Sono passati 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. L’uomo che qualcuo ha definito il più grande inventore italiano dopo Leonardo Da Vinci. Vero o no che sia, ha sicuramente cambiato la vita di tutti partendo da un paesino dell’Emilia Romagna. La Rai ha deciso di celebrarlo con il film evento Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo: due puntate in onda stasera in tv e domani alle 21.30 su Rai 1.

Accorsi: «Il mio Marconi è uno scienziato che non si sottomette al potere»

Chi interpreta Guglielmo Marconi: Stefano Accorsi e Nicolas Maupas

Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo racconta l’ultimo anno di vita del celebre scienziato con lunghi flashback che ci mostrano come tutto è iniziato. Per questo per interpretarlo si sono resi necessari due attori. Stefano Accorsi è l’uomo che sperimenta da un capo all’altro dell’Atlantico. Che diventa famoso. Che ha a che fare con il fascismo e con Mussolini.

Nicolas Maupas è il giovane inventore, il genio a briglia sciolta che coinvolge tutta la sua famiglia nella sua visione di una comunicazione senza fili.

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Stefano Accorsi interpreta “Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo”, il film tv in due parti in onda su Rai 1: ecco tutto quello che c’è da sapere (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

Tra fiction e realtà

Il film per la tv miscela il genere storico-biografico alla spy story. E se è vero che restituisce la contemporaneità della visione di Marconi e la modernità del suo personaggio restando (abbastanza) fedele alla Storia, alcune parti di Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo sono frutto di fantasia.

La narrazione prende il via da un’intervista rilasciata da Marconi alla giornalista italo-americana Isabella Gordon, personaggio di finzione interpretato da Ludovica Martino. Lei, in realtà, collabora con il regime riportando informazioni sul lavoro di Marconi. Il quale è sempre più combattuto tra ciò in cui crede (il progresso della scienza come portatore di pace), ciò che è (senatore del Regno e membro del Gran Consiglio del Fascismo) e ciò che accade attorno a lui (la dittatura e la guerra). La spy story è quindi inventata. Ma il controllo che Mussolini voleva sulle ricerche di Marconi è vero.

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Nicolas Maupas è Gugliemo Marconi da giovane (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

Attraverso il filo conduttore dell’intervista, si ripercorre l’epica umana e scientifica dell’inventore. A cominciare dai primi esperimenti di un Guglielmo Marconi appena diciottenne sulla Collina dei Celestini a Villa Griffone, storica residenza di famiglia. Fino alle straordinarie imprese come la prima trasmissione transoceanica della storia, effettuata nel 1901, tra Cornovaglia e Canada.

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Fortunato Cerlino (Mussolini) e Stefano Accorsi (Marconi) in una scena di “Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo” (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

La Storia nei luoghi: da Palazzo Venezia al Panfilo “Elettra”

Girato tra l’Emilia-Romagna e il Lazio, questo film in due parti ha potuto usare i luoghi reali delle vicende. Dalla già citata Villa Griffone, oggi sede della Fondazione Guglielmo Marconi – Museo Marconi, a Palazzo Venezia a Roma. Dove è stata messa a disposizione per le riprese la sala del Mappamondo, aperta solo in rare occasioni.

Da Villa Mondragone, sede di alcuni esperimenti effettuati da Marconi, a Villa Torlonia, una delle residenze di Mussolini. Fino al Museo Storico della Comunicazione. Per realizzare al meglio le scene sul Panfilo Elettra, la casa-laboratorio di Guglielmo Marconi che non esiste più, è stato inoltre ricostruito in studio un modello di ben 27 metri di lunghezza.

Il trailer di “Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo”

 

La trama della prima puntata di “Marconi” in onda lunedì 20 maggio

Roma, 1937. Le tensioni tra i Paesi democratici e le dittature nazifasciste d’Europa, incluso il regime italiano, si intensificano, preparando il terreno alla Seconda Guerra Mondiale. Guglielmo Marconi, irlandese da parte di madre, geniale inventore del telegrafo senza fili e della radio, premio Nobel per la fisica, è un uomo maturo, un imprenditore famosissimo in tutto il mondo, al massimo della sua fama. Il regime si aspetta che contribuisca allo sforzo bellico attraverso l’invenzione di un’arma potente e misteriosa, ma Marconi mantiene un completo riserbo sulla natura dei suoi attuali esperimenti, segreti anche per il regime.

Per scoprire la verità, il potentissimo ministro dell’Università Bottai chiede alla giovane e ambiziosa giornalista italo-americana Isabella Gordon, che ha una relazione con un suo uomo di fiducia, Achille Martinucci, di spiare il famoso scienziato. L’occasione è un reportage filmato che Isabella ottiene da Marconi. Il dialogo tra i due fin da subito è un vivace botta e risposta, in cui al ricordo delle più celebri imprese scientifiche di Marconi si alternano le ombre del tempo presente. L’intera operazione è sempre sotto gli occhi dell’Ovra, la polizia politica del regime, che ascolta e spia tutti. Ma anche degli americani, interessati alle ricerche segrete di Marconi.

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Ludovica Martino è Isabella Gordon, la giornalista che intervista Marconi e gli fa raccontare la sua vita (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

La trama della seconda puntata di “Marconi” in onda martedì 21 maggio

Sia Marconi sia Isabella sono sempre più sotto pressione da parte del regime fascista e degli agenti dell’Ovra. Marconi tenta di spiegarsi direttamente con Mussolini, anche per ottenere rassicurazioni rispetto al futuro di Enrico Fermi, suo protetto, che da poco gli ha rivelato dei dettagli sconcertanti sui suoi esperimenti sulla radioattività. Nel frattempo, Isabella trova la casa svaligiata e il suo passaporto rubato. E dopo alcune eccessive schermaglie durante le sessioni dell’intervista con Marconi, lui interrompe il lavoro liquidandola. Ora non è più la giornalista spavalda vista all’inizio, ma una giovane donna spaventata e poco lucida. Isabella allora si gioca il tutto per tutto.

Riesce a convincere lo scienziato a darle una seconda chance e, approfittando della temporanea assenza di Marconi e della moglie, sale a bordo dell’Elettra. Manipolando la figlia, entra nel laboratorio dove Marconi tiene le apparecchiature segrete e filma tutto. Marconi scopre che Isabella è una spia del regime e interrompe le registrazioni, ma è troppo tardi. Bottai ha ottenuto ciò che voleva: la conferma che Marconi non sta lavorando a un’arma. La situazione precipita velocemente. Isabella – che non è più utile al regime – è braccata dall’Ovra e tenta in tutti i modi di lasciare l’Italia. La rabbia di Marconi verso di lei si trasforma nel desiderio di salvarla. Le lunghe ore passate insieme hanno fatto emergere le loro differenze. Ma anche gli elementi che hanno in comune: l’intelligenza, l’energia, l’ambizione, il fatto di appartenere contemporaneamente a due mondi, quello italiano, europeo e quello anglosassone.

Alessio Vassallo e Ludovica Martino in una scena di “Marconi” (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

Il cast di “Marconi”: da Ludovica Martino a Cecilia Bertozzi

Scritta da Salvatore De Mola e Bernardo Pellegrini, con la consulenza storica di Barbara Valotti, direttrice del Museo Marconi di Pontecchio (Comune di Sasso Marconi, Bologna) e della famiglia Marconi, Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo è diretta da Lucio Pellegrini.

E vanta un cast di volti noti del nostro cinema e della nostra tv. A cominciare da Ludovica Martino, nei panni della giornalista Gordon. La seconda moglie di Guglielmo, Maria Cristina, è interpretata da Cecilia Bertozzi. Mentre Alessio Vassallo è il funzionario dell’Ovra Achille Martinucci, Flavio Furno è il Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai e Fortunato Cerlino è Benito Mussolini.

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Stefano Accorsi, Cecilia Bertozzi e Carolina Michelangeli sono Gugliemo, Maria Cristina ed Elettra: la foto è scattata all’interno del panfilo “Elettra” ricostruito appositamente per il film (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

Guglielmo Marconi e il Fascismo: il pensiero di Stefano Accorsi

Inutile dire che la parte più controversa di questo film – ben fatto e molto ben recitato – è il rapporto dello scienziato con il Fascismo. Tuttora al centro di un vivace dibattito che Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo decide di affrontare solo in parte. L’inventore, che era un uomo molto popolare prima della Marcia su Roma, avendo vinto il Nobel nel 1909, aderisce al Partito nel 1923 e ottiene diversi incarichi di prestigio. Tra cui quelli di presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Regia Accademia d’Italia (l’attuale Accademia Nazionale dei Lincei), diventando automaticamente membro del Gran consiglio del fascismo.

Ma la sua adesione iniziale al Fascismo è più patriottica che altro. Ne è convinto Stefano Accorsi. «Mi sembra che in questa serie venga fuori il grande problema etico e morale che si pone Marconi sul fascismo», ha dichiarato l’attore bolognese. «La maggior parte delle grandi invenzioni tecnologiche vengono dal campo militare e bellico e invece Marconi fa una delle più grandi invenzioni tecnologiche dell’umanità per uno scopo civile, puramente civile».

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Nicolas Maupas, Matteo Sintucci, Simonetta Solder: ovvero la famiglia di origine di Guglielmo Marconi (foto Elisabetta Zerbato / uff stampa Rai)

«Quando gli chiedono di fabbricare il famigerato “raggio della morte” che compariva anche sui fumetti dell’epoca, lui non solo non lo realizza, ma viene anche controllato e spiato. Perché non capivano a cosa stesse lavorando. Lui stava lavorando a qualcosa di molto lontano, senza nessuno scopo bellico, una sorta di proto-radar che assurdamente sarà determinante per gli scontri in mare. Lui continuava a investire su una ricerca che fosse libera e che fosse “smarcata”. Certo che pensava che il governo dovesse investire su via Panisperna (il luogo dove Enrico Fermi e i suoi “ragazzi” conducevano gli esperimenti sulla radioattività, ndr), ma anche che la scienza non dovesse assecondare le richieste del potere perché queste richieste erano profondamente contrarie alle sue convinzioni».

Guglielmo Marconi uomo di pace

Per Accorsi è soprattutto l’aspetto bellico ad aver fatto cambiare idea all’inventore. Che era tornato in Italia su richiesta di Mussolini spinto da una visione più moderna che il Duce sembrava avere sulla scienza e sui giovani. Ma presto, secondo l’attore, si ricrede. «Marconi era un uomo che creava ponti, non muri e men che meno aveva velleità che le sue invezioni potessero diventare distruttive. È bello che nella miniserie si racconti questa parte meno conosciuta ovvero del suo conflitto con il potere, quando il potere ha cercato di prevaricare un’idea di scienza libera».

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