradimenti del marito e il disamore del suo popolo.

Spilla con perle e diamanti appartenuta a Eugenia de Montijo

Spilla con perle e diamanti appartenuta a Eugenia de Montijo

Foto: Gérard Blot / RMN-Grand Palais

Negli ultimi anni si divise tra l’Inghilterra e la Spagna, dove alleviava la sua solitudine in compagnia dei duchi d’Alba. Proprio in Spagna Eugenia si spense l’11 luglio 1920 a causa di una complicazione renale. Il corpo fu riportato in Inghilterra, dove venne sepolto accanto a quello del marito e del figlio. L’imperatrice Eugenia de Montijo era morta e si apprestava così a entrare nella leggenda.

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