Susan Kare e le icone Mac classic – Design Playground

Susan Kare e le icone Mac classic


Quando apparve nel 1984, il Macintosh travolse le persone con le sua interfaccia grafica, il mouse e il suo insolito design.

Il Macintosh ha affascinato milioni di utenti con il “Mac sorridente” che appariva durante l’avvio o con le bombe che saltavano fuori quando qualcosa andava terribilmente storto. Le icone Mac classiche sono opera di Susan Kare, una pittrice che Apple ha afferrato al momento giusto (merito di Andy Hertzfeld) e alla quale ha affidato un ruolo chiave nel team originale di Macintosh. Susan ha iniziato a disegnare icone su carta millimetrata utilizzando dei pennarelli. I suoi disegni hanno contribuito a plasmare la personalità del Mac e hanno dato un tocco di fantasia e simpatia che non esisteva nei computer prima del 1984.

Ha disegnato successivamente alcune icone per Windows 3.1 e progettato il famoso Solitario fornito da Microsoft. Ha lavorato per IBM e ultimamente ha disegnato alcune icone del social network Facebook.

Susan tende a preferire immagini semplici per le interfacce utente, senza troppi dettagli. Come rammenta lei stessa di aver letto nel libro di Scott McCloud, Understanding Comics, più persone possono “vedere” se stesse in un volto dalla grafica semplice piuttosto che in un disegno dettagliato del Principe Valiant.

Un libro retrospettiva del suo lavoro è appena stato pubblicato, ICONS Susan Kare, ed è una grande opportunità per gli studenti di design per riflettere su ciò che separa le interfacce che le persone utilizzano da quelle che realmente amano. È possibile acquistare stampe d’arte delle icone classiche dal suo sito.

Apple_pirates_Susan_Kare_Designplayground.it

“Meglio essere pirati, che arruolarsi in marina!”
Motto del team Macintosh, che Jobs guidò ad inizio anni ’80. Si definivano i pirati e chiamavano The Navy, la marina, il resto della Apple. Qui sopra la bandiera “simbolo” della Mac Division: il jolly Roger disegnata da Susan Kare. La bandiera dei pirati rimase appesa per diversi anni fuori dalla palazzina del campus in cui lavorava il team.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.